More stories

  • in

    Camorra a Scafati, resta libera la figlia del boss Matrone

    Era accusata di essere la contabile del clan Matrone Buonocore di Scafati e per questo la Dda di Salerno ne aveva chiesto l’arresto.
    Filomena Generali, 49 anni, figlia del boss ergastolano, Francesco Matrone detto franchino a’ belva e moglie dell’attuale reggente della camorra a Scafati, Giuseppe Buonocore resta una donna libera.
    Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Salerno (presidente Gaetano Sgroia) che ha respinto l’appello presentato dalla Dda dopo la decisione del gip del giugno dello scorso anno che portò in carcere oltre 32 affiliati alla camorra a Scafati con l’operazione New Balance e che in quella occasione rigettò la richiesta di arresto per Filomena Generali.
    Alla luce degli elementi raccolti è stato presentato appello da parte dell’antimafia di Salerno. Ma l’avvocato difensore della donna, Massimo Autieri, ha sostenuto che non si potesse contestare due volte lo stesso ruolo. tesi accolta dal Riesame che ha lasciato libera la figlia del boss.

    E’ successo anche LEGGI TUTTO

  • in

    Castellammare, omicidio del boss durante la festa del Santo patrono: arrestati due killer

    Due persone sono state arrestate dai Carabinieri per un omicidio avvenuto l’8 maggio 2005 a Castellammare di Stabia.
    Nell’agguato, compiuto durante la festa per il patrono della città, rimase ucciso Vincenzo De Maria, 35 anni, e ferito Massimo Massa, all’epoca 45enne. I Carabinieri del gruppo di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, a carico di due persone.
    Entrambe gravemente indiziate dell’omicidio e del tentato omicidio, aggravati dalla finalità di agevolare il clan camorristico D’Alessandro, attivo nel territorio di Castellammare di Stabia.
    Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l’uccisione di De Maria sarebbe stata deliberata dal clan per eliminare un esponente del gruppo avverso degli Omobono-Scarpa, in parte costituito da scissionisti, di cui faceva parte la vittima. Nell’occasione fu ferito anche Massa, presente sul luogo dell’agguato.

    E’ successo anche LEGGI TUTTO

  • in

    Morto in ospedale il baby boss di Pianura ferito 10 giorni fa a Mergellina

    E morto oggi in ospedale Antonio Gaetano, 20enne ferito in un agguato nella notte tra l’11 e il 12 marzo scorsi in via Mergellina a Napoli.
    Gaetano era in auto con un conoscente quando è stato avvicinato da alcune persone che hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco, colpendolo all’addome e alla zona cervicale. Trasportato all’ospedale San Paolo in pericolo di vita, è stato subito sottoposto a intervento chirurgico urgente ma oggi, dopo diversi giorni di ricovero in rianimazione, è deceduto.
    Gaetano era considerato vicino al clan camorristico Calone-Esposito-Marsicano attivo nel quartiere Pianura, zona occidentale della città. Due anni fa era scampato a un raid, riportando solo una lieve ferita.
    Dieci giorni fa non è riuscito a sfuggire ai killer, che lo hanno ferito mortalmente a Mergellina, non lontano dagli chalet dove, nella notte tra il 19 e il 20 marzo, è stato ucciso Francesco Pio Maimone, 18enne anch’egli del quartiere Pianura, ma estraneo a dinamiche criminali e alla rissa tra due gruppi di giovani culminata nell’esplosione dei colpi di pistola che ne hanno causato il decesso. LEGGI TUTTO

  • in

    Francesco Pio Valda stava per scappare: qualcuno lo ha avvisato dell’arrivo della polizia

    Stava per scappare l’assassino di Mergellina: Francesco Pio Valda era stato avvisato da qualcuno che stava per arrivare la polizia. Ma non ha fatto in tempo a fare perdere le tracce.
    Qualcuno lo ha avvisato telefonando a casa della nonna, dove si era rifugiato dopo l’omicidio. “Vestiti e vai via presto”, gli diceva un uomo dall’altra parte della cornetta. Ma gli agenti della squadra mobile di Napoli sono arrivati prima che lasciasse quell’abitazione. Francesco Pio Valda, 20 anni, fermato per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, di due anni piu’ piccolo, agli chalet di Mergellina a Napoli la notte tra domenica e lunedi’, ha sparato per dimostrare che la pistola che aveva era vera.
    Questo e’ quanto emerge dal racconto dei testimoni del delitto sentiti dalle forze dell’ordine le cui dichiarazioni sono culminate nel decreto di fermo. Questa mattina ci sara’ la convalida del fermo disposto dal pm. “Gli gridavano che la pistola era a salve e cosi’ prima ha esploso due colpi in aria, poi uno in un’auto parcheggiata, rompendogli il lunotto e poi nel mucchio”, raccontano i testimoni.
    La rissa: “Stai attento le scarpe costano mille euro”
    Tutto sarebbe nato, secondo le loro dichiarazioni, da una macchia sulle sue scarpe: “Ha detto: ‘statti attento che sono di marca e costano mille euro’”. Dall’altra parte il contendente, che era un uomo del rione Traiano gli ha risposto che “gliene avrebbe comprate dieci di scarpe”. Quindi la rissa e poi la pistola estratta e mentre dal gruppo gridavano “tanto e’ finta”. E invece era vera.
    E stamane, difeso dall’avvocato Antonio Iavarone dovrà spiegare al gip la sua versione dei fatti anche se ha già detto alla polizia e al pm: “Non l’ho ucciso io, non ho sparato io”. Ma fino a questo momento le prove dimostrano il contrario.
    Sempre in mattinata sarà inoltre eseguita l’autopsia disposta dalla Procura di Napoli sul corpo del 18enne ucciso. La salma sarà poi restituita ai familiari per i funerali, che dovrebbero essere celebrati domani nella chiesa di San Lorenzo Martire nel quartiere Pianura dal vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella. LEGGI TUTTO

  • in

    La Cassazione annulla la condanna del figlio del boss Puca

    La Cassazione ha annullato la sentenza di condanna   comminata dalla Corte di Appello di Napoli nei confronti di Luigi Puca.
    Il figlio del boss di Sant’Antimo era imputato per estorsione insieme con Giuseppe D’Aponte. I due era stati arrestati nel 2020 dai carabinieri.
    Luigi Puca, figlio del boss Pasquale detto o’ minorenne, è stato difeso dall’avvocato Roberto Iacono insieme con Vianello Accoretto mentre l’imprenditore edile Giuseppe D’Aponte è stato difeso dall’avvocato Giaccio.
    I due erano accusati del reato di estorsione aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose ai danni di un altro costruttore della zona.
    Secondo quanto raccolto durante le indagini, anche grazie alla denuncia della vittima, i due uomini, con reiterate richieste e minacce di morte, avevano costretto la vittima, trovatasi in gravi difficoltà economica, a consegnare loro assegni e cambiali per un importo complessivo di oltre 50 mila euro a fronte di un debito iniziale di 11 mila.
    L’imprenditore, che aveva concesso al D’Aponte di far transitare dei pagamenti sul suo conto corrente, a causa di alcune spese improvvise a cui aveva dovuto fare fronte, aveva preso a prestito tale somma per la quale tuttavia, dopo alcuni giorni, il D’Aponte, riferendo che quelli fossero soldi della famiglia Puca, aveva preteso la restituzione per un importo di molto superiore alla cifra originaria. LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra, i Montescuro chiedono la restituzione dei beni sequestrati

    ‘La persecuzione dei Montescuro. Ma i figli di ‘o Minuzz non si arrendono’.Risale all’estate del 2021 la richiesta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale e personale nei confronti di Montescuro Luca, figlio 62enne del defunto boss Carmine Montescuro ‘o Minuzz anche detto sindaco della Camorra, scomparso nel mese di gennaio.
    Ma il 25 gennaio il Tribunale di Napoli– Sezione Misure di Prevenzione ha accolto l’istanza con cui le difese, rappresentate dagli avvocati Immacolata Romano e Giuseppe Milazzo, sostenevano l’inammissibilità della sorveglianza speciale. Il Montescuro Luca è infatti detenuto dal lontano 2008 per essere stato ai vertici di un sodalizio che distribuiva droga proveniente dalla Spagna sul territorio campano e per aver partecipato a svariati assalti ai tir in autostrada.
    La Procura infatti chiedeva che venissero sequestrati al Montescuro beni immobili (una casa, la casupola del portiere del condominio, tre locali adibiti a negozi ed un deposito, tutti siti a Sant’Erasmo), rapporti bancari e finanziari e due autoveicoli (una Mini Cooper e una Fiat 500X).
    Il Tribunale, però, nella stessa udienza dove dichiarava inammissibile la richiesta di sorveglianza speciale, rigettava anche il sequestro della maggior parte dei beni ad eccezione di una casa e della casupola del portiere del condominio.
    I due difensori, coadiuvati da esperti contabili, con le memorie difensive prodotte al tribunale sono riusciti a far emergere che i soldi con cui tutti i beni sono stati acquistati fossero di provenienza lecita.
    Ora toccherà agli stessi impugnare il provvedimento per la restituzione dell’unica casa tolta al Montescuro e della casupola del portiere, per sottrarre dalle braccia della Procura il magro bottino consegnatole dal Tribunale. LEGGI TUTTO

  • in

    Francesco Pio Maimone inseguito e ucciso dopo un litigio tra giovanissimi

    Inseguito e ucciso come un boss tra la folla della movida di Mergellina.
    Non è ritenuto appartenente alla criminalità organizzata Francesco Pio Maimone, il 19enne gravemente ferito e morto poi in ospedale la scorsa notte a Napoli. Secondo le prime risultanze investigative della Squadra Mobile di Napoli, coordinata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, il giovane sarebbe rimasto coinvolto – ma non è ancora chiaro in che modo – in un litigio tra giovanissimi per futili motivi, forse scoppiato per uno sguardo di troppo.
    I colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi davanti a un noto chioschetto della zona di Mergellina. La notte dello scorso 12 marzo la zona di Mergellina era stata teatro di un altro fatto di sangue, il ferimento del 19enne Antonio Gaetano, ras emergente del clan Calone-Esposito-Marsicano, colpito più volte mentre si trovava in auto. Molto gravi le ferite riportate: è ancora ricoverato in ospedale.
    La giovane vittima portava le pizze a domicilio a Pianura
    Secondo gli amici Francesco Pio Maimone non aveva legami con i clan della camorra del suo quartiere di Pianura: portava le pizze a domicilio, ha lavorato in una paninoteca ed anche raccolta della spazzatura in alcuni parchi privati.
    “Bisogna capire velocemente cosa stia accadendo. Non è certo la prima volta che la zona degli chalet di Mergellina diventa teatro dei regolamenti di conti tra clan rivali e bande criminali che si contendono il territorio.
    Lì è terra di nessuno, si spara all’impazzata, tra la gente rischiando di colpire chiunque. Avviene da tempo eppure il fenomeno continua ad essere preso sottogamba”. Così il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli commenta l’omicidio di un 18enne avvenuto nella notte e parla di una “è emergenza criminalità” a Mergellina.
    “La città – aggiunge – non può rimanere in balia di camorristi, violenti e criminali, le strade non possono macchiarsi di sangue ogni volta che nascono tensioni negli ambienti malavitosi, cioè quasi sempre.
    Prima o poi ci andrà di mezzo un’anima innocente. Lo Stato è chiamato ad intervenire con energia e intelligenza: occorre indagare, arrestare e condannare ma anche eliminare quelle condizioni per le quali ci sono continui turn-over nel modo delle bande e tentativi di scalate vertici della malavita”. LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra, pizzo per il clan Veneruso: 2 fermi

    Avevano imposto il pizzo per conto del clan Veneruso a un imprenditore edile di Casalnuovo ottenendo addirittura i lavori di ristrutturazione dell’abitazione.
    Stamane gli agenti della Squadra Mobile di Napoli e il Commissariato di Acerra hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia a carico di due persone.
    Entrambe gravemente indiziate del reato di tentata estorsione continuata, aggravata dal  metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’organizzazione di stampo camorristico denominata clan Veneruso, operante in Casalnuovo, Volla e zona limitrofe.
    Pizzo su ogni appartamento costruito
    In particolare, le condotte estorsive sarebbero state poste in essere dal mese di settembre 2022 in danno di un imprenditore edile nei confronti del quale, mediante minacce, gli indagati avrebbero preteso il pagamento di tangenti per ogni appartamento costruito dalla vittima nonché l’esecuzione gratuita di lavori presso l’abitazione di uno dei fermati. LEGGI TUTTO

  • in

    Battipaglia, estorsioni agli imprenditori anche in ‘appalto’, 4 arresti

    Estorsioni commesse in proprio o in ‘appalto’ per un altro creditore, aggravate dal metodo mafioso.
    Quattro uomini, di cui due fratelli, sono stati raggiunti questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare emessa del gip di Salerno su richiesta della Procura guidata da Giuseppe Borrelli.
    I carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno eseguito le misure – due in carcere e due domiciliari – nei confronti rispettivamente di Vito De Feo e Carmine Imbimbo e di Vito e Franco Falcone.
    I primi due sarebbero responsabili secondo i magistrati di aver minacciato una coppia per ottenere 550 euro dovuti a un altro creditore e un imprenditore per farsi consegnare del denaro con l’aggravante del metodo mafioso.
    Il solo Vito de Feo deve rispondere delle minacce al titolare di una concessionaria da cui ha ottenuto il pagamento di 15mila euro per conto di una terza persona.
    Infine i due fratelli sono accusati di minacce nei confronti di un proprio debitore da cui hanno ottenuto un’auto e la sottoscrizione di 43 cambiali del valore di 1000 euro l’una e una carta Bancoposta da cui prelevavano le somme accreditate mensilmente dalla vittima oltre al recupero di un debito di gioco da 20mila euro nei confronti di un uomo e i suoi genitori. LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra, prima condanna da boss per Maria Licciardi: 12 anni

    Arriva la prima condanna in veste di capoclan per Maria Licciardi, arrestata dal Ros di Napoli, l’8 agosto del 2021, mentre stava per partire alla volta della Spagna dall’aeroporto romano di Ciampino.
    Il gup Antonio Baldassarre, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, ha inflitto Maria Licciardi a’ piccerella 12 anni e otto mesi di reclusione. La presunta capoclan, ritenuta dalla Dda componente dell’Alleanza di Secondigliano, è stata ritenuta colpevole di essere la guida dell’associazione malavitosa fondata dai fratelli.
    Riconosciute anche numerose estorsioni alcune delle quali però sono state derubricate a violenza privata. Si tratta della seconda condanna inflitta alla Licciardi, che è stata difesa daglio avvocati Bruno Larosa e Edoardo Cardillo: circa vent’anni fa venne condannata a dieci anni di reclusione ma nella veste di affiliata al clan. LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra, continua la faida di Pianura: la risposta contro i Carillo Perfetto

    A poco piu’ di due giorni dal tentativo di uccidere a Napoli Antonio Gaetano, 19 anni, reggente del clan Esposito-Marsicano-Calone, arriva la risposta: una sparatoria dimostrativa o un conflitto a fuoco nel bunker del clan nemico, i Carillo-Perfetto, alle 15 di ieri, in pieno giorno e con una pistola a tamburo.
    In via Jose’ Maria Escriva’ a Pianura un proiettile ha centrato un’auto. La tregua tra i due clan in guerra, eredi dei Pesce-Marfella e dei Mele, sembrava reggere e, invece, il 2 marzo scorso un commando armato dei Carillo-Perfetto, ha compiuto un’azione intimidatoria sotto casa di Antonio Gaetano detto anche ”o biscotto’.
     Pianura dopo il ferimento di Antonio Gaetano arriva la risposta
    Era un avvertimento, ma evidentemente Gaetano ha ignorato la minaccia. Cosi’ la notte di domenica scorsa in due lo hanno seguito fino a Mergellina; mentre era a bordo di una Panda ferma nel traffico della movida con un amico, e’ stato colpito all’addome e alla nuca da uno di due malviventi su uno scooter.
    La prognosi resta riservata, ma si allontana il pericolo di morte. LEGGI TUTTO

  • in

    Sparatoria a Pianura in via Escivà

    Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi nel pomeriggio nel quartiere Pianura a Napoli.
    La Polizia è intervenuta in via Josemaria Escrivà per la segnalazione dell’esplosione di colpi di arma da fuoco, trovando sul selciato diversi bossoli.
    La Polizia ha avviato le indagini sull’accaduto. La stesa è solo l’ennesimo segnale della tensione esistente tra i clan di Pianura che sono in guerra da mesi per il controllo delle attività illecite nel quartiere.
    L’altra notte invece è stato ferito il boss emergente il 19enne Antonio Gaetano mentre era in auto a Mergellina. Il giovane è ancora ricoverato in fin di vita in ospedale. LEGGI TUTTO