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    Marcianise, arrestati imprenditore e commercialista dell’Interporto: 2600 fatture false

    La Guardia di Finanza di Marcianise ha eseguito un’ordinanza applicativa delle misure cautelari in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica – Sezione Reati Criminalità economica – nei confronti di un imprenditore (attivo nel settore della logistica all’interno dell’Interporto Sud Europa di Marcianise) e del suo consulente fiscale, con contestuale sequestro preventivo di beni mobili ed immobili del valore stimato di oltre 6 milioni di euro.

    Già nel febbraio del 2022, le due persone erano state destinatarie di una misura cautelare interdittiva (divieto temporaneo di esercitare, rispettivamente, l’attività imprenditoriale e professionale) a seguito di un’indagine nel cui ambito erano emersi gravi indizi di reità in ordine al loro coinvolgimento in un articolato sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale.
    In particolare, dietro la “regia” del proprio consulente fiscale, l’imprenditore avrebbe indebitamente beneficiato di ingenti risparmi di imposta (costi indeducibili per un valore di oltre 40 milioni di euro ai fini delle imposte dirette e di IVA indetraibile per un valore di oltre 8,6 milioni di euro) grazie soprattutto all’utilizzo sistematico di documentazione contabile fittizia, tra cui oltre n. 2.600 fatture per operazioni inesistenti emesse da società c.d. cartiere appositamente costituite.
    Nel corso delle successive indagini delegate dal pubblico ministero, gli investigatori della Guardia di Finanza hanno acquisito gravi elementi indiziari in ordine alla commissione di ulteriori fattispecie di reato da parte degli indagati (autoriciclaggio, falso in bilancio, bancarotta documentale e fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche e indebite compensazioni effettuate con l’utilizzo di crediti inesistenti), i quali avrebbero continuato ad operare nel medesimo settore, attraverso un nuovo soggetto economico appositamente costituito e intestato a prestanomi, conseguendo profitti illeciti per oltre 6 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Caserta, rapine uffici postali: preso terzo della banda

    Caserta.Erano diventato il terrore dei dipendenti degli uffici postali della provincia di Caserta. Tre colpi in rapida successione.
    A Castel Volturno, in provincia di Caserta, è stato sottoposto ieri a fermo un 23enne del posto con l’accusa di tentata rapina in concorso in merito ai furti agli uffici postali del 23 gennaio e del 7 febbraio.
    Il giovane è inoltre ritenuto responsabile della rapina effettuata il 25 gennaio scorso presso gli uffici postali di Caserta e Villa Literno.
    Il 10 marzo i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Caserta e la Squadra Mobile della Questura, avevano fermato altre due persone per le stesse rapine.
    L’uomo è stato portato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. LEGGI TUTTO

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    Ex ‘tronista’ indagata per stalking, “accuse infamanti”

    Federica Aversano, la giovane sammaritana nota al grande pubblico per essere un volto televisivo che fa hodiens, una delle principali troniste del programma televisivo di Mediaset di Maria De Filippi “Uomini e Donne “, nei giorni passati, e’ stata iscritta nel registro degli indagati della Procura di Santa Maria Capua Vetere per stalking.
    Ora Federica affida un comunicato ai suoi legali, gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, per difendersi e precisa : “ il mio ex compagno mi ha accusata di una serie di reati come molestie, atti persecutori, vessazioni ecc… e ha presentato una querela contro di me. La cosa mi ha sorpreso. Dopo un primo momento di smarrimento ho riacquistato la serenita’ e ora sono pronta a difendermi senza tregua.
    Il fascicolo e’ stato assegnato al Pubblico Ministero della Procura della Repubblica sammaritana, la dott.ssa Oriana Zona, che mi ha interrogato questa mattina su mia richiesta e io le ho chiarito,passaggio per passaggio, quello che era accaduto tra me e il mio ex fidanzato durante la nostra convivenza difendendomi dalle gravi accuse che mi sono state mosse, alla presenza degli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, miei legali personali. Sono soddisfatta che il Pubblico Ministero ha accolto la nostra richiesta di ascoltarmi personalmente.
    Ho fornito le prove documentali in mio possesso che dimostrano che io non sono una stalker, come sono stata accusata, ma viceversa sono io la vittima di questa triste storia con la quale mi sono vista catapultare nel pianeta giustizia con accuse infamanti e calunniose che mi impongono di tutelare la mia immagine non solo di personaggio pubblico, ma anche di mamma. Azionero’ ogni opportuno provvedimento affinche’ chi ha macchinato ai miei danni venga giustamente punito e non risparmio nessuno dei miei dettattori”.
    La tronista in procinto di ritornare in una trasmissione della TV nazionale e’ da poco diventata hostess dopo che il programma televisivo l’ha resa una persona nota. Infine Federica cosi conclude : “ Non e’ mia abitudine portare in piazza le mie vicende private ma visto che sono stato oggetto di un fatto di cronaca giudiziaria, assolutamente personale e dai contenuti non veritieri per aver mentito il mio accusatore, esponendo fatti gravi a mio carico, sono disponibile a spiegare le ragioni di questa persecuzione che sto subendo con modi poco “eleganti” e non ortodossi, il tutto mosso da un miscuglio di frammenti di vendetta e di gelosia,al sol fine di calunniarmi ferocemente. Ma chi mi conosce sa bene che io non mi arrendo e gli avvocati Crisileo hanno avuto ampio mandato per tutelare nel miglior modo possibile la mia immagine “. LEGGI TUTTO

