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    La Scelta del Cucciolo Perfetto: guida all’adozione responsabile

    Quando si tratta di adottare un cane, ci sono molte considerazioni importanti da tenere a mente: dalla razza alle dimensioni e al temperamento, ogni aspetto gioca un ruolo cruciale nella decisione da prendere. È essenziale compiere una scelta  informata e responsabile per garantire una vita felice per sè e per il nuovo amico peloso.Non c’è niente di più gratificante che vedere un cucciolo crescere e prosperare in un ambiente domestico, quindi è bene prendersi il tempo necessario prima di qualsiasi decisione di adizione di un cane.Fattori da Considerare
    Nel valutare i fattori per un’adozione responsabile, è importante prendere in considerazione aspetti chiave come razza, dimensioni e temperamento per garantire la migliore adattabilità allo stile di vita del padrone. La razza di un cane può influenzare notevolmente il suo comportamento e le sue esigenze. Alcune razze sono più attive e richiedono molto esercizio, mentre altre sono più tranquille e rilassate.Anche le dimensioni sono un fattore importante da considerare; se si vive in un piccolo appartamento o si hanno spazio limitato, un cane più piccolo potrebbe essere più adatto. D’altra parte, se si ha un grande cortile o se si amano le attività all’aperto, un cane più grande potrebbe essere più adatto.Inoltre, il temperamento del cane è cruciale. Alcuni cani sono più amichevoli e socievoli, mentre altri possono essere più indipendenti o addirittura aggressivi. È importante scegliere un animale con un temperamento che si adatti a stile di vita e preferenze. (Leggi anche: Quanto e importante una dieta corretta per i cuccioli). 
    Ricerca sulle Razze Canine
    Per iniziare il viaggio verso un’adozione responsabile, prendersi il tempo per cercare informazioni su diverse razze di cane rappresenta la base di partenza. Ogni razza ha le sue caratteristiche, temperamenti ed esigenze, quindi è essenziale raccogliere il maggior numero possibile di informazioni prima di prendere una decisione.
    Iniziare considerando la propria situazione abitativa e la quantità di spazio disponibile e proseguire poi pensando al livello di attività ed allo stile di vita: se si è amanti delle uscite e delle camminate si potrà optare per un tipo di cane che sarà differente da quello da scegliere nel caso in cu si conduca una vita maggiormente sedentaria. 
    Processo di Adozione e Risorse
    Cosa fare una volta scelta la razza? Si può procedere contattando rifugi per animali locali e organizzazioni di soccorso per saperne di più sul processo di adozione e sulle risorse disponibili. Queste organizzazioni possono fornire informazioni preziose e orientamento su come navigare nel processo di adozione. Possono anche aiutare a comprendere i requisiti e le responsabilità che comporta l’adozione di un cane.Quindi una volta contatte queste organizzazioni specializzate, si può iniziare a raccogliere informazioni sulle loro politiche di adozione come eventuali tasse o documenti che potrebbero essere richiesti; e sui cani disponibili per l’adozione inclusa la loro età, razza e temperamento.
    Inoltre, i rifugi per animali e le organizzazioni di soccorso hanno spesso risorse che possono aiutare a prepararsi per il nuovo amico peloso: potrebbero offrire corsi di formazione, supporto comportamentale e persino raccomandazioni per veterinari locali. Approfittare di queste risorse può aiutare a garantire una transizione senza problemi.È importante tenere presente che il processo di adozione potrebbe richiedere del tempo, motivo per il quale è importante essere pazienti e aperti alle indicazioni fornite dal rifugio o dall’organizzazione di soccorso. L’obiettivo finale d’altra parte è trovare l’abbinamento perfetto.  LEGGI TUTTO

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    IL CASO Detenuti si barricano in carcere a Genova, due agenti feriti

    Prima l’arresto in flagranza di un 19enne, ex detenuto, che ieri pomeriggio ha tentato di lanciare un pacco con droga e cellulari all’interno del carcere di Marassi a Genova; poi l’evacuazione di un piano dopo che i detenuti si sono barricati in cella dando fuoco ad alcune suppellettili. E’ quanto avvenuto nella giornata di ieri al carcere di Marassi, secondo quanto riportato da Uilpa Polizia penitenziaria.
    Intorno alle 15 un 19enne ex detenuto, riferisce il sindacato, “ha tentato di lanciare un pacco all’interno del carcere. Nel pacco droga e cellulari, destinato ai detenuti che in quel frangente passeggiano all’aria. Nel frattempo – aggiunge il sindacato – ci giungono notizie in maniera frammentaria, che subito dopo l’intercettazione del pacco, alcuni detenuti ristretti in terza sezione piano terra si sono barricati in cella, altri si sono cosparsi d’olio ed hanno dato fuoco ai suppellettili. L’intervento della Polizia penitenziaria ha evitato il peggio”.
    Due agenti della polizia penitenziaria, riferisce il sindacato, sono rimasti feriti. L’intero piano terra della terza sezione “è stato evaccuato” e “i detenuti sono salvati, messi in sicurezza trasportati all’interno del cortile passeggi”. Secondo il sindacato è “probabile che esista un collegamento tra il lanciatore e alcuni detenuti della terza sezione. Ciò conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che tali accadimenti sono palesemente la sintomatologia di un sistema patologico che va celermente curato e sanato”.
    Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa Polizia penitenziaria della Liguria, dichiara: “Marassi sta subendo un involuzione in pejus. Solo grazie al tempestivo intervento della Polizia penitenziaria oggi si è evitata una strage. Il bilancio della giornata di ieri è di due arresti (il lanciatore ex detenuto e un detenuto della terza sezione per resistenza), con due poliziotti feriti. Di fronte a questo quadro, il Governo Meloni prenda compiutamente atto della strisciante emergenza, fatta anche di sovrappopolamento detentivo, con circa il 130% di presenze in più rispetto ai posti effettivamente disponibili, ma con punte di oltre il 200%, e di penuria di operatori, alla sola Polizia penitenziaria servirebbero rinforzi per almeno 18mila unità, e vari un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie, con procedure accelerate, e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti”. LEGGI TUTTO

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    LA NOTA Piantedosi: “Rafforzato strade sicure, 6.800 militari impegnati nelle nostre città”

    Sono stati ripartiti sul territorio nazionale i 6.800 militari complessivamente destinati nel 2024 a concorrere, con le Forze di polizia, alla tutela della sicurezza nelle città. Ottocento sono destinati a presidiare le stazioni ferroviarie di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Bari e dei maggiori capoluoghi del Paese.
    “Il significativo incremento della aliquota di militari assegnati sul territorio nazionale è il segnale concreto dell’attenzione che il Governo sta rivolgendo alle richieste di maggiore vigilanza e prevenzione nelle nostre città”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
    Il ministro ha richiamato anche “l’impegno dell’Esecutivo, sin dal suo insediamento, per incrementare le assunzioni nelle Forze di polizia, che sta consentendo una significativa inversione di tendenza rispetto all’aggravamento delle carenze in organico registrato negli anni precedenti”. LEGGI TUTTO

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    Decisa la liquidazione di Autostrade Meridionali: ai soci 30 milioni

    Il consiglio di amministrazione di Autostrade Meridionali ha espresso un giudizio favorevole riguardo alla decisione di procedere con la messa in liquidazione volontaria della società e di distribuire parzialmente la riserva straordinaria per un importo di circa 30 milioni di euro.
    La determinazione è stata presa in seguito al subentro, a partire da aprile 2022, di un nuovo concessionario per la tratta autostradale Napoli-Pompei-Salerno, nonché alla sostanziale conclusione delle questioni legate alla precedente gestione della suddetta tratta, considerata la mancanza di ulteriori opportunità di business.
    Il consiglio ha affidato all’amministratore delegato l’incarico di elaborare e sottoporre all’esame del consiglio di amministrazione del 21 febbraio, in concomitanza con la presentazione del progetto di bilancio, le proposte da presentare all’assemblea ordinaria e straordinaria dei soci.
    La situazione economica e patrimoniale della società rispecchia i dati registrati al 30 settembre, e i valori contabili delle attività patrimoniali riflettono le stime dei valori di liquidazione presumibili. Autostrade Meridionali ha inoltre comunicato di aver ricevuto il 17 novembre scorso un pagamento parziale di 27 milioni di euro a titolo di saldo del credito residuo nei confronti del concedente. LEGGI TUTTO

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    Guardia di Finanza scopre giro di tangenti per appalti pubblici: 4 arresti

    La Guardia di Finanza di Brescia ha eseguito quattro misure cautelari personali, il sequestro di circa 450mila euro e sette perquisizioni nelle province di Brescia, Milano, Bergamo, Novara e Chieti.Le indagini, coordinate dalla Procura di Brescia, hanno portato alla luce un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, alla turbata libertà degli incanti, all’accesso abusivo ad un sistema informatico e all’omessa presentazione delle dichiarazioni.Tre persone sono finite in carcere e una agli arresti domiciliari.
    Le indagini hanno svelato un “meccanismo criminoso che avrebbe permesso l’aggiudicazione, per oltre 12 milioni di euro, da parte di una società bergamasca, di varie gare d’appalto bandite da un’importante società partecipata dallo Stato”.
     Dipendente Enel filmato mentre intasca una tangente da 70mila euro
    In particolare, un dipendente Enel infedele della società partecipata dallo Stato avrebbe ricevuto, in contanti, oltre 70mila euro in diverse occasioni, in cambio di informazioni riservate sulle gare d’appalto.
    I finanzieri hanno anche scoperto che la società bergamasca aveva effettuato numerosi accessi abusivi ai sistemi informatici di un’altra società partecipata dallo Stato, per visualizzare le offerte delle altre imprese partecipanti alle gare d’appalto.
    Inoltre, la società bergamasca e altre due società riconducibili agli indagati avrebbero compensato crediti falsi per un importo complessivo di oltre 3,8 milioni di euro e omesso di dichiarare circa 400mila euro di Iva.
    L’azienda coinvolta nell’inchiesta è la Valcart di Rogno, società che si occupa di gestione rifiuti. La Valcart era già finita al centro di un’altra indagine per un incendio doloso avvenuto nel 2019.
    L’inchiesta della Guardia di Finanza di Brescia ha portato alla luce un grave caso di corruzione che ha permesso ad una società di vincere appalti pubblici per oltre 12 milioni di euro.
    Le indagini sono ancora in corso e non è escluso che possano emergere altri elementi a carico degli indagati. LEGGI TUTTO

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    Delitto di Giulia Tramontano: inizia il processo ad Alessandro Impagnatiello

    Parte oggi davanti alla Corte d’assise di Milano il processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano, avvenuto il 27 maggio 2023 nella loro abitazione di Senago, uccisa incinta al settimo mese di gravidanza del figlio che avrebbe chiamato Thiago.L’ex barman è accusato di omicidio volontario pluriaggravato da futili motivi e per averlo commesso nei confronti della convivente con crudeltà e premeditazione (per mesi avrebbe somministrato veleno per topi alla fidanzata in quantità crescenti e tali da raggiungere il feto, oltrepassando la placenta) oltre ai reati di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non volontaria. Rischia l’ergastolo.
    “Sarà in aula. Aspetta il giorno del giudizio” ha fatto sapere l’avvocato Samanta Barbaglia che assiste il 31enne con la collega Giulia Geradini. La difesa punta a chiedere alla corte, presieduta da Antonella Bertoja (giudice a latere Sofia Fioretta e 6 giudici popolari) una perizia psichiatrica e ha nominato due soli testimoni (uno psichiatra e una psicologa) per tentare di dimostrare il vizio parziale di mente dietro l’efferato omicido commesso con “37 coltellate a collo, dorso e viso, di cui almeno 9 sferrate quando la vittima era ancora viva”.
    Il padre di Giulia: “Chiediamo giustizia niente e nessuno ci fermerà”
    “Non ci fermeremo davanti a niente e nessuno, finché non avremo giustizia”. Lo ha detto Franco Tramontano, padre di Giulia, in arrivo a Milano insieme alla famiglia per l’inizio del processo.  “La nostra forza sono Giulia e Thiago. Loro ci daranno la forza, sempre e per sempre”.
    Nella prima udienza si deciderà quali prove e testimonianze ammettere e se accettare le richieste di costituzione di parte civile del Comune di Senago, assistito dall’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia, e della famiglia Tramontano, rappresentata dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti. Il legale ha già incaricato gli psichiatri Salvatore De Feo e Diana Galletta come consulenti di parte nel caso fosse disposta una perizia sulla capacità di intendere e di volere di Impagnatiello.
    Sono 104 le fonti di prova raccolte e depositate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo in meno di 6 mesi di indagini con il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano: interrogatori, hard disk, cartelle cliniche e annotazioni di polizia. Le indagini sono cominciate il giorno dopo quella che, per 72-96 ore, è sembrata la ‘scomparsa’ della giovane agente immobiliare.
    Scomparsa diventata un’inchiesta per omicidio l’1 giugno con il fermo di Impagnatiello in caserma a Senago, la sua iniziale, parziale e contradditoria confessione e il ritrovamento del cadavere, bruciato e avvolto in buste di plastica legate da nastro adesivo, nell’intercapedine di viale Monterosa.
    Gli inquirenti hanno svelato la doppia vita condotta dal barman che sarebbe dietro al movente del delitto: una relazione parallela, piena di bugie, con una collega 23enne italo-inglese che, il pomeriggio della tragedia, incontra Tramontano e le racconta tutta la verità. All’appuntamento ‘chiarificatorio’ avrebbe dovuto esserci anche lui, ma non si presenta. Giulia alle 19.05 di quel sabato rientra nella casa di via Novella, infuriata (come dimostrano le chat).
    Dentro quelle mura trova la morte con 37 coltellate di cui 2 letali che avrebbero reciso la carotide e la succlavia. Impagnatiello, nelle ore e giorni successivi, tenta di disfarsi del corpo, bruciandolo con alcol e benzina nella vasca da bagno e nel box, prova a raggiungere l’amante che non gli apre la porta, finge di inviare messaggi alla fidanzata, depista le indagini, pulisce i pavimenti in modo ‘maniacale’ ma non abbastanza per sfuggire al luminol che mostrerà copiose macchie di sangue sulle superfici.
    Gli investigatori trovano sui suoi tablet e pc le ricerche su Internet con le parole “veleno”, “cloroformio” e “ammoniaca”, iniziate mesi prima quando avrebbe scoperto che sarebbe diventato padre. Una delle prove questa su cui si regge l’accusa di premeditazione (e quindi la pena massima potenziale del carcere a vita) negata inizialmente con l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a San Vittore del 31enne: per il Gip allora mancava il “radicamento” nel “tempo” del “proposito omicida” e la “preordinazione” di “mezzi” e “modalità” per uccidere Giulia.

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    Prof assolto dalle accuse di molestie: alunne avevano inventato tutto

    Giovanni Di Presa, un ex insegnante di sostegno di 64 anni presso la scuola media Paolo Soprani di Castelfidardo, Ancona, è stato finalmente assolto dalla Corte d’appello del capoluogo marchigiano dopo sei anni di battaglie legali.
    È stato accusato di molestie sessuali e maltrattamenti da alcune alunne di 13 anni, ma la sentenza di secondo grado ha stabilito che le accuse erano infondate.
    Le accuse di molestie sessuali e maltrattamenti da parte delle ragazzine si sono rivelate infondate, e sembra che le giovani si fossero coalizzate contro Di Presa in seguito al sequestro del loro smartphone da parte del professore. In un’intervista, il professore ha dichiarato che le accuse di aver toccato il fondoschiena di alcune alunne sono state inventate e si sono verificate dopo il sequestro dello smartphone.
    Di Presa, che è anche fisioterapista con abilitazione all’insegnamento, aveva il compito di fornire sostegno a un’alunna disabile di terza media e, in caso di necessità, di fare supplenza. Inizialmente, due studentesse avevano accusato il docente di molestie sessuali, mentre la ragazzina disabile aveva riferito di maltrattamenti, ma la sentenza di secondo grado lo ha scagionato anche dalle accuse di maltrattamenti.
    Dopo essere stato finalmente scagionato, l’insegnante sta cercando di ricostruire la sua vita e ha annunciato che darà incarico ai suoi legali per valutare la possibilità di essere risarcito per il danno subito. LEGGI TUTTO

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    Blitz antidroga tra Sicilia e Campania: 15 arresti

    Un’operazione antimafia della Guardia di finanza, denominata ‘Oleandro’, è in corso in Sicilia, Campania, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
    Oltre 120 finanzieri del comando provinciale di Catania e quelli del Gico stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del capoluogo etneo su richiesta della Dda nei confronti di 15 indagati.
    I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, usura, traffico e spaccio di stupefacenti e riciclaggio di denaro nella forma del reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche. Gli indagati complessivamente sono 26.
    Il provvedimento cautelare è in corso di esecuzione nelle province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine. LEGGI TUTTO

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    Maxi sequestro di 580 chilogrammi di droga: 5 arresti tra Salerno e Castrovillari

    Un ingente traffico di droga gestito da cinesi lungo l’asse Castrovillari-Salerno è stato sgominato dalla Dda di Catanzaro che ha fatto scattare le manette ai polsi di cinque persone di nazionalità cinese e ha portato alla scoperta e al sequestro di una vera e propria centrale della droga, allestita in un capannone industriale nell’area Pip di Castrovillari che conteneva ben 580 chilogrammi di droga.
    Tre cinesi sono stati arrestati a Castrovillari e altri due a Salerno. L’operazione è stata portata a termine, con il coordinamento della Dda di Catanzaro in sinergia con la Procura di Castrovillari diretta da Alessandro D’Alessio, nella giornata di ieri e coperta dal più stretto riserbo.
    Altri arresti erano stati eseguiti nelle scorse settimane in Olanda, dove la droga veniva commercializzata, su impulso del procuratore Vincenzo Capomolla e del pm distrettuale Stefania Paparazzo.
    Nel capannone scoperto ieri, secondo quanto si è appreso, i poliziotti hanno sequestrato 580 chili di sostanza stupefacente pronta ad essere immessa sul mercato territoriale ed extra nazionale.
    Il tutto è partito quando gli uomini del Commissariato di Polizia di Corigliano Rossano, diretti da Giuseppe Zanfini, e quelli della squadra mobile di Cosenza, guidati da Gabriele Presti, nel luglio scorso avevano fatto irruzione in un capannone a Santa Sofia d’Epiro sequestrando altri 250 chili di marijuana coltivata e prodotta con avanzati sistemi di gestione.
     Sequestrata anche droga già confezionata e un ingente quantitativo di soldi
    Nel corso dell’ operazione sarebbe stato scoperto anche un appartamento in una zona centrale di Castrovillari dove si confezionava e si gestiva l’immissione dello stupefacente sul mercato regionale ed extra regionale. Li sarebbero stati sequestrati droga già pronta per essere immessa sul mercato e un ingente quantitativo di denaro. LEGGI TUTTO

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    Reggio Calabria, prete aggredito dopo la messa: aveva invitato i fedeli a fare le condoglianze fuori alla chiesa

    Nella serata di ieri, la comunità diocesana di Oppido – Palmi in provincia di Reggio Calabria è stata scossa da un evento preoccupante che ha avuto luogo a Varapodio al termine di una Celebrazione Eucaristica nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano, quando il parroco don Giovanni Rigoli è stato aggredito da individui che avevano partecipato alla funzione.
    Spintoni e una testata al volto del parroco che è stato costretto a ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale.
    Il motivo dell’aggressione è stato l’invito di don  Giovanni Rigoli ai partecipanti a una messa in suffragio di un anziana a fare le condoglianze all’esterno della scuola nel rispetto delle indicazioni anticovid.
    Le autorità sono state prontamente allertate e le condizioni del sacerdote, giunto subito al pronto soccorso di Gioia Tauro, sono sotto stretta osservazione. Il vescovo della diocesi, monsignor Giuseppe Alberti, ha condannato fermamente l’aggressione ed espresso vicinanza a don Giovanni: “Siamo profondamente sconvolti da questo atto di violenza contro uno dei nostri sacerdoti. Gli attacchi contro i membri del clero non solo colpiscono la persona coinvolta, ma feriscono anche la fede e la spiritualità della nostra comunità.
    Certe azioni azzerano l’impegno spirituale di ogni individuo e quando permettiamo che simili azioni prevalgano, rischiamo di invalidare la fede stessa che ci unisce”. 
    Sull’episodio indagano i carabinieri che hanno interrogato numerose persone e sono vicini ad identificare i due violenti. LEGGI TUTTO

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    Delmastro visita il carcere di Salerno: “Sovraffollamento? Presto 7.300 nuovi posti”

    Sul fronte del sovraffollamento carcerario, il Governo ha predisposto “84 milioni di euro per 8 nuovi padiglioni detentivi per 640 posti” e “166 milioni di euro, fermi da quindici anni e sbloccati” dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove con il ministero delle Infrastrutture “per una capienza detentiva di circa 3mila posti”.Lo puntualizza, riassumendo il suo incontro con la polizia penitenziaria nel carcere di Salerno, lo stesso Delmastro, che nella visita era accompagnato tra gli altri dal deputato di FdI Imma Vietri.
    I due hanno incontrato gli agenti della Polizia penitenziaria e la dirigenza del penitenziario salernitano. “Sostanzialmente – aggiunge Delmastro – abbiamo trovato le risorse, tra manutenzione ordinaria e straordinaria, per 7.000 nuovi posti detentivi. Se considerate che sono 10mila i posti detentivi in sovrannumero, vuol dire che in un anno e qualche mese di Governo abbiamo trovato le risorse per 7.300 nuovi posti.
    Credo di poter dire che riusciro’ a trovarne per 2.700 e, quindi, risolvere il problema storico del sovraffollamento carcerario”.
    “Salerno e’ interessata da un intervento, in questo momento, importante sulla centrale termica di circa 6 milioni di euro di lavori. Quindi, anche Salerno ha avuto la sua quota”, aggiunge Delmastro parlando degli interventi alla casa circondariale ‘Antonio Caputo’ di Salerno.
    “Cosi’ come – aggiunge, accennando al personale – i ragazzi del 181esimo corso, sono atterrati 135 in Campania e 10 mi pare a Salerno. Questo fa parte di una contrattazione di secondo livello che si svolge tra il provveditore e le forze sindacali che decidono, all’unisono, come redistribuire i posti sul territorio.
    Se oggi Salerno puo’ lamentare, fondatamente, di non aver fatto la parte del leone in questo primo turno di 1.479 allievi, certamente le forze sindacali con il provveditore saranno in grado, nel futuro corso di 1.713, di ottenere il legittimo risarcimento”. LEGGI TUTTO

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    La figlia della ristoratrice morta a Selvaggia Lucarelli: “Hai massacrato mamma”

    La morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta ieri, ha scatenato un dibattito sul ruolo dei social media e della ricerca della verità.La figlia di Giovanna Pedretti, Fiorina D’Avino, ha accusato Selvaggia Lucarelli, la blogger che ha definito “chiaramente falso al primo sguardo” il post che ha portato tutti i giornali a raccontare la storia della ristoratrice, di aver contribuito alla sua morte con le sue accuse.”L’accanirsi è pericoloso. Grazie cara ‘signora’ per aver massacrato per via mediatica la mia mamma. Cerchi pure la sua prossima vittima”.
    Lucarelli si è difesa, spiegando che non c’è stata nessuna gogna mediatica e nessun ‘odio social’, ma solo “la ricerca della verità” e “un asciutto debunking”.
    Anche Lorenzo Biagiarelli, il compagno di Lucarelli che aveva rilevato alcune contraddizioni tecniche nella recensione postata da Giovanna Pedretti, si è difeso, respingendo le accuse di ‘odio social’ e sostenendo che la morte della donna è stata causata dai suoi problemi personali.
    Critiche sono arrivate anche al Tg3 per un’intervista a Giovanna Pedretti nella quale le era stata chiesta conferma della veridicità della recensione.
    Insomma, il caso di Giovanna Pedretti ha messo in luce le complesse implicazioni etiche della ricerca della verità sui social media.
    Da un lato, è importante che le notizie false vengano smentite, per evitare di diffondere disinformazione e danneggiare le persone.
    Dall’altro lato, è importante farlo in modo responsabile, evitando di alimentare l’odio e la violenza online.
    In questo caso, è difficile dire con certezza se la morte di Giovanna Pedretti sia stata causata dalle accuse di Lucarelli e Biagiarelli.
    Tuttavia, è chiaro che il loro comportamento ha contribuito a creare un clima di ostilità nei confronti della donna, che potrebbe aver avuto un ruolo nella sua decisione di togliersi la vita.
    È un episodio che deve farci riflettere sul modo in cui usiamo i social media e sulla responsabilità che abbiamo nei confronti degli altri. LEGGI TUTTO