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    Caserta, vaga coi figli piccoli al centro dell’autostrada: salvati dalla polizia

    Momenti di grande apprensione sulla A30 Caserta-Salerno, dove una donna in stato confusionale è stata trovata a vagare al centro della carreggiata insieme ai suoi due figli piccoli. L’intervento tempestivo della Polizia di Stato ha evitato una possibile tragedia. La vicenda è avvenuta in mattinata, quando la Polizia Stradale di Caserta Nord ha ricevuto numerose segnalazioni riguardo la presenza di persone in autostrada.PUBBLICITA

    Giunti sul posto, gli agenti hanno individuato una donna in evidente difficoltà, accompagnata dai suoi bambini, che camminava pericolosamente al centro della carreggiata, mettendo a rischio la propria vita e quella degli automobilisti. Gli agenti hanno immediatamente rallentato il traffico per intervenire in sicurezza e mettere in salvo la donna e i bambini. Tuttavia, la donna si è mostrata poco collaborativa e visibilmente confusa. Una volta messi al sicuro, la polizia ha atteso l’arrivo dei soccorsi medici.

    Il personale del 118 ha trasportato la donna in ospedale, dove è stata sottoposta a controlli medici che hanno confermato uno stato confusionale causato da un malore. Nel frattempo, i due bambini sono stati accolti presso gli uffici della Polizia Stradale di Caserta Nord, dove sono stati accuditi fino all’arrivo del padre, prontamente avvisato della situazione.

    La donna, sotto osservazione in ospedale, si sta riprendendo e presto potrà tornare a casa dalla sua famiglia. Grazie al pronto intervento della Polizia di Stato, è stata evitata una potenziale tragedia, dimostrando ancora una volta l’importanza della prontezza e della professionalità delle forze dell’ordine in situazioni di emergenza.

    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Reggia di Caserta, visite guidate speciali agli appartamenti reali

    Alla Reggia di Caserta, i visitatori possono immergersi nel sogno di re Carlo di Borbone, realizzato grazie al genio architettonico di Luigi Vanvitelli. Ogni giorno, alle 9:30 e alle 12:00, sono previste visite educative di gruppo agli Appartamenti Reali, offrendo un’esperienza unica per rivivere l’atmosfera regale di uno dei palazzi più prestigiosi d’Europa.PUBBLICITA

    Le visite, della durata di circa un’ora e mezza, sono condotte dagli operatori dei servizi educativi di Opera Laboratori e sono disponibili al costo di 10 euro a persona, oltre al biglietto d’ingresso. Ogni gruppo può includere un massimo di 20 partecipanti, garantendo un’esperienza personalizzata e approfondita. Per i visitatori internazionali, visite in lingua inglese sono disponibili ogni sabato alle 11:30. Le visite speciali si attivano con un minimo di 4 partecipanti.

    Per prenotazioni, è possibile contattare Caserta@operalaboratori.com o verificare la disponibilità direttamente in loco. Gli orari di visita della Reggia vanno dalle 8:30 alle 19:30, con ultimo ingresso alle 18:15. La visita agli Appartamenti Reali non include l’accesso al Parco Reale e al Giardino Inglese, che possono essere esplorati autonomamente o con l’aiuto di un’audioguida. Questo consente ai visitatori di apprezzare l’intero complesso in completa libertà.

    Fino al 13 ottobre, con lo stesso biglietto del Palazzo Reale, è possibile accedere alla mostra “Visioni” nei nuovi spazi della Gran Galleria. Le opere “Attraversamenti” di Luciano D’Inverno e “Genius et Loci – La drammaturgia dello sguardo” di Luciano Romano offrono un approfondimento sul genio creativo di Luigi Vanvitelli. La mostra è visitabile dalle 8:30 alle 19:30, con ultimo ingresso alle 18:30, e rimane chiusa nei giorni di gratuità. L’accesso è riservato ai possessori dei biglietti Parco+Appartamenti, Appartamenti, e agli abbonati ReggiaCard 2024.

