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    Affitti falsi per l’immigrazione clandestina: l’inchiesta delle Fiamme Gialle

    I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Latina, coordinati dalla Procura della Repubblica pontina, hanno eseguito un’indagine di polizia giudiziaria svolta nei confronti di 9 persone, segnalate a vario titolo per i reati di falso, sostituzione di persona e favoreggiamento all’immigrazione clandestina. L’indagine trae origine da un’attività di polizia economico-finanziaria condotta dai […] LEGGI TUTTO

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    Marcianise, arrestati imprenditore e commercialista dell’Interporto: 2600 fatture false

    La Guardia di Finanza di Marcianise ha eseguito un’ordinanza applicativa delle misure cautelari in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica – Sezione Reati Criminalità economica – nei confronti di un imprenditore (attivo nel settore della logistica all’interno dell’Interporto Sud Europa di Marcianise) e del suo consulente fiscale, con contestuale sequestro preventivo di beni mobili ed immobili del valore stimato di oltre 6 milioni di euro.

    Già nel febbraio del 2022, le due persone erano state destinatarie di una misura cautelare interdittiva (divieto temporaneo di esercitare, rispettivamente, l’attività imprenditoriale e professionale) a seguito di un’indagine nel cui ambito erano emersi gravi indizi di reità in ordine al loro coinvolgimento in un articolato sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale.
    In particolare, dietro la “regia” del proprio consulente fiscale, l’imprenditore avrebbe indebitamente beneficiato di ingenti risparmi di imposta (costi indeducibili per un valore di oltre 40 milioni di euro ai fini delle imposte dirette e di IVA indetraibile per un valore di oltre 8,6 milioni di euro) grazie soprattutto all’utilizzo sistematico di documentazione contabile fittizia, tra cui oltre n. 2.600 fatture per operazioni inesistenti emesse da società c.d. cartiere appositamente costituite.
    Nel corso delle successive indagini delegate dal pubblico ministero, gli investigatori della Guardia di Finanza hanno acquisito gravi elementi indiziari in ordine alla commissione di ulteriori fattispecie di reato da parte degli indagati (autoriciclaggio, falso in bilancio, bancarotta documentale e fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche e indebite compensazioni effettuate con l’utilizzo di crediti inesistenti), i quali avrebbero continuato ad operare nel medesimo settore, attraverso un nuovo soggetto economico appositamente costituito e intestato a prestanomi, conseguendo profitti illeciti per oltre 6 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Colpo ai narcos di Scampia: sequestrati oltre 18 chili di cocaina: 2 arresti

    Nell’ambito del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti, i finanzieri del Comando Provinciale di Napoli hanno sottoposto a sequestro oltre 18 chili di cocaina.
    Durante i controlli predisposti lungo le principali arterie stradali di accesso alla città di Napoli, è stata notata un’autovettura sospetta, con a bordo due uomini, dirigersi verso il quartiere Scampia.
    Insospettiti dalle manovre effettuate, i finanzieri hanno deciso di fermare e sottoporre a controllo il mezzo. All’interno dell’abitacolo, occultato ai piedi del sedile posteriore, è stato rinvenuto un borsone di colore blu, contenente 17 panetti di sostanza stupefacente che, sottoposta ad analisi speditiva, è risultata essere cocaina.
    I due uomini – classe ’94 e ’85 – sono stati tratti in arresto per il reato di traffico e detenzione illecita di sostanza stupefacente.
    L’attività di servizio odierna, eseguita dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli, testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle nella lotta al traffico sostanze stupefacenti, a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini. LEGGI TUTTO

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    Colpo ai narcos di Castel Volturno: sequestrati 77 chilogrammi di hashish. Tre arresti

    Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha coordinato una complessa operazione finalizzata al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti che ha consentito di sequestrare circa 77 kg di hashish e di trarre in arresto tre responsabili.L’attività è stata eseguita dai Finanzieri della Compagnia di Mondragone i quali, dopo un’articolata attività info- investigativa svolta grazie alla costante presenza sul territorio, hanno individuato un immobile sito nel Comune di Castel Volturno adibito a vera e propria raffineria di stupefacenti.
    Infatti, le conseguenti attività di perquisizione svolte hanno permesso di riscontrare la presenza di tre uomini, un italiano residente nel Comune di Pozzuoli  e due cittadini extracomunitari provenienti dal Marocco.
    Erano tutti intenti nella preparazione di dosi di stupefacente pronte per essere cedute sul mercato illegale, nonché di rinvenire 77 kg di hashish sfuso e già lavorato, unitamente a materiale per il confezionamento, tra cui un bilancino di precisione, un forno a microonde, un frullatore, una confezione di olio e circa 2.000 bustine di cellophane.
    I tre responsabili sono stati tratti in arresto e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere, tradotti presso la locale Casa Circondariale.
    La sostanza stupefacente rinvenuta, invece, è stata sottoposta a sequestro, posto che, una volta “confezionata” e immessa sul mercato, avrebbe potuto generare guadagni illeciti per circa mezzo milione di euro.
    L’attività della Guardia di Finanza di Mondragone testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle che, anche in ottemperanza di specifiche direttive sul piano tecnico-operativo impartite dalla Prefettura di Caserta ed assunte in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, ha intensificato l’attività di prevenzione e repressione in materia nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti, con il duplice intento di tutelare la salute dei cittadini e debellare una delle principali forme di finanziamento della criminalità organizzata. LEGGI TUTTO

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    Caserta, sequestrati 15 kg di cocaina: arrestato corriere rumeno

    Nella giornata di ieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha coordinato una complessa operazione finalizzata al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti che ha consentito di sequestrare circa 15 kg di cocaina purissima e di trarre in arresto il corriere che la trasportava.L’attività è stata eseguita dai Finanzieri della Compagnia di Marcianise i quali, attraverso un articolato dispositivo all’uopo predisposto presso i caselli autostradali di Caserta Nord e Caserta Sud, sono riusciti a individuare un’autovettura sospetta, il cui conducente, all’atto del fermo, manifestava subito un evidente stato di agitazione che induceva i militari operanti ad approfondire il controllo presso la sede del reparto.
    In effetti, a seguito di un’accurata ispezione del mezzo, veniva scoperto un sottofondo, ricavato nel baule posteriore e coperto da una spessa lastra metallica comandata attraverso un complesso meccanismo elettronico, al cui interno erano occultati n. 14 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 14,800.
    Il corriere veniva, inoltre, trovato in possesso di una somma in contanti pari a 1.025,00 euro, verosimilmente corrispostagli quale compenso per il trasporto della droga.
    Il responsabile, di origine rumena, è stato arrestato e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere, tradotto presso la locale Casa Circondariale.
    La cocaina sottoposta a sequestro, una volta “tagliata” e immessa sul mercato, avrebbe potuto generare guadagni illeciti per circa 2 milioni di euro.
    L’attività della Guardia di Finanza di Marcianise testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti, con il duplice intento di tutelare la salute dei cittadini e debellare una delle principali forme di finanziamento della criminalità organizzata. LEGGI TUTTO

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    Frode su ristori covid e fallimento società: 3 indagati

