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    Alberi monumentali: al via in Aula la discussione sulla nuova legge di tutela

    Dai cipressi di Montecalvo (Pianoro) all’ippocastano di Modena, dall’acero di Madonna di Lizzano al cipresso di Scola (Grizzana): in Emilia-Romagna ci sono circa 600 esemplari monumentali, di cui 102 sono anche piante monumentali d’Italia. La Regione, prima in Italia, li mappa e li cura dal 1977. Oggi, con una nuova proposta di legge che recepisce le novità nazionali, viale Aldo Moro vuole aumentare e potenziare l’attività di mappatura, conservazione e valorizzazione degli alberi monumentali e dei “boschi vetusti”: metterli in sicurezza da un punto di vista ecologico e diffonderne il valore culturale anche attraverso un Elenco degli alberi monumentali regionali e della rete dei boschi vetusti regionali dove, a fianco di quelli che verranno individuati, saranno inseriti d’ufficio anche quelli già censiti dalla Regione.
    L’esame del progetto di legge “Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti” ha preso il via in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Il progetto di legge dà mandato alla giunta di trovare le risorse e le modalità per tutelare gli alberi monumentali e i boschi vetusti, oltre che realizzare l’Elenco degli Alberi. Vengono previste anche sanzioni per chi danneggia questi alberi e boschi.
    “Vogliamo tutelare alberi che hanno un pregio culturale, storico, paesaggistico e religioso: il nostro paesaggio è frutto dell’evoluzione naturale e anche di quanto hanno fatto gli uomini nel corso dei secoli”, spiega la relatrice di maggioranza Mirella Dalfiume (Pd) che ricorda come “fra le attività previste c’è la mappatura delle piante e l’invio dei dati al ministero dell’Agricoltura perché vengano inserite nell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia. Con grande lungimiranza la Regione Emilia-Romagna tutela questi preziosi alberi già dal 1977. Ora è emersa la necessità di adeguare le nostre leggi anche alla luce delle novità statali. Con questo provvedimento la Regione rafforza il proprio impegno e va in questa direzione la decisione di cominciare a occuparsi anche dei “boschi vetusti”, che hanno anche il grande pregio di tutelare il territorio e conservare la riserva idrica del territorio”.
    “Trovo giusto e apprezzo lo spirito di questa proposta di legge a tutela dei nostri alberi di valore. Trovo strano, però, che la Regione recepisca solo oggi, nel 2023, norme statali risalenti al 2013 e al 2018”, sottolinea il relatore di minoranza Michele Facci (Lega), che, nel merito delle legge, afferma di non condividere il fatto che “la Regione dica di adeguarsi alla legge nazionale del 2013 ma poi inserisca criteri aggiuntivi per individuare quali siano gli alberi monumentali. La definizione di albero monumentale è già sufficientemente ampia senza bisogno di interventi regionali. Trovo anche sbagliato che la legge escluda dalla cabina di regia per la gestione degli alberi monumentali realtà come i consorzi utilistici e gli usi civici, ovvero i soggetti di proprietà collettiva di boschi”.
    Presentato anche un ordine del giorno di Silvia Zamboni (Europa Verde) che impegna la giunta a portare a compimento la Rete dei Giardini della biodiversità con la realizzazione di due nuovi giardini nelle uniche due province scoperte, ovvero Modena e Parma, e a realizzazione il “Bosco dei Patriarchi” mettendo a dimora i figli degli alberi monumentali della Regione Emilia-Romagna, tutelati e no. “Questa legge ci vede favorevoli perché riguarda un tema molto importante. Nella nostra Regione ci sono alberi che hanno secoli, anche millenni, ed è giusto -spiega Zamboni- tutelarli, così come è giusto capire quali saranno gli alberi che possano resistere al meglio ai cambiamenti climatici”.
    Dal canto suo Marco Mastacchi (Rete civica) invita a prendersi cura di tutta la biodiversità, di valorizzare gli alberi monumentali inserendoli nel resto dell’ambiente e a curare anche il suolo. Rete civica ha presentato due ordini del giorno che chiedono di impegnare i parlamentari emiliano-romagnoli a sostenere i progetti di legge a tutela dei castagneti collinari e montani e per chiedere alla Regione impegno per il risanamento del territorio.
    Soddisfazione per la discussione della legge è stato espresso anche dall’assessora Barbara Lori.
    (Luca Molinari)

    Ambiente e territorio

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Violenze di genere: “Il governo stanzi più risorse, la Regione prosegua nelle campagne informative”

