Camorra, quasi due secoli di carcere per il clan Montescuro
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Cronaca Giudiziaria
Pubblicato
1 settimana fa circa (08:20)
il
19 Novembre 2020
Camorra, quasi due secoli di carcere per il clan Montescuro:18 condanne, tra 15 e 4 anni. Sei anni anche al mandante dell’agguato in cui venne ferita la piccola Noemi.
Condanne tra 15 e 4 anni di reclusione, per un totale di quasi due secoli di carcere sono state inflitte oggi a Napoli dal giudice per le udienze preliminari di Nicoletta Campanaro al termine del processo, con rito abbreviato, che ha visto sul banco degli imputati 18 persone ritenute dalla Direzione Distrettuale Antimafia (pm Antonella Fratello e Henry John Woodcock) appartenenti al clan Montescuro, fondato da Carmine Montescuro, un boss ora 85enne che per decenni e decenni e’ riuscito a fare affari senza essere sfiorato dalle inchieste.
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Almeno fino all’ottobre del 2019 quando la Procura di Napoli ha chiesto e ottenuto per lui e per molti dei suoi affiliati l’arresto dal gip Alessandra Ferrigno. Tra i condannati figura anche Antonio Marigliano, detto “o’ silano”, ritenuto dalla Procura Antimafia il mandante dell’agguato del 3 maggio 2019, in piazza Nazionale, in cui venne ferita la piccola Noemi, sua nonna e Salvatore Nurcaro, il reale obiettivo dei killer Armando e Antonio Del Re, (gia’ condannati per quei fatti rispettivamente a 18 anni e 14 anni di carcere). A Marigliano il giudice ha inflitto sei anni di carcere per ricettazione. Condannati per estorsione Nino Argano, braccio destro del capoclan Carmine Montescuro (15 anni e 8 mesi); Antonio Montescuro, figlio di Carmine (11 anni), Carmine Montescuro, nipote omonimo del capoclan (14 anni); Vincenzo Milone (11 anni) e Gennaro Aprea e Vincenzo Ciriello (10 anni ad entrambi). E ancora Salvatore Riccardi,, 9 anni; Stanislao Marigliano, 4 anni e 2 mesi; Giuseppe Cozzolino, 6 anni; Raffaele Oliviero, 6 anni; Mario Reale, 6 anni; Salvatore D’Amico, 5 anni; Sergio Grassia, 6 anni; Francesco Luca Caldarelli, 10anni; Gennaro Tarascio, 9 anni; Gennaro Rinaldi, 6 anni; Carlo Dario, 5 anni di reclusione.
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Cronaca Giudiziaria
Pubblicato
1 giorno fa
il
27 Novembre 2020
Da quella residenza per anziani del Napoletano dove avrebbe dovuto essere amorevolmente accudita ne usci’ al tal punto disidratata da morire, qualche giorno dopo in un ospedale a Napoli.
Un triste episodio sul quale per quattro anni ha indagato la Procura di Napoli e che oggi ha trovato l’epilogo con una condanna, esemplare, anche per il figlio dell’anziana donna, morta nel giugno del 2016. Insieme con il figlio-tutore dell’82enne, che affetta dal morbo di Alzheimer, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione anche il legale rappresentante della Rsa, e l’unica operatrice sanitaria presente nella struttura.
La sentenza e’ stata emessa nei giorni scorsi dalla Corte di Assise di Napoli. A tutti il sostituto procuratore Mario Canale, in forza alla sezione “Lavoro e colpe Professionali” coordinata dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, ha contestato l’abbandono di persona incapace seguito dalla morte.
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Caserta e Provincia
Pubblicato
1 giorno fa
il
27 Novembre 2020
Il Gip del Tribunale di Napoli Nord, Vincenzo Saladino, ha revocato la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dalle pubbliche funzioni per uno dei sei medici in servizio all’Asl di Aversa, coinvolto qualche giorno fa nell’indagine della Procura di Napoli Nord su episodi di assenteismo dal posto di lavoro.
Si tratta del dirigente medico Enzo Iodice, coordinatore dei covid team e responsabile dell’emergenza per l’Asl di Caserta, in passato sindaco di Santa Maria Capua Vetere ed esponente di rilievo del Pd e dell’Udc. La revoca e’ sopraggiunta dopo l’interrogatorio cui Iodice si e’ sottoposto, in cui ha chiarito che in qualita’ di dirigente non aveva l’obbligo di marcare il cartellino. Per la Procura di Napoli Nord e i carabinieri del Nas di Caserta, alla sede Asl di Aversa c’era una prassi consolidata di allontanamenti illeciti dal posto di lavoro; complessivamente sono stati accertati 270 casi di allontanamento non autorizzato, alcuni addirittura quotidianamente.
Un dipendente, su 58 giorni di presenza registrati, si sarebbe allontanato illecitamente ben 36 volte. Ad operare le modifiche era l’addetto alla registrazione delle presenze. Le indagini sono iniziate nel 2017, dopo una segnalazione della Direzione Generale dell’Asl di Caserta la quale si era accorta che un dipendente modificava, accedendo al sistema, quasi quotidianamente le sue attestazioni di presenza. Il Nas ha poi accertato che erano 22 le persone (tra dipendenti e collaboratori) che truffavano l’Asl, alcune delle quali, pero’, nel frattempo, hanno cessato il rapporto di lavoro con la struttura sanitaria
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