    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Tragedia a Valle di Maddaloni: persona investita e uccisa da un treno

    Una persona è stata tragicamente investita e uccisa da un treno a Valle di Maddaloni, in provincia di Caserta. L’incidente è avvenuto nel primo pomeriggio di oggi, causando uno stop improvviso alla circolazione ferroviaria nella zona.PUBBLICITA

    Sul luogo dell’incidente sono immediatamente intervenuti le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria per effettuare i rilievi del caso.

    Punti Chiave ArticoloAl momento, una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella di un gesto estremo. Le indagini sono ancora in corso per chiarire le dinamiche esatte della tragedia.
    Disagi alla circolazione ferroviaria Ferrovie dello Stato ha già avviato le procedure necessarie per aggiornare le corse dei treni e limitare i disagi alla circolazione ferroviaria.
    Tuttavia, la circolazione è temporaneamente sospesa tra Maddaloni e Caserta sulla linea ferroviaria Caserta-Foggia. Gli utenti sono invitati a informarsi sugli aggiornamenti in tempo reale per meglio gestire i propri spostamenti. Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Caserta braccianti sfruttati: 16 ore al giorno per 32 euro, minacce e violenze

    Caserta. Sfruttamento, soprusi e minacce di morte per braccianti costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno per una paga di 1,80-2 euro l’ora.PUBBLICITA

    È quanto emerge da un’indagine della Procura di Napoli Nord, condotta dai Carabinieri della Tutela del Lavoro e dai comandi provinciali di Napoli e Caserta, che ha portato all’emissione di sette misure cautelari.

    Sfruttamento e condizioni disumane

    Le indagini, svolte tra gennaio e giugno 2023, hanno svelato un quadro agghiacciante: oltre 60 braccianti extracomunitari, in maggioranza senza permesso di soggiorno, venivano reclutati e impiegati in condizioni di sfruttamento estremo.

    Lavoravano 11-16 ore al giorno in campi privi di servizi igienici e senza adeguati dispositivi di sicurezza, sottoposti a soprusi e minacce, anche di morte. La paga era irrisoria: 1,80-2 euro l’ora, ben lontana dai minimi previsti dai contratti di categoria.
    Arresti e sequestri
    Per sette persone sono scattate le misure cautelari: tre in carcere, altre agli arresti domiciliari e una con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Contestualmente, è stato sequestrato un immobile agricolo per un valore di circa 200mila euro.

    Modus operandi
    L’indagine ha anche ricostruito il modus operandi degli indagati. Uno di loro, in collaborazione con gli altri, reclutava i braccianti da una seconda azienda agricola tramite un fittizio contratto di appalto per la raccolta di prodotti. Le vittime venivano trasportate sui luoghi di lavoro in condizioni precarie, su veicoli sovraccarichi e privi di sedili adeguati.
    Sfruttamento e caporalato: una piaga da estirpare
    L’operazione conferma l’impegno delle forze dell’ordine contro lo sfruttamento e il caporalato, piaga che colpisce duramente i lavoratori più fragili. L’obiettivo è quello di estirpare queste pratiche criminali e garantire il rispetto dei diritti e della dignità di tutti i lavoratori.
    Le parole della Procura di Aversa
    “I braccianti venivano sottoposti a reiterate violazioni della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, alla salute, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, a sopportare condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza e situazioni alloggiative degradanti, venendo minacciati, in alcuni casi anche di morte, fatti oggetto di soprusi ai quali non sarebbero riusciti a sottrarsi in ragione del loro stato di bisogno”, si legge in una nota della Procura di Aversa.
    Il commento del sindacato
    L’operazione è stata accolta con plauso da parte delle associazioni che tutelano i diritti dei lavoratori. “Un’operazione importante contro lo sfruttamento e il caporalato, che purtroppo ancora oggi sono piaghe diffuse nel nostro Paese”, ha commentato il segretario della Cgil di Napoli, Nicola Cristallo. “Un ringraziamento alle forze dell’ordine per il loro impegno costante nella lotta a queste realtà criminali”.
    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Caporalato tra Napoli e Caserta: 7 arresti