    Il governo stanzi più risorse per il contrasto alle violenze di genere mentre la Regione prosegua nelle campagne stampa di sensibilizzazione e operi affinché i mezzi di informazione usino un linguaggio inclusivo e corretto quando si tratta di questi temi. L’Assemblea legislativa ha approvato a maggioranza la risoluzione di Pd, Italia Viva, ER Coraggiosa, Europa Verde e Lista Bonaccini per chiedere impegno e concretezza nel contrasto alla violenza contro le donne. Approvata, sempre a maggioranza, anche una risoluzione del Movimento 5 Stelle che chiede alla Regione di rivolgere messaggi di sensibilizzazione “direttamente a uomini maltrattanti e non solo alle vittime di violenze nonché di attivarsi in Conferenza Stato-Regioni per inserire nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sentimentale e affettiva”.
    Il voto è arrivato dopo la relazione dell’assessora alle Pari Opportunità Barbara Lori e il dibattito fra le forze politiche. L’assessora ha ricordato come nel 2022, in Emilia-Romagna, le donne che hanno contattato i centri anti-violenza siano state 4.990, mentre 3.534 hanno affrontato un percorso di uscita dalla violenza con un centro antiviolenza. Sono donne che hanno subito violenza principalmente da partner (63,5%) o ex partner (18%) o da familiari (9,3%), violenza non solo fisica ma anche psicologica ed economica. Nel 2022, inoltre, è cresciuto il numero di uomini in trattamento nei 14 Centri per autori di violenza, pubblici e privati, presenti in Emilia-Romagna: sono complessivamente 713 uomini (+26% rispetto al 2021), di cui 480 hanno iniziato il percorso di trattamento proprio nel 2022 (+22%).
    Nel corso del dibattito le forze politiche di maggioranza (Pd, Italia Viva, ER Coraggiosa, Europa Verde e Lista Bonaccini) hanno ribadito la necessità di interventi per prevenire le violenze e i femminicidi prima di tutto con interventi culturali ed educativi rivolti agli uomini e per creare condizioni che spingano le donne che hanno subito violenze a denunciare e non chiudersi in sé stessa. Il Movimento 5 Stelle ha invitato a porre la stessa attenzione che si pone alle violenze fisiche anche su quelle psicologiche. Per Fdi bisogna impegnarsi nel contrasto alle violenze di genere rafforzando la componente di cultura e formazione, ma senza scadere in scontri ideologici. Dal canto suo per la Lega si deve affrontare il tema senza lasciarsi andare a strumentalizzazioni di tipo politico e ideologico nonché a generalizzazioni sul genere maschile, visto che gli assassini di donne rappresentano una minoranza.
    (Luca Molinari e Cristian Casali)

    Parità, diritti e partecipazione

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Violenze di genere: prosegue il dibattito in Assemblea

