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    Massacro di Ponticelli: le Iene presentano l’inchiesta di Giulio Golia

    Torna domani in prime-time su Italia 1 ‘Le Iene presentano: Inside’ con l’inchiesta di Giulio Golia e Francesca Di Stefano dal titolo ‘Mostri o Innocenti?’, interamente dedicata alla vicenda di cronaca avvenuta il 2 luglio 1983, nota come il ‘massacro di Ponticelli’. Quaranta anni fa Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, due bambine di 7 e 10 anni, furono violentate, torturate, uccise, e infine date alle fiamme. Un delitto efferato e brutale, che sconvolse non solo Napoli ma l’Italia intera e che, dopo due mesi di indagini e tre anni di processi, condannò all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo.
    I tre, appena maggiorenni all’epoca dei fatti, sostennero dal primo momento di essere innocenti. Oggi, dopo aver scontato la pena, continuano a dichiararsi vittime di quello che potrebbe essere “uno dei più clamorosi errori giudiziari del nostro Paese”.
    Un caso, questo, che ha attirato anche l’attenzione della Commissione Parlamentare Antimafia, che di recente ha sollevato parecchi dubbi sulle indagini svolte, portandola a valutare una possibile revisione del processo di condanna. Secondo l’analisi della Commissione, infatti, sulla vicenda potrebbe essere calata l’ombra della criminalità organizzata.
    Con contenuti esclusivi fatti di nuove testimonianze che sembrano ribaltare la narrazione fatta fino a questo momento, interviste a testimoni, inquirenti e documenti inediti in cui la trasmissione è entrata in possesso, Giulio Golia ripercorre le tappe di quanto accaduto, alla luce delle tante domande che non trovano ancora risposta.
    Dalle denunce dei tre imputati nei confronti delle forze dell’ordine all’arresto di alcuni testimoni sentiti a pochi giorni dal duplice omicidio, fino alle eventuali piste alternative che, forse, all’epoca dei fatti, furono ignorate o sottovalutate. LEGGI TUTTO

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    Camorra, il boss Pasquale Manna ucciso per l’affare pompe di benzina

    Appuntamento con l’assassino, il boss Pasquale Manna 58 anni detto “Paqualino”,  reggente del clan Veneruso-Rea di Volla è stato massacrato di proiettili in una pompa di benzina prorpio a Volla.
    ma nonostante le ferite e l’auto crivellata di proiettili ha cercato di trovare soccorso arrivando fino a via Ravioncello altezza civico 120 a Ponticelli. Li la sua Renault Twingo bianca si è fermata vicino al guardrail.
    Chi lo ha ucciso aveva una sola missione: eliminarlo. E così è stato. Non a caso i sicari hanno fatto fuoco con una mitraglietta esplodendo un numero impressionate di colpi. Poi in sella a una moto di grossa cilindrata si sono dileguati nel traffico di Ponticelli facendo perdere le tracce.
    I carabinieri, coordinati dalla Dda di Napoli, che conducono le indagini hanno avviato una seire di perquisizioni ma soprattutto hanno preso visione di tutte le immagini delle telecamere pubbliche e private poste lungo il percorso ma hanno anche analizzato il suo smartphone. Si cerca tra i contatti, le chat e la messaggistica eventuali tracce che possano portare a capire con chi aveva appuntamento.
    Pasqualino mamma era già scampato alla morte nel lontano 1988, in quell’occasione vennero ammazzate due persone, mentre l’allora 24enne Manna rimediò delle ferite all’altezza delle gambe.
    Gli investigatori seguono la traccia dello scontro tra i clan criminali della zona Orientale di Napoli. E’ probabile che la vittima abbia pestato i piedi alle famiglie criminali della zona, in modo particolare negli affari legati al contrabbando di petrolio e alla gestione delle pompe di carburanti e per questo è stata decisa la sua eliminazione. LEGGI TUTTO

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    Omicidio a Ponticelli: la vittima è il pregiudicato Pasquale Manna

    E’ il pregiudicato di 59 anni anni Pasquale Manna, originario di Casalnuovo la vittima dell’ omicidio avvenuto a Ponticelli nel pomeriggio poco prima delle 17 in via Ravioncello altezza civico 120.
    I carabinieri, avvertiti da una telefonata anonima, hanno rinvenuto un uomo crivellato di proiettili all’interno di un’auto, una Renault Twingo di colore bianco di sua proprietà
    I carabinieri che stanno effettuando i rilievi coordinati dal magistrato della Dda di Napoli non escludono che l’omicidio rientri nella faida di camorra in atto nella zona tra i clan dei De Luca Bossa Minichini e i De Martino De Micco per il controllo degli affari illeciti nella zona.
    E’ probabile che la vittima sia stato attirata in una trappola e che avesse appuntamento con qualcuno.
    I carabinieri infatti stanno esaminando il suo smartphone per controllare messaggi, contatti e chat. dall’analisi dei dati e dei contatti si potrebbe avere indizi utili alle indagini. LEGGI TUTTO

