More stories

  • in

    Napoli, arsenale dei clan scoperto e sequestrato al rione Sanità

    Nell’arsenale rinvenuto nel quartiere Sanità dai Carabinieri della stazione di Napoli Stella, figura anche un AK-47. Un Kalashnikov in perfetto stato di funzionamento, completo del suo caricatore a “banana”.PUBBLICITA

    La scoperta è avvenuta durante un controllo del territorio, nello scantinato di un edificio situato in Vico Lammatari.
    Oltre al celebre fucile d’assalto russo, sono stati trovati un fucile a canne mozze e un fucile da caccia a canne sovrapposte, rispettivamente rubati a Giffoni Vallepiana e Brescia.
    Inoltre, sono state rinvenute due pistole Beretta calibro 6,35, una Beretta 98FS e 113 proiettili di diversi calibri.
    Tutti i reperti sono stati sequestrati e saranno sottoposti a esami balistici per determinare se siano stati impiegati in crimini violenti.
    Spetterà alla sezione di investigazioni scientifiche verificare la presenza di impronte digitali sui materiali sequestrati, utili per identificare chi li ha maneggiati.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra, il clan di Aldo Picca: una dinasty familiare. Il ruolo di fratelli e figlie

    Sono complessivamente 53 gli indagati dell’inchiesta sul clan che il boss Aldo Picca di Teverola aveva deciso di riorganizzare insieme con Nicola Di Martino per prendersi lo spazio lasciato libero dai Casalesi.PUBBLICITA

    A Teverola, a Carinaro aveva imposto il pizzo a tutti i commercianti, aveva deciso di investire nel business delle imprese ma anche nel traffico di droga. E per farlo avevano coinvolto anche i familiari: dai fratelli ai figli.
    Punti Chiave ArticoloI cui nomi compaiano tra gli arrestati e gli indagati nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Marco Carbone del tribunale di Napoli, su richiesta del sostituto procuratore Simona Belluccio della Dda partenopea. Sono tutti accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Ci sono i tre fratelli di Aldo Picca ovvero Luigi, Raffaele e Giuseppe. E poi le due figlie Cira e Laura. La prima 45enne, colpita da divieto di dimora nel comune di residenza, e la seconda 41enne, indagata a piede libero. E ancora un altro parente Giovanni Picca di 41 anni. Era un sorvegliato speciale il boss di Teverola, Aldo Picca, quando dall’aprile 2021 fino all’aprile 2023, ha iniziato a seminare il terrore tra i commercianti della zona, imponendo un vero e proprio monopolio delle slot machine.
    Ben 7 i titolari di bar e pasticcerie, perlopiù con sedi a Teverola, che sono stati costretti a sottoscrivere dei contratti per l’installazione di slot machine all’interno dei loro esercizi commerciali e a consegnargli una percentuale dei proventi derivanti dalle giocate. Nel gruppo di vertice della cosca figurano anche Salvatore De Santis, Carmine Di Tella, Giuseppe Laudadio, Giuseppe Sarno, Francesco De Chiara, Antonio Zuppa e Michele Vinciguerra svolgevano un ruolo operativo essenziale, coordinando le attività estorsive a cantieri, commercianti, nonché