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    Cardito, sparatoria contro casa del rivale: fermato uno dei pistoleri

    E’ stato fermato dalla polizia uno dei dei pistoleri che la notte del 5 marzo scorso a Cardito si resero protagonisti di una plateale sparatoria contro l’abitazione di un rivale.
    Stamane infatti per delega del Procuratore Distrettuale facente funzione la Polizia di Stato di Napoli ha eseguito un decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia a carico di una persona, in quanto gravemente indiziata dei reati di tentato omicidio, di porto e detenzione di arma da guerra e di arma comune da sparo nonché di ricettazione, delitti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso e dalla finalità di acquisire il controllo e la gestione delle attività illecite nel territorio di Cardito.
    Armati di mitra e pistole esplosero 27 colpi contro la casa di un rivale
    In particolare, le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile e dei Commissariati di Afragola e Frattamaggiore hanno permesso di accertare che il fermato, unitamente ad altri due soggetti non ancora identificati, nelle prime ore del mattino dello scorso 5 marzo, in Cardito, dopo aver sfondato con un’autovettura provento di furto il cancello di ingresso del cortile pertinenziale alla palazzina di residenza delle vittime, esplodeva almeno 22 colpi con un mitra e 5 con una pistola a tamburo all’indirizzo dell’abitazione delle stesse, con lo scopo di cagionare il decesso delle persone che in quel momento si trovavano all’interno dell’edificio.
    L’evento letale non si verificava in quanto l’abitazione era dotata di vetri blindati che bloccavano la traiettoria della maggior parte dei proiettili.

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    Napoli, cittadina cinese uccisa all’Arenaccia durante una rapina: preso uomo del clan Contini

    Era presente anche lui la sera del 3 aprile 2011 in via Attanasio all’ Arenaccia quando insieme con due complice prima rapinarono e poi ucciserouna cittadina cinese.E oggi a 12 anni di distanza sono scattate le manette anche per lui, un 32enne, esponente di spicco del clan Contini. Infatti su delega del Procuratore della Repubblica facente funzione di Napoli,  stamattina la Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di C.P.,.
    L’uomo è ritenuto gravemente indiziato dei reati di concorso in rapina pluriaggravata e concorso in omicidio volontario pluriaggravato.
    La sera del 3 aprile 2011 la cittadina cinese Wu Shufen detta Angela fu rinvenuta priva di vita all’interno della propria abitazione in via Attanasio. L’appartamento si presentava completamente a soqquadro e sul cadavere della donna erano presenti numerose ferite multiple da taglio e da punta.
    La successiva attività d’indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha consentito di accertare che la vittima era rimasta uccisa dopo aver ricevuto numerosi fendenti in varie parti del corpo, nel tentativo invano di opporsi alla rapina di una somma di denaro di 230 euro.
    Nella circostanza furono individuati quali responsabili Vincenzo Rubino (classe 1992) e  Lucio Di Roberto (classe 1993, minorenne all’epoca dei fatti), entrambi successivamente condannati per questo delitto con sentenze divenute irrevocabili.
    Gli ultimi sviluppi investigativi, che hanno preso le mosse dalle recenti dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza anche a carico di C.P. quale autore materiale in concorso con gli altri due soggetti già condannati di quell’efferato delitto.
    Il coinvolgimento del suddetto, all’epoca ventenne e legato da vincoli di parentela con elementi di spicco del clan Contini, sodalizio di camorra reggente della zona “Vasto-Arenaccia”, non sarebbe mai stato svelato negli anni dagli altri indagati proprio in ragione del clima di omertà determinatosi sulla sua figura per effetto del suo spessore criminale.
    La misura cautelare de quo è stata eseguita in carcere, ove l’indagato è attualmente detenuto per altri reati.

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    L’assassino di Mergellina parla dal carcere: “Mi dispiace per la morte del ragazzo, non l’ho ucciso io

    “Mi dispiace per la morte di quel ragazzo, ma io sono innocente, perché avevo una pistola a salve, qualcun altro ha sparato colpi veri, non io. Ho fornito le indicazioni per ritrovare l’arma che usavo”.
    E’ la versione fornita da Francesco Pio Valda il 20enne di Barra, figlio del defunto boss di Barra,  Ciro Valda, in carcere da 5 giorni per l’omicidio di Mergellina di una settimana fa del 19enne innocente Francesco Pio Maimone.
    Il giovane detenuto, nonostante abbia scelto la comoda soluzione di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip del Tribunale di Napoli durante l’interrogatorio di garanzia, sabato scorso si è confidato con il garante dei detenuti Samuele Ciambriello, nel corso di una sua rituale visita nel carcere di Secondigliano.
    Ciambriello ha incontrato alcuni detenuti del reparto Ionio, del polo universitario, altri reclusi di altri dipartimenti. Poi ha incontrato anche Valda, che ha raccontato la sua vita: il padre ucciso dieci anni fa dalla camorra, il rapporto difficile con la madre, brutalizzata quando era incinta.
     L’assassino di Mergellina ha incontrato il garante dei detenuti a Secondigliano
    Ha raccontato infatti parte della storia della sua famiglia già nota: “Mi chiamo Francesco Pio perché sono vivo per miracolo. Mia madre fece un voto a Padre Pio, perché venne gravemente ferita da mio padre mentre era incinta”. 
    Gli investigatori però ritengono che la parte del racconto della pistola a salve sia di pure convenienza visto il revolver 38 special non è stato ritrovato e che nessuno dei testimoni ha parlato di un’altra pistola e infine non c’è traccia delle famose scarpe da mille euro sporcate e che ha fatto scatenare l’inferno a Mergellina una settimana fa che ha portato alla morte dell’innocente Francesco Pio Maimone. Scarpe che non sono state ancora ritrovate.

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    Parcp Verde, sequestrate oltre mille dosi di droga pronte per la vendita

    Ennesimo duro colpo ai signori dello spaccio del parco Verde di Caivano.
    I Carabinieri della compagnia di Caivano hanno setacciato il Parco Verde per un controllo volto al contrasto dello spaccio di droga. Durante le diverse perquisizioni i militari hanno sequestrato una grossa quantità di sostanza stupefacente destinata alla vendita al dettaglio.
    Nel nascondiglio – ricavato in aree comuni dei caseggiati popolari – i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato 700 dosi di eroina e 350 dosi di cocaina. La droga avrebbe fruttato circa 15mila euro. Indagini in corso per individuare i responsabili coinvolti nel traffico di droga, gli utilizzatori e soprattutto quali della famiglie camorristiche della zona gestiva quel giro di droga.

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    Napoli, sequestrate le armi della faida al rione Don Guanella

    Importante sequestro di armi e droga da parte della polizia nel rione don Guanella da tempo al centro di una sanguinosa faida di camorra per il controllo delle attività illecite dopo lo smantellamento del clan Lo Russo “capitoni”.
    Ieri sera infatti gli agenti del Commissariato Scampia hanno effettuato un controllo presso uno stabile di via Oliviero Zuccarini dove hanno rinvenuto, nel vano ascensore, un fucile kalashnikov ak-47, una pistola semiautomatica cal. 9×21, 32 cartucce di vario calibro, una busta contenente circa 97 grammi di marijuana, due buste ed un involucro contenenti complessivamente circa 50 grammi di cocaina e 3 bilancini di precisione.
    Inoltre, stamattina i poliziotti, durante un controllo nel rione Don Guanella, hanno rinvenuto in un cespuglio una mitraglietta modello Mini-Uzi.
    Le armi sono state inviate alla sezione scientifica della questura di Napoli per stabilire se siano state utilizzate in recenti fatti di sangue mentre le indagini continuano per risalire agli utilizzatori

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    Torre del Greco, prof muore dopo intervento di isterectomia: in arrivo gli avvisi di garanzia

    Sarà l’inchiesta della magistratura a fare luce sulla morte della professoressa Iolanda Gentile, 51 anni di Trecase.
    La donna, insegnante di matematica al Liceo Pitagora-Croce di Torre Annunziata, era stata sottoposta ad un intervento chirurgico di isterectomia presso una clinica privata nella zona di Santa Maria la Bruna a Torre del Greco.
    Le condizioni della donna, madre di quattro figli, erano peggiorate dopo l’operazione, fino a richiedere la necessità di un trasferimento all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, dove la paziente è deceduta. I familiari hanno allora presentato denuncia, con l’apertura di un fascicolo.
    Gli agenti del commissariato di polizia stabiese, su ordine dei magistrati, hanno sequestrato le cartelle cliniche, mentre la salma della donna è stata sequestrata in attesa dell’effettuazione dell’autopsia.
    La procura diTorre Annunziata è pronta ad inviare gli avvisi di garanzia, come atto dovuto, a tutte gli operatori sanitari che hanno avuto contatti con la donna. Potranno in questo modo far presenziare sia i loro avvocati sia i loro periti medici all’esame autoptico che si svolgerà ad inizio della prossima settimana.
    E solo in quel caso si potranno avere notizie certe sulle cause della morte della prof.

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    Camorra a Scafati, resta libera la figlia del boss Matrone

    Era accusata di essere la contabile del clan Matrone Buonocore di Scafati e per questo la Dda di Salerno ne aveva chiesto l’arresto.
    Filomena Generali, 49 anni, figlia del boss ergastolano, Francesco Matrone detto franchino a’ belva e moglie dell’attuale reggente della camorra a Scafati, Giuseppe Buonocore resta una donna libera.
    Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Salerno (presidente Gaetano Sgroia) che ha respinto l’appello presentato dalla Dda dopo la decisione del gip del giugno dello scorso anno che portò in carcere oltre 32 affiliati alla camorra a Scafati con l’operazione New Balance e che in quella occasione rigettò la richiesta di arresto per Filomena Generali.
    Alla luce degli elementi raccolti è stato presentato appello da parte dell’antimafia di Salerno. Ma l’avvocato difensore della donna, Massimo Autieri, ha sostenuto che non si potesse contestare due volte lo stesso ruolo. tesi accolta dal Riesame che ha lasciato libera la figlia del boss.

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    Omicidio Mergellina, si cercano revolver calibro 38 e sneakers

    Proseguono le indagini, della Squadra Mobile di Napoli, per fare luce sull’omicidio di Francesco Pio Maimone.
    Al momento, non c’è traccia dell’arma, una rivoltella calibro 38, usata dal presunto assassino, il 19enne Francesco Pio Valda, e neppure le sneakers di una nota marca che il ragazzo aveva al piede, secondo una testimonianza motivo scatenante della lite, alla quale la vittima era del tutto estranea: i due gruppi di giovani, quella notte, si sarebbero scontrati proprio perché qualcuno le aveva sporcate pestandogliele.

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    Castellammare, omicidio del boss durante la festa del Santo patrono: arrestati due killer

    Due persone sono state arrestate dai Carabinieri per un omicidio avvenuto l’8 maggio 2005 a Castellammare di Stabia.
    Nell’agguato, compiuto durante la festa per il patrono della città, rimase ucciso Vincenzo De Maria, 35 anni, e ferito Massimo Massa, all’epoca 45enne. I Carabinieri del gruppo di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, a carico di due persone.
    Entrambe gravemente indiziate dell’omicidio e del tentato omicidio, aggravati dalla finalità di agevolare il clan camorristico D’Alessandro, attivo nel territorio di Castellammare di Stabia.
    Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l’uccisione di De Maria sarebbe stata deliberata dal clan per eliminare un esponente del gruppo avverso degli Omobono-Scarpa, in parte costituito da scissionisti, di cui faceva parte la vittima. Nell’occasione fu ferito anche Massa, presente sul luogo dell’agguato.

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    Napoli, sparatoria a Ponticelli: ferito 22enne

    In serata i Carabinieri del radiomobile di Napoli sono intervenuti nell’ospedale del Mare per una persona colpita da colpi d’arma da fuoco.
    Da una prima sommaria ricostruzione la vittima, un 22enne del posto, sarebbe stata colpita alla gamba destra da un colpo d’arma da fuoco in un tentativo di rapina finita male da parte di due individui in sella di uno scooter.
    I fatti sarebbero avvenuti in viale della Metamorfosi. Indagini tuttora in corso da parte dei Carabinieri di Ponticelli volte a ricostruire l’esatta dinamica della vicenda.
    Il ragazzo non è in pericolo di vita. I carabinieri stanno verificando la versione fornita dal ferito e stanno procedendo ad analizzare le frequentazioni del 22enne. LEGGI TUTTO