    Sette arrestati per caporalato a Napoli e Caserta: sfruttavano oltre 60 braccianti extracomunitariPUBBLICITA
    I Carabinieri del Comando per la Tutela del Lavoro, coadiuvati dai Carabinieri di Napoli e Caserta, hanno sgominato un gruppo di caporali che sfruttavano oltre 60 braccianti extracomunitari nei campi del Casertano.

    Punti Chiave ArticoloSette persone sono state arrestate, di cui tre in carcere e quattro ai domiciliari, con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in agricoltura. Le indagini, durate da gennaio a giugno 2023, hanno fatto emergere un quadro di sfruttamento gravissimo.
    Braccianti pagati 1,80-2,00 euro l’ora per 11-16 ore al giorno I lavoratori venivano pagati appena 1,80-2,00 euro l’ora, per giornate lavorative che duravano dalle 11 alle 16 ore. Erano costretti a lavorare in condizioni disumane, senza riposo, senza servizi igienici, né dispositivi di sicurezza.
    Venivano trasportati sui luoghi di lavoro su furgoni fatiscenti, stipati come bestie, e vivevano in baracche fatiscenti. Minacce e soprusi per chi tentava di ribellarsi Chiunque tentava di ribellarsi veniva minacciato, anche di morte, e subiva soprusi. Uno degli indagati reclutava manodopera da una seconda azienda agricola, utilizzando un falso contratto di appalto.
    Sequestrata azienda agricola per 200.000 euro Oltre agli arresti, è stato sequestrato un’azienda agricola legata a due degli indagati, per un valore di circa 200.000 euro.
    Questa operazione è un duro colpo al caporalato, un fenomeno purtroppo ancora diffuso in alcune zone d’Italia. L’opione pubblica è ancora scossa dalla morte avvenuta ieri del cittadino indiano abbandonato ferito davanti casa dal suo datore di lavoro. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Sessa Aurunca muore il padre in ospedale e picchia i medici: denunciato

    Aggressione choc al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Rocco di Sessa Aurunca: due medici e un infermiere sono stati feriti da un uomo, familiare di un paziente deceduto poco prima.PUBBLICITA
    Un 45enne del posto, già noto alle forze dell’ordine, ha fatto irruzione nel Pronto Soccorso, aggredendo e picchiando il personale sanitario.

    Punti Chiave ArticoloL’aggressione è avvenuta all’improvviso: l’uomo, dopo aver appreso la notizia della morte del padre ricoverato, ha forzato la porta del Pronto Soccorso e si è scagliato contro i medici e gli infermieri presenti picchiandoli selvaggiamente.
    Dopo l’aggressione, l’uomo si è allontanato minacciando di morte i presentiI Carabinieri della Compagnia di Sessa Aurunca, guidati dal Capitano Russo, sono intervenuti tempestivamente e hanno ricostruito i fatti.
    Grazie alle testimonianze e alle immagini delle telecamere di sicurezza, i militari hanno identificato e denunciato a piede libero il 45enne. L’ennesimo episodio di violenza Purtroppo, questa non è la prima volta che il personale sanitario dell’Ospedale San Rocco viene aggredito.

    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Cesa lutto cittadino per i funerali di Marco e Claudio Marrandino

    Cesa. Profondo dolore e cordoglio a Cesa per la tragica scomparsa di Marco e Claudio Marrandino, fratelli uccisi brutalmente sabato scorso.PUBBLICITA

    In segno di vicinanza alla famiglia e partecipazione al dolore dell’intera comunità, il Comune ha proclamato il lutto cittadino per domani, 20 giugno, in occasione dei funerali.