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    Caserta, prete condannato per possesso di materiale pedopornografico

    Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere  ha condannato don Gianfranco Roncone, ex parroco di Presenzano, comune dell’Alto-Casertano, ad un anno e mezzo di carcere con pena sospesa per possesso di materiale pedopornografico.
    Il parroco, però, è stato assolto perché il fatto non sussiste, dalla più grave accusa di violenza sessuale su un minore di 16 anni e dal reato di induzione alla prostituzione minorile nei confronti di un 17enne (entrambi gli adolescenti sono albanesi).
    La Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva chiesto per il prete (difeso dagli gli avvocati Renato Jappelli e Dario Mancino) una condanna ad otto anni e sei mesi di carcere. Il sacerdote fu sospeso dalla Diocesi di Teano alla vigilia di Natale 2020 dopo l’apertura nei suoi confronti dell’inchiesta per abusi sessuali sui due minori (uno dei quali lo aveva denunciato dopo i fatti avvenuti nell’agosto 2020).
    Pochi mesi dopo, nell’aprile 2021, gli accertamenti della Procura e dei Carabinieri di Capua portarono don Roncone agli arresti domiciliari, poi revocati nel successivo mese di agosto in seguito all’incidente probatorio che aveva messo faccia a faccia il prete con i suoi due accusatori.
    Durante il confronto emersero infatti alcune difformità nel racconto da parte di una delle due vittime, così il gip sostituì i domiciliari con la misura dell’obbligo di dimora nel comune di Sparanise, paese di residenza del sacerdote.
    Oggi don Roncone è libero da ogni misura. L’indagine partì nell’agosto 2020 dopo che il parroco fu sorpreso da una pattuglia di carabinieri della compagnia di Capua in auto, in una zona isolata nei pressi del cimitero di Presenzano, in compagnia di due giovani. Nel corso delle indagini al prete fu sequestrato del materiale pedopornografico, per il quale è stato condannato. LEGGI TUTTO

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    Colpo ai narcos di Castel Volturno: sequestrati 77 chilogrammi di hashish. Tre arresti

    Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha coordinato una complessa operazione finalizzata al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti che ha consentito di sequestrare circa 77 kg di hashish e di trarre in arresto tre responsabili.L’attività è stata eseguita dai Finanzieri della Compagnia di Mondragone i quali, dopo un’articolata attività info- investigativa svolta grazie alla costante presenza sul territorio, hanno individuato un immobile sito nel Comune di Castel Volturno adibito a vera e propria raffineria di stupefacenti.
    Infatti, le conseguenti attività di perquisizione svolte hanno permesso di riscontrare la presenza di tre uomini, un italiano residente nel Comune di Pozzuoli  e due cittadini extracomunitari provenienti dal Marocco.
    Erano tutti intenti nella preparazione di dosi di stupefacente pronte per essere cedute sul mercato illegale, nonché di rinvenire 77 kg di hashish sfuso e già lavorato, unitamente a materiale per il confezionamento, tra cui un bilancino di precisione, un forno a microonde, un frullatore, una confezione di olio e circa 2.000 bustine di cellophane.
    I tre responsabili sono stati tratti in arresto e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere, tradotti presso la locale Casa Circondariale.
    La sostanza stupefacente rinvenuta, invece, è stata sottoposta a sequestro, posto che, una volta “confezionata” e immessa sul mercato, avrebbe potuto generare guadagni illeciti per circa mezzo milione di euro.
    L’attività della Guardia di Finanza di Mondragone testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle che, anche in ottemperanza di specifiche direttive sul piano tecnico-operativo impartite dalla Prefettura di Caserta ed assunte in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, ha intensificato l’attività di prevenzione e repressione in materia nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti, con il duplice intento di tutelare la salute dei cittadini e debellare una delle principali forme di finanziamento della criminalità organizzata. LEGGI TUTTO