    Nei giorni scorsi si sono concluse le indagini preliminari, condotte dai Finanzieri del Comando Provinciale di Padova sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone.Tutte indagate, in concorso e a vario titolo, in ordine a reati tributari, fallimentari, societari e a un’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, in qualità di amministratori di fatto e di diritto di una società operante nella provincia di Padova nel settore dell’allevamento e del commercio di bovini e carne da macello.
    Nel dettaglio, le attività investigative delle Fiamme Gialle della Compagnia di Este, durate oltre un anno, hanno preso il via da una verifica fiscale conclusa nei confronti dell’impresa in rassegna, all’esito della quale è stata proposta per il recupero a tassazione un’imposta evasa di oltre 6 milioni di euro.
    Inoltre, nel corso dell’ispezione sono stati svolti approfondimenti in merito a tre finanziamenti, pari a 200 mila euro, erogati nell’ambito delle misure di sostegno all’economia, colpita dalla crisi derivante dalla pandemia da Covid – 19.
    In particolare, è stato rilevato che la società in parola, ritenuta priva di qualsivoglia struttura aziendale, ha dapprima beneficiato dei contributi di cui al c.d. ”Decreto Rilancio” e, a seguito dell’introduzione di nuove misure volte al sostegno di determinate categorie economiche, i cc.dd. ”Decreto Ristori” e ”Decreto Natale”, avrebbe simulato lo svolgimento di un’attività di ristorazione, senza di fatto mai esercitarla.
    Tali disponibilità finanziarie non sarebbero state destinate alle finalità previste dalla normativa emergenziale, ma, dopo essere state indebitamente percepite, sarebbero state interamente trasferite, mediante bonifici bancari, su conti correnti ubicati in Lituania e Polonia.
    Nel corso degli ulteriori accertamenti nei confronti del soggetto economico, è stato riscontrato che le quote di tale società sono state cedute nel 2018 dai precedenti soci a un soggetto diverso, divenuto anche rappresentante legale e considerato mero prestanome di due fratelli campani.
    A partire da quell’anno, i tre indagati avrebbero dapprima apparentemente rafforzato la situazione economico finanziaria della società con un aumento del capitale sociale da 10 mila a 750 mila euro mediante l’utilizzo di riserve disponibili ritenute fittizie, al solo fine di offrire al mercato e agli istituti di credito un’immagine florida della stessa, e successivamente avrebbero collocato l’impresa in un meccanismo evasivo destinato a favorire numerose società con sede nella provincia di Napoli.
    Infatti, secondo l’ipotizzato schema della c.d. ”frode carosello”, il soggetto economico sarebbe stato interposto, in qualità di ”impresa cartiera”, nelle operazioni di compravendita di prodotti provenienti dall’Unione Europea, assoggettate a uno specifico regime I.V.A., favorendo l’evasione della suddetta imposta, sistematicamente non versata all’atto della successiva cessione all’acquirente finale sul territorio nazionale, che comunque maturava il diritto alla detrazione.
    L’importo delle vendite ricostruite, riconducibili a tale meccanismo, ammontava a oltre 3 milioni di euro. Le irregolarità sopra illustrate avrebbero anche favorito il dissesto dell’impresa, poi dichiarata fallita.
    Nello specifico, è stata ipotizzata la distrazione di beni e valori in danno dei creditori, in quanto non sarebbero state rinvenute 13 autovetture concesse in leasing o in locazione all’azienda decotta e disponibilità finanziarie per quasi 195 mila euro, in parte trasferite su conti correnti esteri, in parte utilizzate per il pagamento di spese estranee all’attività sociale oppure impiegate per il versamento delle imposte dovute da terzi.
    Gli amministratori avrebbero omesso, altresì, la tenuta delle scritture contabili obbligatorie, rendendo più complessa la ricostruzione di tali operazioni. La valorizzazione di tutti gli elementi investigativi raccolti, acquisiti attraverso accertamenti bancari e dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, ha consentito all’Autorità Giudiziaria di formulare le imputazioni sopra descritte a carico di due amministratori di fatto e uno di diritto. LEGGI TUTTO

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    Camorra, sequestrati 21 supermercati del gruppo Pellicano

    Sequestro record nei confronti del gruppo Pellicano e al Re dei supermercati: Paolo Siciliano. Ecco ove sono stati sequestrati i 21 supermercati
    Un’operazione per certi versi senza precedenti quella messa in atto questa mattina dai Ros e della Guardia di Finanza di Marcianise, guidata dal capitano Benedetta Antonaci, nei confronti del gruppo Pellicano e dell’imprenditore Paolo Siciliano.
    Le forze dell’ordine hanno sequestrato 21 supermercati e posto i sigilli anche ad altre attività, compreso il cash and carry. Le strutture continueranno a lavorare (rimarranno in pratica aperte anche da sequestrate), ma presto sarà nominato un amministratore giudiziario, come da prassi in questi casi.
    Il blitz ha riguardato le attività di cui Siciliano è proprietario a Caserta, San Prisco, Marcianise, Mondragone, Capua, Castel Volturno, Casagiove, Aversa, San Nicola, Alvignano, Santa Maria Capua Vetere e Recale LEGGI TUTTO

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    Sma Campania, appalti truccati: 9 arresti. C’è anche un ex consigliere regionale

    Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari ed un decreto di sequestro preventivo emessi dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Sezione Seconda, a carico di 9 persone.
    Tutte ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente in pubblici appalti, finanziamento illecito dei partiti.
    Gli episodi corruttivi si sarebbero verificati per pilotare appalti sia presso la SMA Campania, società in house della Regione Campania, che presso il Comune di Napoli.Inoltre, nel corso delle indagini, sarebbe altresì emersa un’ipotesi di illecita corresponsione di somme di denaro per la campagna elettorale di un Consigliere Regionale, candidato alle elezioni politiche del 2018 per il rinnovo dei membri della Camera dei Deputati.
    Per i fatti sopra descritti risultano adottati i seguenti provvedimenti:custodia cautelare in carcere per tre persone; arresti domiciliari per due persone;obbligo di presentazione alla p.g. per una persona; obbligo di dimora per una persona;divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale per due persone; sequestro preventivo, anche per equivalente, della somma di circa 700.000 euro. LEGGI TUTTO

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    Rapporti coi Casalesi, confiscati 2,5 milioni di euro all’ex consigliere regionale Nicola Ferraro

    Rapporti con i Casalesi, confisca record per l’ex consigliere regionale ed imprenditore Nicola Ferraro, un passato nell’Udeur.Sequestrati anche gli emolumenti e le indennità percepite (inerenti l’intero periodo di consiliatura) e il maturando vitalizio consiliare.
    La Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, in esecuzione di apposito decreto della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, emesso su proposta del Questore di Caserta, hanno sottoposto a confisca in via definitiva, in Campania e nel Lazio, beni, partecipazioni societarie, rapporti finanziari e bancari, nonché indennità e somme derivanti dal vitalizio consiliare per un valore pari a circa 2,5 milioni di euro, riconducibili ad un ex Consigliere della Regione Campania, già attivo nel settore imprenditoriale dei rifiuti, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, con sentenza passata in giudicato.
    L’ex politico coinvolto è Nicola Ferraro, un passato nell’Udeur, prima degli scandali giudiziari.
     A Nicola Ferraro confiscato anche il vitalizio da ex consigliere regionale
    L’odierno provvedimento di confisca in via definitiva rappresenta l’epilogo di una complessa ed articolata indagine svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Caserta e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità – diretta ed indiretta (anche tramite i suoi familiari) – dell’ex politico, acquisiti con i proventi derivanti delle attività illecite, commesse nel tempo, nell’esercizio della propria attività imprenditoriale.
    Il prevenuto, riconosciuto dal Giudice Penale come imprenditore e politico colluso con i reggenti del Clan dei Casalesi – Fazioni Schiavone e Bidognetti, almeno dal 2000 in poi e comunque già prima della sua elezione al Consiglio Regionale della Regione Campania (avvenuta nel 2005), ha asservito sia la propria attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti sia quella politica alle esigenze camorristiche, ricevendo in cambio un appoggio determinante per la sua stessa affermazione imprenditoriale ed un decisivo sostegno elettorale.
    Le indagini di polizia giudiziaria hanno dato riscontro alle dichiarazioni di molteplici collaboratori di giustizia, permettendo di accertare che l’imprenditore ed ex Consigliere abbia fornito la sua continua disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli Enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento, per drenare a favore di queste ultime appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, anche oltre i confini del territorio casertano, determinandone di fatto la sua pericolosità sociale.
    Al fine, poi, di disvelare l’origine del rilevante patrimonio del proposto e dei suoi conviventi è stata acquisita, con riferimento all’ultimo ventennio, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare, verificando poi, per ogni 2 transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica.
    I successivi approfondimenti hanno consentito di acclarare come gran parte delle attività e dei beni entrati nella disponibilità del proposto e dei suoi più stretti congiunti fossero stati effettivamente rilevati con i profitti ottenuti grazie alla stretta contiguità con il Clan dei casalesi.
    Sono stati così sottoposti a confisca – divenuta definitiva n. 7 fabbricati, dislocati tra i Comuni di Caserta (CE), Casal di Principe (CE), Arienzo (CE), Gaeta (LT) e Formia (LT), quote societarie riconducibili a n. 2 imprese attive nel settore immobiliare e nel campo dell’ingegneria integrata, n. 1 autovettura e n.1 motociclo, gli emolumenti e le indennità percepite (inerenti l’intero periodo di consiliatura), per un valore pari a Euro 834.226,46, e il maturando vitalizio consiliare (per il periodo postumo dal raggiungimento del sessantesimo anno di età, da quantificare) in seno alla Regione Campania, per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Andrea Cozzolino agli arresti domiciliari

    La Corte di Appello di Napoli ha disposto gli arresti domiciliari per l’europarlamentare Andrea Cozzolino a cui ieri la Guardia di Finanza ha notificato un mandato di arresto europeo nell’ambito dell’inchiesta della Procura federale belga sul cosiddetto Qatargate.
    La decisione è stata adottata dai giudici della sezione ‘Misure di Prevenzione’. L’udienza per l’estradizione dell’europarlamentare è stata fissata per le ore 11 di martedì 14 febbraio.  Richiesta alla quale l’indagato si è opposto.
    I giudici hanno ritenuto allo stato non valutabile la gravita’ indiziaria e la configurabilita’ della corruzione ex art 318 cp, ma ritenuto esistente un pericolo di fuga moderato.
    La detenzione domiciliare sarà nella abitazione del Vomero di Cozzolino dove l’europarlamentare è tornato nel tardo pomeriggio di oggi dopo aver trascorso la sua prima e unica notte nel carcere di Poggioreale. LEGGI TUTTO

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    Qatargate, gli avvocati di Andrea Cozzolino chiedono la scarcerazione

    “Sono tranquillo, confido nella giustizia”. Questo lo stato d’animo dell’europarlamentare Andrea Cozzolino, dalla scorsa notte in carcere a Poggioreale, che ha parlato con l’avvocato Vincenzo Domenico Ferraro, in occasione dell’udienza di convalida dell’arresto dai giudici dell’ottava sezione della Corte d’Appello di Napoli.
    “Abbiamo discusso con i giudici – aggiunge Ferraro al termine dell’udienza preliminare – relativamente alla gravità indiziaria ed abbiamo chiesto la sua reimmissione in libertà”.
    A Cozzolino ieri il Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha notificato un mandato d’arresto europeo emesso dalla Procura belga nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate.
    Nelle prossime ore i giudici si pronunceranno sulla attenuazione o meno della misura cautelare degli arresti in carcere cui Cozzolino è stato sottoposto. “In relazione alla richiesta di estradizione – ha continuato l’avvocato Ferraro – la procedura sarà decisamente più lunga”.
    Andrea Cozzolino in carcere: “Sono tranquillo, confido nella giustizia”
    I giudici dell’ottava sezione della Corte d’Appello di Napoli sono chiamati oggi a valutare quale sia, in base alle gravità indiziaria, la misura cautelare più adatta per l’europarlamentare. In serata, probabilmente, quindi si saprà se Cozzolino debba restare in carcere, essere messo ai domiciliari o addirittura rimesso in libertà.
    “Ci siamo opposti tanto alla gravità indiziaria, quanto al pericolo di fuga che secondo noi non sussiste in quanto Cozzolino, prima della revoca dell’immunità parlamentare, aveva più volte chiesto di essere ascoltato per chiarire la sua posizione”, aggiunge l’avvocato Ferraro che oggi è stato affiancato dall’avvocato Federico Conte.
    L’udienza di convalida è durata complessivamente un paio di ore e vi ha preso parte anche il sostituto procurato generale Luigi Musto. “Cozzolino, provato dalla notte passata in carcere – hanno aggiunto gli avvocati – è comunque tranquillo e confida nella giustizia”. LEGGI TUTTO

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    A Ercolano truffa ’18 app’: scatta il sequestro beni per 3mln di euro

    E’ di quasi 3 milioni di euro il valore di beni e aziende sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Napoli e della Compagnia di Portici ieri nell’ambito dell’operazione “18App”.
    Inchiesta che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari, disposte dal gip di Napoli su richiesta della Procura partenopea nei confronti di 9 persone, indagate per associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio dei profitti di reato.

    Cronaca di Napoli

    Per tre indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per due destinatari dell’ordinanza la misura degli arresti domiciliari e per quattro indagati l’obbligo di dimora. Tra i beni sequestrati ci sono conti correnti, 2 b&b a Ercolano e Napoli, una libreria di Ercolano e 5 veicoli.
    Dalle indagini è emersa l’esistenza di un gruppo criminale facente capo ai gestori di una libreria di Ercolano i quali, con la collaborazione di altri organizzatori e intermediari, avrebbero dato vita a un meccanismo fraudolento diretto all’illecita riscossione e conversione in denaro attraverso la piattaforma informatica dedicata, di buoni del valore di 500 euro ciascuno erogati dal Ministero dei Beni delle Attività culturali e del Turismo, oggi Ministero della Cultura, a favore dei neo 18enni nell’ambito del progetto Bonus cultura 18 App.
    Il sistema consisteva nella simulazione della compravendita di libri, in realtà mai avvenuta, presso la libreria posta sotto sequestro. Gli indagati richiedevano e incassavano dal Mic il rimborso dell’intero valore di ciascun “buono” del valore complessivo di 500 euro.
    Il meccanismo avrebbe permesso di conseguire il rimborso di circa 6.400 voucher “18 App”, intestati a beneficiari residenti in tutto il territorio nazionale, causando al Ministero della Cultura un danno stimato in circa 3 milioni di euro. LEGGI TUTTO