Afragola
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30 Settembre 2020
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“I ristoranti sono di Angelo Moccia! Tu lo sai chi è Angelo Moccia? Qua l’hai conosciuto! No? Vedi che c ‘hanno un ‘organizzazione… che per spaventarmi io che l’ho conosciuto ultimamente… ti dico…spaventosa! Spaventosa! Non ti dico quanto! Capisci a me, nonostante li conosco da anni…”, “Sono un clan?…”, “Spaventosa! Stanno nei Tribunali! Comunque… I ristoranti di Roma sono tutti loro! Tutti! Non riconducibili!”.
Così in un’intercettazione telefonica uno degli indagati parla con un conoscente dei ristoranti e dei locali nella disponibilità del clan finiti nell’inchiesta che ha portato oggi all’arresto di 13 persone. La conversazione è riportata nell’ordinanza di custodia cautelare.
“eh… ti dico solo una cosa, tu lo sai che Fra… che Angelo c’ha un esercito a disposizione?”. Così si legge in una delle intercettazioni riportate in un passo dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dai carabinieri nei confronti del cosiddetto clan Moccia. “Ho detto sì, ok ciao!. Quelli c’hanno veramente un esercito eh! il problema è che Vittorio non ha capito con chi c’ha a chefa!… [omissis]…Pensa di giocà, ma questi, QUESTI TIAM M AZZANO!… [omissis]… ti ammazzano, dicono ‘oh, ti do’ comunque la possibilità di guadagnare cinque milioni di euro l’anno…”. “…[omissis]…I quattro locali che adesso abbiamo preso fruttano cinque anni a cinque milioni di euro l’anno! Quest’ultimo anno quattro, perché [inc.] il Tribunale… fatturi lordi., per carità…Dieci milioni di euro ogni anno. …[omissis] …Bravo! E poi, soprattutto, per alcune cosec’è dietro Angelo Moccia…Angelo Moccia non so se tu hai mai visto chi è su internet…”.
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Tra gli arrestati figurano oltre ad Angelo Moccia anche il fratello Luigi Moccia, poi Gennaro Moccia (classe 1987) e Gennaro Moccia (classe 1992), rispettivamente figli di Angelo e Luigi; Carminantonio Capasso, Francesco Varsi, Guido Gargiulo; ai domiciliari invece Andrea Varsi, Carmela De Luca, Eleonora Moccia (figlia di Angelo), Eugenio Cappellaro, Antonio Cosmini.
Quattordici locali, alcuni noti, altri meno, ma tutti centralissimi a Roma, erano gestiti indirettamente dal Clan Moccia. Si tratta de “La Fraschetta” a Piazza Navona, “Panico” a Castel Sant’Angelo, “Antico Caffe’ di Marte” e “Da Giovanni” in via Banco di Santo Spirito, “Bombolone”, “Al Presidente”, “La Torre” e “Ice Cream” in via Tor Millina, “La piazzetta del Quirinale” e “La Scuderia” in via in Arcione vicino a Fontana di Trevi, “Augustea” a Trastevere, “Varsi Bistro” in via della Circonvallazione, “5th Avenue” in via Marsala, “Frankie’ Grill” in via Vittorio Veneto. Alcuni di questi locali erano riconducibili direttamente ad Angelo Moccia e lo si evincerebbe anche da alcune intercettazioni tra gli indagati “I ristoranti di Franco Varsi! I ristoranti sono di Angelo Moccia Tu lo sai chi e’ Angelo Moccia? Qua lo hai conosciuto no? Vedi che c’hanno una organizzazione che per spaventarmi io che l’ho conosciuto ultimamente, ti dico, spaventosa! Spaventosa! Non ti dico quanto. Stanno nei tribunali! Comunque i ristoranti di Roma sono tutti loro! Tutti non riconducibili”.
Tutti erano gia’ stati oggetto di sequestro cautelare per evasione fiscale, ma nonostante non fosse intestato ad Angelo Moccia e nonostante fosse in custodia al tribunale, chi voleva prendere in affitto i “suoi” locali presentando una offerta al tribunale doveva pagare. E’ il caso della famiglia Dominici che per assumere la gestione di quattro ristoranti ha dovuto sborsare 300 mila euro. “Te li danno a te – dice Gargiulo, uno dei 13 indagati, riferendosi ai ristoranti sequestrati – anche perche’ se sono del tribunale e comunque controllano tutto loro te li danno a te pero’ ci devi dare duecento e rotti mila euro, 300 mila euro quasi” ma poi puntualizza “Poi li gestisci con attenzione perche’ e’ sempre roba nostra”. Quando le rate mensili da 30mila euro che i Dominici avevano accordato al clan cominciano a non arrivare, la tensione monta e le preoccupazioni dell’intermediario Guido Gargiulo comincia a farsi sentire e ad un amico, durante una conversazione intercettata dice: “Il problema e’ che Vittorio non ha capito con chi c’ha a che fare. Pensa di giocare. Questi ti ammazzano”.
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Afragola
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15 ore fa
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29 Settembre 2020
Il figlio di Gigi D’Alessio a Gennaro Moccia: ‘Mo’ basta, ti devi fermare’.
Trentamila euro: era questa la cifra che il figlio di Gigi D’Alessio, Claudio, avrebbe dovuto ridare al clan dei Moccia, dai quali aveva ottenuto denaro in prestito. Ma ”ad ogni pagamento effettuato in ritardo, i Moccia applicavano degli ulteriori interessi, non meglio indicati, che aumentando di gran lunga il capitale da restituire, allungavano anche i tempi di estinzione del debito” si legge nell’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia contro il clan Moccia che ha portato all’arresto di 13 persone indagate a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonché esercizio abusivo del credito.
