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    A Pompei Insula dei Casti Amanti apre al pubblico

    Pompei: Insula dei Casti Amanti apre al pubblico un percorso sopraelevato. A partire dal 28 maggio 2024, l’Insula dei Casti Amanti di Pompei aprirà al pubblico con un nuovo percorso sopraelevato su passerelle sospese.
    Questo permetterà ai visitatori di ammirare da una prospettiva inedita l’intera insula, comprendendo la casa dei Casti Amanti, la casa dei Pittori al lavoro e la casa del Cenacolo colonnato.
    Il nuovo percorso offrirà un’occasione unica per osservare dall’alto le strutture e il cantiere di scavo e restauro in corso, assistendo alle attività di indagine e ammirando gli ambienti emersi durante le recenti campagne di scavo.
    Tra questi, una stanza decorata con figure mitologiche e divinità, la singolare immagine di un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore, disegni a carboncino eseguiti da bambini in un cortile di servizio e un androne dove sono stati rinvenuti due scheletri di vittime dell’eruzione.
    Un progetto ambizioso
    L’apertura al pubblico dell’Insula dei Casti Amanti rappresenta un traguardo importante per il Parco Archeologico di Pompei. Il progetto, suddiviso in due lotti per un importo complessivo di 12 milioni di euro, mira alla creazione di una copertura con impianto fotovoltaico integrato, di un percorso accessibile a quota dei piani superiori delle case e al completamento dello scavo e del restauro degli ambienti sottostanti.
    Un nuovo modo di fruire del sito archeologico
    Il percorso sopraelevato, interamente accessibile, va ad implementare l’itinerario senza barriere architettoniche “Pompei per Tutti” e include un ascensore per il raggiungimento delle passerelle sospese. La visione innovativa e globale dell’intera insula, che il nuovo percorso consentirà, offrirà al pubblico una migliore comprensione dell’architettura delle case romane e dell’attività di cantiere in atto.
    L’Insula dei Casti Amanti sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.30 alle 18.00 a partire dal 28 maggio 2024. L’ingresso sarà contingentato per garantire un’ottimale fruizione in sicurezza del percorso. LEGGI TUTTO

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    La “Grande Pompei” si fa piccola: esperienze a misura di bambini e non solo

    La Grande Pompei si fa “piccola” per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più ampio, che include anche tantissimi bambini e ragazzi.Il Parco ha registrato nel 2023 il numero più alto di presenze nella storia, oltre 4milioni di visitatori. “È il momento di diversificare le attività e le proposte di visita – sottolinea il Direttore Zuchtriegel – tenendo conto delle caratteristiche di un pubblico eterogeneo per fasce d’età, interesse e sensibilità.”
    Il 2024 vedrà in programma iniziative per famiglie, dagli spazi dedicati come un Children Museum, alle rievocazioni storiche, ma anche alla valorizzazione dei siti della Grande Pompei, come la prossima riapertura del Museo Archeologico Libero D’Orsi ampliato.
    “Le priorità di quest’anno sono di tutelare l’intimità di un’esperienza che è grande proprio perché ci fa vedere le cose piccole della vita antica e di potenziare l’offerta per bambine e bambini che vengono a Pompei. Possiamo imparare dai piccoli come vedere il mondo con occhi sempre nuovi e riscoprire il nostro bambino interno.”
    Aprirà un nuovo centro didattico per bambini, il Children museum gestito sotto forma di partenariato con laboratori e spazi dove i bambini si possono intrattenere anche mentre i genitori si godono la visita; la gara per affidare il servizio si sta concludendo in questi giorni.
    “Lavoreremo sulle rievocazioni, sui contenuti e sui percorsi per raccontare la città antica a tutta la famiglia. E continueremo a investire nelle realtà apparentemente piccole, fuori la città antica che però fanno parte della Grande Pompei, quel grande parco diffuso che include Boscoreale, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Terzigno, Lettere e Poggiomarino. Lì c’è una parte della storia di Pompei tutta da scoprire che ci aiuterà anche a canalizzare meglio i flussi che sono in continua crescita.”
    Il Parco Archeologico di Pompei nel 2023, con 4.079.235, ha raggiunto la sua cifra record. Con un incremento di visitatori del 33,23% e un relativo incasso (oltre 41 milioni di euro) del + 52,44% rispetto all’anno precedente (2022) e del 3,57% e + 27,14% rispetto al 2019, anno pre-pandemia tra quelli fino ad oggi di maggiore afflusso.
    Un aumento significativo di visitatori, nonostante le chiusure per restauro e lavori di messa in sicurezza che hanno riguardato la Reggia di Quisisana (che ospita il Museo D’Orsi) che aprirà a breve, la Villa Arianna a Castellammare di Stabia, e l’Antiquarium di Boscoreale riaperto a ottobre 2023 e che ha da subito registrato grande interesse e visite.
    Non mancheranno i grandi eventi serali al Parco che – oltre alle passeggiate notturne – quest’anno si sdoppieranno in due rassegne dedicate e organiche. Una di drammaturgia al Teatro grande, dove si conferma il consolidato appuntamento con il Pompeii Theatrum Mundi, e l’altra una kermesse musicale con artisti del panorama internazionale all’Anfiteatro.
    Lo scorso anno gli eventi teatrali e concertistici hanno fatto registrare oltre 15mila presenze a cui si aggiungono i 4300 visitatori delle passeggiate serali. “Un numero importante che sottolinea uno degli obiettivi del Parco, che è quello di favorire la stanzialità del turismo del territorio attraverso un ampliamento, di qualità, nell’offerta dei siti archeologici”.