    Impegno contro la violenze, sensibilizzazione culturale, contrasto agli stereotipi. E sostegno alle donne affinché denuncino le violenze subite senza paura. Sono alcuni degli impegni evocati dalle consigliere e dai consiglieri intervenuti in Aula al termine dell’informativa dell’assessora Barbara Lori sulle violenza di genere e il loro contrasto.
    “Stiamo parlando di un fenomeno contraddistinto da numeri impensabili, che spaventano. Un fenomeno presente in ogni contesto sociale, in ogni latitudine, tanto che sono già 106 le donne uccise nel 2023, spiega Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini) per la quale “dietro questi numeri ci sono delle storie di violenza e per quattro donne su cinque l’assassino è in casa. Non bastano le leggi, non bastano le manifestazioni, non bastano i codici rossi, tutte azioni utili ma serve un impegno maggiore, serve un’azione preventiva e condivisa, a partire dalla scuola, senza dimenticare il ruolo delle famiglie, per sostenere la parità tra uomo e donna”.
    Anche per Giuseppe Paruolo (Pd) “occorre fare di più, in quanto la violenza di genere non è mai giustificabile e sono fondamentali tutte le azioni per contrastarla. Serve poi interrogarsi su come combattere la cultura della sopraffazione e dovremmo essere chiari su una pornografia fruibile anche ai più giovani, che si manifesta anche attraverso il linguaggio, un modello sbagliato che si rifà al concetto di possesso. Occorre poi riflettere sull’educazione dei figli, comunicare loro che non è l’avere la chiave della felicità e che è più importante l’essere che l’apparire”.
    Dal canto suo Marta Evangelisti (Fdi) sottolinea come “il momento è drammatico e sono tanti, troppi, gli episodi di cronaca. E’ importante l’intervento del governo per la prevenzione secondaria, per proteggere la donna, così come è importante la certezza dei tempi dei provvedimenti. Inoltre, è necessario il rispetto di tutte le diversità e si tratta di un lavoro che deve essere fatto tra scuola e famiglia. E’ indispensabile condividere provvedimenti mirati e la guardia deve restare altissima. Tragedie come quelle di Giulia non devono più avvenire, così come la tragedia di Saman, vittima della subcultura della sopraffazione”.
    “Dobbiamo essere all’altezza delle nostre responsabilità e affrontare i problemi: serve un forte cambiamento culturale, una rivoluzione culturale che va fatta realmente e non solo annunciata: l’azione della Regione va proprio in questa direzione perché promuove e sviluppa il cambiamento”, spiega Francesca Marchetti (Pd). Che aggiunge: “Dobbiamo imparare a gestire il conflitto, a capire cosa è l’affettività: dobbiamo riflettere e agire per un forte cambio culturale che deve partire dalla scuola. Dobbiamo lavorare per una comunità dove ognuno di noi, per il suo pezzo, deve fare di più. Serve fare di più per gli orfani dei femminicidi, su questo dalla mia Regione mi aspetto qualcosa di più”.
    “Bisogna cambiare i rapporti di potere a svantaggio della donna che esistono in Italia e in tanti altri Paesi cosiddetti civili: la donna è ancora troppo spesso discriminata nella società, nella famiglia, nella politica. Viene vista come una persona su cui sfogare i propri problemi. Bisogna cambiare questa cosa se si vuole affrontare davvero il tema della violenza”, spiega Giulia Pigoni (Italia Viva) che ricorda anche come ci sia una “narrazione tossica delle violenze: ci si chiede come le vittime siano vestite, cosa facevano. Poi ci si mettono anche alcuni colleghi che fanno politici che hanno definito satanista la sorella di Giulia. Lo dico col cuore: sul corpo delle donne morte non si dovrebbe mai scherzare”.
    “Ringrazio tutti voi, a partire dalla presidente dell’Assemblea Emma Petitti che ha fatto fare un minuto di silenzio in memoria di Giulia e di tutte le donne vittime. Faccio un ringraziamento esteso perché sento che siamo in cammino: non ci sottraiamo dal farci carico di questo tema così importante, anche con risorse economiche che sono state stanziate quasi per intero dalla Regione. Chiediamo a questo governo, come abbiamo fatto con tutti quelli precedenti e come faremo con tutti quelli che verranno, un’attenzione anche al sostegno finanziario delle politiche di genere”, spiega Roberta Mori (Pd).
    “Il tema è delicato, deve essere affrontato con grande rispetto, senza lasciarsi andare a strumentalizzazioni di tipo ideologico, a generalizzazioni sul genere maschile. Gli assassini di donne rappresentano una minoranza, non possono essere paragonati a tutti quegli uomini che rispettano le donne. Il coinvolgimento delle scuole sull’educazione all’affettività è fondamentale, così come lavorare sul linguaggio delle emozioni e dei sentimenti. Non è vero, poi, che le donne sono discriminate solo perché donne, fortunatamente il merito viene premiato, penso ad esempio a Giorgia Meloni primo premier donna in Italia”, spiega Valentina Stragliati (Lega).
    La replica di Silvia Zamboni (Europa verde): “Meloni è la prima premier donna del paese, peccato, però, che si faccia chiamare ‘il premier’ o ‘il presidente’”. Sulla prevenzione nelle scuole aggiunge: “L’educazione all’affettività va bene ma non risolve le cose, serve educare ai fallimenti. La strada è quella della parità di genere. Le donne, prima di tutto, devono essere economicamente indipendenti”.
    (Luca Molinari e Cristian Casali)

    Assemblea

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Evangelisti (Fdi): ripristinare la piscina di Castel San Pietro Terme

