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    Ariano Irpino detenuto aggredisce agenti e si barrica in cella

    Ariano Irpino. Ancora tensioni all’interno del carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino.PUBBLICITA

    Questa mattina, un detenuto ha aggredito gli agenti in servizio durante una normale ispezione di routine. L’uomo, già protagonista di episodi simili in altri istituti penitenziari della Campania, ha reagito con violenza brandendo una spranga di ferro ricavata dal letto e minacciando di lanciare una pentola di olio bollente contro gli agenti.

    Nonostante i tentativi di mediazione, è stato necessario l’intervento degli agenti speciali per bloccare il detenuto e trasferirlo nelle camere di sicurezza. L’aggressione ha causato lesioni ad alcuni agenti, che hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Frangipane-Bellizzi”.
    L’episodio ha acceso nuovamente i riflettori sulle criticità del carcere di Ariano Irpino, in particolare sulla gestione dei detenuti con problemi comportamentali e sulla mancanza di adeguati presidi di sicurezza.

    Il sindacato Uilpa, attraverso il suo rappresentante Stefano Sorice, denuncia la situazione: “Ancora una volta emergono le problematiche dell’istituto irpino, legate soprattutto alla gestione dei detenuti facinorosi e alla carenza di trasferimenti verso altre carceri. Al contrario, aumenta il numero di detenuti con problemi di comportamento trasferiti ad Ariano Irpino da altri istituti penitenziari campani.”
    L’aggressione di questa mattina evidenzia la necessità di un intervento urgente per migliorare le condizioni di sicurezza all’interno del carcere di Ariano Irpino e per tutelare la salute e l’incolumità degli agenti di polizia penitenziaria.
    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Napoli, porta droga in carcere al figlio a Secondigliano: arrestata

    Napoli. Una donna, madre di un detenuto del carcere di Secondigliano, è stata arrestata dalla polizia penitenziaria dopo aver tentato di introdurre illegalmente droga all’interno dell’istituto.
    La donna, con precedenti per spaccio, è stata fermata mentre si accingeva ad avere un colloquio con il figlio, ristretto nel Reparto Mediterraneo. Durante i controlli di routine, gli agenti hanno scoperto che la donna nascondeva 100 grammi di hashish nelle calze.

    Lello Munno, vicesegretario regionale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), e Donato Vaia, delegato del Sappe, hanno espresso “il compiacimento del Sappe” al personale di polizia penitenziaria di Secondigliano “che con professionalità ed astuzia, porta avanti ogni giorno una battaglia per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti all’interno del penitenziario, nonostante la critica carenza di organico”.
    Il problema della droga in carcere
    Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha sottolineato che “il problema dell’ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane”. Secondo i dati del Sappe, quasi il 30% dei detenuti in Italia ha problemi di droga.

    Il Sappe propone di togliere dal carcere i tossicodipendenti e di curarli all’esterno, in modo da limitare l’ingresso di droga nelle carceri. Il sindacato chiede inoltre un incremento di organico e la dotazione di strumenti tecnologici per contrastare il traffico di stupefacenti.
    Le richieste del Sappe
    “Se da un lato dobbiamo complimentarci con il personale di polizia penitenziaria del centro penitenziario di Secondigliano che ha operato ancora una volta con professionalità e spirito di sacrificio, dall’altro non comprendiamo come non vengano assunti provvedimenti adeguati a ripristinare la sicurezza e la legalità”, afferma Capece.
    Leggi AncheSiamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO

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    Soldi e scarpe al Garante dei Detenuti Caserta: nessun patto corruttivo

    Non c’era alcun patto corruttivo tra l’ex garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, e il recluso del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Mario Borrata.
    Nonostante le attenzioni della garante e i suoi buoni uffici presso la direzione dell’istituto, i regali ricevuti da Belcuore tramite la sorella di Borrata, Sara, proprietaria di un negozio di abbigliamento a Casal di Principe, non rappresentano il prezzo della corruzione.

    Secondo il tribunale del Riesame di Napoli, i doni erano semplici regali dovuti alla relazione personale tra la garante e Borrata.
    Il tribunale del Riesame ha annullato la contestazione di corruzione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 20 maggio scorso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di Mario e Sara Borrata.