    La cerimonia funebre si terrà alle ore 18.30 nella parrocchia di San Cesario Martire. Per omaggiare la memoria di Marco, già presidente del Consiglio comunale, e Claudio, e per condividere il dolore con i loro cari, saranno chiusi gli uffici pubblici, le strutture comunali, i parchi, le scuole e i cantieri edili. Aperti solo l’Ufficio Anagrafe e la Polizia Municipale.

    Sospese anche tutte le manifestazioni pubbliche, mentre le attività commerciali e i pubblici esercizi dovranno chiudere alle 18.00, in concomitanza con i funerali. Un invito è stato rivolto ai titolari delle attività per evitare comportamenti che contrastino con il clima di lutto e dolore che pervade la città.

    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Santa Maria Capua Vetere arrestato operatore socio sanitario: introduceva droga e cellulari in carcere

    Operatore socio sanitario in servizio presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere: introduceva illegalmente droga, cellulari e altri dispositivi dietro il compenso di soldi.Sequestrati droga e cellulari nel carcere, arrestato un operatore socio sanitario.PUBBLICITA

    Nell’ambito di un’operazione congiunta tra la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, la Direzione e la Polizia Penitenziaria del locale carcere, è stata sgominata un’attività di spaccio e introduzione di strumenti di comunicazione all’interno della struttura detentiva.

    L’operazione odierna conferma l’impegno della Procura di Santa Maria Capua Vetere nel contrastare il traffico di stupefacenti e l’introduzione di oggetti illegali all’interno delle carceri, a tutela della sicurezza dei detenuti e degli operatori penitenziari
    Sono stati sequestrati Uun panetto di hashish di circa 98 grammi, 39 microcellulari6 smartphone. E ancora un telefono di colore nero, 5 spine carica batteria complete di cavi USB, 2 schede SIM card.

    Un operatore socio sanitario in servizio presso il carcere è stato arrestato mentre introduceva illegalmente 40 cavetti USB, 3 spine carica batteria complete di cavi USB7 auricolari, 4 smartphone, 1 micro smartphone, 2 schede SIM card.

    La perquisizione domiciliare dell’operatore ha portato al rinvenimento di 1.200 euro in contanti, un micro cellulare, 12 smartphone, 10 spine carica batteria, 12 cavetti USB e un bilancino di precisione.
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    Camorra, il figlio di Sandokan voleva riorganizzare il clan: “Papà sta facendo ridere il mondo”

    Emanuele Libero Schiavone, figlio 32enne del pentito boss dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, voleva riorganizzare il clan schierandosi contro il padre e destando la preoccupazione di tutta la famiglia.PUBBLICITA
    E’ emblematica infatti l’intercettazione di qualche mese fa mentre era ancora in carcere (è stato scarcerato il 14 aprile scorso) parlando con la mamma Giuseppina Nappa: “Papà facendo questo dopo 25 anni e otto mesi (riferendosi al “pentimento”) fa ridere tutto il mondo… una volta che tu ti penti, non abbiamo più nessuno. O ci uccidono, o ci rimettiamo (in attività criminali)”.