l’imposizione di apparecchi slot-machine e determinati istituti di vigilanza controllati dalla camorra. Il reggente, durante i periodi di detenzione, si alternava con Nicola Di Martino per impartire le direttive ai sodali. Riguardo alle condotte estorsive, i commercianti erano costretti non solo a versare i proventi delle giocate ma anche a rifornirsi delle macchinette dagli ‘amici del clan’. La somma di 150 euro era quanto l’estorto doveva versare allo scagnozzo di turno. Le indagini, svolte dal 2021 al 2023, incentrate sui territori dei Comuni di Teverola e Carinaro, hanno permesso, attraverso attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, l’analisi dei tabulati e i servizi di osservazione e pedinamento, di accertare come Aldo Picca, esponente di spicco della camorra locale e cognato di Giuseppe Quadrano (killer di Don Peppe Diana), tornato in libertà dopo 19 anni di detenzione, abbia avviato una serie di attività criminali per riaffermare il “diritto” di gestire le attività illecite su una fetta dell’agro aversano, senza sottostare alle fazioni del clan dei casalesi. Le attività illecite accertate includevano estorsioni a imprenditori e titolari di esercizi commerciali, l’imposizione di istituti di vigilanza privata e di slot-machine in bar, locali e sale slot, forniti da società a loro riconducibili o compiacenti. È stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri. Il sodalizio criminale disponeva di armi per intimidire le vittime e i rivali. È emerso che l’associazione traeva buona parte dei suoi introiti illeciti dalla compravendita di sostanze stupefacenti, quasi in regime di monopolio, inondando di cocaina, hashish e marijuana i territori sotto il proprio controllo. Sono stati registrati casi di acquirenti che, non rispettando i pagamenti, venivano resi vittime di pestaggi e privazioni di beni personali. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia, è stato notificato un decreto di sequestro di beni mobili e quote societarie per un valore di oltre 1 milione di euro. Ordinanza cautelare in carcere: Aldo PiccaNicola Di MartinoSalvatore De SantisRaffaele Di TellaGiovanni PiccaFrancesco De ChiaraAntonio ZuppaAntimo CeparanoSalvatore MuscarielloVeronika ViatkinaAntonio ZaccarielloMichele VinciguerraRaffaele SantoroLuigi StellatoCristian Pio IntelligenzaAntonio RegaAngelo RegaVincenzo MottolaEnrico Della GattaSalvatore PasquaNicola PoddaGiuseppe SarnoFabio Della VolpeLuigi AbategiovanniMarco BoscoFabio BuffardoBruno FrascarinoCarmine SfocoArmando SocialeRossano SpinosaOmar SchaivoneGiuseppe Lama Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari Carmine Di TellaTobia AbategiovanniNatalia Watanabe Gomes Divieto di dimora in Campania Giuseppe PiccaRaffaele PiccaCira PiccaAlessio ArbolinoGiuseppe LaudadioDario Giovanni CasertaLorenzo Griffo (nella foto i due reggenti del clan: Aldo Picca e Nicola De Martino) Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra il boss Aldo Picca aveva riorganizzato il clan: arrestato con 41 affiliati

