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    Porta la droga in carcere al figlio: scoperto dal cane anti droga

    Ha tentato di introdurre 50 grammi di cocaina nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, destinati al figlio detenuto.
    Tuttavia, il cane antidroga A-Iron del distaccamento di Avellino ha fiutato la presenza della droga, permettendo agli agenti di bloccare l’uomo, che è stato arrestato e posto ai domiciliari.
    “Ormai – commenta Ciro Auricchio, segretario regionale dell’Uspp – i cani del distaccamento di Avellino, compreso A-Iron, stanno diventando un incubo per gli spacciatori.
    Grazie agli sforzi della Polizia Penitenziaria, impiegata in turni massacranti a causa delle scarse risorse, si riesce comunque, anche se con difficoltà, ad arginare i continui tentativi di introduzione di droga e cellulari nelle carceri, evitando così gravi ripercussioni sull’ordine e sulla sicurezza interni”.
    “In Campania – ricorda Auricchio – mancano 800 agenti, e a Santa Maria Capua Vetere c’è un deficit di organico di 70 unità: solo grazie ai sacrifici dei poliziotti è possibile mantenere l’ordine e la sicurezza”.
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    Aversa, tentano di introdurre droga in carcere: denunciate mamma e figlia

    Due donne, madre e figlia, sono state denunciate ieri nella casa di reclusione di Aversa, in provincia di Caserta, per aver tentato di consegnare hashish durante un colloquio.
    A scoprirle sono stati i due cani antidroga della Polizia Penitenziaria, Tyson e Spike, che hanno fiutato la presenza della droga nei pantaloni della madre e nella borsetta della figlia, di appena 19 anni.
    Per entrambe è scattata la denuncia alla procura della Repubblica per tentata introduzione di sostanza stupefacente.
    “Si tratta di un episodio preoccupante che evidenzia l’incessante tentativo di introdurre droga e altri oggetti vietati all’interno delle carceri”, commentano Ciro Auricchio e Giuseppe Moretti, rispettivamente segretario regionale e presidente dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria).
    “In Campania, dove mancano ben 800 agenti, è da tempo improrogabile la necessità di dotare la polizia penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati per contrastare più efficacemente questi fenomeni,” sottolineano i due sindacalisti.
    “Agli agenti del carcere di Aversa che, nonostante la carenza di organico, riescono a mantenere l’ordine e la sicurezza interna, e soprattutto ai due splendidi esemplari di pastore belga Malinois del Distaccamento antidroga di Avellino, Spike e Tyson, va il nostro plauso per il risultato ottenuto,” concludono Auricchio e Moretti.
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    IL CASO Maltrattamenti e torture nel carcere per minorenni di Milano, 13 arresti

    Una svolta inquietante emerge dal carcere minorile ‘Cesare Beccaria’ di Milano, dove tredici agenti della Polizia Penitenziaria sono stati arrestati accusati di maltrattamenti e torture nei confronti dei giovani detenuti. L’operazione, condotta dalla Polizia di Stato insieme al Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria, fa seguito all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare che colpisce dodici agenti attualmente in servizio e uno già ritirato.Le accuse, mosse dalla Procura della Repubblica di Milano, coprono un arco temporale che inizia nel 2022 fino ai giorni nostri. Gli agenti sono imputati di una serie di gravi reati che includono maltrattamenti aggravati in danno di minori, sia attivi che per omissione, e persino tortura, resi ancora più gravi dall’abuso di potere e dalla condizione di minorata difesa delle vittime. Altri reati contestati includono lesioni personali, falso ideologico, e in un caso, tentata violenza sessuale su un detenuto.
    In aggiunta agli arresti, sono state applicate misure cautelari che prevedono la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici per altri otto dipendenti dello stesso corpo, portando a riflettori puntati sull’intera gestione dell’istituto. Le indagini sono ancora in corso e si attendono ulteriori sviluppi mentre la comunità cerca risposte e giustizia per i giovani che hanno subito abusi sotto la custodia dello Stato. LEGGI TUTTO

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    LA SCOPERTA Quattro telefoni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: sequestrati