    Mario Borrata, già detenuto per un omicidio di camorra, era stato colpito da una misura carceraria, mentre la sorella Sara era stata posta agli arresti domiciliari. Tuttavia, la misura restrittiva non è stata completamente annullata, poiché rimane in piedi l’accusa di ricettazione di un telefonino che Borrata avrebbe usato in cella.
    I giudici del Riesame hanno accolto la tesi del difensore dei fratelli Borrata, Angelo Raucci, il quale ha dimostrato, tramite comunicazioni telefoniche, che i regali ricevuti dalla Belcuore – scarpe Gucci, vestiti e soldi – non fossero legati ai presunti favori che, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, l’ex garante avrebbe fatto a Borrata.
    Si trattava invece di regali d’amore. Sulla base di questa accusa di corruzione, la Belcuore, che rispondeva anche di rivelazione di segreto d’ufficio, aveva patteggiato nel dicembre scorso a un anno e dieci mesi di reclusione, con pena sospesa.
    L’ex garante aveva spiegato che la scelta di patteggiare era stata fatta “a malincuore, per meri motivi di opportunità e di strategia difensiva” e soprattutto “per voltare pagina e poter continuare l’attività professionale, senza la minaccia incombente di un lungo, pesante e costoso percorso processuale”.
    Durante l’interrogatorio davanti ai pm, prima del patteggiamento, l’ex garante aveva sempre sostenuto che i regali ricevuti da Borrata fossero dovuti a motivi sentimentali.
    La Procura di Santa Maria Capua Vetere sosteneva invece che la Belcuore avesse intrattenuto conversazioni telefoniche con Borrata, che usava il cellulare illecitamente introdotto in carcere, avvisandolo delle perquisizioni e adoperandosi per far avere al detenuto una relazione di servizio positiva, senza però ottenere risultati concreti.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Secondigliano detenuto tenta di sgozzare un agente penitenziario

    Secondigliano. Momenti di altissima tensione questa mattina nel carcere di Secondigliano, dove un detenuto straniero, già noto per le sue condotte violente e recidivo, ha aggredito un Sovrintendente di Polizia Penitenziaria. L’uomo ha tentato di sgozzarlo con una lametta, ferendolo al collo.PUBBLICITA

    Il Sovrintendente è stato prontamente soccorso e portato in ospedale. Dovrà sottoporsi a profilassi per scongiurare il rischio di malattie infettive.

    L’episodio ha scatenato l’ira del Si.N.A.P.Pe, il Sindacato Nazionale Autonomo PolPen. I Segretari Generali Aggiunto e Regionale, Luigi Vargas e Pasquale Gallo, denunciano con forza l’accaduto e chiedono interventi urgenti per tutelare la sicurezza degli operatori carcerari.PUBBLICITA

    “Come è possibile che un detenuto così pericoloso non sia stato sottoposto a misure adeguate per contenerne la violenza?”, si domanda Vargas. “Non possiamo più tollerare che i nostri colleghi vengano aggrediti mentre svolgono il loro dovere con professionalità e sacrificio.”
    I sindacalisti chiedono l’inasprimento delle pene e delle sanzioni per chi aggredisce gli agenti penitenziari, oltre a un maggiore utilizzo di misure come l’esclusione dalle attività in comune, il regime di sorveglianza particolare e il trasferimento fuori regione per i detenuti più violenti.
    “Le carceri campane sono al collasso”, denuncia Gallo. “Il sovraffollamento è insostenibile e gli agenti sono sottoposti a un continuo stress. È un miracolo che non accadano tragedie ancora più gravi.”
    “Basta! Chiediamo interventi immediati”, concludono Vargas e Gallo. “La sicurezza dei nostri colleghi e dei cittadini non può essere messa in discussione.”
    Le richieste del Si.N.A.P.Pe:

    Maggiori tutele per gli agenti penitenziariInasprimento delle pene per chi aggredisce gli agentiMisure più severe per i detenuti violentiRiduzione del sovraffollamento nelle carceri

    La situazione nelle carceri campane è drammatica. Ogni giorno gli agenti penitenziari si trovano ad affrontare situazioni di grande pericolo. È necessario un intervento urgente da parte delle autorità per garantire la sicurezza di chi lavora nelle carceri e di tutti i cittadini.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Sventato nuovo tentato suicidio nella notte al carcere di Poggioreale