    Ricostruire la piscina di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, e accertare le responsabilità del crollo del precedente impianto.
    A chiederlo, in un’interrogazione, è Marta Evangelisti (Fdi) che ricorda come “mi sono pervenute segnalazioni secondo cui forti raffiche di vento abbattutesi sul bolognese, nei giorni scorsi, hanno  fatto crollare i palloni pressostatici che coprono il campo da calcio a cinque e la vasca grande della piscina comunale, utilizzata per nuoto libero”. Evangelisti ricorda come “la piscina di Castel San Pietro è già stata oggetto di diversi miei atti ispettivi che denunciavano, fra le altre cose, alcune criticità relative sia alla sicurezza statica delle strutture sia alla cosiddetta “soluzione ponte”, consistente nell’installazione di un pallone pressostatico a copertura della vasca scoperta, con tunnel di collegamento che adduce ad alcuni spogliatoi dello stabile. Il sottosegretario alla presidenza della giunta regionale rispondeva ribadendo la bontà della scelta e la regolarità della procedura relativa alla soluzione ponte anche in considerazione della tempistica per la realizzazione di un nuovo impianto, stimata in 3/4 anni e che è nelle intenzioni dell’Amministrazione procedere con un nuovo bando a favore delle dell’impiantistica previo perfezionamento della programmazione dei FSC 2021-2027″.
    Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “se sia disponibile la relazione di calcolo del pallone pressostatico crollato dalla quale si evinca la corretta progettazione dello stesso nei confronti dei carichi verticali e orizzontali previsti dalla normativa vigente e se intenda accertare le eventuali responsabilità del crollo sia a livello progettuale sia a livello esecutivo”.
    Marta Evangelisti chiede inoltre se la giunta “ritenga opportuno considerare prioritaria la realizzazione del nuovo impianto natatorio a Castel San Pietro Terme e se siano disponibili eventuali aggiornamenti rispetto alle sopra menzionate dichiarazioni di maggio da parte del sottosegretario Baruffi”.
    (Luca Molinari)

    Governo locale e legalità

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Violenze di genere: i Centri antiviolenza hanno aiutato quasi 5mila donne

    Nel 2022, in Emilia-Romagna, le donne che hanno contattato i centri anti-violenza sono state 4.990 rispetto alle 4.934 del 2021. Sono state 3.534 le donne che hanno affrontato un percorso di uscita dalla violenza con un centro antiviolenza. Sono donne che hanno subito violenza principalmente da partner (63,5%) o ex partner (18%) o da familiari (9,3%), violenza non solo fisica ma anche psicologica ed economica. L’89% ha subito violenza psicologica, il 65% violenza fisica, il 42% violenza economica e il 23% violenza sessuale. Le donne accolte nelle 55 case rifugio presenti in regione sono state 339 rispetto alle 320 del 2021 e 347 figli minori ospitati. Nel 2022 continua a crescere il numero di uomini in trattamento nei 14 Centri per autori di violenza, pubblici e privati, presenti in Emilia-Romagna: sono complessivamente 713 uomini (+26% rispetto al 2021), di cui 480 hanno iniziato il percorso di trattamento proprio nel 2022 (+22%). Le chiamate al numero verde gratuito 1522 sono state 1.588 nel 2022, rispetto alle 1.667 del 2021.
    Il quadro delle violenze di genere lungo la via Emilia è emerso nel corso della relazione illustrata oggi in Assemblea legislativa dall’assessora alle Pari Opportunità Barbara Lori. “Vogliamo diffondere una cultura delle differenze e lavorare alla realizzazione di una società equa e paritaria, vogliamo cambiare la cultura patriarcale che è così radicata nella nostra società, tanto che il contesto in cui ci muoviamo è sconfortante. Alcuni episodi recenti ci hanno toccato nel profondo: serve una rivoluzione della mentalità e per raggiungerla sono molteplici le azioni da portare avanti”, spiega Lori che ricorda come “con l’ultimo bando biennale 2023-2024 sono stati finanziati con 2,5 milioni di euro ben 105 progetti per promuovere le pari opportunità e contrastare la violenza di genere e molti di questi sono rivolti ai bambini e ai ragazzi, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado: laboratori, spesso indirizzati anche a insegnanti e genitori, per diffondere un’immagine femminile e maschile libera dagli stereotipi, nonché promozione di un uso corretto dei media contro hate speech e cyberbullismo”. Lori ha sottolineato come “grazie a un Protocollo d’intesa siglato tra Regione (Assessorato alle Pari Opportunità) e Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, il primo di questo genere in Regione, sia stato organizzato un corso di formazione per insegnanti delle scuole superiori sui temi delle pari opportunità, della prevenzione della violenza di genere e del contrasto agli stereotipi di genere, di cui è stata realizzata una prima edizione nella primavera 2023 ed è attualmente in corso una seconda edizione. Entrambe le edizioni si sono articolate in tre webinar e un corso in e-learning per una durata complessiva di 25 ore ciascuna. La prima edizione del corso ha visto la partecipazione di circa 190 docenti delle scuole superiori di tutto il territorio regionale mentre alla seconda edizione si sono iscritti circa 280 docenti”.
    “Dietro a ogni numero c’è una persona, c’è una storia, un dolore, non sono solo numeri”, spiega Ottavia Soncini (Pd) che ricorda il grande sforzo e gli investimenti fatti dalla Regione sul tema delle violenze di genere. “Ribellarsi è un atto di coraggio, bisogna sostenere le donne che lo fanno”, insiste Soncini che ricorda come “la Regione prosegue nel suo impegno per contrastare le violenze di genere partendo dall’educazione delle persone, specie i giovani”.
    “Serve uno scatto sul tema del contrasto alle violenze di genere, perché mentre sulle violenze fisiche c’è molta attenzione e molto impegno per contrastarle, bisogna aumentare l’attività sul tema delle violenze psicologiche che sono fra le principali violenze che le donne subiscono”, spiega Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) la quale sul tema ha presentato una risoluzione per chiedere alla giunta di attivarsi, anche in Conferenza Stato-Regioni, per inserire nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sentimentale e affettiva e rivolga messaggi di sensibilizzazione “direttamente a uomini maltrattanti e non, e non solo alle vittime di violenze”.
    “Assistiamo a un’ondata di partecipazione collettiva che non ha precedenti negli ultimi anni e che nelle piazze trasmette con energia indignazione per Giulia e per tutte le altre vittime. I femminicidi nascono da una totale assenza di rispetto nei confronti delle donne, problema che chiama in causa tutti”, spiega Mirella Dalfiume (Pd) per la quale “solo una grande cecità non ci fa vedere l’origine del problema, che deriva certamente dalle diseguaglianze tra uomini e donne. Serve educazione e riconoscimento alle differenze di genere. La violenza di genere non riguarda solo i femminicidi, si tratta di una violazione di diritti e discriminazione nei confronti delle donne che produce danni e sofferenze”.
    “Purtroppo il femminicidio di Giulia non è stato l’unico quest’anno. I numeri illustrati oggi dimostrano come serva un intervento culturale in primo luogo sugli uomini”, spiega Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) che insiste sulla necessità di “coinvolgere ed educare le nuove generazioni, senza dimenticare che la maggior parte dei molestatori hanno tra i 18 e i 40 anni. Dobbiamo interrogarci e prendere provvedimenti perché manca una cultura di autocoscienza degli uomini e dobbiamo rompere questo modello di società. E’ molto importante che le scelte della Regione abbiano permesso un forte aumento delle donne che chiedono e ricevono aiuto e denunciano”.
    (Luca Molinari e Cristian Casali)

    Parità, diritti e partecipazione

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Facci (Lega): Città metropolitana Bologna, delega esterna viola legge e statuto

    Fare chiarezza sulla delega “attribuita dal sindaco metropolitano Matteo Lepore a Giulia Sarti (“Legalità democratica e lotta alle mafie”) estranea al Consiglio della Città metropolitana di Bologna, che, oltre a essere in contrasto con le norme e lo Statuto del medesimo Ente, è in contrasto con le finalità di coesione e rappresentanza fra tutti i territori” come previsto dalla legge regionale 13 del 2015. E nel mirino c’è anche la cosiddetta legge Del Rio che “ha privato di rappresentanza molti territori”.
    Il consigliere Michele Facci (Lega) si rivolge, al question time, alla Regione. “Oltre un milione di abitanti della Città metropolitana non può essere determinato da Bologna, cioè un terzo del territorio di riferimento. A peggiorare il quadro ci pensa l’imperatore, il sindaco: la città deve determinare le sorti del resto del mondo e bypassa le regole facendo scelte lesive di un rapporto già squilibrato. Le deleghe vanno assegnate a chi è nel Consiglio metropolitano e non a chi è in Comune” ha esordito Facci.
    La risposta è venuta dall’assessore al Bilancio, Paolo Calvano: “Il sindaco ha agito nel rispetto della legge che conferisce ai consiglieri le deleghe, alcune delle quali le tiene per sé. E due deleghe, legalità e affari istituzionali, sono rimaste al sindaco, che le eserciterà con il supporto della nuova figura. Nessuna violazione della legge, ma una scelta legittima basata sull’autonomia organizzativa”.
    Michele Facci ha replicato che “è un escamotage che il sindaco usa per dispensare poltrone. Ma non può farlo nella Città metropolitana. Quella non è una figura di staff, la delega va data a chi è nel Consiglio metropolitano. La Città metropolitana non è al servizio del sindaco Lepore. Il ducetto lo faccia in Comune”.
    Facci nell’interrogazione aveva sostenuto che “la nomina indebitamente effettuata dal sindaco metropolitano, in aperto spregio, oltre che delle norme, del diritto alla rappresentanza dei territori dell’area vasta bolognese, deve necessariamente determinare un intervento della Regione, anche solo nell’ambito della Conferenza inter-istituzionale per l’integrazione territoriale, atteso che la Regione – come visto – ha il dovere di perseguire “la massima integrazione fra tutti i livelli istituzionali del governo territoriale”. Per il consigliere, il sindaco avrebbe violato la legge 56 del 2014 (legge Del Rio, che disciplina l’elezione degli Organi amministrativi della Città metropolitana, ndr) e lo statuto della stessa Città per la delega affidata a una persona esterna “e quindi del tutto avulsa dal rapporto elettorale (seppure indiretto) che lega il Consiglio al territorio di riferimento”. Un sindaco può dare deleghe esterne in Comune “ma questo non può avvenire nella Città metropolitana”.
    (Gianfranco Salvatori)

    Governo locale e legalità

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Gibertoni (Misto): serve un ‘telefono blu’ per la sicurezza sul lavoro

    “Verificare il rispetto delle norme di prevenzione, tramite controlli e iniziative di promozione, informazione, formazione e assistenza nei confronti delle aziende e delle figure della prevenzione aziendali e in generale dei lavoratori, destinando un particolare riguardo alla creazione di un canale di segnalazione anonima per i cosiddetti whistleblowers”.
    Questa la proposta che Giulia Gibertoni (gruppo Misto) consegna alla giunta regionale in materia di sicurezza sul lavoro: “Pensando alle tute blu, dico che serve metaforicamente un ‘telefono blu’, da declinare come piattaforma digitale per segnalazioni totalmente anonime, che consentano l’intervento tempestivo nei luoghi di lavoro che ad esempio disattivano i dispositivi di sicurezza dei macchinari. Infatti, uno dei casi frequenti degli incidenti sul lavoro è quello che vede la rimozione dei meccanismi di protezione dei macchinari destinati proprio ad evitare incidenti sul lavoro proteggendo i lavoratori che le utilizzano, o che lavorano comunque nel loro raggio d’azione, così come la non osservanza di procedure tese ad evitare gli incidenti, circostanze queste quasi sempre ben note ai lavoratori delle stesse aziende che spesso non provvedono alla denuncia delle stesse per timore di ritorsioni o comunque di conseguenze sul loro rapporto di lavoro; in tutte queste circostanze potrebbe essere molto utile l’istituto del whistleblowing grazie al relativo obbligo di riservatezza dell’identità dell’informatore (whistleblower)”.
    “L’Emilia-Romagna, assieme a Sicilia, Campania, Friuli Venezia-Giulia e Abruzzo, è una delle regioni che vede un continuo aumento delle morti sul posto di lavoro. I dati però come sappiamo sono incompleti perché l’INAIL si limita a registrare le denunce dei suoi iscritti e nulla sa dei lavoratori non in regola, quindi la statistica vera potrebbe essere molto peggiore di quella che conosciamo, che già è drammatica” spiega Gibertoni. “Per questo è fondamentale agire senza indugi e utilizzare anche strumenti a cui prima non si era pensato come ad esempio il whistleblowing, sia nelle imprese sopra i 50 lavoratori ma anche nelle imprese più piccole. In particolare in questo secondo caso, l’iniziativa deve partire dalla Regione, che dovrà affiancare al ‘telefono blu’ una campagna di informazione efficace, non si può più aspettare”.
    Rispondendo alle sollecitazioni poste, l’assessore al bilancio, personale, patrimonio e rapporti con Ue Paolo Calvano ha chiarito che “le competenze in materia spettano al governo. Da par suo, la Regione ha provveduto ad aggiornare lo strumento di segnalazione di condotte illecite e protezione del segnalante per quanto compete tutti gli uffici di giunta e assemblea legislativa e dei soggetti in rapporto di collaborazione con essi”. Anche per la creazione di una piattaforma per la segnalazione anonima di atti illeciti nelle aziende con meno di 50 dipendenti, Calvano ha dichiarato la non competenza dell’ente regionale, mentre “nell’ambito del patto per il lavoro e per il clima, la Regione ha operato insieme alle organizzazioni di categoria per sensibilizzare su un tema estremamente grave”.
    Giulia Gibertoni, a fronte delle risposte ottenute, si è quindi dichiarata “imbarazzata per una risposta di grande freddezza politica” e ha sottolineato come “la generale mancanza di azioni sul tema, ha fatto sì che nel nostro paese non sia presente neppure un corpus di dati da analizzare per capire fino in fondo la drammaticità del problema, dove si continua a morire a causa dell’arbitrio dei proprietari delle aziende che sacrificano la sicurezza al profitto.”
    (Luca Boccaletti)

    Imprese lavoro e turismo

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Cuoghi (Fdi): sisma 2012, prevedere nuove proroghe per l’erogazione dei contributi

    “Prevedere proroghe sulle tempistiche del Modello unico digitale per l’edilizia (Mude) per i comuni colpiti dal sisma del 2012, come peraltro già indicato nell’ordinanza della Regione Emilia-Romagna del 14 febbraio 2022”.
    A chiedere di prolungare le tempistiche delle proroghe per i contributi collegati al terremoto del 2012 è Luca Cuoghi (Fdi), con un’interrogazione rivolta alla giunta regionale.
    Il consigliere rileva che “con la nuova ordinanza regionale dell’11 ottobre 2023, la Regione Emilia-Romagna cancella la parte delle proroghe straordinarie, definendo termini perentori per il completamento degli interventi”. Peraltro, aggiunge, “il tavolo di lavoro attivo per l’erogazione di questi contributi non è di facile accesso ai tecnici”. “In diversi cantieri – conclude Cuoghi – sono, poi, iniziati i lavori utilizzando un prezzario incongruo. I costi, infatti, sono lievitati a causa del bonus 110%.Serve, quindi, tenere conto, con ulteriori proroghe, di questi incrementi”.
    (Cristian Casali)

    Ambiente e territorio

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Amico (ER Coraggiosa): chiarire le azioni della Regione su Seta per impedire la cancellazione delle corse a Reggio Emilia

    “Quali iniziative intende introdurre la Regione per impedire che la carenza di personale di Seta venga risolta con la cancellazione definitiva delle corse soppresse a Reggio Emilia? Tale carenza di personale ha causato riduzioni del servizio di trasporto pubblico in altri territori della regione?”.
    Queste le domande che Federico Amico (ER Coraggiosa) rivolge alla giunta sulla delicata situazione del trasporto pubblico locale a Reggio Emilia.
    “Secondo quanto riportato dai rappresentanti sindacali -sottolinea ancora il consigliere reggiano- negli ultimi anni molti lavoratori si sono licenziati, trovando situazioni migliori altrove, poiché il lavoro degli autisti è pagato poco e, per riuscire a ricevere uno stipendio dignitoso, si è costretti a effettuare gli straordinari”. Di particolare rilevanza, poi la carenza di personale: “Secondo i calcoli della Filt-Cgil -continua Amico-, tra Seta e le aziende cui Seta appalta il servizio in provincia mancano 70 autisti e in un incontro che i sindacati hanno avuto con l’azienda, il presidente della provincia e l’agenzia per la mobilità, quest’ultima ha sostenuto che la riduzione delle corse potrebbe diventare una necessità strutturale”.
    Considerando anche che “da quanto riportato dagli organi di informazione, non si registrerebbe lo stesso fenomeno nei territori di altre aziende di trasporto pubblico locale emiliano-romagnolo”, nasce l’atto ispettivo presentato, ma in via generale l’esponente di ER Coraggiosa sottolinea come per rendere attrattivo l’impiego del trasporto pubblico locale “in evidente sofferenza di organico, è necessario intervenire anche sul contratto nazionale di lavoro”.
    Replicando ai quesiti posti, il sottosegretario alla presidenza della giunta Davide Baruffi ha chiarito che “la situazione di Seta è nota, come è noto, a livello nazionale, il problema nel reperimento degli autisti. Seta sta procedendo, per quanto di sua competenza, con diversi interventi incentivanti anche a livello di welfare aziendale. In generale, comunque è da sottolineare la criticità strutturale in cui versa il comparto del trasporto pubblico locale determinato dall’aumento dei costi a cui si contrappongono insufficienti fondi statali.” Nell’assicurare come le criticità riscontrate a Reggio Emilia “siano presenti anche in altri bacini regionali”, il sottosegretario ha sottolineato come la Regione abbia stanziato risorse proprie per l’indicizzazione dei contratti del comparto e di come prosegua l’azione di sollecitazione nei confronti del governo per il rifinanziamento del fondo nazionale per il Trasporto pubblico locale.
    Alla luce delle risposte ottenute, Federico Amico si è detto parzialmente soddisfatto. “Bene le azioni intraprese da Seta e Regione, ma è evidente la fuga dal settore del trasporto pubblico locale come da altri settori della Pubblica amministrazione e ciò determina l’impossibilità di erogare servizi di qualità mentre il governo nazionale pare trascurare totalmente queste problematiche”.
    (Luca Boccaletti)

    Infrastrutture e trasporti

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Fabbri (Pd): chiarezza sui tempi delle concessioni per pesca e acquacoltura

    Fare chiarezza sui tempi per l’adozione delle direttive per la disciplina dell’esercizio delle funzioni amministrative in materia di rilascio di concessioni di demanio idrico per la pesca e l’acquacoltura.
    A chiederlo è il Partito democratico in un’interrogazione di Marco Fabbri, sottoscritta anche da Marcella Zappaterra.
    “Proprio nei giorni scorsi sono state modificate norme e regolamenti in modo da avere un quadro più omogeneo e con le stesse pari opportunità per gli operatori commerciali. Abbiamo modificato il regolamento proprio per avere un modello chiaro”, spiega il sottosegretario alla presidenza della giunta Davide Baruffi.
    Parole alla luce delle quali Fabbri si dice soddisfatto perché la giunta conferma la propria attenzione al territorio e ai lavoratori di un settore importante per l’Emilia-Romagna, anche se chiede di tenere alta l’attenzione a questo settore.
    (Luca Molinari)

    Ambiente e territorio

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    La commissione Territorio discute del Bilancio

    Il pacchetto Bilancio 2024 arriva in commissione Territorio e Ambiente. L’appuntamento è per il 6 dicembre alle ore 9,30 quando verrà discussa anche la relazione relativa agli “Interventi per la promozione e lo sviluppo del sistema regionale della ciclabilità”
    Alle ore 14,30 si riunirà la commissione Bilancio sempre sulla manovra economico-finanziaria per il 2024, sia la proposta di legge della Lega sul rimborso della tasse automobilistica in caso di furto, rottamazione o esportazione all’estero.
    I lavori potranno essere seguiti collegandosi al sito dell’Assemblea legislativa all’indirizzo www.assemblea.emr.it.

    Ambiente e territorio

    5 Dicembre 2023 LEGGI TUTTO

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    Respinta la risoluzione di Rete Civica per creare un albo aggiornato dei selecontrollori

    È stata respinta la risoluzione che impegna la giunta a “realizzare un albo o elenco pubblico di facile consultazione, anche tramite il proprio SPID (identità digitale), dal quale si possano verificare agevolmente le abilitazioni possedute da ciascun cacciatore”. La risoluzione è stata votata in commissione Politiche economiche, presieduta da Manuela Rontini. A favore hanno votato Lega e Rete Civica, contro Partito democratico, Italia viva e Lista Bonaccini.
    Il capogruppo di Rete civica, Marco Mastacchi, autore della risoluzione, aveva anche considerato “che a seguito del decreto del 13 giugno 2023, relativo all’adozione del piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, la Regione dovrà individuare quali specie abbattere e in quali periodi dell’anno, affinché gli interventi di caccia siano più controllati e mirati per preservare l’equilibrio tra la fauna selvatica e gli ecosistemi”. In alcune province, ha detto, “ci sono problemi”.
    Massimo Bulbi (Partito democratico) ha sostenuto che “il tema è semplice, ma non possiamo essere favorevoli alla risoluzione. Manca uniformità di comportamento negli Stacp di alcune province. Alcune si considerano indipendenti. E poi ci sono i comportamenti diversi delle Polizia provinciali. Dal 2004, anno di modifica delle regole per le agevolazioni della caccia in braccata o girata, in tutte le Province se il cacciatore non trova la propria abilitazione lo richiede perché ci sono le banche dati”.
    Mastacchi ha replicato che “diversi cacciatori hanno problemi. La Regione dovrebbe avere un approccio globale in tutte le Province. Anche a Bologna stanno emergendo problemi. Problema di privacy non ce ne sono, sia per i cacciatori sia per gli organi di controllo. Il problema resta aperto e andrà affrontato”.
    In particolare, Mastacchi aveva ricordato le “segnalazioni di cacciatori selecontrollori, abilitati intorno agli anni 2000, che oggi non vedono riconosciute tutte le loro abilitazioni a seguito di probabili errori amministrativi di trascrizione”. Il consigliere ricorda come “inizialmente l’abilitazione di selecontrollore per ungulati comprendeva anche l’abilitazione per la caccia in braccata e in girata, mentre successivamente sono stati previsti esami abilitativi specifici”. Serve chiarezza, ha continuato il consigliere, “sulle figure tecniche che operano sui piani di controllo e di rendere pubblico chi ha l’abilitazione di selecontrollore per ungulati e del prelievo in braccata e girata”.
    (Gianfranco Salvatori)

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