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    Processo “cella zero” a Poggioreale: tutti assolti i 12 agenti penitenziari

    “Il fatto non sussiste”: hanno tutti rinunciato alla prescrizione e sono stati tutti assolti gli agenti della polizia penitenziaria coinvolti nel cosiddetto processo sulla “cella zero” nel carcere napoletano di Poggioreale.
    La sentenza riguarda una decina di agenti ai quali venivano contestati abusi e lesioni ai danni dei detenuti. La sentenza è stata pronunciata in mattinata a Napoli, dal giudice Diego Vargas (terza sezione penale).
    I presunti maltrattamenti vennero denunciati da quattro ex detenuti del carcere di Poggioreale tra il 2012 e il 2014. Il processo prese il via nel 2018 e l’introduzione del reato di tortura (che non poteva essere contestato come invece è avvenuto per i fatti di Santa Maria Capua Vetere) è risalente al 2017.
    Il collegio difensivo è stato composto, tra gli altri, dagli avvocati Marcello Severino, Carmine Capasso, Carlo De Stavola, Elisabetta Montano e Marco Monica. LEGGI TUTTO

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    Omicidio di Francesco Pio Maimone, l’avvocato di Valda: “Sembrava si fosse riabilitato”

    Era già stato arrestato ma per spaccio di droga Francesco Pio Valda il 19 enne in carcere da ieri sera con l’accusa di aver ucciso la notte di domenica il giovane di Pianura Francesco Pio Maimone a Mergellina.
    Era minorenne all’epoca dell’arresto insieme con il fratello Luigi e ora stava seguendo un percorso di riabilitazione conclusosi poco tempo fa in maniera positiva. Lo ha spiegato il suo avvocato, Antonio Iavarone.
    “Il fratello Luigi, che ho seguito insieme con Francesco Pio è in carcere per tentato omicidio. A giugno ci sarà l’udienza del processo in abbreviato che lo vede imputato”.
    Il fratello Luigi Valda è in carcere per tentato omicidio
    “Lo Stato ha cercato di recuperare entrambi e per Francesco Pio – precisa l’avvocato Iavarone – sembra fosse cosa fatta. Era stato arrestato insieme con Luigi per spaccio di sostanza stupefacenti. All’epoca era minorenne. Il Tribunale accordò la ‘messa alla prova’ che Francesco Pio riuscì a superare con successo.
    E infatti, – afferma – il reato contestato venne dichiarato estinto. Poi all’alba di lunedì la tragedia. E’ caduto nuovamente nel contesto criminale dal quale sembra fosse uscito”. 
    Ora tutto il percorso di riabilitazione fatto si è interrotto con la grave accusa di omicidio volontario aggravato dalle modalità mafiose. LEGGI TUTTO

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    Francesco Pio Maimone inseguito e ucciso dopo un litigio tra giovanissimi

    Inseguito e ucciso come un boss tra la folla della movida di Mergellina.
    Non è ritenuto appartenente alla criminalità organizzata Francesco Pio Maimone, il 19enne gravemente ferito e morto poi in ospedale la scorsa notte a Napoli. Secondo le prime risultanze investigative della Squadra Mobile di Napoli, coordinata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, il giovane sarebbe rimasto coinvolto – ma non è ancora chiaro in che modo – in un litigio tra giovanissimi per futili motivi, forse scoppiato per uno sguardo di troppo.
    I colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi davanti a un noto chioschetto della zona di Mergellina. La notte dello scorso 12 marzo la zona di Mergellina era stata teatro di un altro fatto di sangue, il ferimento del 19enne Antonio Gaetano, ras emergente del clan Calone-Esposito-Marsicano, colpito più volte mentre si trovava in auto. Molto gravi le ferite riportate: è ancora ricoverato in ospedale.
    La giovane vittima portava le pizze a domicilio a Pianura
    Secondo gli amici Francesco Pio Maimone non aveva legami con i clan della camorra del suo quartiere di Pianura: portava le pizze a domicilio, ha lavorato in una paninoteca ed anche raccolta della spazzatura in alcuni parchi privati.
    “Bisogna capire velocemente cosa stia accadendo. Non è certo la prima volta che la zona degli chalet di Mergellina diventa teatro dei regolamenti di conti tra clan rivali e bande criminali che si contendono il territorio.
    Lì è terra di nessuno, si spara all’impazzata, tra la gente rischiando di colpire chiunque. Avviene da tempo eppure il fenomeno continua ad essere preso sottogamba”. Così il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli commenta l’omicidio di un 18enne avvenuto nella notte e parla di una “è emergenza criminalità” a Mergellina.
    “La città – aggiunge – non può rimanere in balia di camorristi, violenti e criminali, le strade non possono macchiarsi di sangue ogni volta che nascono tensioni negli ambienti malavitosi, cioè quasi sempre.
    Prima o poi ci andrà di mezzo un’anima innocente. Lo Stato è chiamato ad intervenire con energia e intelligenza: occorre indagare, arrestare e condannare ma anche eliminare quelle condizioni per le quali ci sono continui turn-over nel modo delle bande e tentativi di scalate vertici della malavita”. LEGGI TUTTO

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    Camorra, condanne per 130 anni di carcere al clan D’Ausilio

    La Corte di Appello di Napoli (quinta sezione, presidente Ginevra Abbamondi) ha inflitto oltre 130 anni di carcere – tra rideterminazioni delle pene e conferme – nei confronti di 16 imputati ritenuti legati al clan D’Ausilio del quartiere Bagnoli.
    Pene attenuate per esempio nei confronti di Felice d’Ausilio, figlio del capoclan Domenico e fratello di Antonio, in virtù della collaborazione avviata con la giustizia. Stesso discorso anche per l’altro “pentito” Alessandro De Falco.
    Ventiquattro anni di reclusione invece sono stati inflitti, invece, ad Antonio D’Ausilio (difeso dall’avvocato Raffaele Chiummariello) che rispetto alla condanna di primo grado si è visto detrarre due anni.
    Inoltre è stata riconosciuta per Antonio D’Ausilio la continuazione con precedenti sentenze di associazione camorristica ed estorsione, con un conseguente aumento di pena pari a otto anni.
    Confermata l’ergastolo inflitto in primo grado al killer del clan Vittorio Albano ritenuto colpevole dell’omicidio di un parcheggiatore abusivo che si era rifiutato di pagare il pizzo al clan e alla moglie di Antonio D’Ausilio, Grazia Sarnelli (tre anni di reclusione). LEGGI TUTTO

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    Massacro di Ponticelli: le Iene presentano l’inchiesta di Giulio Golia

    Torna domani in prime-time su Italia 1 ‘Le Iene presentano: Inside’ con l’inchiesta di Giulio Golia e Francesca Di Stefano dal titolo ‘Mostri o Innocenti?’, interamente dedicata alla vicenda di cronaca avvenuta il 2 luglio 1983, nota come il ‘massacro di Ponticelli’. Quaranta anni fa Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, due bambine di 7 e 10 anni, furono violentate, torturate, uccise, e infine date alle fiamme. Un delitto efferato e brutale, che sconvolse non solo Napoli ma l’Italia intera e che, dopo due mesi di indagini e tre anni di processi, condannò all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo.
    I tre, appena maggiorenni all’epoca dei fatti, sostennero dal primo momento di essere innocenti. Oggi, dopo aver scontato la pena, continuano a dichiararsi vittime di quello che potrebbe essere “uno dei più clamorosi errori giudiziari del nostro Paese”.
    Un caso, questo, che ha attirato anche l’attenzione della Commissione Parlamentare Antimafia, che di recente ha sollevato parecchi dubbi sulle indagini svolte, portandola a valutare una possibile revisione del processo di condanna. Secondo l’analisi della Commissione, infatti, sulla vicenda potrebbe essere calata l’ombra della criminalità organizzata.
    Con contenuti esclusivi fatti di nuove testimonianze che sembrano ribaltare la narrazione fatta fino a questo momento, interviste a testimoni, inquirenti e documenti inediti in cui la trasmissione è entrata in possesso, Giulio Golia ripercorre le tappe di quanto accaduto, alla luce delle tante domande che non trovano ancora risposta.
    Dalle denunce dei tre imputati nei confronti delle forze dell’ordine all’arresto di alcuni testimoni sentiti a pochi giorni dal duplice omicidio, fino alle eventuali piste alternative che, forse, all’epoca dei fatti, furono ignorate o sottovalutate. LEGGI TUTTO

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    Napoletano uccide ristoratore a Roma e poi si costituisce

    Ha ucciso il titolare dell’Osteria degli Artisti in via Germano Sommeiller 8, nel quartiere Esquilino a Roma e si e’ andato a costituire.
    La vittima è Emanuele Costanza, romano di 41 anni, conosciuto come “chef Manuel Costa”. Cuoco e titolare del ristorante Osteria degli artisti. L’assassino è F. G. di 43 anni e originario di Napoli che ancora con gli abiti insanguinati si è presentato alla polizia dicendo “Abbiamo litigato e gli ho sparato”.
     L’assassino va alla polizia e confessa:”Abbiamo litigato e gli ho sparato”
    Gli agenti delle Volanti hanno raggiunto il luogo indicato trovando il cadavere del ristoratore 41enne romano all’interno della macchina del presunto assassino. La pistola era vicino al corpo esanime. 
    La polizia indaga per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. E’ il secondo omicidio in 48 ore a Roma (mercoledi’ sera e’ stato ucciso un 30enne in via Francesco Selmi) LEGGI TUTTO

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    Colpo ai narcos di Castel Volturno: sequestrati 77 chilogrammi di hashish. Tre arresti

    Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha coordinato una complessa operazione finalizzata al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti che ha consentito di sequestrare circa 77 kg di hashish e di trarre in arresto tre responsabili.L’attività è stata eseguita dai Finanzieri della Compagnia di Mondragone i quali, dopo un’articolata attività info- investigativa svolta grazie alla costante presenza sul territorio, hanno individuato un immobile sito nel Comune di Castel Volturno adibito a vera e propria raffineria di stupefacenti.
    Infatti, le conseguenti attività di perquisizione svolte hanno permesso di riscontrare la presenza di tre uomini, un italiano residente nel Comune di Pozzuoli  e due cittadini extracomunitari provenienti dal Marocco.
    Erano tutti intenti nella preparazione di dosi di stupefacente pronte per essere cedute sul mercato illegale, nonché di rinvenire 77 kg di hashish sfuso e già lavorato, unitamente a materiale per il confezionamento, tra cui un bilancino di precisione, un forno a microonde, un frullatore, una confezione di olio e circa 2.000 bustine di cellophane.
    I tre responsabili sono stati tratti in arresto e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere, tradotti presso la locale Casa Circondariale.
    La sostanza stupefacente rinvenuta, invece, è stata sottoposta a sequestro, posto che, una volta “confezionata” e immessa sul mercato, avrebbe potuto generare guadagni illeciti per circa mezzo milione di euro.
    L’attività della Guardia di Finanza di Mondragone testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle che, anche in ottemperanza di specifiche direttive sul piano tecnico-operativo impartite dalla Prefettura di Caserta ed assunte in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, ha intensificato l’attività di prevenzione e repressione in materia nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti, con il duplice intento di tutelare la salute dei cittadini e debellare una delle principali forme di finanziamento della criminalità organizzata. LEGGI TUTTO

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    Truffe online: conti correnti svuotati via web, sei misure cautelari

    Da una indagine su biglietti clonati per lo stadio, la scoperta di una truffa ‘svuotaconti’ via web.Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, con il supporto di quelli di Napoli hanno eseguito un provvedimento del gip partenopeo di arresto, con il beneficio dei domiciliari, nei confronti di tre persone e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di altre tre persone.
    Truffe sul web, sequestrati beni da 250mila euro
    Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di fare parte di un ampio gruppo attivo sul territorio nazionale dedito alla commissione di numerose frodi informatiche e alla clonazione di strumenti elettronici di pagamento e titoli di accesso. Disposto anche il sequestro preventivo per beni da 250.000 euro.
    Le indagini sono partite a gennaio 2020, dopo il sequestro di alcuni titoli di accesso per un incontro di calcio tenutosi nello stadio Olimpico di Roma, risultati contraffatti, e, successivamente, degli smartphone delle persone individuate come responsabili della commercializzazione dei biglietti.
    Nelle chat online l’organizzazione della rete criminale
    Sono emerse così numerose chat che hanno messo in luce l’esistenza di una più vasta rete, radicata nella provincia di Napoli, per diverse frodi informatiche.
    I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma hanno permesso di tracciare circa 40 episodi di truffa perpetrati dagli indagati nei confronti di ignari clienti di istituti di credito.
    Attraverso evoluti sistemi di clonazione delle carte di credito e delle credenziali per i servizi di internet banking, in particolare, i truffatori si sostituivano al legittimo titolare del rapporto finanziario, trasferendo rapidamente le somme depositate in conti correnti intestati a prestanome.
    Il denaro veniva poi prelevato in contanti, frazionato e inviato con bonifici anche di importo non significativo su numerosi altri conti correnti.
    Gli indagati in primo luogo acquisivano sul dark web informazioni sulle banche presso cui le vittime erano intestatarie di conti correnti, poi sottraevano le informazioni utili a garantirsi l’accesso al loro conto attraverso una telefonata o Sms originati da un numero apparentemente riconducibile all’istituto di credito, segnalando presunte movimentazioni anomale registrate.
    Le somme illecitamente sottratte venivano prelevate in contanti da incaricati della ‘monetizzazione’, i quali a riscontro inviavano agli ideatori della truffa il filmato dell’avvenuta operazione.
    Queste somme venivano poi utilizzate per pagare soggiorni in hotel, residenze di lusso e per l’acquisto di beni preziosi, tra cui orologi di lusso e dispositivi elettronici di ultima tecnologia. LEGGI TUTTO

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    Camorra, il boss Pasquale Manna ucciso per l’affare pompe di benzina

    Appuntamento con l’assassino, il boss Pasquale Manna 58 anni detto “Paqualino”,  reggente del clan Veneruso-Rea di Volla è stato massacrato di proiettili in una pompa di benzina prorpio a Volla.
    ma nonostante le ferite e l’auto crivellata di proiettili ha cercato di trovare soccorso arrivando fino a via Ravioncello altezza civico 120 a Ponticelli. Li la sua Renault Twingo bianca si è fermata vicino al guardrail.
    Chi lo ha ucciso aveva una sola missione: eliminarlo. E così è stato. Non a caso i sicari hanno fatto fuoco con una mitraglietta esplodendo un numero impressionate di colpi. Poi in sella a una moto di grossa cilindrata si sono dileguati nel traffico di Ponticelli facendo perdere le tracce.
    I carabinieri, coordinati dalla Dda di Napoli, che conducono le indagini hanno avviato una seire di perquisizioni ma soprattutto hanno preso visione di tutte le immagini delle telecamere pubbliche e private poste lungo il percorso ma hanno anche analizzato il suo smartphone. Si cerca tra i contatti, le chat e la messaggistica eventuali tracce che possano portare a capire con chi aveva appuntamento.
    Pasqualino mamma era già scampato alla morte nel lontano 1988, in quell’occasione vennero ammazzate due persone, mentre l’allora 24enne Manna rimediò delle ferite all’altezza delle gambe.
    Gli investigatori seguono la traccia dello scontro tra i clan criminali della zona Orientale di Napoli. E’ probabile che la vittima abbia pestato i piedi alle famiglie criminali della zona, in modo particolare negli affari legati al contrabbando di petrolio e alla gestione delle pompe di carburanti e per questo è stata decisa la sua eliminazione. LEGGI TUTTO

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    Vassallo, Fondazione: chi ha organizzato omicidio Angelo presto in carcere

    “Fare luce sulla morte di Angelo Vassallo è un dovere verso la nostra famiglia, ma anche verso le istituzioni tutte della Repubblica italiana.
    Perché uccidere un sindaco, oltre che una ferita profonda inferta ai suoi affetti e alla sua comunità, i cittadini di Pollica (Salerno), è una ferita all’intero Paese e ai suoi rappresentanti”.
    A dirlo sono Dario Vassallo e Massimo Vassallo, fratelli di Angelo Vassallo, rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione intitolata al sindaco pescatore, nel commentare la chiusura dei lavori della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, in particolare relativamente all’omicidio del sindaco Angelo Vassallo avvenuto a Pollica il 5 settembre del 2010. Un lavoro non completato per la fine della legislatura.
    “Questo documento testimonia il lavoro fatto dal comitato costituito all’interno della commissione Antimafia, che ha indagato sull’omicidio di nostro fratello Angelo. Basta leggere quello che è riportato in seconda pagina per capire l’amore e la dedizione dei nostri parlamentari e componenti di questo Comitato.
    Ringraziamo il comitato per il lavoro svolto ma soprattutto per le parole rivolte a noi: “Se si farà luce sui fatti relativi all’omicidio di Angelo Vassallo sarà solo grazie ad una parte delle istituzioni che ha continuato ad indagare, anche laddove sembrava insperabile la scoperta della verità.
    Determinante è stata l’incessante opera di una parte della famiglia che cerca in tutti i modi di mantenere desta l’attenzione sull’azione amministrativa, sulla storia personale e sulla morte di Angelo Vassallo. A Dario e a Massimo Vassallo va riconosciuto lo spirito di chi si trova a navigare in mare aperto tra mille difficoltà”. Infine un appello ai deputati e senatori in carica: “per una volta dimenticate le vostre appartenenze politiche e ricordatevi che quando viene ucciso un sindaco viene ucciso lo Stato.
    La storia di Angelo è un simbolo per tutti i cittadini e i politici italiani. Non può essere arginata o messa all’angolo. È una pagina tragica di tutta la storia della Repubblica”. LEGGI TUTTO

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    Camorra, la Cassazione accoglie con rinvio il ricordo contro il 41bis del boss Gaetano Piccolo

    E’ stato accolto, con rinvio per nuovo esame, il ricorso della difesa del boss di camorra, Gaetano Piccolo di 64 anni, contro il 41bis al quale è sottoposto dal 2007 e la misura del ‘carcere duro’ è stata rinnovata alla fine del 2022 dal Guardasigilli.
    Lo ha deciso la Prima sezione penale della Cassazione – al termine della camera di consiglio di ieri – che deve ancora depositare le motivazioni del suo verdetto. Adesso il caso dovrà essere rivalutato dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, in seguito all’accoglimento del ricorso del difensore di Piccolo, l’avvocato Mariano Omarto che ha evidenziato due provvedimenti giudiziari, a suo avviso, a sostegno della revoca del 41bis.
    Il primo è il decreto di confisca emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico dei familiari di Luigi Trombetta, altro elemento apicale dei ‘Belforte’ – clan di appartenenza di Piccolo – nel quale si sottolineava che il “clan è dissolto e non esiste più nemmeno a livello di manovalanza”.
    Conclusione condivisa anche dall’Ottava sezione della Corte di Appello di Napoli, con un provvedimento anch’esso allegato al ricorso in Cassazione per la revoca del 41bis di Piccolo. Entrambe le pronunce dei giudici di merito riprendevano le tante sentenze a carico di boss e gregari dei ‘Belforte’ nelle quali si afferma che il clan è ormai scompaginato.
    In attesa della rivalutazione della sua richiesta, Piccolo continuerà a rimanere al 41bis. La Cassazione di norma ha circa un mese per depositare le motivazioni della sue decisioni e il Tribunale di Sorveglianza di Roma, in diversa composizione, dovrà tenere conto delle indicazioni degli ‘ermellini’ . LEGGI TUTTO

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    Angela Celentano, i familiari: “Non ci arrenderemo”

    La delusione per una speranza vanificata dall’esito negativo del dna sulla ragazza sudamericana non cancella la determinazione della famiglia Celentano nel voler venire a capo del giallo della loro piccola scomparsa 27 anni fa: “Continueremo nelle nostre ricerche – ripete il padre Catello – e qualunque altra segnalazione meritevole di approfondimento verrà percorsa”.
    Con la moglie Maria e le figlie Rossana e Naomi il signor Catello ringrazia “quanti hanno contribuito nelle segnalazioni”. “Noi – aggiungono – non smettiamo di sperare di poter riabbracciare la nostra amata figlia”. LEGGI TUTTO