    Nella notte scorsa, un altro tentativo di suicidio è stato sventato nel carcere di Poggioreale. Un detenuto napoletano di 60 anni, al terzo piano del reparto Genova, ha cercato di impiccarsi utilizzando la cintura dei pantaloni, attaccandola alla finestra del bagno. Fortunatamente, l’intervento tempestivo del personale di Polizia Penitenziaria, allertato dagli altri detenuti nella cella, ha impedito la tragedia.
    Luigi Castaldo, segretario regionale del CON.SI.PE Campania, ha espresso preoccupazione per l’aumento dei tentativi di suicidio: “Negli ultimi tempi abbiamo registrato una media di oltre un tentativo di impiccagione al giorno e un suicidio ogni tre giorni. Questo ci deve far riflettere sulle attuali condizioni di molti penitenziari italiani.” Il carcere di Poggioreale è tra i più affollati d’Italia, ospitando oltre 2000 detenuti, e soffre di gravi carenze di personale, sia di Polizia Penitenziaria che di altre figure professionali essenziali.
    Castaldo sottolinea l’urgenza di una nuova organizzazione carceraria: “È necessario un incremento di educatori, psicologi, psichiatri, medici, infermieri e assistenti sociali, per contrastare il senso di abbandono che pervade questi ambienti.” Ha poi lodato il personale di Polizia Penitenziaria per la loro professionalità e umanità, sottolineando che, nonostante le difficoltà, continuano a dimostrare dedizione in un contesto che spesso alimenta odio e violenza.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    A Napoli detenuto tenta il suicidio: salvato da agente penitenziario

    Napoli. Un detenuto italiano di 40 anni ha tentato di togliersi la vita al terzo piano del padiglione Milano del carcere napoletano di Poggioreale. L’uomo, affetto da forte depressione, era già sotto stretta osservazione per il rischio di suicidio.

    Il detenuto ha tentato di impiccarsi utilizzando un cappio realizzato con le lenzuola legate alle inferriate della finestra. Solo il tempestivo intervento del poliziotto penitenziario di turno ha scongiurato il peggio. Grazie al suo pronto intervento, il detenuto è stato salvato e ora si trova sotto sorveglianza a vista 24 ore su 24.
    L’episodio ha acceso i riflettori sulle condizioni del carcere di Poggioreale e sulla carenza di personale di Polizia Penitenziaria. Il segretario regionale Con.si.pe Campania, Luigi Castaldo, ha sottolineato “l’importanza della presenza fisica del personale di Polizia Penitenziaria”, evidenziando però che “l’atavica carenza di organico stia ormai mettendo a rischio la sicurezza”.
    Castaldo ha infatti denunciato la mancanza di oltre 200 poliziotti penitenziari a Poggioreale, una situazione che “non solo mette in discussione la sicurezza di tutti ma soprattutto obbliga il poco personale a carichi di lavoro eccessivi”.
    La necessità di figure professionali specializzate
    Oltre all’aumento del personale di Polizia Penitenziaria, il Con.si.pe ritiene necessario “una presenza costante in prima linea di figure professionali specializzate al trattamento dei reclusi come educatori, psicologi e psichiatri, assistenti sociali”.
    Secondo Castaldo, queste figure “creerebbe più vita in carcere laddove oggi si vive uno stato di abbandono pomeridiano e nei fine settimana”.
    Il ruolo del poliziotto penitenziario
    Il segretario regionale Con.si.pe ha concluso sottolineando che il poliziotto penitenziario “deve fare il poliziotto”, mentre oggi “troppi sono gli incarichi previsti che mettono in discussione il mandato istituzionale, specie con le attuali carenze organiche”. LEGGI TUTTO

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    Camorra, assoluzione piena per i fratelli Diana: “Il fatto non sussiste”

    Assoluzione con formula piena – “il fatto non sussiste” – per i fratelli Antonio Diana e Nicola Diana, figli di Mario Diana, vittima innocente della criminalità organizzata. I due erano sotto processo a Santa Maria Capua Vetere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
    Il tribunale, presieduto dal giudice Luciana Crisci, ha concluso una lunga odissea giudiziaria durata cinque anni, basata esclusivamente sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
    I fratelli Diana furono arrestati il 15 gennaio 2019 e le loro aziende vennero sequestrate. “Nonostante la Cassazione avesse annullato questi provvedimenti cautelari – spiegano gli avvocati Claudio Botti e Carlo De Stavola, difensori dei fratelli Diana – gli imprenditori sono stati costretti a subire questa odissea giudiziaria durata cinque anni”.
    All’inizio di aprile, la Procura antimafia di Napoli aveva chiesto sette anni e mezzo di carcere per i due imprenditori, accusati di essere legati alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Antonio Diana e Nicola Diana, noti per il loro impegno nella lotta alle mafie, erano stati accusati dalla DDA di utilizzare questa attività come paravento, basandosi sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
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    Droga ordinata dal carcere con i telefonini: 33 arresti. L’operazione anche in provincia di Latina

    Dalle prime luci dell’alba di martedì, su delega della Procura della Repubblica di Velletri, i carabinieri della Compagnia di Velletri, nelle province di Roma, Viterbo, Frosinone, Rieti, Latina e Chieti, con il supporto dei comandi dell’Arma territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari – emessa dal gip presso il Tribunale di […] LEGGI TUTTO

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    LA DECISIONE TERREMOTO CAMPI FLEGREI: trasferite le detenute del carcere di Pozzuoli

    In seguito allo sciame sismico che ha colpito ieri l’area dei Campi Flegrei, si è deciso di trasferire le detenute di alcune sezioni del carcere femminile di Pozzuoli per motivi precauzionali. A comunicarlo è stato il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, durante un incontro con i giornalisti per fornire gli ultimi aggiornamenti sulla situazione sismica.
    “Stiamo trasferendo le detenute in altra sede per mettere in sicurezza la struttura,” ha spiegato il prefetto Di Bari. “La situazione è costantemente monitorata e, al momento, non si registrano danni. Tuttavia, abbiamo ritenuto necessario procedere con il trasferimento per effettuare le opportune verifiche e prevenire eventuali rischi, come la caduta di calcinacci.”
    Le autorità assicurano che tutte le misure adottate sono a tutela della sicurezza delle detenute e del personale carcerario. La decisione è stata presa in via preventiva per garantire un controllo approfondito delle condizioni strutturali dell’edificio, in attesa di ulteriori aggiornamenti sulla stabilità della zona colpita dal sisma.
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    LA NOTA Caserta: 80enne torna in carcere. La denuncia del sindacato di Polizia Penitenziaria: “Una follia”

    Far tornare in carcere un ottantenne in un contesto di sovraffollamento e emergenza carceraria è “pura follia”. Lo afferma Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP.). Di Giacomo critica il provvedimento dell’Ufficio Esecuzione Penale della Corte di Appello di Napoli che ha revocato la detenzione domiciliare a un ottantenne, ripristinando la detenzione per l’espiazione di un cumulo di pene di 8 anni e 4 mesi di reclusione, di cui 4 anni e 10 mesi ancora da scontare, per reati di droga e bancarotta fraudolenta.
    Secondo Di Giacomo, mantenere agli arresti domiciliari il detenuto avrebbe comunque garantito l’espiazione della pena senza aggravare ulteriormente le condizioni carcerarie. Purtroppo, questo non è un caso isolato. Al 2023, infatti, nelle carceri italiane ci sono 1.208 detenuti over 70 (di cui 38 donne) e 4.835 detenuti tra i 60 e i 69 anni.
    La presenza di detenuti anziani solleva enormi problemi di assistenza sanitaria e cura, con circa l’80% degli over 70 affetti da problemi di salute, in un contesto di carenza cronica di medici e personale sanitario. Le malattie più frequenti tra i detenuti sono quelle infettive (48%), seguite da disturbi psichiatrici (32%), malattie osteoarticolari (17%), cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%).
    Inoltre, il 40,3% dei detenuti assume sedativi e ipnotici, mentre il 20% fa uso di stabilizzanti dell’umore, benché solo il 9,3% della popolazione carceraria abbia diagnosi psichiatriche gravi. Un altro dato preoccupante riguarda la tossicodipendenza: un detenuto su tre ha una qualche dipendenza da sostanze stupefacenti.
    Di Giacomo sottolinea che questa situazione dovrebbe orientare i magistrati a evitare di aggravare ulteriormente le condizioni carcerarie, soprattutto considerando che i detenuti anziani, a eccezione dei capi clan e uomini di spicco della criminalità organizzata, vivono la detenzione in condizioni di maggiore difficoltà. Questo scenario aggrava anche il lavoro del personale penitenziario, che spesso deve assumere il ruolo di “badante” per i detenuti più anziani.
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    Violenta rivolta nel carcere di Benevento: due agenti feriti

