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    Napoli, arrestato il complice del rapinatore che ferì l’ingegnere

    Napoli. E’ stato arrestato anche il secondo rapinatore che la sera del 29 marzo 2023 partecipò al tentato omicidio di un ingegnere che stava rifornendo di carburante il suo scooter in via Reggia di Portici.
    All’alba di oggi infatti carabinieri e Polizia di Stato, su delega della Procura di Napoli, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, nei confronti di un ventenne originario del quartiere Ponticelli.
    Era in compagnia del 17enne che fece fuoco contro l’ingegnere che reagì al tentativo di rapina, e che era stato arrestato nel settembre scorso.
    Lui guidava lo scooter ma risponde di complicità in tentato omicidio aggravato, tentata rapina aggravata, porto abusivo di arma da fuoco in luogo pubblico e ricettazione. LEGGI TUTTO

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    Quartieri Spagnoli, arrestato il figlio del boss Ciro Mariano

    E’ Raffaele Mariano, figlio del boss Ciro Mariano capo dei “Picuozzi” dei Quartieri Spagnoli, l’uomo arrestato dalla polizia ieri subito dopo aver rapinato due ragazzi.
    Durante un servizio di controllo del territorio, i poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura di Napoli hanno intercettato il 48enne che stava compiendo una rapina ai danni di due giovani nella zona dei Quartieri Spagnoli più vicina a via Toledo. Il rapinatore, è stato bloccato e arrestato mentre tentava di fuggire.
    La polizia ha notato l’uomo brandire un coltello contro alcuni ragazzi e, una volta individuato, ha tentato di allontanarsi rapidamente a piedi. Dopo un breve inseguimento, i poliziotti sono riusciti a bloccarlo e a privarlo del coltello utilizzato per la rapina.
    In possesso del rapinatore sono stati trovati un telefono cellulare e 20 euro, provenienti dalla rapina appena compiuta. In base a ciò, il 48enne napoletano è stato arrestato con l’accusa di rapina aggravata.
    Raffaele Mariano, coinvolto in precedenti episodi criminali, è stato nuovamente arrestato in seguito a questo tentativo di rapina. La sua attività criminale risale almeno al 5 luglio 2020, quando è stato fermato per il possesso di una pistola giocattolo modificata.
     Il boss Ciro Mariano è tornato in carcere di recente
    La polizia ha inoltre confermato il suo coinvolgimento in attività legate alla camorra, pur non essendo mai stato condannato per tali reati. Suo padre Ciro è tornato in carcere di recente per una nuova condanna definitiva. LEGGI TUTTO

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    Baiano, due fermati per l’omicidio di Felice Lippiello

    I Carabinieri del Comando provinciale di Avellino hanno fermato due persone per l’omicidio di Felice Lippiello, 54enne ucciso a Baiano  lo scorso 9 febbraio.
    Si tratta di un 47enne e di un 19enne, raggiunti da un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso nei loro confronti dal pm della Procura di Avellino. Il fermo è stato eseguito questa mattina.
    Il corpo di Lippiello era stato trovato nella tarda serata del 9 febbraio all’interno di un cortile condominiale a Baiano con una profonda ferita da arma da taglio alla gamba sinistra. Nonostante i tentativi di rianimazione da parte del personale del 118, l’uomo è deceduto per arresto cardiocircolatorio nel tragitto verso l’ospedale di Nola.
    Le indagini dei Carabinieri, coordinate dalla Procura di Avellino, hanno portato all’identificazione dei due presunti autori dell’omicidio.
    Resta da chiarire il movente dell’omicidio
    Il movente del delitto è ancora da chiarire, ma gli investigatori ipotizzano che possa essere riconducibile a un regolamento di conti.
    I due fermati sono stati condotti in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria. LEGGI TUTTO

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    Qualiano, arrestato il pusher “manager”

    Nella notte scorsa, i carabinieri della stazione di Qualiano hanno arrestato un minorenne di 17 anni, che nonostante la giovane età mostrava un modus operandi e un’organizzazione tipica di un pusher navigato, anzi un vero e proprio manager in erba dello spaccio.
    Durante un’operazione nel centro cittadino, i militari hanno sorpreso il giovane mentre cedeva una dose di hashish a un cliente con estrema tranquillità. Fermato e perquisito, è emerso che il ragazzo aveva in suo possesso altre 5 dosi di hashish e 6 dosi di cocaina, oltre a 45 euro ritenuti provento del reato.
    La perquisizione è stata estesa alla sua abitazione, dove sono stati rinvenuti e sequestrati un coltello impregnato di sostanza stupefacente, un bilancino di precisione, 2 pistole a salve prive del tappo rosso e 2 telefoni cellulari probabilmente utilizzati per il traffico di droga.
    Durante la ricerca, i carabinieri hanno trovato anche documenti che rappresentavano la contabilità dell’attività di spaccio.
    In casa gli appunti con obiettivi economici da raggiungere con lo spaccio
    Questi fogli, sebbene contenessero poche parole e numeri, riflettevano l’organizzazione dell’”azienda” con obiettivi chiari da raggiungere, quasi come se si trattasse di una vera e propria società a responsabilità limitata (S.r.l.).
    Il minorenne è stato trasferito al centro di prima accoglienza dei Colli Aminei. LEGGI TUTTO