    PUBBLICITA

    I Carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno arrestato 32 persone nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli, culminata nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare.
    Al centro delle indagini c’è il clan camorristico Picca, con il boss Aldo Picca, già condannato a 61 anni di reclusione e rilasciato nel 2023 dopo 19 anni grazie a vari sconti di pena.
    Secondo il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, Picca ha immediatamente riorganizzato il clan, aggiornando i metodi criminali alle nuove tecnologie e concentrandosi su attività imprenditoriali e estorsioni.
    I reati contestati includono associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, e traffico di droga.
     Il boss Aldo Picca era uscito dal carcere lo scorso anno dopo 19 anni
    L’operazione è stata condotta nei comuni di Teverola e Carinaro, una zona strategica tra Napoli e Caserta, dove il clan gestiva anche il traffico di droga con acquisti fino a 1 milione di euro all’anno, utilizzando POS per mascherare i pagamenti.
    In totale, l’ordinanza ha coinvolto 42 persone, con 32 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 7 con divieto di dimora in Campania. Le attività illecite includevano estorsioni, imposizione di servizi di vigilanza privata e gestione di slot-machine. Il clan tentava anche di imporre servizi di onoranze funebri.

    I metodi del clan si basavano sull’intimidazione, sfruttando un potere spregiudicato e un clima di omertà. Possedevano armi per intimidire e risolvere controversie interne.
    Il clan traeva gran parte dei suoi introiti dal traffico di droga, quasi in regime di monopolio, con numerosi acquirenti che venivano puniti per inadempienze nei pagamenti.
    Contestualmente all’arresto, sono stati sequestrati beni mobili e quote societarie per un valore superiore a 1 milione di euro.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Maxi blitz anti camorra a Caserta: 40 arresti

    PUBBLICITA

    I Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 40 persone.
    Sono accusati di reati quali associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
    Tra gli arrestati si trova anche un esponente di spicco di un gruppo camorristico operante nella provincia di Caserta.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Pianura, Gennaro Remondino ucciso come un boss a soli 20 anni

    Napoli. Per lui l’appuntamento con la morte era stato solo rimandato e così due anni dopo e a soli 20 anni Gennaro Remondino è stato ucciso come un boss e nel peggiore dei modi.PUBBLICITA

    Prima tre proiettili e poi i killer hanno tentato di far sparire per sempre il suo corpo bruciandolo.
    La squadra mobile della Questura di Napoli ha identificato il cadavere scoperto tra le sterpaglie bruciate in via Torre Poerio, nella zona di Pianura.
    Si tratta di una zona di campagna in stato di abbandono vicino via Montagna Spaccata, una strada che conduce verso la zona dei Pisani e  a Quarto.
    Venerdi’ sera l’allarme lanciato dai residenti per l’incendio e questa mattina la macabra scoperta del cadavere dato alle fiamme che aveva tre fori di proiettile. Chiara la matrice camorristica del delitto.
    A suo carico un piccolo precedente, nessuna condanna, ma gli investigatori lo inquadrano come legato al clan Santagata di recente colpito da arresti da parte delle forze dell’ordine.

    La giovane vittima è il figlio di Salvatore Ramondino, elemento di spicco della camorra locale. Due anni fa aveva già subito un agguato a Varcaturo: nella circostanza era stato ferito a colpi di pistola a un ginocchio e a un braccio.
    La squadra mobile di Napoli, sotto il coordinamento della Dda sta conducendo le indagini per risalire agli autori e scoprire cosa possa aver portato ad una esecuzione così efferata nei confronti di un giovane.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Strage di Paderno, 17enne confessa omicidio di padre, madre e fratello: “Ho ucciso tutti”

    Paderno Dugnano è sotto shock dopo la tragica confessione di un ragazzo di 17 anni che ha ammesso di aver ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni. La drammatica vicenda si è svolta nella notte, quando il giovane ha chiamato il 118, confessando inizialmente solo l’omicidio del padre. Durante l’interrogatorio presso la caserma dei carabinieri, il 17enne ha ammesso la responsabilità per l’intero triplice omicidio, dopo aver inizialmente cercato di scaricare la colpa sul padre, sostenendo di aver agito per difesa.PUBBLICITA

    Secondo la prima versione fornita dal giovane, il padre avrebbe ucciso la madre e il fratellino, costringendolo a difendersi e a colpire l’uomo. Tuttavia, gli inquirenti, sin dai primi istanti, hanno avuto forti dubbi su questa ricostruzione. Troppi elementi sulla scena del crimine non combaciavano con quanto dichiarato dal ragazzo. Dopo essere stato messo sotto pressione durante l’interrogatorio, il 17enne ha ceduto, confessando di essere l’autore di tutti e tre gli omicidi.
    Le indagini, che inizialmente erano state condotte congiuntamente dalle procure di Monza e Milano, sono ora affidate alla procura dei minori di Milano, dopo la confessione del ragazzo. La comunità di Paderno Dugnano è incredula e sgomenta per quanto accaduto. “Non riesco ancora a credere a quello che è successo”, ha dichiarato Andrea, un vicino della famiglia.
    “Era una famiglia fantastica, felice”, aggiunge, ricordando i momenti trascorsi con loro. Andrea ha raccontato come sua figlia fosse stata per anni compagna di scuola del ragazzo, e come lui stesso avesse frequentato la casa della famiglia. “Abbiamo passato dei bei momenti insieme, non riesco a spiegarmi cosa possa essere accaduto”, ha concluso visibilmente sconvolto. LEGGI TUTTO

  • in

    Triplice omicidio a Paderno, il figlio al 112 ‘Ho ucciso papà’