    Punti Chiave ArticoloE nello stesso periodo(era febbraio) le sue sorelle, durante un colloquio con il padre allora detenuto al 41 bis, avevano manifestato preoccupazione circa l’eventualità che Emanuele, una volta tornato in libertà, potesse tentare di rimettere in piedi il clan: “Speriamo che mette la testa a posto, diglielo pure tu”, avevano detto entrambe rivolgendosi al padre durante il colloquio in carcere.  Le sorelle aveva chiesto al padre di intervenire Ma non ci sono riuscite perchè insieme con Francesco Reccia, 20enne figlio di Oreste Reccia, altro esponente di spicco del clan, che aveva conosciuto in carcere a Siracusa voleva riprendere il controllo delle attività illecite che per anni la famiglia grazie al padre aveva gestito.
    Aveva deciso di vendicarsi uccidendo i rivali ma è stato coinvolto in un incidente stradale ed è stato costretto a rifugiarsi al Pallonetto di Santa Lucia a Napoli dove è stati arrestato il 13 giugno dai Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta.
    Insieme a lui è stato fermato anche Francesco Reccia.L’accusa nei loro confronti è di porto illegale di armi in concorso aggravato da finalità mafiose. Si ipotizza che le armi fossero destinate a intimidire i clan rivali e a riaffermare il controllo sulle piazze di spaccio di Casal di Principe, in particolare quella di Piazza Mercato. Emanuele Libero Schiavone era stato scarcerato solo due mesi prima, il 14 aprile, dopo aver scontato 12 anni per associazione mafiosa ed estorsione. Tornato in libertà, aveva deciso di riprendere le redini del clan, in contrasto con la scelta del padre di collaborare con la giustizia.  I tre raid a colpi di pistola E così da inizio mese è cominciata una escalation criminale a colpi di pistola. Il primo raid a Casal di Principe è avvenuto vicino a un bar situato nelle vicinanze di una piazza di spaccio: poco prima della mezzanotte del 7 giugno, sono stati sparati almeno 5 proiettili calibro 9 con un fucile mitragliatore. Successivamente, pochi minuti dopo, sono stati esplosi almeno 15 proiettili da armi diverse contro la casa degli Schiavone. Il secondo episodio è stato registrato l’11 giugno, 40 minuti dopo la mezzanotte, con almeno 5 colpi sparati con un’arma dello stesso tipo e calibro di quella utilizzata nel primo raid. Tuttavia, questa volta la raffica è stata esplosa nei pressi dell’abitazione di Reccia, a San Cipriano d’Aversa. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    L’assassino dei fratelli Marrandino: “Li ho uccisi in una lite per motivi di viabilità”

    Li ha uccisi durante un litigio per motivi di viabilità.  la confessione è arrivata ieri mattina, davanti al pubblico ministero della procura di Napoli Nord durante l’udienza di convalida del fermo.PUBBLICITA
    Antonio Mangiacapre ha spiegato di aver assassinato, nel pomeriggio di sabato scorso, i fratelli Marco Marrandino e Claudio Marrandino, di 40 e 29 anni, per questioni di traffico.

    Punti Chiave ArticoloMangiacapre avrebbe estratto una pistola, come emerso dalla ricostruzione della procura normanna, al culmine di una discussione, forse perché la BMW bianca dei Marrandino aveva tagliato la strada alla Golf dell’omicida. Tuttavia, questa confessione non convince completamente gli inquirenti, che continuano le indagini per verificare se esiste un legame tra l’omicida e le vittime. Si sospetta che potrebbe esserci una strategia processuale per evitare l’aggravante della premeditazione.
    Se questa versione dovesse essere confermata, sarebbe scioccante la facilità con cui Mangiacapre portava e usava la pistola, che secondo i carabinieri era infilata nella cintura. Mangiacapre ha tentato poi la fuga, seminando i carabinieri.
    Ha abbandonato la Golf alla periferia di Cancello Arnone e si è recato alla Clinica Pineta Grande di Castelvolturno simulando un malore, dove è stato arrestato. L’enigmatico post della moglie di Mangiacapre Sta facendo discutere un post sui social della moglie di Mangiacapre. Nonostante il marito abbia ucciso due persone, per lei “è tutto a posto”. Queste le parole utilizzate in uno stato Whatsapp dalla donna. “C’è stato un equivoco”, continua, ma poi invita a evitare contatti telefonici e a recarsi a casa per parlare di persona. Nel frattempo, il pubblico ministero aveva appena terminato di interrogare il marito ed emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto, facendolo rinchiudere nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Oggi l’autopsia dei fratelli Marrandino La famiglia Marrandino si è affidata a un pool di difensori composto dagli avvocati penalisti Dario Carmine, Luigi Poziello, Luigi Marrandino e Giuseppe Laudante. In giornata dovrebbe tenersi, presso il reparto di medicina legale dell’ospedale San Giuliano di Giugliano, l’esame necroscopico sulle salme delle due vittime. Non è escluso che domani, dopo la restituzione dei corpi ai familiari, possano tenersi i funerali a Cesa con la proclamazione del lutto cittadino. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Camorra, restano in carcere Schiavone junior e il complice