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    Pompei, nella Regio IX emerge il panificio prigione

    Un panificio-prigione, dove persone ridotte in schiavitù e asini erano rinchiusi e sfruttati per macinare il grano necessario a produrre il pane. Un ambiente angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro per il passaggio della luce. E nel pavimento intagli per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati.L’impianto è emerso nella Regio IX, insula 10, dove sono in corso scavi nell’ambito di un più ampio progetto di messa in sicurezza e manutenzione dei fronti che perimetrano l’area ancora non indagata della città antica di Pompei.
    Le indagini hanno restituito una casa in corso di ristrutturazione. Un’abitazione suddivisa – come spesso avviene – in un settore residenziale decorato con raffinati affreschi di IV stile, e un quartiere produttivo destinato in questo caso alla panificazione. In uno degli ambienti del panificio, erano già emerse nei mesi scorsi tre vittime, a conferma che nonostante la ristrutturazione in corso, la dimora fosse tutt’altro che disabitata.
    Una fotografia/testimonianza del lavoro massacrante a cui erano sottoposti uomini, donne e animali negli antichi mulini-panifici, del cui racconto abbiamo la fortuna di poter disporre di una fonte d’eccezione, lo scrittore Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., che nelle Metamorfosi IX 11-13, racconta l’esperienza del protagonista, Lucio, trasformato in asino e venduto a un mugnaio, evidentemente sulla base di una conoscenza diretta di contesti simili.
    Le nuove scoperte rendono possibile descrivere meglio anche il funzionamento pratico dell’impianto produttivo che, seppure in disuso al momento dell’eruzione, ci restituisce una conferma puntuale del quadro sconcertante dipinto da Apuleio.
    Il settore produttivo messo in luce è privo di porte e comunicazioni con l’esterno; l’unica uscita dà sull’atrio; nemmeno la stalla possiede un accesso stradale come frequente in altri casi. “Si tratta, in altre parole, di uno spazio in cui dobbiamo immaginare la presenza di persone di status servile di cui il proprietario sentiva il bisogno di limitare la libertà di movimento – fa notare il Direttore Gabriel Zuchtriegel, in un articolo scientifico a più mani pubblicato oggi sull’E-Journal degli scavi di Pompei.
     È il lato più sconvolgente della schiavitù antica, quello privo di rapporti di fiducia e promesse di manomissione, dove ci si riduceva alla bruta violenza, impressione che è pienamente confermata dalla chiusura delle poche finestre con grate di ferro. “
    La zona delle macine, ubicate nella parte meridionale dell’ambiente centrale, è adiacente alla stalla, caratterizzata dalla presenza di una lunga mangiatoia.
    Attorno alle macine si individua una serie di incavi semicircolari nelle lastre di basalto vulcanico. Data la forte resistenza del materiale, è verosimile che quelle che a prima vista potrebbero sembrare delle “impronte” siano in realtà intagli realizzati appositamente per evitare che gli animali da tiro scivolassero sulla pavimentazione e contemporaneamente tracciare un percorso, formando in tal modo un “solco circolare” (curva canalis) come lo descrive anche Apuleio.
    “Le fonti iconografiche e letterarie, in particolare i rilievi della tomba di Eurysaces a Roma, suggeriscono che di norma una macina fosse movimentata da una coppia composta da un asino e uno schiavo. Quest’ultimo, oltre a spingere la mola, aveva il compito di incitare l’animale e monitorare il processo di macinatura, aggiungere del grano e prelevare la farina.”   
    L’usura dei vari intagli può essere ascritta agli infinti giri, sempre uguali, svolti secondo lo schema predisposto nella pavimentazione. Più che a un solco viene pertanto da pensare all’ingranaggio di un meccanismo di orologeria, concepito per sincronizzare il movimento intorno alle quattro macine concentrate in questa zona.
    L’ambiente riaffiorato, con la sua testimonianza di dura vita quotidiana, integra il quadro raccontato nella mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio” – che inaugurerà il 15 dicembre alla Palestra grande di Pompei-  dedicata a quella miriade di individui spesso dimenticati dalle cronache storiche, come appunto gli schiavi, che costituivano la maggioranza della popolazione e il cui lavoro contribuiva in maniera importante all’economia, ma anche alla cultura e al tessuto sociale della civiltà romana.
    “In ultima analisi – aggiunge il direttore- sono spazi come questo che ci aiutano anche a capire perché c’era chi riteneva necessario cambiare quel mondo e perché negli stessi anni un membro di un piccolo gruppo religioso di nome Paolo, poi santificato, scrive che è meglio essere tutti servi, douloi che vuol dire schiavi, ma non di un padrone terrestre, bensì di uno celeste.” LEGGI TUTTO