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    Camorra, blitz contro il nuovo clan dell’Agro nocerino: decine di arresti

    Operazione contro la Camorra e in particolare contro il nuovo clan dell’Agro nocerino con ramificazioni anche in provincia di Napoli.
    Un’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore su richiesta della procura di Salerno.
    L’azione è stata diretta nei confronti dei membri di un’associazione a delinquere di tipo camorristico, operante nell’agro nocerino sarnese e nella provincia di Napoli.
    Sono decine gli affiliati e boss finiti in carcere accusati di traffico di droga ed estorsioni a commercianti e imprenditori.
    In azione un centinaio di carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiori con la collaborazione del nucleo elicotteristi di Pontecagnano LEGGI TUTTO

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    Caivano, il boss Pezzella aveva un bunker anti intercettazioni. Tutti i nomi degli arrestati

    Teneva i summit di camorra lontano da occhi indiscreti e da eventuali visite “indesiderate” da parte delle forze dell’ordine il boss Francesco Pezzella detto pane e’ ran.Si era infatti fatto costruire una sorta di bunker  anti intrusioni e  anti intercettazioni ricavato dal suo scantinato. E lo aveva fatto foderare di alluminio, senza luce e illuminato con le torce. E nonostante sia detenuto aveva preso il comando anche della zona di Caivano approfittando degli arresti degli ultimi tempi.
    Secondo Pasquale Cristiano, ex boss di Arzano diventato collaboratore di giustizia. Secondo le testimonianze dei pentiti, Pezzella temeva di essere intercettato e vietava ai suoi uomini di pronunciare il suo nome, utilizzando un gesto – toccarsi il mento – per indicare la sua presenza.
    Cristiano ha anche raccontato che sia stato lui a ordinare l’omicidio di tre persone ritenute colpevoli dell’assassinio del suo fratello Mario, nonché di aver richiesto il “pizzo” senza il suo consenso.
    Ordinò l’omicidio di tre persone responsabili dell’assassinio del fratello Mario
    Legato al clan Moccia aveva comandato sempre le attività illecite nei comuni Cardito, Carditello, Frattaminore, Frattamaggiore mentre su Caivano aveva solo il controllo del racket delle estorsioni. Mentre al clan Sautto Ciccarelli era stato datoi il compito della gestione del lucroso traffico di droga in maniera particola quella del Parco Verde.
    Pezzella aveva anche un suo fidatissimo numero due: si tratta di Pasquale Landolfo che controllava appunti gli affari del boss in carcere. L’operazione anti camorra di oggi, coordinata dalla Dda di Napoli ed eseguita dai carabinieri, ha svelato anche i motivi degli attentati, ordinati da Pezzella, nei confronti di don Maurizio Patriciello e del comandante della polizia municipale Biagio Chiarello.
     Sui disposizione del gip sAntonio Santoro del Tribunale di Napoli, sono finiti in carcere:
    Pasquale Landolfo, 41 anni; Pasquale Pezzella, 64 anni; Pasquale Lucaioli, 33 anni; Pasquale Battista, 37 anni; Maurizio Parolisi, 47 anni; Giovanni e Ciro Ciccarelli, 52 e 29 anni; Mario Pellino, 55 anni; Michele Leodato, 54 anni; Gennaro Ercolanese, 26 anni e Massimo Landolfo, 20 anni. Divieto di dimora invece per Carmela Cimmino, 60 anni e Carmela Landolfo, 22 anni.
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    Arrestato a Malta il genero di Totò Riina: faceva l’autista. Era latitante

    Antonio Ciavarello, genero del defunto boss mafioso Totò Riina, è stato arrestato a Malta il giorno dopo il suo 50esimo compleanno. L’uomo, ricercato in Italia per scontare una condanna per frode, viveva a Mosta, una delle maggiori città dell’isola, dove lavorava come autista in una società di costruzioni.
    Ciavarello era stato condannato a due anni di carcere e al pagamento di una multa di 100 mila euro per una frode, e ad altri otto mesi di reclusione per un’altra condanna. Nei suoi confronti era stato emesso un mandato di cattura europeo il 24 gennaio 2022 dalla magistratura di Brindisi.
    In tribunale a Malta, l’uomo ha partecipato all’udienza lamentando dolori alle gambe ed è stato assistito da un interprete. Non si è opposto all’estradizione e resta quindi in custodia alle autorità maltesi in attesa del rientro in Italia.
    Le attività di Ciavarello
    Oltre al lavoro di autista, Ciavarello aveva diverse attività, alcune delle quali piuttosto singolari. Aveva infatti costituito una società con sede virtuale a Londra che si occupava di:
    Vendita di vini con il marchio RiinaLotteria onlineAssistenza a coppie interessate a “divorzi lampo” in soli 40 giorni (pacchetto “all inclusive” di 7.500 euro)In Puglia aveva anche costituito una ditta di ricambi per auto.
    Le cialde “Zù Totò” e la “provocazione intollerabile”
    Tra le iniziative più eclatanti di Ciavarello c’è stata la vendita online di cialde per il caffè “Zù Totò” (zio Totò), sostenuta da un sondaggio su Facebook. La pagina online fu poi bloccata e il sindaco di San Pancrazio Salentino definì l’iniziativa una “provocazione intollerabile”.
    L’ombra di Totò Riina
    Ciavarello ha sempre sostenuto che l’ombra del suocero abbia avuto un impatto negativo sulla sua vita. Nel dicembre 2017, poco dopo la morte di Riina in carcere, era stato arrestato in Puglia e posto ai domiciliari per scontare un residuo di pena di sei mesi per una condanna per truffa.
    Ora, con l’arresto a Malta, Ciavarello dovrà scontare le condanne a cui si era sottratto. LEGGI TUTTO

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    Agguato a Torre Annunziata: il Comitato anticamorra chiede risposte

    “Ieri sera la camorra è tornata a uccidere, in pieno centro di Torre Annunziata, a pochi metri dal Tribunale, simbolo di legalità e giustizia.”
    Con queste parole il Comitato anticamorra per la legalità condanna l’ennesimo omicidio di camorra, che ha visto la vittima, il 24enne Alfonso Fontana , giovane e noto pregiudicato di Castellammare rampollo di una famiglia di camorra, cadere sotto i colpi di arma da fuoco a pochi passi dal palazzo di giustizia.
    Il Comitato sottolinea la drammaticità di un evento che coinvolge un ragazzo così giovane e la ferocia della camorra che miete vittime tra le nuove leve.
    “La cronaca recente ci racconta di come la criminalità organizzata trasformi scuole abbandonate in poligoni di tiro per addestrare al fuoco i ragazzini.”
    La repressione da sola non basta
    Torre Annunziata, come Caivano e tante altre realtà dell’area metropolitana di Napoli, ha bisogno di risposte concrete che vadano oltre la repressione.
    Servono politiche di contrasto alla devianza criminale giovanile, al disagio sociale e all’assenza di alternative di vita alla strada e alla malavita.
    Il Comitato anticamorra chiede un impegno forte e concreto da parte delle istituzioni per contrastare la camorra e costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. LEGGI TUTTO

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    Camorra, ucciso a Torre Annunziata il giovane rampollo dei “Fasano” di Castellammare

    E’ uno dei giovani rampolli, ma già con un curriculum criminale di tutto rispetto, della nota famiglia di camorra dei “Fasano” della zona dell’Acqua della Madonna di Castellammare, la vittima dell’agguato di stasera a Torre Annunziata.
    Alfonso Fontana, così come altri quattro componenti della sua famiglia era stato condannato tre anni fa a 4 anni e mezzo di carcere per l’aggressione con sparatoria davanti a un bara sul Lungomare di Castellammare.
    A fare fuoco, esplodendo diversi colpi, sarebbe stato un uomo in sella di uno scooter, forse guidato da un complice: l’omicidio è avvenuto in strada intorno alle 21 davanti a una pasticceria, a breve distanza dal tribunale di Torre Annunziata
    Gli investigatori sono al lavoro per capire cosa ci facesse a quell’ora a Torre Annunizxata la vittima. E’ probabile che avesse appuntamento con qualcuno e che quindi sia stato attirato in una trappola.
    I  possibili moventi dell’agguato sono indecifrabili al momento perchè la storia familiare di Alfonso Fontana impone approfondimenti. LEGGI TUTTO

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    Napoli, smantellata rete di falsari, patenti, carte di circolazione e banconote false: 9 misure cautelari

    I Carabinieri del Comando Antifalsicazione Monetaria di Roma, in collaborazione con Europol e le autorità maltesi, hanno smantellato una rete criminale dedita alla produzione e distribuzione di documenti falsi e banconote contraffatte.

    L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato all’arresto di 3 persone e all’emissione di 6 divieti di dimora nella Regione Campania.
    Il gruppo criminale produceva e distribuiva passaporti, carte di circolazione, documenti di identità, patenti di guida e banconote false.I documenti falsi venivano utilizzati per favorire l’immigrazione clandestina e riciclare veicoli rubati.
    Le indagini sono iniziate nel settembre 2020 e hanno coinvolto diverse città italiane, tra cui Napoli, Salerno, Treviso, Bergamo e Pescara.Le perquisizioni hanno portato al sequestro di numerosi documenti falsi e banconote contraffatte per un valore complessivo di un milione di euro.
    L’operazione è un importante risultato nella lotta alla criminalità organizzata e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.Il gruppo criminale era composto da italiani e stranieri.
    I documenti falsi venivano realizzati con grande maestria e riuscivano a superare i controlli visivi degli operatori di polizia. Le banconote false erano destinate al mercato africano. LEGGI TUTTO

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    Acerra, sgominato il clan Avventurato: 7 arresti

    I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito 7 arresti ad Acerra, nell’ambito di un’operazione contro il clan Avventurato.
    Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, detenzione e porto di armi, detenzione di droga e favoreggiamento alla latitanza del reggente del clan. E anche di aver coperto la sua fuga.
    Le indagini hanno svelato la perdurante operatività del sodalizio criminale, egemone nel territorio di Acerra e comuni vicini nel campo delle estorsioni e dello spaccio di droga oltre alla disponibilità di armi da fuoco.
    Inchiesta nata dalle dichiarazioni di alcuni pentiti

    L’operazione dei carabinieri è stata portata a termine sotto il coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Napoli e prende spunto dalle dichiarazioni di alcuni pentiti. LEGGI TUTTO

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    Camorra, riciclavano i soldi dei Casalesi attraverso società di comodo: 8 arresti

    Riciclavano  i proventi illeciti del clan dei Casalesi attraverso una società di gestione e smaltimento di rifiuti formalmente intestata a un “prestanome”, ma di fatto collegata a una compagine familiare vicina agli ambienti camorristici della potente cosca di camorra.E lo facevano tramite una rete di persone fisiche e giuridiche guidate da una stessa direzione.
    E per questo che stamane  i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, con il supporto del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, Direzione Distrettuale Antimafia.
    L’ordinanza riguarda otto persone fortemente indiziate di far parte di un’organizzazione dedita ai reati di riciclaggio di denaro, frode fiscale ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di agevolare il clan dei Casalesi.
    L’operazione di oggi è il risultato di un’indagine che ha raccolto prove a carico di un gruppo di imprenditori con base organizzativa nella provincia di Caserta, i quali si dedicavano in modo sistematico alla commissione di reati tributari.
    Nonostante la precedente presenza di provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti dell’impresa di smaltimento rifiuti, a causa dell’associazione con un esponente di spicco del clan dei Casalesi, la società ha continuato a operare attraverso una nuova compagine, mantenendo così una continuità gestionale e imprenditoriale.
    Le indagini hanno rivelato che la società avrebbe utilizzato fatture per operazioni inesistenti, generando costi fittizi e consentendo la fuoriuscita di utili aziendali attraverso un sistema di riciclaggio.
    Con ruoli ben definiti, diversi soggetti hanno eseguito movimentazioni finanziarie anomale, connesse alle fatturazioni di operazioni inesistenti emesse da società di comodo/cartiere.
    Queste movimentazioni avevano l’obiettivo di far confluire somme di denaro su conti correnti bancari e postali, successivamente trasferite anche all’estero (in Bulgaria, Regno Unito, Polonia, Germania, Belgio, Lituania) o prelevate in contanti, rendendo complessa l’identificazione della destinazione finale. Le indagini tecniche e bancarie hanno comunque permesso di rintracciare una parte significativa dei capitali di probabile provenienza illecita attraverso transazioni di denaro contante.
    In relazione a coloro che hanno diretto e organizzato l’attività criminale, è stata emessa la custodia cautelare in carcere, mentre gli altri sei indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.
    Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, il GIP ha anche ordinato il sequestro preventivo, anche per equivalente, di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili, per un ammontare superiore a 11 milioni di euro, comprendendo la totalità delle quote di partecipazione al capitale sociale e dei complessi aziendali di sei società coinvolte.
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