    Una piastrella appena spostata ha rivelato un sottobosco di traffici illeciti all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove la Polizia Penitenziaria ha sequestrato 4 telefoni, 10 caricabatterie e 2 microbatterie per microcellulari. È quanto ha dichiarato Orlando Scocca, rappresentante della Fp Ccil Campania per la Polizia Penitenziaria.
    Il sequestro è avvenuto venerdì scorso presso il reparto detentivo “Volturno”, grazie all’operato del personale penitenziario. Questo episodio non è isolato: in passato, in un altro reparto, i cinofili della Polizia Penitenziaria avevano scoperto una quantità considerevole di sostanze stupefacenti nascoste nei quadri elettrici.
    Mirko Manna, rappresentante della Fp Cgil nazionale, evidenzia l’impegno quotidiano della Polizia Penitenziaria nella prevenzione e repressione dell’ingresso di telefoni e stupefacenti nelle carceri italiane. L’uso dei telefoni dietro le sbarre, sottolinea Manna, va ben oltre la mera comunicazione con i familiari dei detenuti, diventando uno strumento per controllare traffici illeciti e mantenere gerarchie criminali anche dal carcere. LEGGI TUTTO

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    IL FATTO Cellulari in carcere nel Casertano, cinque detenuti a giudizio

    Cinque detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere sono sotto processo per aver avuto contatti con l’esterno e l’uso di cellulari non consentiti. La Procura ha emesso un decreto che dispone il giudizio per queste persone di origine siciliana e calabrese, in seguito a un’indagine avviata nel 2020 dopo il rinvenimento di telefoni cellulari da parte della Polizia penitenziaria.
    Le intercettazioni disposte durante l’indagine hanno permesso agli investigatori di identificare tutti i detenuti coinvolti. L’attività investigativa, conclusa mesi fa dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio dei detenuti davanti al giudice per le indagini preliminari.
    Tuttavia, il difensore di tre degli imputati, l’avvocato Librace, ha sollevato una questione preliminare, sostenendo che il reato di accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di soggetti detenuti non avrebbe dovuto passare per l’udienza preliminare, bensì attraverso un decreto di citazione a giudizio, come previsto dal Codice di Procedura Penale. Di conseguenza, gli atti sono stati rimandati alla Procura per emettere il decreto di citazione a giudizio. LEGGI TUTTO

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    Sabato a Napoli manifestazione contro i suicidi in carcere

    Sabato 16 marzo il Centro di Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli, insieme alle associazioni Liberi di Volare onlus e Sbarre di Zucchero, organizza un presidio con corteo presso la Casa Circondariale di Napoli “Giuseppe Salvia” a Poggioreale.L’obiettivo è quello di dire basta ai suicidi in carcere, un fenomeno che coinvolge sia i detenuti che gli agenti penitenziari, a dimostrazione di una vita carceraria colma di frustrazione per tutti.
    L’iniziativa Sabato 16 marzo, ore 10:30 in Piazza Cenni, con corteo fino all’ingresso principale del carcere di Poggioreale.Interverranno Padre Alex Zanotelli, movimento No Prison; Don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria; Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Regione Campania, Monica Bizaj, presidente dell’associazione Sbarre di Zucchero e Valentina Ilardi, dell’associazione Liberi di Volare onlus.
    La manifestazione vuole scuotere le coscienze e richiamare l’attenzione sul problema del carcere, con la sua violenza e le sue morti, che è un problema di tutti. Si denuncia la “violenza di una istituzione ‘di potere’, che troppo spesso pensando alla pena da fare espiare dimentica l’umano da salvare”.
    Obiettivi: Ribadire la necessità di misure concrete contro i suicidi in carcere; Ridurre il sovraffollamento; Trovare soluzioni per i detenuti con disagio psichiatrico e/o tossicodipendenza; Migliorare le condizioni di lavoro degli operatori penitenziari;Riportare l’art. 27 della Costituzione al centro della detenzione in carcere
    Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 16:30, l’associazione Liberi di Volare onlus organizza un convegno sulle drammatiche condizioni delle carceri presso la sua sede in via Buonomo 39 a Napoli.
    Interverranno: Don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria di Napoli, Ciro Corona, fondatore di (R)esistenza anticamorra, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la regione Campania, Don Tonino Palmese, garante dei detenuti di Napoli, Stefano Vecchio, presidente del Forum Droghe, Previste le testimonianze degli ospiti della casa di accoglienza della Pastorale Carceraria.
    Un appello alla mobilitazione:
    La manifestazione e il convegno sono un appello alla mobilitazione di tutti i cittadini per chiedere una giustizia più umana e rispettosa dei diritti di tutti. LEGGI TUTTO

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    Avellino, altri due microtelefoni ritrovati nelle celle dei detenuti

    Durante la consueta perquisizione nel carcere di Avellino, sono stati scoperti due microtelefoni nascosti nel congelatore della Sala hobby della Sezione.
    Il segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Tiziana Guacci, ha elogiato l’operazione condotta dalla Polizia Penitenziaria, nonostante le criticità presenti nella struttura carceraria.
    Questa scoperta mette in luce l’eccellenza dell’operato sinergico del personale penitenziario, nonostante le carenze di organico e l’inefficienza di alcune sezioni del carcere. La sovraffollamento e la mancanza di risorse stanno influenzando negativamente la sicurezza interna e il benessere del personale di Polizia.
    Attualmente, il penitenziario di Avellino ospita più detenuti rispetto alla sua capacità massima, creando problemi di gestione e approvvigionamento di beni di prima necessità.
    Questa situazione comporta un pesante carico di lavoro per il personale di Polizia, rendendo urgente la necessità di interventi e miglioramenti nelle condizioni della struttura carceraria. LEGGI TUTTO

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    Napoli, lettere minatorie dal carcere di Spoleto ai proprietari di una casa occupata abusivamente a Sant’Erasmo

    Una famiglia residente a Sant’Erasmo, Napoli, ha segnalato al deputato Francesco Emilio Borrelli un caso di occupazione abusiva protrattasi nel tempo.La donna coinvolta ha raccontato di essere stata minacciata e persino aggredita da occupanti abusivi dell’appartamento, giungendo al punto di ricevere lettere minatorie dal marito detenuto a Spoleto.
    Quest’ultimo esprime la volontà di riavere la tranquillità per la sua famiglia e chiede che vengano presi provvedimenti. La situazione denunciata ha suscitato preoccupazione e indignazione da parte del deputato Borrelli, il quale ha sottolineato l’importanza di accertare rapidamente i fatti per restituire la casa ai legittimi proprietari.
    Questo episodio rappresenta solo l’ultimo di una serie di soprusi subiti dalla famiglia, costretta a vivere nel terrore per anni.
    “Voi dovete far stare tranquilla la mia famiglia” scrive l’uomo dal carcere dove sta scontando una pena per estorsione “a me queste cose non mi piacciono. Chiama tuo fratello e tua sorella, dovete togliere l’avvocato. Mo non voglio sapere niente più, io sto stanco di voi per le vostre st***te, voglio stare tranquillo”.
    “Non ce la facciamo più, viviamo nel terrore, sono anni che subiamo, queste persone devono andare via” è lo sfogo della donna che si è rivolta al deputato Borrelli. “Io ho denunciato tutto quello che ho subito – prosegue la donna – perché noi non ci affidiamo ai boss della zona ma ci affidiamo alla legge. Sono anni che buttiamo soldi in avvocati e paghiamo le tasse su una casa che non possiamo utilizzare. Siamo esasperati e non ci arrenderemo fino a quando la casa non ci verrà restituita”.
    “I fatti vanno accertati rapidamente così da restituire la casa ai legittimi proprietari” tuona Borrelli. “Questa famiglia da troppo tempo subisce i soprusi, le prepotenze e le violenze degli occupanti abusivi e dei parenti galeotti. Adesso le minacce arrivano direttamente dal carcere.
    I soggetti che credono di poter vivere impunemente sulle spalle della società, occupando abusivamente le case, vivendo di sussidi, commettendo reati, vanno stroncati duramente. La proprietà privata, così come quella pubblica, non sono a disposizione di chi se le prende con la violenza, quest’idea parassitaria va combattuta con ogni mezzo”. Ha così concluso Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra. LEGGI TUTTO

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    IL FATTO Detenuto aggredisce medico al carcere di Benevento

    La situazione al carcere “Capodimonte” di Benevento è rimasta tesa a seguito di un incidente avvenuto recentemente. Un detenuto di origini napoletane ha scatenato una violenta aggressione nei confronti del medico di servizio, durante la quale ha danneggiato un computer, vari oggetti presenti e, una volta riportato nella sua sezione, ha proseguito nel causare danni distruggendo luci e telecamere.
    Inoltre, ha tentato persino di appiccare un incendio nella sua camera di pernottamento. Il segretario campano del sindacato di polizia penitenziaria CON.SI.PE, Luigi Castaldo, ha reso noto l’episodio, sottolineando come la violenza all’interno delle carceri sembri essere sempre più diffusa.
    Ciò soprattutto da quando l’uso coercitivo della forza è stato messo in discussione, complicando la gestione di situazioni simili. L’incidente ha sollevato ulteriori preoccupazioni sulla sicurezza e sulla necessità di affrontare in modo più efficace il problema della violenza nelle strutture detentive. LEGGI TUTTO

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    Clan Vanella Grassi: morto in carcere il boss Vincenzo Esposito, detto ‘o Porsche

    Vincenzo Esposito, noto come ‘o Porsche, boss della Vanella Grassi, è morto in carcere a Parma, dove era detenuto da tempo. Secondo fonti investigative, Esposito era ammalato da tempo. Era uno dei capi dei ‘girati’ .
    L’uomo era conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di ‘o Porsche ed era deceduto nel penitenziario emiliano. Esposito era uno dei capi del clan della Vanella Grassi ed era detenuto da tempo.
    Aveva anche  chiesto, attraverso i suoi legali, di poter continuare a scontare la pena in uno dei due penitenziari di Napoli per avere più vicino la presenza dei familiari, ma l’istanza gli era stata rigettata.
    Era il suocero del boss Fabio Magnetti
    Vincenzo Esposito era il padre di Paolo, anch’egli noto alle forze dell’ordine e il suocero di Fabio Magnetti, altro storico esponente della “Vinella”. LEGGI TUTTO

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    IL DATO Quasi 500 i detenuti minori e giovani adulti in Italia, mai così tanti dal 2012

    Il numero complessivo di giovani detenuti nei 17 istituti penali per minorenni presenti nel Paese ammonta a 496, tra cui 13 donne (pari al 2,6% del totale) e 254 stranieri (51,2%), superando così la soglia del 50%. Il Beccaria di Milano registra la maggiore affluenza con 69 detenuti, mentre i centri di Quartucciu in Sardegna e Pontremoli in Toscana, unico Istituto Penale Minorile interamente femminile d’Italia, ospitano rispettivamente 8 ragazzi e 8 ragazze. Napoli e Roma accolgono le altre 5 ragazze.I dati emergono dal settimo rapporto di Antigone sulla giustizia minorile, presentato a Roma, basato su informazioni aggiornate al 15 gennaio scorso. Per il secondo anno consecutivo, si registra un aumento delle presenze medie giornaliere, con una crescita del 2022 attribuita principalmente al recupero dalla diminuzione causata dalla pandemia. Nel corso del 2023, le presenze aumentano ulteriormente, arrivando a gennaio 2024 a sfiorare le 500 presenze.
    Dei detenuti, 156 risultano condannati in via definitiva, mentre 340 sono in misura cautelare, segnando un incremento rispetto all’anno precedente. La presenza maggiore negli Istituti Penali per Minorenni coinvolge principalmente giovani tra i 16 e i 17 anni, rappresentando il 50,1%. Gli stranieri rappresentano il 51,2% del totale, con una prevalenza di giovani provenienti da Tunisia, Marocco ed Egitto tra i maschi, e dalla Bosnia-Erzegovina, Serbia e Croazia tra le femmine.
    Gli stranieri risultano in media più giovani degli italiani, con il 64,2% minorenni rispetto al 50,8%. Sono più frequentemente in custodia cautelare (75,6% contro 61,2% degli italiani) e generalmente coinvolti in reati meno gravi, come il 63,9% detenuto per reati contro il patrimonio rispetto al 47,2% degli italiani. LEGGI TUTTO

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    Detenuto aggredisce un agente nel carcere di Ariano Irpino

    Nel carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, un detenuto ha distrutto un computer e aggredito un agente della Polizia Penitenziaria all’interno dei locali che ospitano l’infermeria.
    L’ennesima aggressione viene denunciata dalla Uilpa. Il detenuto, che già nei giorni scorsi si era segnalato per comportamenti aggressivi e violenti, è stato bloccato dall’intervento degli agenti in servizio.
    L’agente ferito, un sovrintendente capo, ha dovuto ricevere cure presso il pronto soccorso del locale ospedale. Il carcere irpino ospita più di trecento detenuti a fronte di una disponibilità di 270.
    Per fronteggiare le carenze di organico, il sindacato rinnova la richiesta al governo e al ministero di varare un piano straordinario di assunzioni e di disporre il trasferimento di detenuti con patologie psichiatriche e tossicodipendenti in strutture diverse dal carcere. LEGGI TUTTO