    Un fatto di sangue ha scosso la comunità di Paderno Dugnano. Nella notte tra sabato e domenica all’interno di una villetta si è consumata una tragedia familiare che ha visto perdere la vita tre persone.PUBBLICITA

    A lanciare l’allarme è stato il figlio più giovane della coppia, un ragazzo di 17 anni, che ha chiamato i soccorsi confessando di aver ucciso il padre. Secondo una prima ricostruzione, il giovane, al rientro a casa, avrebbe fatto una macabra scoperta: la madre e il fratello di 12 anni giacevano senza vita nella loro camera da letto, colpiti da numerose coltellate.
    In preda alla disperazione e al terrore, il 17enne si sarebbe diretto nella camera del padre, dove lo avrebbe trovato armato di un coltello da cucina.
    A quel punto, si sarebbe consumato un tragico scontro, al termine del quale il padre sarebbe rimasto ucciso.
    Sul luogo del delitto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Il coltello utilizzato per commettere gli omicidi è stato rinvenuto e sequestrato.
    Le indagini
    Gli inquirenti stanno ora cercando di capire cosa abbia spinto il giovane a compiere un gesto così efferato. Sono in corso interrogatori approfonditi del 17enne, che al momento si trova presso una struttura protetta. Verrà inoltre disposta l’autopsia sui corpi delle vittime per chiarire ogni dubbio sulla causa della morte e sull’orario in cui si sono verificati i fatti.

    Al vaglio degli investigatori anche le testimonianze dei vicini di casa e l’analisi dei cellulari dei coinvolti, alla ricerca di eventuali messaggi o chiamate che possano far luce sul movente del delitto.
    Un quadro familiare difficile
    Dalle prime informazioni raccolte, sembra che all’interno della famiglia vi fossero da tempo tensioni e dissapori. Alcuni vicini hanno riferito di aver sentito spesso urla e litigi provenire dall’abitazione. Non è escluso, quindi, che il tragico epilogo sia il frutto di una lunga serie di conflitti non risolti.
    La comunità di Paderno Dugnano è sconvolta da quanto accaduto. Il sindaco,, ha espresso profondo cordoglio per le vittime e ha assicurato la massima collaborazione con le forze dell’ordine.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Ucciso a Pianura e dato alle fiamme: il mistero di via Torre Poerio

    E’ un omicidio e molto probabilmente la vittima rientra nel macabro elenco delle vittime della faida dei clan della zona Ovest di Napoli.PUBBLICITA

    L’uomo ritrovato semi carbonizzato alla periferia di Pianura è stato ucciso altrove. Tre fori di proiettile sono stati infatti trovati sul corpo dell’uomo scoperto senza vita a Pianura, nel quartiere occidentale di Napoli, dopo che Vigili del Fuoco e Polizia era intervenuti per un incendio.
    Il corpo, ancora da identificare, giaceva in via Torre Poerio, dove le fiamme avevano colpito una zona agricola abbandonata. Gli esami preliminari hanno rivelato i colpi d’arma da fuoco.
    La ricostruzione degli eventi è in corso, con la salma posta sotto sequestro. La Polizia, coordinata dalla Procura di Napoli, sta indagando.
    Probabilmente chi lo ha ucciso e trasportato in quel posto ha anche appiccato le fiamme alle sterpaglie con l’intento di far sparire il corpo o quantomeno renderlo irriconoscibile.
    Ora bisogna scoprire l’identità della vittima e se rientra nella faida di camorra di Pianura

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, rifiutano di consegnare lo scooter ai baby rapinatori nel rione Conocal: due 16enni feriti

    Napoli. Non è un bollettino di guerra ma poco ci manca visto che nella notte di violenza di Napoli si sono registrate ben 4 rapine con cinque vittime di cui 4 ferite.PUBBLICITA

    Quella più clamorosa è stata compiuta ai danni del calciatore brasiliano del Napoli, David Neres rapinato del suo prezioso orologio mentre tornava in albergo con la mglie dopo la partita vincente con il Parma.
    L’ultimo episodio in ordine di tempo vede invece come vittime e protagonisti due giovani di 16 che nella notte sono arrivati all’ospedale ‘Villa Betania’: erano feriti al fianco.
    Entrambi hanno riferito che erano in sella ad uno scooter non lontano dal rione Conocal di Ponticelli e sono stati avvicinati da altre persone in sella a dei motorini che hanno intimato loro di consegnare il mezzo.
    Ad una loro reazione sono stati feriti con un corpo contundente. I due giovani sono stati medicati e trattenuti in ospedale per ulteriori accertamenti anche se le loro condizioni di salute non destano preoccupazioni.
    Sulla vicenda indagano gli agenti della polizia che dopo aver raccolto la testimonianza dei due feriti sono alla ricerca di immagini utili dalle telecamere pubbliche e private presenti nella zona.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    17enne di Mugnano in fin di vita: ha reagito a una rapina

    E’ in gravissime condizioni un 17enne di Mugnano ferito a coltellate nella notte e ricoverato all’ospedale di Giugliano.PUBBLICITA

    I carabinieri della locale stazione di Giugliano sono stati avvertiti dai medici del pronto soccorso dell’ospedale della presenza di un 17enne di Mugnano ferito da arma da taglio.
    Secondo una ricostruzione ancora tutta da verificare, il giovane sarebbe stato colpito al basso torace con un’arma da taglio, forse durante un tentativo di rapina.
    Il 17enne è in prognosi riservata, in pericolo di vita. Non è chiaro il luogo dove il giovane sarebbe stato ferito.
    Indagini in corso per chiarire dinamica, luogo e matrice evento. I militari hanno sentito a sommarie informazioni gli amici e i familiari del ragazzo ferito.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Pomigliano 51enne ferito alle gambe nelle palazzine popolari della 219

    Pomigliano d’Arco. I carabinieri stanno verificando la versione fornita da un pregiudicato ferito da un colpo di pistola alle gambe mentre era nella zona degli alloggi popolari della 219.PUBBLICITA

    Ieri sera infatti i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna sono intervenuti nella clinica Villa dei Fiori di Acerra per una persona ferita.
    Poco prima si era presentato al Pronto soccorso un 51enne di Pomigliano già noto alle forze dell’ordine con una ferita di arma da fuoco al polpaccio destro.
    Come da prassi i medici hanno avvertito i carabinieri che arrivati sul posto hanno sentito il ferito, dopo che era stato curato, a sommarie informazioni.
    Da una prima ricostruzione e secondo la versione fornita dallo stesso ferito un colpo vagante abbia colpito il 51enne che si trovava in sella a un motorino nei pressi del complesso di edilizia popolare 219/81 di Pomigliano d’Arco.
    Indagini in corso da parte dei Carabinieri impegnati nel ricostruire l’esatta dinamica dell’evento e nella verifica di ciò che è accaduto.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli agguato in piazza Mercato: pregiudicato ferito a colpi di pistola

    Napoli. La missione di morte è fallita per la scarsa precisione nella mira del killer che stanotte è entrato in azione in piazza Mercato.PUBBLICITA

    Obiettivo un pregiudicato di 27 anni che si trova ora ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Pellegrini. E’ stato operato nella notte e i medici gli hanno estratto l’ogiva ritenuta nello stomaco. L’unico colpo andato a segno.
     Recuperati 12 bossoli tra piazza del Carmine e piazza Mercato
    Ma chi ha fatto fuoco ne ha esplosi altri 12: segno che ha scaricato l’intero caricatore mentre la vittima designata scappava. Tanti infatti i bossoli repertati dai carabinieri in vari punti di piazza del Carmine e piazza Mercato.
    I Carabinieri della compagnia Stella che indagano sul caso e che sono intervenuti all’ospedale Pellegrini a seguito della segnalazione di una persona ferita all’addome da un colpo d’arma da fuoco sono riusciti anche a scambiare qualche parola con il ferito.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO