Due camici bianchi sono stati condannati in primo grado per la morte di Mario Valerio, il 21enne di Formia scomparso nel 2019 a causa di una patologia cardiaca mai diagnosticata. Laureando in Ingegneria ed appassionato di pugilato, venne stroncato da un’aritmia ipercinetica ventricolare. In seguito, si scoprì come fosse affetto da una fibrosa cardiaca diffusa, che però non emerse dagli esami a cui venne sottoposto dai due dottori finiti a processo. Si tratta di un 63enne cardiologo di Venafro e di un 69enne medico dello sport di Santi Cosma e Damiano, accusati di concorso in omicidio colposo, e il secondo anche di falso ideologico.
Il giudice monocratico del Tribunale di Cassino Antonio Gavino Falchi Delitala ha condannato il professionista molisano a un anno di reclusione, pena sospesa, mentre al professionista pontino è stata inflitta una pena pari a due anni e dieci mesi. Contestualmente, il tribunale ha stabilito una provvisionale complessiva di 140mila euro per la famiglia Valerio, e dunque per il padre Giuseppe, la madre Nunzia e i fratelli Lorenzo e Luca, costituitisi parte civile assistiti dagli avvocati Luca Scipione e Giuseppe Masiello. A difendere i medici, gli avvocati Pasquale Di Gabriele, Francesco Paone e Gaetano Andreozzi.
Stando agli esiti processuali, Mario Valerio si sarebbe potuto salvare. Almeno se la patologia di cui era affetto fosse stata diagnosticata per tempo, a fronte di alcune anomalie emerse dagli esami effettuati dai due medici ora condannati.
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