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    Droga dal Parco Verde a Maddaloni, 14 arresti

    I carabinieri della Compagnia di Maddaloni (CASERTA) hanno arrestato su ordine del Gip del tribunale di Napoli quattordici persone ritenute componenti di un’associazione dedita da anni allo spaccio di stupefacenti, tra cui hashish, marijuana, cocaina e crack. A capo del gruppo formato quasi interamente da persone di età compresa tra i 40 e i 50 anni – è emerso – vi era un 46enne di Caivano, residente al Parco Verde, nota piazza di spaccio del Napoletano che però rifornisce, anche per la vicinaza geografica, molte basi del Casertano.
    Il 46enne aveva anche riciclato i soldi della droga creando una società di noleggio auto, che poi ha chiuso vendendo i veicoli; stamani i militari sono andati a sequestrare otto auto ai compratori, che ora dovranno dimostrare la buona fede nell’acquisto per ottenere il dissequestro del mezzo.
    Durante le esecuzioni dei provvedimenti, i carabinieri hanno inoltre trovato e sequestrato a casa di uno degli indagati, residente nel quartiere napoletano di Secondigliano, 20mila euro in contanti. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno accertato l’esistenza di un vasto giro di spaccio tra Maddaloni e i comuni vicini, gestito da vecchie conoscenze delle forze dell’ordine, che si rifornivano soprattutto al Parco Verde e in qualche caso nelle piazze di spaccio di Napoli, come Secondigliano e Scampia. I fornitori a loro volta si approvvigionavano da personaggi calabresi, ma su questo filone procedono separatamente le Procure calabresi competenti.
    Il 46enne di Parco Verde – hanno accertato gli inquirenti – dava direttive agli altri indagati sulle modalità di approvvigionamento soprattutto per evitare le forze dell’ordine. Ma nonostante le accortezze, durante lo svolgimento delle indagini, i carabinieri hanno arrestato in flagranza undici pusher e segnalato per consumo personale tredici assuntori, sequestrando 2,5 chili di stupefacenti e una pistola semiautomatica calibro 6.35 con decine di cartucce. LEGGI TUTTO

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    Smantellata piazza di spaccio a Maddaloni: 14 misure cautelari

    I carabinieri della compagnia di Maddaloni, all’esito di indagini coordinate dalla Dda della procura di Napoli, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal gip del tribunale di Napoli nei confronti di 14 soggetti.
    Tutti accusati dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e di detenzione ai fini di spaccio. L’operazione si è svolta in collaborazione con i carabinieri di Caserta, Napoli e Isernia, con il supporto di un velivolo del 7° nucleo elicotteri di Pontecagnano e di due unità cinofile antidroga del nucleo di Sarno.
     Nella piazza di spaccio di Maddaloni si vendeva hashish, cocaina, crack e marijuana
    A seguito delle indagini, svolte tra il dicembre 2018 e il maggio 2020, è stata accertata l’esistenza di un’associazione dedita al traffico illecito di hashish, cocaina, crack e marijuana operante nel territorio di Maddaloni e in diversi comuni delle province di Caserta e Napoli. Disposto anche un sequestro preventivo di capitali e beni.
    Durante l’attività d’indagine sono stati eseguiti 11 arresti in flagranza di reato, sequestrati diversi quantitativi di cocaina (869 grammi), hashish (100 grammi), marijuana (1,2 chilogrammi) e crack (361 grammi), per un totale di 2,530 chili di droga, la somma complessiva di 12mila euro, una pistola semiautomatica calibro 6,35, 14 cartucce calibro 6,35 e 13 cartucce calibro 7,65. Segnalati anche 13 assuntori. LEGGI TUTTO

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    “Il Principe e la scheda ballerina”, Cosentino assolto in Cassazione nel processo sul centro commerciale

    La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura Generale che ha impugnato l’assoluzione pronunciata dalla Corte d’Appello nei confronti dell’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e dell’imprenditore Gaetano Iorio per l’inchiesta “Il Principe e la scheda ballerina”.
    Rigettato il ricorso presentato dalla Procura Generale
    La Quinta Sezione della Suprema Corte ha quindi confermato la formula assolutoria pronunciata in secondo grado per l’ex politico e l’imprenditore.
    Quello dei magistrati partenopei fu un verdetto che ribaltò quello di primo grado, quando l’ex sottosegretario all’Economia venne condannato a 5 anni e mezzo mentre per l’imprenditore Gaetano Iorio la condanna fu di 9 anni di reclusione.
    Per la Procura Generale, la decisione della corte partenopea apparve “caratterizzata da una motivazione viziata da numerose ed evidenti mancanze, manifeste illogicità, contraddizioni e travisamenti della prova”. Il riferimento è in particolare alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, primo fra tutti Nicola Schiavone, figlio di Sandokan.
    I giudici di Appello, nelle motivazioni della sentenza, avevano aspramente censurato le propalazioni del rampollo di casa Schiavone ritenendole “non riscontrate” e smentite dalle “emergenze istruttorie”.
    Assolto non solo Cosentino ma anche Iorio e Zara
    La Procura Generale però insiste, ribadendo come i giudici si erano “volutamente privati della possibilità di verificare l’esistenza di riscontri nel narrato di altri collaboratori di giustizia”.
    Nel processo in Appello i giudici avevano assolto non solo Cosentino e l’imprenditore Iorio ma anche altri imputati, tra cui il funzionario di banca Cristoforo Zara.
    All’esponente di Forza Italia era contestato il finanziamento da 5 milioni di euro per la costruzione – mai avvenuta – del centro commerciale “Il Principe”, a Casal di Principe, che, secondo l’accusa, sarebbe stato voluto dal clan dei Casalesi per inquinare il voto alle amministrative del 2008 e del 2010. LEGGI TUTTO

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    Camorra, materiale bunker Zagaria trasferito in impianto riciclo

    Abbattuta in pochi giorni la villa di Casapesenna  che era stata il covo segreto del capo dei Casalesi, Michele Zagaria.
    La Sma, società in house della Regione Campania, si è occupata del trattamento e trasporto, in velocità e in sicurezza, di 600 metri cubi di materiali inerti provenienti dall’abbattimento.
    Un lavoro che gli operai della società hanno iniziato il 16 febbraio. I materiali sono stati trasportati da Sma in un impianto vicino per il trattamento e il recupero.
    “Essere presenti e lavorare su una parte dell’abbattimento – spiegano i membri del Cda Sma, Tommaso Sodano, Fiorella Zabatta e Antonio Capasso – ha avuto un duplice significato: un atto di forza dello Stato e un messaggio che si è voluto dare ai giovani e a tutti coloro che intraprendono una strada sbagliata, una metafora che vede nella caduta di un muro, la lotta alla camorra e al malaffare e l’intenzione di ricostruire qualcosa di buono dalle macerie.
    Sicuramente la regione Campania e il comune di Casapesenna sapranno come riutilizzare al meglio l’area restituendola alla cittadinanza”. LEGGI TUTTO

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    Camorra, la Cassazione accoglie con rinvio il ricordo contro il 41bis del boss Gaetano Piccolo

    E’ stato accolto, con rinvio per nuovo esame, il ricorso della difesa del boss di camorra, Gaetano Piccolo di 64 anni, contro il 41bis al quale è sottoposto dal 2007 e la misura del ‘carcere duro’ è stata rinnovata alla fine del 2022 dal Guardasigilli.
    Lo ha deciso la Prima sezione penale della Cassazione – al termine della camera di consiglio di ieri – che deve ancora depositare le motivazioni del suo verdetto. Adesso il caso dovrà essere rivalutato dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, in seguito all’accoglimento del ricorso del difensore di Piccolo, l’avvocato Mariano Omarto che ha evidenziato due provvedimenti giudiziari, a suo avviso, a sostegno della revoca del 41bis.
    Il primo è il decreto di confisca emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico dei familiari di Luigi Trombetta, altro elemento apicale dei ‘Belforte’ – clan di appartenenza di Piccolo – nel quale si sottolineava che il “clan è dissolto e non esiste più nemmeno a livello di manovalanza”.
    Conclusione condivisa anche dall’Ottava sezione della Corte di Appello di Napoli, con un provvedimento anch’esso allegato al ricorso in Cassazione per la revoca del 41bis di Piccolo. Entrambe le pronunce dei giudici di merito riprendevano le tante sentenze a carico di boss e gregari dei ‘Belforte’ nelle quali si afferma che il clan è ormai scompaginato.
    In attesa della rivalutazione della sua richiesta, Piccolo continuerà a rimanere al 41bis. La Cassazione di norma ha circa un mese per depositare le motivazioni della sue decisioni e il Tribunale di Sorveglianza di Roma, in diversa composizione, dovrà tenere conto delle indicazioni degli ‘ermellini’ . LEGGI TUTTO

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    Caserta, sequestrati 15 kg di cocaina: arrestato corriere rumeno

    Nella giornata di ieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha coordinato una complessa operazione finalizzata al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti che ha consentito di sequestrare circa 15 kg di cocaina purissima e di trarre in arresto il corriere che la trasportava.L’attività è stata eseguita dai Finanzieri della Compagnia di Marcianise i quali, attraverso un articolato dispositivo all’uopo predisposto presso i caselli autostradali di Caserta Nord e Caserta Sud, sono riusciti a individuare un’autovettura sospetta, il cui conducente, all’atto del fermo, manifestava subito un evidente stato di agitazione che induceva i militari operanti ad approfondire il controllo presso la sede del reparto.
    In effetti, a seguito di un’accurata ispezione del mezzo, veniva scoperto un sottofondo, ricavato nel baule posteriore e coperto da una spessa lastra metallica comandata attraverso un complesso meccanismo elettronico, al cui interno erano occultati n. 14 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 14,800.
    Il corriere veniva, inoltre, trovato in possesso di una somma in contanti pari a 1.025,00 euro, verosimilmente corrispostagli quale compenso per il trasporto della droga.
    Il responsabile, di origine rumena, è stato arrestato e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere, tradotto presso la locale Casa Circondariale.
    La cocaina sottoposta a sequestro, una volta “tagliata” e immessa sul mercato, avrebbe potuto generare guadagni illeciti per circa 2 milioni di euro.
    L’attività della Guardia di Finanza di Marcianise testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti, con il duplice intento di tutelare la salute dei cittadini e debellare una delle principali forme di finanziamento della criminalità organizzata. LEGGI TUTTO

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    Immigrato ucciso a Castel Volturno, sconto di pena per il killer

    Si erano accusati a vicenda di aver commesso un omicidio, poi in appello uno dei due ha confessato ed è arrivato lo sconto di pena per entrambi. È la vicenda dell’omicidio di Anthony Amadi, 30enne immigrato nigeriano ucciso a Castel Volturno nel febbraio del 2020, per il quale in primo grado erano stati condannati a 23 anni di carcere dalla Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Mohamed Saussi, 39enne tunisino, e Assan Maged Osseran, 52 anni della Costa d’Avorio.
    In secondo grado, davanti alla terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, Saussi (difeso da Giuseppe Guadagno) ha confessato di essere stato l’autore materiale del delitto, ed ha avuto 18 anni previo riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche, mentre il coimputato (assistito da Paolo Di Furia) è stato condannato a 16 anni perché gli è stata riconosciuta la partecipazione generica all’omicidio (la Procura Generale aveva chiesto 21 e 20 anni per i due imputati).
    L’omicidio di Amadi è avvenuto la notte tra il 26 ed il 27 febbraio del 2020, quando il 30enne venne ucciso con una coltellata dopo una colluttazione con entrambi gli imputati, che lo avevano inseguito in auto. Ognuno dei due aveva un movente: Soussi, carrozziere, aveva visto la vittima a bordo di una vettura rubata qualche giorno prima presso la sua officina, mentre Osseran voleva recuperare dei soldi che insieme a degli amici aveva consegnato ad Amadi per una partita di droga mai ricevuta. Per questo i due, in primo grado, si era accusati vicendevolmente, poi in Appello il cambio di versione con lo sconto di pena per entrambi. LEGGI TUTTO