In una intercettazione D’Alessio parla delle pressioni dei Moccia con Marco Claudio De Sanctis, presidente del Mantova Football Club, anche lui ‘strozzato’ dal clan dopo aver ottenuto denaro in prestito. ”nooo gli ho detto ‘mò basta, ci dobbiamo bloccare perché così sta esagerando’ gli ho detto ti devi fermare, io adesso a febbraio devo chiudere e basta, si deve congelare a gennaio, ogni volta fa quello più quello, più quello…”.
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”Perché se non paghi, tipo quel giorno, ti fa una volta e mezzo” gli risponde De Sanctis. ”Da una conversazione si comprende come il rapporto debitorio durasse da almeno 6 mesi – si legge nell’ordinanza – poiché Moccia, con tono alquanto infastidito sollecitava D’Alessio a risolvere la questione (”allora me lo devi dire tu, Claudio, fratello… sono sei mesi, allora!), sottolineando come le ‘belle chiacchiere’ non fossero sufficienti con lui, che era ”di Napoli” (”però Claudio tutti questi … queste belle chiacchiere… io non sono di Milano … non sono neanche della Cina, io sono di Napoli”). ”Analoghe contestazioni venivano mosse a D’Alessio in una conversazione del 13 luglio 2018 – scrive il gip Rosalba Liso – ( ”aò però frate, ja, stiamo da sei mesi a fa’ sto bordello”), al termine della quale i due concordavano che D’Alessio avrebbe consegnato a Moccia un assegno, che avrebbe poi incassato una terza persona, per conto di Moccia proprio al fine di evitare che emergessero rapporti finanziari diretti tra D’Alessio e Gennaro Moccia”.
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Afragola
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19 ore fa
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29 Settembre 2020
Ci sono anche prestiti usurai nell’inchiesta nei confronti del clan Moccia. E tra i clienti figura anche il figlio di Gigi D’Alessio. Mentre sono 14 i ristoranti sequestrati a Roma nel corso dell’operazione dei carabinieri contro il clan di Camorra dei Moccia. La maggior parte dei locali sono in centro in zone come il Pantheon e via dei Coronari.
Nel corso dell’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma i carabinieri hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, anche ai fini della confisca, di parte del patrimonio del clan, del valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ricostruito e individuato nel corso delle indagini.I ristoranti si trovano nella zona di Pantheon , via Coronari, Trastevere, Fontana di Tevere, Castel San’Angelo, Quirinale e piazza Navona.I sequestri sono stati eseguiti nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto di 13 persone, di cui 8 in carcere e 5 ai domiciliari. I reati contestati vanno dall’estorsione, fittizia intestazione dei beni, aggravati dal metodo mafioso, nonche’ esercizio abusivo del credito. Nel corso dell’operazione data anche esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, anche ai fini della confisca, di parte del patrimonio del clan, del valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ricostruito e individuato nel corso delle indagini.
A partire dal 2010, i nuclei familiari di Angelo Moccia e del fratello Luigi si trasferirono a Roma; dal 2016, a seguito della sua scarcerazione, Angelo Moccia si riuni’ ai propri familiari a Roma, domiciliando in zona Parioli. Il provvedimento cautelare odierno si basa sulle risultanze acquisite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Via in Selci, nell’ambito dell’indagine sviluppata tra gennaio 2017 e ottobre 2018, che ha permesso di: – accertare il reinvestimento di capitali illeciti nel campo della ristorazione romana da parte dello storico clan Moccia di Afragola.
L’inchiesta non a caso ha documentato le fasi della richiesta estorsiva e della riscossione di 300.000 euro posta in essere da esponenti di spicco del citato sodalizio criminale in danno di imprenditori inseriti nel settore della ristorazione, i quali avevano ottenuto dal Tribunale di Roma – Sezione Misure Patrimoniali – la gestione di quattro locali dislocati nel centro della Capitale tra Castel Sant’Angelo, Quirinale e Piazza Navona, oggetto di un precedente sequestro di prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano del settore, riconducibile, all’esito della presente indagine, al capoclan Angelo Moccia; – individuare una rete di imprenditori e faccendieri che, al fine di favorire il clan camorristico e di eludere le investigazioni patrimoniali, si intestavano fittiziamente societa’ nel campo della ristorazione, beni mobili e immobili riconducibili ai sodali; – accertare l’abusiva attivita’ finanziaria svolta dagli esponenti apicali del clan Moccia tramite prestiti di ingenti somme di denaro contante in favore di 3 imprenditori, uno dei quali figlio di un noto personaggio dello spettacolo.
Le attivita’ investigative dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, avviate nel 2017, poco tempo dopo la scarcerazione di Angelo Moccia, hanno documentato l’operativita’ di costui e del fratello Luigi nella commissione dei reati oggetto di misura cautelare, confermandone l’invariata condotta criminale. In particolare, da un canto e’ emerso come la forza intimidatrice profusa dal clan Moccia sia riuscita a far breccia nel tessuto imprenditoriale e commerciale della Capitale, riuscendo ad assoggettare onesti imprenditori, dall’altro e’ stato rilevato come diversi insospettabili professionisti siano entrati in “affari” con il sodalizio mafioso de quo e si siano messi a disposizione del capo indiscusso Angelo Moccia, vincolandosi a rispettare le regole e le riverenze imposte dal sodalizio.
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