    Armi e minacce per il controllo dello spaccio: restano in carcere Schiavone jr e RecciaPUBBLICITA
    Emanuele Libero Schiavone, figlio del collaboratore di giustizia “Sandokan”, e Francesco Reccia, figlio di Oreste Reccia, elemento di spicco della criminalità casalese, restano in carcere con l’accusa di detenzione e porto illegale di armi in luogo pubblico con l’aggravante del metodo mafioso.

    Punti Chiave ArticoloIl Gip del Tribunale di Napoli ha convalidato il fermo emesso dalla DDA e eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta sabato scorso, applicando la custodia cautelare in carcere ai due indagati. L’indagine scaturisce da una sparatoria avvenuta a Casal di Principe il 7 giugno scorso. Secondo gli inquirenti, Schiavone Jr e Reccia avrebbero esploso dei colpi d’arma da fuoco in risposta ad azioni intimidatorie da parte di presunti rivali per il controllo delle piazze di spaccio sul territorio.

    Le armi, secondo l’accusa, erano destinate ad “affermare il proprio gruppo camorristico legato ai Casalesi”. Nel corso dell’arresto, i Carabinieri hanno sequestrato anche oltre 11 mila euro in contanti, ritenuti provento di attività illecite.
    Le accuse e il contesto Emanuele Libero Schiavone, 38 anni, e Francesco Reccia, 29 anni, sono accusati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da sparo con l’aggravante del metodo mafioso. L’aggravante deriva dal fatto che, secondo gli inquirenti, le armi erano destinate ad essere utilizzate per “l’affermazione del proprio gruppo camorristico legato ai Casalesi”. I fatti contestati risalgono al 7 giugno scorso, quando a Casal di Principe si è verificata una sparatoria. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Schiavone Jr e Reccia avrebbero esploso dei colpi d’arma da fuoco in risposta ad azioni intimidatorie da parte di presunti rivali per il controllo delle piazze di spaccio sul territorio. Il sequestro di denaro Nel corso dell’esecuzione del provvedimento di custodia cautelare in carcere, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno rinvenuto e sequestrato, nella disponibilità dei due indagati, oltre 11 mila euro in contanti.Il denaro, secondo gli inquirenti, è provento di attività illecite. Gli indagati sono ora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Si attendono i prossimi passi della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, che potrebbe disporre ulteriori approfondimenti investigativi. Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Camorra, confiscati beni per 4milioni di euro a imprenditore legati al clan Zagaria

    I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno confiscato beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro a un imprenditore di Casapesenna risultato affiliato al clan dei Casalesi – fazione Zagaria.PUBBLICITA
    Il provvedimento di confisca, emesso dalla Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e confermato dalla Corte di Cassazione, riguarda un imprenditore già condannato in via definitiva per associazione mafiosa.

    Punti Chiave ArticoloLe indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno accertato che l’imprenditore, in concorso con altri, si aggiudicava appalti pubblici grazie all’intervento del boss Michele Zagaria. In cambio, versava al clan una tangente del 5% sull’importo dei lavori e ulteriori somme a Zagaria e ai suoi familiari.

    Gli accertamenti patrimoniali Gli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla Guardia di Finanza hanno evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e il valore dei beni nella sua disponibilità e del suo nucleo familiare, in un periodo che va dal 1997 al 2015.
    La confisca Questa sproporzione, sintomo di un’illecita accumulazione di ricchezze nel tempo, ha portato alla confisca irrevocabile di: 5 società12 autoveicoli2 natanti9 rapporti finanziari5 immobili7 terreni Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO