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    Camorra lo scontro tra gli Iadonisi e i Troncone dietro la sparatoria di via Leopardi

    C’è lo scontro in atto tra il gruppo degli Iadonisi del Rione Lauro e i Troncone di Fuorigrotta dietro la sparatoria con scene da Far West del tardo pomeriggio di ieri in via Leopardi.PUBBLICITA

    Polizia e carabinieri sono al lavoro da ieri per ricostruire quanto accaduto e hanno preso visione delle numerose immagini delle tante telecamere pubbliche e private posto sia sul luogo della sparatoria sia lungo la via di fuga.

    Punti Chiave ArticoloTutto è iniziato in via Consalvo, dove una Honda Sh nera con a bordo due uomini ha incrociato un’altra motocicletta, di tipo e colore ancora ignoti, con altre due persone in sella. Tra i quattro, appartenenti a due clan rivali, c’è stata una discussione degenerata rapidamente in una sparatoria. Ancora non è chiaro quale dei due mezzi si sia poi dato alla fuga a tutta velocità verso via Leopardi, dove all’altezza del civico 80 si è verificata una seconda sparatoria, anche questa senza feriti.
    nel frattempo in zona si trovava una volante della polizia che sentito il fragore degli spari si è posta all’inseguimento ma il traffico ha consentito ai motociclisti pistoleri di dileguarsi. Sul luogo sono stati trovati tre bossoli calibro 7,65.  Polizia e carabinieri hanno avviato le indagini per ricostruire l’accaduto e identificare i responsabili. L’episodio è avvenuto nel quartiere di Fuorigrotta, una zona già da tempo teatro di scontri tra i clan Troncone e Esposito-Iadonisi.
    Si ipotizza che la sparatoria sia l’ennesimo capitolo di questa sanguinosa faida, alimentata dalla lotta per il controllo del racket delle estorsioni ai parcheggiatori abusivi e alle bancarelle attorno allo stadio Maradona, che con il nuovo entusiasmo con l’arrivo di Conte sulla panchina del Napoli di sicuro porterà introiti superiori a quelli dello scorso anno.  Il controllo del territorio di Fuorigrotta attorno allo stadio motivo dello scontro Ma più in generale, per il controllo delle piazze di spaccio sul territorio, il riciclaggio nelle attività del food and beverage, del divertimento. E’ stato solo un caso che ieri non sia scappata qualche vittima innocente come quando il 4 aprile scorso, in piazza Italia, una donna, Luisa Mangiapia, è stata ferita per errore durante un’altra sparatoria tra clan. Ancora una volta, gli inquirenti si trovano ad affrontare l’incubo della criminalità organizzata che semina terrore tra la popolazione civile. La caccia ai responsabili è in corso, ma la strada per sconfiggere la camorra e riportare la sicurezza a Napoli appare ancora lunga e in salita. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, sparatoria in via Leopardi a Fuorigrotta nel regno dei Troncone

    Napoli. Poco prima delle 19,30 di stasera c’é stata l’esplosione di colpi d’arma da fuoco in via Leopardi, all’altezza del civico 80.PUBBLICITA

    Sul posto si trovano i carabinieri di Bagnoli che hanno rinvenuto dei bossoli. La segnalazione sugli spari è giunta presumibilmente da testimoni presenti nella zona al momento dell’accaduto.

    L’attenzione immediata delle autorità ha portato i carabinieri a intervenire prontamente sul luogo indicato, confermando la presenza dei bossoli sul selciato.
    Da una prima ricostruzione sembra che alcune persone in sella di due scooter si siano inseguite, sparando alcuni proiettili.

    L’area è stata isolata per permettere agli investigatori di eseguire tutti i rilievi del caso e di raccogliere ulteriori elementi d’indagine.
    La zona in questione è sotto l’influenza del clan Troncone da oltre un anno fin ito nel mirino delle cosche avversarie con una serie di attentati e ferimenti.
    Due volte il boss Vitale Troncone è stato ferito e in altre circostanze ci sono state stese verso la sua abitazione.

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    Far West sulla statale 16 assalto a portavalori, colpi di pistola e auto incendiate

    Scene da film western  questa mattina sulla Statale 16, nel tratto che collega San Pietro Vernotico a Torchiarolo, al confine tra le province di Lecce e Brindisi.PUBBLICITA

    Un portavalori è stato assaltato da un commando di malviventi che hanno esploso colpi di arma da fuoco e incendiato diverse autovetture in entrambi i sensi di marcia, seminando il panico tra i numerosi automobilisti che in quel momento si trovavano sulla trafficata arteria, una delle principali vie di comunicazione per i turisti che affollano la Puglia in estate.

    L’assalto è avvenuto  all’altezza di Torchiarolo. Secondo le prime ricostruzioni, i malviventi, a bordo di auto, hanno speronato il furgone portavalori e poi hanno aperto il fuoco contro le guardie giurate. Nonostante la sparatoria, nessuno dei vigilanti è rimasto ferito.

    Nel tentativo di ostacolare l’intervento delle forze dell’ordine, i banditi hanno poi dato fuoco a diverse autovetture e a un furgone, creando un vero e proprio inferno di fuoco sulla statale. Le fiamme e la paura hanno spinto molti automobilisti ad abbandonare le proprie auto e a mettersi in fuga a piedi.
    Al momento, la Statale 613 è chiusa al traffico in entrambe le direzioni, con lunghe code che si sono formate in entrambi i sensi di marcia. Sul posto stanno operando numerose pattuglie di carabinieri, polizia e guardia di finanza per i rilievi, la gestione della viabilità e la caccia ai responsabili.
    Le forze dell’ordine stanno conducendo serrate indagini per identificare i malviventi e ricostruire la dinamica esatta dell’accaduto.

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    Benevento choc, decapitato nel sonno dal fratello: ha lanciato la testa dal balcone

    Un efferato delitto si è consumato ieri sera a Pannarano, in provincia di Benevento. Un uomo di 57 anni, Benito Miarelli, ha ucciso il fratello maggiore, Annibale, di 70 anni, e dopo avergli reciso la testa, l’ha lanciata dal balcone della loro abitazione.PUBBLICITA

    Secondo le prime ricostruzioni dei Carabinieri, i due fratelli, che vivevano insieme in via Piano, avevano avuto una lite poco prima del delitto per motivi ancora da accertare.

    Approfittando del sonno del fratello maggiore, Benito lo ha aggredito con un’arma da taglio, uccidendolo e decapitandolo.
    I Carabinieri, allertati dai vicini di casa, giunti sul posto hanno trovato il corpo senza vita di Annibale Miarelli ancora sul letto.

    L’assassino, invece, si trovava in stato di shock in casa. Interrogato dai militari e dal magistrato, ha confessato il delitto e successivamente è stato arrestato e portato in carcere.
    Resta ancora da chiarire il movente che ha spinto Benito Miarelli a compiere questo gesto agghiacciante. Le indagini dei Carabinieri sono in corso per fare luce sull’accaduto.
    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Giugliano, giovani rapinatori assaltano supermercato: arrestati. Uno è minorenne

    Giugliano. Ieri sera, un supermercato in via Mugnano a Giugliano è stato teatro di una rapina a mano armata. I Carabinieri, grazie a una rapida e coordinata azione, sono riusciti ad arrestare i due responsabili poco dopo il colpo.PUBBLICITA

    Erano circa le 20:00 quando due giovani, a volto coperto e con fucili in pugno, hanno fatto irruzione nel supermercato. Minacciando il cassiere, si sono fatti consegnare circa 450 euro in contanti e poi sono fuggiti a bordo di un’auto rubata.

    Punti Chiave ArticoloImmediatamente allertate, le pattuglie dei Carabinieri della sezione operativa di Marano sono intervenute sul posto. Grazie alla descrizione fornita dal cassiere e alle immagini delle telecamere di sicurezza, i militari hanno individuato l’auto dei rapinatori e li hanno intercettati mentre tentavano la fuga. Arresto e recupero della refurtiva I due giovani, un 22enne e un 17enne entrambi incensurati, non hanno potuto opporre resistenza e si sono arresi ai Carabinieri. I militari hanno recuperato circa 450 euro di refurtiva e le armi utilizzate per la rapina.
    I due arrestati sono stati accusati di rapina aggravata. Il 22enne è stato portato nel carcere di Poggioreale, mentre il minorenne è stato condotto al centro di prima accoglienza dei colli Aminei. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Quartieri Spagnoli nuova stesa contro la casa di Pietro Savio: è la risposta al ferimento di Saltalamacchia?

    Nuova notte di spari ai Quartieri Spagnoli: è l’obiettivo è sempre lo stesso Pietro Savio, figlio dello storico boss dei Quartieri Spagnoli Mario detto ‘o bellillo. Si tratta di una ritorsione o rientra nella nuova guerra tra le giovani leve dei clan?PUBBLICITA

    Non si placa dunque la tensione ai Quartieri Spagnoli. Nella notte di martedì diverse colpi di arma da fuoco sono stati esplosi in piazzetta Montecalvario, alimentando i dubbi degli investigatori su una semplice escalation di faide tra piccoli criminali. Dietro la “stesa” potrebbe esserci ben altro, forse una lotta per il controllo dei traffici di droga.

    Punti Chiave ArticoloPietro Savio era stato ferito alle gambe nella notte tra il 16 e 17 giugno scorso in vico Canale a Taverna Penta, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. E prima ancora la stessa abitazione colpito la notte scorsa era stata centrata da altri proiettili il 25 marzo. Un segnale mirato e ben preciso? L’episodio segue il ferimento di Nunzio Saltalamacchia avvenuto il 28 giugno scorso. Ieri sera, i proiettili hanno colpito proprio la zona dove si trovava Saltalamacchia poco prima dell’agguato. Non ci sono stati feriti, ma il messaggio intimidatorio è chiaro.
     Una risposta al ferimento del giovane Nunzio Saltalamacchia? Le forze dell’ordine non escludono che lo sparo sia una risposta al ferimento del cugino del boss Eduardo Saltalamacchia. Altra ipotesi è che si tratti di strategie camorristiche spontanee, tipiche dei periodi in cui i capi storici sono in carcere. Gli agenti del commissariato di zona e della Squadra Mobile stanno indagando sull’accaduto. I cinque bossoli di proiettili recuperati sul luogo del delitto e l’assenza di feriti o danni a persone o cose supportano la tesi di un’azione dimostrativa. Secondo gli investigatori, i fatti di cronaca nera degli ultimi 15 giorni ai Quartieri Spagnoli non sono collegati. I ferimenti di Pietro Savio e di un 17enne in vico San Liborio sarebbero dovuti a liti degenerate, mentre dietro l’agguato ai Banchi Nuovi con il ferimento di Saltalamacchia e del pizzaiolo incensurato Alessio Bianco potrebbe esserci la mano di un clan.
    L’arresto dei capi dei clan Esposito, Masiello e Saltalamacchia nell’operazione “clan a tre teste” dello scorso anno ha creato un vuoto di potere che ha innescato una faida tra giovani ras emergenti. Le forze dell’ordine sono al lavoro per stroncare la violenza e riportare la legalità ai Quartieri Spagnoli. L’operazione contro il “clan a tre teste”, raccontata nei mesi scorsi nelle cronache di Napoli, è stata un duro colpo, ma la strada per sconfiggere la camorra è ancora lunga. (nella foto da sinistra Pietro Savio e Nunzio Saltalamacchia) Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Caserta sventato un attentato dinamitardo, 135mila ordigni sequestrati e 4 arresti

    I Carabinieri di Caserta hanno sventato un possibile attentato dinamitardi sequestrando oltre 135mila ordigni esplosivi e arrestando 4 persone.PUBBLICITA

    L’operazione è avvenuta nella notte scorsa durante un controllo in un immobile in costruzione a Francolise. I militari hanno sorpreso quattro persone in flagrante mentre confezionavano ordigni esplosivi di vario tipo, tra cui anche IED (Improvised Explosive Device), progettati per attentati dinamitardi.

    Oltre agli ordigni, sono stati sequestrati anche 8.000 kg di polveri da sparo per un valore commerciale stimato superiore ai 2 milioni di euro. Il materiale pirotecnico era di tipo improvvisato e privo di qualsiasi autorizzazione e sistema di sicurezza.
    Tra le sostanze esplosive sequestrate, c’erano anche quelle ad alto potenziale come tritolo, T4 e pentrite, in grado di provocare un elevatissimo effetto dirompente e distruttivo.

    Vista la pericolosità del materiale, è intervenuto il Nucleo Artificieri Antisabotaggio di Napoli per catalogare e mettere in sicurezza gli ordigni.
    Le quattro persone arrestate sono accusate di detenzione illegale di esplosivo. Il sito è stato posto sotto sequestro e vigilato dai Carabinieri in attesa del completamento delle attività di catalogazione e del trasferimento del materiale in un luogo sicuro.
    L’operazione dei Carabinieri ha scongiurato un grave pericolo per la pubblica sicurezza e ha portato alla luce un’organizzazione criminale dedita alla produzione e vendita di ordigni esplosivi.

    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Camorra scatenata a Casavatore: stesa al corso Europa

    Casavatore. Camorra scatenata: esplosi 15 di colpi di pistola. Non si arresta l’ondata criminale.PUBBLICITA

    Lunedì sera, su Corso Europa, sono stati esplosi da uomini presumibilmente in sella ad alcune moto, almeno 15 colpi di pistola. Sul posto è intervenuta la Polizia locale che ha repertato i bossoli e inviato apposita relazione in Procura.

    Punti Chiave ArticoloMentre le indagini sono tuttora in corso. Dopo un periodo di calma apparente, i clan tornano a far sentire la loro presenza con stese e caroselli di uomini in moto e in auto di grossa cilindrata come ad Arzano “gemellata”, a quanto pare sul fronte criminale, al clan Ferone di Casavatore che, nel 2017, ha determinato anche lo scioglimento per mafia del comune. Il clan Ferone torna a far sentire la sua forza intimidatrice Secondo una prima ricostruzione investigativa, verso le 22,30, sul centralissimo corso Europa, uomini in sella ad alcune moto, hanno esploso almeno 15 colpi d’arma da fuoco in aria per poi dileguarsi e far perdere le proprie tracce.
    La scena si sarebbe consumata in pochi minuti tra il fuggi fuggi generale della gente a quell’ora ancora in strada. Una situazione che si somma alla già delicata vicenda della festa dei Gigli che ha registrato nei giorni scorsi il blitz congiunto di Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia locale. Ovviamente le due cose non sono collegate, ma anche questa situazione rischia di diventare incandescente. P.B.
    Leggi AncheSiamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO

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    Il summit a casa di Patrizio Bosti nei 5 giorni di libertà e la decisione di uccidere Salvatore Barile

    Patrizio Bosti, per un errore di calcolo nella determinazione del cumulo di pene, fu scarcerato in data 11 maggio 2020.PUBBLICITA

    Trascorre 5 giorni in libertà, per poi essere nuovamente arrestato il 16 maggioPunti Chiave Articolo2020. In questo frangente, rientrato a Napoli, riprendeva immediatamente le redini del clan, come attestato dalla intercettazioni, e convocava immediatamente i suoi più fidati accoliti.
    In quella stessa data conferì il ruolo di suo “nuovo” luogotenente a Migliaccio Antonio, figlio del più noto Migliaccio Giovanni, affiliato al clan Contini e all’epoca detenuto. Tutto ciò emerge dalle conversazioni intercettate sulla utenza in uso a OlivaAnnunziata, madre di Migliaccio Antonio, nonché dalle intercettazioni registrate in carcere durante i colloqui tra il detenuto Giovanni Migliaccio e i familiari.
     L’investitura a boss di Antonio Migliaccio Le conversazioni sono contenute nelle quasi 900 pagine dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip Antonio Santoro, che ha colpito lo stesso boss Patrizio Bosti alla vigilia di una nuova e imminente scarcerazione, i figli Ettore e Flora e il genero Luca Esposito.
    In quella data infatti Bosti decideva una totale inversione delle linee strategiche dell’associazione, fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa col cartello contrapposto dei Mazzarella, convocando un esponente apicale di quest’ultimo sodalizio, Salvatore Barile , detto Totoriello, con l’intenzione — emersa circa 2 anni dopo dalle intercettazioni ambientali effettuate a casa di Mazzarella Ciro di ucciderlo. Il tutto all’insaputa degli allora reggenti del clan, ovvero Botta Carmine e De Luca Gennaro, dei quali evidentemente non condivideva la gestione, tanto vero che Bosti, rientrato sul territorio, non lì convoca davanti a sé, così confermandosi l’ipotesi che egli volesse investire del ruolo di suo luogotenente Migliaccio Antonio.
    E’ verosimile che alla base di tale scelta strategica vi fosse il malcontento del boss Patrizio Bosti in ordine alla gestione delle casse del clan: ed infatti, come emergerà dai colloqui seguiti al suo successivo arresto e dalle dichiarazioni di Luca Esposito, egli aveva trovato un “buco” nelle casse del clan di diversi milioni di euro. Bosti si informò anche della gestione di territori storicamente sotto il controllodell’Alleanza di Secondigliano, come Giugliano in Campania, dove è da anniegemone il clan Mallardo, confederato nel cartello criminale. Anche questo scrive il gip: “Lo si ricava dalle intercettazioni effettuate presso il domicilio di Lìcciardi Maria, (all’epoca ancora libera e al vertice del clan Licciardi) dalle quali emergeva che, nel breve periodo di libertà, Patrizio Bosti aveva incontrato Comite Oreste, affiliato al clan Mallardo, per essere ragguagliato sulla attuale situazione criminale di Giugliano e che, in quella sede, il Bosti aveva riconosciuto al Comite la piena intraneità al sodalizio (“Disse Lui “o Mellò …incomp… disse “Tu sei la famiglia, Ok?” .(ndr. A bassa voce)…”. Poi sempre su richiesta di Patrizio Bosti, Oreste Comite aveva fissato un incontro con Amicone Giuliano, allora reggente del clan Mallardo, verosimilmente per informarsi sulla gestione del medesimo, incontro, poi, non avvenuto a seguito del nuovo arresto del Bosti. L’immediata risposta dei suoi sodali alla sua “convocazione”, la fibrillazioneregistrata nelle conversazioni telefoniche per il suo rientro a Napoli, I’investitura, nel contesto di una nuova strategia, di Migliaccio Antonio quale suo luogotenente, la preoccupazione suscitata tra i suoi avversari del clan Mazzarella per l’imminente definitiva scarcerazione, all’epoca prevista per la fine di giugno 2022. Ci cono agli atti conversazioni ambientali tra Barile Salvatore e Mazzarella Ciro, nelle quali, intuita la volontà di Bosti Patrizio di uccidere il primo, i due si preparano alla “guerra” con l’Alleanza di Secondigliano, passando in rassegna gli affiliati da coinvolgere e facendo il punto sull‘assetto attuale del cartello criminale e sulla possibilità di reperire armi), l’interesse mostrato per gli assetti criminali sul territorio di pertinenza, a Napoli e in provincia, E il gip scrive: “Queste fibrillazioni indicano inequivocabilmente che Patrizio Bosti è, nonostante la detenzione in regime speciale, ancora tenacemente al centro della scena criminale partenopea, che è ancora un personaggio dalla caratura criminale di primissimo piano, in grado, ove scarcerato, di tornare immediatamente al comando del cartello da lui diretto”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, rapine a raffica in Tangenziale: tra le vittime anche il gruppo de “I Desideri”

    Punti Chiave ArticoloNapoli.Un pomeriggio di terrore sulla Tangenziale di Napoli, dove una serie di rapine a mano armata ha colpito gli automobilisti incolonnati nel traffico.PUBBLICITA

    Secondo le testimonianze raccolte dal deputato Francesco Emilio Borrelli, almeno quattro persone a bordo di due potenti moto avrebbero messo a segno diversi colpi, tra cui uno ai danni dei noti cantanti neomelodici “I Desideri”, che si stavano recando al concerto di Nino D’Angelo allo Stadio Maradona.
    I rapinatori, armati di pistola e descritti come giovani, forse addirittura minorenni, hanno sottratto alle vittime orologi, denaro, carte di credito, gioielli e smartphone. Il bottino complessivo è ancora da quantificare.
    L’episodio ha provocato forte allarme e indignazione. Il deputato Borrelli ha denunciato la situazione chiedendo una risposta dura da parte delle forze dell’ordine: “Questi rapinatori senza scrupoli vanno individuati e puniti severamente.
    Chiedo che ci sia un’indagine celere da parte delle forze dell’ordine che, grazie all’ausilio delle telecamere, devono riuscire ad assicurare alla giustizia questi criminali che sono oramai scatenati. L’ira del deputato Borrelli: serve una risposta ferma Furti, rapine e violenze si consumano ad ogni ora e in ogni quartiere, non esistono zone franche, immuni dalla deriva criminale che si sta mangiando la città. È necessaria una risposta durissima per riaffermare e ripristinare legge e legalità”.
    Le forze dell’ordine stanno indagando per identificare i responsabili e assicurarli alla giustizia. Le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti in zona potrebbero essere utili per le indagini. L’episodio rappresenta l’ennesimo atto di violenza che colpisce la città di Napoli, alimentando il clima di insicurezza tra i cittadini. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Napoli, colpi di mitra a Secondigliano contro la macelleria in cui lavora il ras Gennaro Casaburi

    Notte di paura a Secondigliano dove un commandom l’altra notte ha esploso numerosi colpi con un ficile d’assalto contro la macelleria Michelini dove lavora il ras Gennaro Casaburi.PUBBLICITA

    Si tratta dell’ennesimo captolo di una lunga storia di minacce e di attentati che vede come protagonista il 46enne ras di Secondigliano legato ai clan Marino.

    La stesa intimidatoria contro la macellaria di corso Secondigliano 75 è stata scoperta ieri mattina dal titolare che ha avvertito la polizia. Dai rilievi è emersa la potenza di fuoco che il commando ha utilizzato per lanciare il messaggio di piomno.
    l’uomo è stato sentito a sommarie informazioni e ha riferito di non aver ricevuroi mai minacce ne richieste estersive. E subito l’attenzione degli investigatori si è rivolta verso quel suo dipendente “scomodo”. I

    Il ras Gennaro Casaburi detto o’ tramonto e che abita a pochi metri di distanza pur essendo agli arresti domiciliari era stato autorizzato a lavorare presso la macelleria.

    La pista porta al gruppo Maione del Perrone, con cui Gennaro Casaburi era già entrato in conflitto: nel 2020 era sopravvissuto a un agguato e per quel tentato omicidio furono arrestati l’emergente ras Vincenzo Maione e alcuni suoi fedelissimi.
    Ma il 18 febbraio del 2021 Casaburi aveva cercato vendetta per l’agguato subito scatenando una notte di violenze culminate in un ferimento. Poi una serie di minacce al padre di Vincenzo Maione. E infine in due occasioni, avrebbe sequestrato dipendenti di un bar per recapitare minacce di morte alla vittima.

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    Napoli, il papà del pizzaiolo ferito a Santa Chiara: “Mio figlio estraneo, ha sempre lavorato”

    È disperato Ciro Bianco, il padre di Alessio, il giovane ferito mercoledì notte in pieno centro e che ora sta lottando tra la vita e la morte all’ospedale Vecchio Pellegrini.PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloIl giovane era con Nunzio Saltalmacchia (vero obiettivo dell’agguato) e altri amici quando è comparso un likker che ha fatto fuoco colpendolo all’addome e riducendolo in fin di vita.

    Tra le lacrime, Ciro racconta la storia di suo figlio, sperando in una pronta guarigione per il ragazzo. “Mio figlio ha sempre lavorato, da quando era piccolo”, racconta Ciro. Alessio ha iniziato la sua carriera in una salumeria e, nonostante le difficoltà causate dall’emergenza Covid, non si è mai arreso. Dopo aver perso il suo primo lavoro, da due anni Alessio lavora come aiuto pizzaiolo in un ristorante di piazza San Gaetano.
    Un ragazzo senza problemi con la giustizia Ciro ci tiene a sottolineare che Alessio non ha mai avuto problemi con la giustizia, né con la droga né con altre questioni. “Alessio non ha mai avuto problemi con la giustizia, né droga, né altro di altra natura”, afferma il padre con convinzione, aggiungendo un ulteriore livello di incomprensione circa ciò che è accaduto quella notte.
    Il padre, ancora scosso, racconta di non sapere nulla di quanto accaduto. “Alessio era tornato dal lavoro ieri sera ed era uscito poco dopo. Si era concesso una serata libera perché questa mattina non aveva il turno a lavoro”, racconta Ciro. Poi, improvvisamente, la telefonata nel cuore della notte ha cambiato tutto: “Attorno alle 2 ci hanno chiamato per dirci che era stato ricoverato in ospedale perché ferito. Ora spero solo che possa rimettersi presto”.
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