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    Omicidio a Ponticelli: 33enne ucciso in viale Margherita

    La camorra torna a mietere vittime a Ponticelli.
    E’ accaduto poco dopo le 16,30 di oggi in viale Margherita altezza della farmacia. Federico Vanacore 33enne già noto alle forze dell’ordine mentre era all’interno di una 500 x è stato colpito da diversi colpi d’arma da fuoco.
    La vittima designata è morta sul colpo. Carabinieri e 118 sul posto. I militari stanno effettuando i rilievi in attesa del magistrato di turno. LEGGI TUTTO

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    🔴 CAMORRA, uno sgarbo telefonico dietro la nuova faida tra i De Micco e i De Luca Bossa

    E’ scattata dopo uno sgarbo telefonico la contrapposizione armata, a colpi di bombe, tra i clan De Luca-Bossa e De Micco – De Martino nel quartiere Ponticelli di Napoli.Emerge dall’ordinanza con la quale il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha disposto sei misure cautelari in carcere notificate agli indagati dai carabinieri. Una telefonata interrotta che ha consentito ai De Micco di capire che ormai la guerra era alle porte.
    I rapporti, sempre tesi, tenuti comunque sotto controllo grazie a un patto, si inaspriscono dopo un duplice arresto che spinse i De Micco all’espansione nello spaccio della droga. Un tentativo mal visto, ovviamente, dai loro rivali. Ma fu un altro arresto, quello di un affiliato ai De Luca Bossa trovato a bordo di un’auto rubata che stava cercando di parcheggiare in una zona di loro “competenza”, a determinare l’avvio delle ostilità.
    Il pentito Pipolo: “Pensammo che Luigi Austero volesse organizzare un attentato nei nostri confronti”
    A spiegarlo agli inquirenti durante un interrogatorio è il collaboratore di giustizia Antonio Pipolo, lo scorso 3 agosto. “Pensammo – dice – che parcheggiando quell’auto lì volessero organizzare un omicidio nei nostri confronti e che tale omicidio fosse stato organizzato da Luigi Austero, rimasto reggente”.
    I De Micco decisero di chiamare proprio il reggente per chiedere spiegazioni e questi interruppe repentinamente la conversazione chiudendo il telefono in faccia ai suoi interlocutori.
    “Da lì – spiega Pipolo – iniziarono le bombe. Partirono all’attacco perché capirono che avevamo capito”. I fatti oggetto dell’indagine riguardano la parte finale di una faida tra i due clan, caratterizzata da una lunga serie di attentati, tentati omicidi e omicidi.
    Il pentito Pipolo è l’autore del duplice omicidio di Carlo Esposito e dell’innocente Antimo Imperatore
    Il “pentito” Antonio Pipolo, ex affiliato al clan De Micco, è reo confesso di un duplice omicidio che vide tra le vittime anche un operaio estraneo agli ambienti della camorra: si tratta del 56enne Antimo Imperatore, ucciso insieme con Carlo Esposito, 29 anni, legato al clan De Martino, mentre stava eseguendo dei lavori a casa del reale obiettivo dell’agguato, scattato sull’uscio della sua porta di casa.
    Il “pentito” spiega anche che il suo clan lo voleva morto, perché, suppone, ritenuto “l’anello debole” della catena malavitosa. La sua morte – secondo quanto era stato deciso nel corso di un summit – sarebbe dovuta sembrare accidentale, durante una rissa in discoteca.
    I tre destinatari delle misure cautelari che erano ancora in libertà – Annamaria Amitrano, Ciro Flauto e Lorenzo Valenzano – rappresentavano ormai gli ultimi referenti dei vertici, ormai tutti in carcere.
    Gli altri tre destinatari delle misure cautelari sono Luca Concilio, Alessandro Ferlotti e Lorenzo Valenzano a cui vengono contestati, in concorso e a vario tuitolo, i reati di detenzione illegale di armi ed esplosivi, detenzione di stupefacenti e ricettazione, fatti tutti aggravati dalla finalità di agevolare il clan del quartiere partenopeo Ponticelli.
    Christian Marfella è il figlio di Giuseppe Marfella (boss della mala del quartiere Pianura di Napoli ) e di Teresa De Luca Bossa, quindi fratellastro di Antonio De Luca Bossa, soprannominato “Tonino ‘o sicco”, elemento di vertice dell’omonimo clan ed ex killer del clan Sarno.
    Annamaria Amitrano (soprannominata “bambola di pezza”) è la sorella di Domenico Amitrano: a lei hanno incendiato l’auto lo scorso 18 dicembre. Qualche giorno prima, invece, è stata stata data alle fiamme la Jeep della nipote omonima di Annamaria, figlia di Domenico. LEGGI TUTTO

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    Camorra, attentati a Ponticelli: arrestati 6 del clan De Luca Bossa

    Furono gli uomini del clan DeLuca Bossa a compiere l’attentato dinamitardo del luglio scorso a Ponticelli in cui furono distrutte tre auto e danneggiate le vetrate di alcune abitazioni.Questa mattina, infatti,  il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 indagati, di cui 3 già detenuti.
    Tutti ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di detenzione illegale di armi ed esplosivi, detenzione di stupefacenti e ricettazione, fatti tutti aggravati dalla finalità di agevolare le attività del clan De Luca Bossa, operante nel quartiere Ponticelli e rientrante nella sfera di influenza del cartello criminale denominato Alleanza di Secondigliano.
    L’indagine, condotta dal citato Nucleo sull’operatività del clan De Luca Bossa e sulla perdurante contrapposizione armata tra quest’ultimo e quello denominato De Micco De Martino, ha consentito di identificare mandante ed esecutori materiali dell’attentato dinamitardo perpetrato il 23.7.2022, in Ponticelli, ai danni del clan De Micco DeMartino.
    In quella occasione a seguito di un’esplosione causata da un ordigno posto all’interno di un veicolo, si verificava il danneggiamento delle vetrate di diverse abitazioni e il danneggiamento di 3 autovetture parcheggiate.
    Le indagini inoltre hanno consentito di accertare che le armi e lo stupefacente, oggetto di sequestro il 9 agosto 2022, in Ponticelli erano del clan De Luca Bossa.
    Di seguito i destinatari della misura:– AMITRANO Annamaria, nata a Napoli il 24 luglio 1981;– CONCILIO Luca, nato a Napoli il 9 dicembre 1983;– FERLOTTI Alessandro, nato a Napoli il 10 marzo 1992;– FLAUTO Ciro, nato a Napoli il 19 dicembre 2002;– MARFELLA Christian, nato a Napoli il 2 febbraio 1994;– VALENZANO Lorenzo, nato a Napoli il 30 settembre 1993. LEGGI TUTTO

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    Camorra, sfuggito a blitz di Ponticelli, preso in Piemonte

    A distanza di poco meno di un mese è stato arrestato ad Alessandria Ivan Ciro D’Apice, 26 anni ritenuto dalla Polizia di Stato e dalla Dda legato al clan De Micco-De Martino del quartiere Ponticelli di Napoli.
    Era scampato all’arresto nel corso dell’operazione anticamorra della Squadra Mobile partenopea (diretta dal primo dirigente Alfredo Fabbricini) scattata lo scorso 28 novembre. Gli agenti della Mobile e del commissariato Ponticelli lo hanno rintracciato in Piemonte, dove abita la sorella.
    Il giovane- secondo le accuse e seocndo il racconto dei pentiti faceva parte deiia batteria di fuoco del Lotto zero al servizio del ras Roberto Boccardi. Alcuni anni fa era anche rimasto ferito in un agguato.

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    Ponticelli, incendiata una jeep in strada

    Questa notte verso le 2 a Ponticelli i Carabinieri della compagnia di Napoli Poggioreale sono intervenuti a via Oplonti per un incendio.
    A prendere fuoco una Jeep Renegade lì parcheggiata. Le fiamme, domate dai vigili del fuoco, danneggiavano anche un’altra auto. Indagini in corso da parte dei Carabinieri.
    I militari hanno sentito a sommarie informazioni il proprietario dell’auto il quale non ha saputo a voluto dare spiegazioni e per lui potrebbe anche essersi trattato di un errore.
    I carabinieri intanto seguono tutte le piste: da quella personale a quella legata alla criminalità organizzata. A Ponticelli è in atto da tempo un cruento scontro tra le varie famiglie di camorra per il controllo degli affari illeciti.

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