    Momento di altissima tensione nel carcere di Benevento, dove è in atto una violenta rivolta da parte di alcuni detenuti.
    Come denunciato dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la situazione è incandescente: una sezione detentiva è stata distrutta e due agenti di Polizia Penitenziaria sono stati feriti dai detenuti, che si erano armati per fronteggiare gli agenti.
    “La situazione è molto grave”, afferma Tiziana Guacci, segretario del Sappe. “I detenuti comuni del quarto piano, per futili motivi, hanno devastato la rotonda, computer, vetri e tutto quello che c’era. Sembra che abbiano anche preso in ostaggio alcuni colleghi, due dei quali sono stati poi accompagnati in ospedale. La situazione è critica e sul posto sono presenti anche operatori delle altre forze di polizia”.
    “È evidente che c’è bisogno di un intervento immediato da parte degli organi competenti dell’Amministrazione penitenziaria”, prosegue Guacci. “Bisogna assicurare l’ordine e la sicurezza nel carcere di Benevento e tutelare gli agenti di Polizia Penitenziaria che vi prestano servizio. È grave che non siano stati ascoltati i nostri ripetuti allarmi sui focolai di tensione nelle carceri campane”.
    Il segretario generale del Sappe Donato Capece giudica la condotta dei detenuti “irresponsabile e gravissima”. “Le carceri in Campania sono ad alta tensione”, denuncia Capece. “È sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di violenza che coinvolge gli agenti di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane, come dimostra quel che sta succedendo nel carcere di Benevento”.
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    Detenuto aggredisce la moglie in carcere: la sfregia e tenta di ucciderla con le lamette

    Momenti di terrore ieri pomeriggio nel carcere di Spini di Gardolo, in Trentino Alto Adige, dove un detenuto di 40 anni ha aggredito brutalmente la moglie durante un colloquio.
    L’uomo, già in carcere da un anno per aggressione nei confronti della consorte, l’ha sfregiata al viso con due lamette e poi ha cercato di tagliarle la gola, rischiando di recidere la carotide.
    L’episodio violento si è verificato intorno alle 17:00 durante il colloquio tra l’uomo, di origini tunisine, e la moglie, un’italiana di 44 anni. Sembrava un incontro tranquillo, ma in pochi istanti l’uomo si è scagliato contro la donna con le lamette. Le è andata bene, perché le lamette non le hanno tranciato la carotide, ma ha il volto sfregiato.
    La furia non si è placata e l’uomo ha tentato di tagliarle la gola, solo grazie all’intervento tempestivo degli agenti di polizia penitenziaria si è evitato il peggio.
    La donna, soccorsa dal personale del carcere e dal 112, è stata trasportata in ambulanza all’ospedale Santa Chiara di Trento. Le sue condizioni non sono gravi, ma è sotto choc per l’accaduto. L’aggressore è stato invece arrestato e questa mattina sarà processato per tentato omicidio.
    Le motivazioni del gesto sono ancora da chiarire. I due coniugi, che non hanno figli, avevano già avuto problemi in passato. L’uomo era già detenuto per aggressione alla moglie.
    L’episodio ha provocato sgomento all’interno del carcere. I sindacati di polizia penitenziaria da tempo denunciano la carenza di personale, con 160 agenti a fronte di 227 previsti e un numero di detenuti in aumento (380 contro i 240 previsti). La cronica mancanza di personale, secondo i sindacati, mette a rischio la sicurezza sia dei detenuti che degli stessi agenti.
    La Procura di Trento ha aperto un fascicolo per tentato omicidio e ha avviato le indagini per chiarire i fatti. L’uomo è stato arrestato e si trova ora a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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