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    Camorra ai Quartieri Spagnoli, chiesti oltre 4 secoli di carcere per il clan Esposito-Masiello-Saltalamacchia

    La Procura Antimafia chiede pene severe, oltre 4 secoli di carcere, per i membri del clan Esposito-Masiello-Saltalamacchia, considerato un tempo un “superclan” dei Quartieri Spagnoli a Napoli.PUBBLICITA

    I capi del clan, tra cui Antonio Esposito, Vincenzo Masiello ed Eduardo Saltalamacchia, rischiano fino a 20 anni di carcere. Altri affiliati del clan hanno ricevuto richieste di pena variabili da 3 a 16 anni.

    Punti Chiave ArticoloGli imputati sono accusati di associazione mafiosa, spaccio e traffico di droga, armi e tentati omicidi. Il clan è stato sgominato in gran parte con un maxi blitz nel maggio del 2023, che ha portato all’arresto di oltre 50 persone. Il processo, come riporta Il Roma in edicola, che si sta celebrando con il rito abbreviato, è entrato nella fase clou con la requisitoria dei pm. La prossima udienza si terrà il 17 settembre, quando la parola passerà alla difesa.
    L’inchiesta e la piazza di spaccio della sposa L’inchiesta che ha portato al processo ha svelato l’esistenza di un “superclan” a tre teste, nato da un accordo tra i ras dei Quartieri Spagnoli. L’indagine ha portato anche alla chiusura della storica piazza di spaccio della Sposa, gestita da Carmine Furgiero.
    L’indagine che ha portato al processo ha avuto inizio nel dicembre 2019, poco dopo la scarcerazione di Eduardo Saltalamacchia. Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un patto tra i capi del clan per il controllo della zona della Pignasecca. Il clan gestiva anche una storica piazza di spaccio, la “piazza della Sposa”, che è stata chiusa a seguito dell’operazione di polizia.
    Il superclan incassava due milioni di euro all’anno dal traffico di droga Dalle indagini è emerso che la cosca incassava oltre due milioni di euro all’anno dalla gestione del traffico di droga nei vicoli dei Quartieri Spagnoli e che inoltre voleva la gestione dei posti di lavoro all’ospedale Vecchio Pellegrini. Nel corso del blitz del 29 maggio scorso furono sequestrati orologi di lusso e banconote per quasi 75mila euro. Le richieste di pena Nel dettaglio, le richieste di pena avanzate dalla DDA sono le seguenti: Carmine Furgiero, 20 anniLuigi Furgiero, 20 anniVincenzo Masiello, 20 anniAntonio Esposito, 20 anniEduardo Saltalamacchia, 20 anniGaetano Avoletto, 14 anniGennaro Avoletto, 10 anniFabio Vitrano, 10 anniAlula Tesema, 12 anniCiro Burraccione, 16 anniAlessandro Romano, 10 anniAntonio Masiello, 10 anniRoberto Ciotola, 8 anniEmanuele Irollo, 10 anni e 6 mesiGiuseppe Rossi, 8 anni e 6 mesiMas-simo Capasso, 8 anni;Gaetano Esposito, 6 anni e 8 mesiDario Catalano (collaboratore di giustizia), 6 anni e 4 mesiElio Papi, 8 anni e 8 mesiCarmine Pugliese, 5 anni e 4 mesiDomenico Masi, 3 anniLuciano Masiello, 4 anni e 8 mesiGiancarlo De Gaetano, 6 anni e 6 mesiLorenzo Cangiano, 9 anni e 4 mesiAntonio Polidoro, 8 anni e 6 mesiVincenzo D’Avino, 8 anni e 8 mesiArturo Picco, 8 anni e 8 mesiGiovanni Civitelli, 10 anniCiro Masiello, 12 anni e 4 mesi;Gennaro Masiello, 10 anniGiovanni Punzo, 10 anniMaurizio Provenzano, 10 anniGaetano Masiello, 9 anniMariano Delle Rosse, 8 anniLuigi Gaudino, 8 anniSalvatore Mazzocchi, 8 anniEmanuele Marinelli, 10 anniVincenzo Masa 11 anni e 2 mesi. (nella foto da sinistra Eduardo Saltalamacchia, Antonio Esposito,Carmine Furgiero, Luigi Furgiero e Vincenzo Masiello) Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, il pentito Umberto D’Amico: “Mio zio Salvatore voleva diventare il nuovo boss di Roma”

    Napoli. Il boss Salvatore D’Amico o’ pirata mirava a diventare il nuovo della criminalità organizzata a Roma. Lo ha rivelato il nipote pentito Umberto D’Amico ‘o lione.PUBBLICITA

    Le sue dichiarazioni hanno contribuito a sgominare le organizzazioni criminali nella capitale con 16 arresti e 57 indagati grazie a una indagine della Dda di Roma. Nelle circa 400 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Emanuela Attura grande spazio trovano le dichiarazioni del pentito D’Amico.

    Punti Chiave Articolo“Mio zio aveva rapporti con il figlio di Michele Senese, che credo si chiamasse Roberto e con un uomo di Michele Senese agli arresti domiciliari, che si chiamava Roberto. Mio zio ha avuto una discussione con il figlio di Michele Senese che era un pò arrogante e gli ha detto che ormai era lui a comandare a Roma e non più la famiglia Senese. Ciò mi è stato raccontato da mio zio, io non ero presente. Poi si sono riappacificati, anche perché mio zio è entrato con la prepotenza a Roma e dovunque lui andava metteva il terrore. Mio zio gestiva a Roma una specie di suo clan che gestiva denaro, droga ed aveva armi, mentre Michele Senese era in carcere e nessuno lo seguiva più”.
    “…mio zio ha capito che a Roma c’era una buona movimentazione di denaro e, avendo conosciuto Daniele Muscariello, tramite Alberto Viola, ha deciso di operare anche a Roma. Mio zio conosceva Pasquale da molto tempo, ma non andava, prima del 2017 (periodo nel quale ha conosciuto Daniele) a Roma molto spesso.
    Io sono stato a Roma con mio zio Salvatore in zona Eur dove Alberto Viola aveva un ristorante. Ciò è accaduto a partire da gennaio o febbraio del 2018. Ci incontravamo con Daniele Muscariello, referente di mio zio quale suo braccio destro per tutto ciò che veniva fatto a Roma: recupero crediti, Iva e benzina. Gli imprenditori che dovevano recuperare dei soldi su Roma si rivolgevano a Daniele il quale informava mio zio Salvatore il quale interveniva e prendeva la metà del credito e alle volte l’intero. Daniele spartiva con noi il ricavato. Accadeva anche il contrario, ossia che eravamo noi ad avere un problema a Roma e ci rivolgevamo a Daniele. Ciò è accaduto ad esempio con Nando Palumbo …omissis…
    Daniele aveva aperto una ditta, non so a nome di chi, che formalmente assumeva gli operai, ma era una ditta fantasma ed in realtà loro lavoravano per altri ed anche per …omissis… La ditta non pagava i contributi ed era destinata a fallire. Per ogni lavoratore che mettevamo a disposizione delle altre ditte ci dovevano versare una percentuale.Dando il cappello a …omissis… gli abbiamo fatto capire che avrebbe dovuto fare quello che Daniele richiedeva. Stessa richiesta è stata fatta a Nando Palumbo e Giorgio Bresciani, giocatore di calcio, che avevano paura di noi. Daniele spesso veniva a Napoli, ma mio zio Salvatore era spessissimo a Roma. Daniele tramite sue conoscenze gli faceva fare delle richieste dall’ospedale e così mio zio, cheera sorvegliato speciale, poteva venire a Roma. Spesso aveva documenti falsi.  … quando venivamo a Roma, incontravamo …omissis… detto il fioraio oppure o’ guaglione (napoletano di circa cinquant’anni, proveniente da Napoli, San Giovanni e che ha un ristorante in piazza di Spagna), un certo Stefano (alto e pelato), Massimo (con la barba) e Andrea. non so dire bene cosa facesse l’altro Roberto, quello agli arresti domiciliari, ma so per certo che anche lui non sopportava il figlio di Michele Senese, che come ho detto era un ragazzo arrogante ed inoltre privo di spessore.  Salvatore D’Amico o’ pirata fu avvisato prima di essere arrestato Il lavoro con I’IVA prevedeva la consegna a Daniele di ingenti somme di denaro in contanti e lui ce le restituiva con l’aggiunta dell’IVA. Da quanto ho capito, ma questa cosa veniva seguita da Daniele i soldi venivano inviati tramite bonifico su conti di società fasulle (grazie ad altre società che avevano bisogno di scaricare l’IVA) e c’erano dei galoppini che prelevavano con la carta poste pay evolution l’intera somma – suddivisa per ciascuno di loro – in un solo giorno (prendevano 100 euro ciascuno). lo non mi occupavo di questo e non conosco i galoppini. Daniele veniva a consegnarmi i soldi o a casa nostra o al bar …omissis.. vicino a casa della sua fidanzata o allo …omissis. Daniele è un mago delle truffe e credo abbia grandi amicizie anche nelle forze dell’ordine. Aveva informato mio zio che sarebbe stato arrestato un mese prima che ciò accadesse”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, clamorosa assoluzione in appello del figlio del boss Reale. Tutte le condanne

    Nel pomeriggio di oggi la Seconda Sezione della Corte d’Appello di Napoli, dopo cinque lunghe ore di camera di consiglio, ha finalmente dato lettura del dispositivo di sentenza del processo contro il clan Reale – Rinaldi – Formicola, formatosi a partire dal 2014 in seguito all’indebolimento del sodalizio Mazzarella – D’Amico.PUBBLICITA

    Assolti Antonio Reale ninnillo (avvocati Giuseppe Milazzo e Carlo Ercolino), a cui veniva contestato il ruolo di capo dell’omonimo gruppo, prevalentemente impegnato nella gestione delle piazze di spaccio del Rione Pazzigno, per il quale la DDA partenopea chiese all’epoca 15 anni.

    Punti Chiave ArticoloI difensori del figlio di Mario Reale hanno infatti evidenziato al collegio l’inattendibilità delle dichiarazioni dei pentiti Mazzarella Alfonso e D’Amico Umberto lione perché mosse da astio, in quanto suoi acerrimi rivali ai tempi della guerra tra fazioni contrapposte. Assoluzioni anche per Reale Gennaro cl. 87, Reale Pasquale nano cl. 96, Reale Vincenzo cl. 97 e Reale Antonio cinese cl. 91 e Giovanni Tabasco.
     Condanne per quasi 150 anni di carcere Ci sono invece state delle riduzioni di pena per Ferdinando Di Pede (15 anni e 4 mesi), Gaetano Formicola (8 anni, difeso dall’avvocato Leopoldo Perone), Giuseppe Fusaro (10 anni e 4 mesi), Ciro Grandioso (8 anni), Ciro Grassia (11 anni e 5 mesi), Sergio Grassia (da 14 anni e mesi 8 a 8 anni, difeso dall’avvocato Sergio Lino Morra), Luigi Luongo (anni 8), Salvatore Luongo (anni 8), Raffaele Maddaluno (14 anni 4 mesi), Raffaele Oliviero (8 anni), Giovanni Pagano (10 anni e 4 mesi), Lorenzo Pianese (11 anni e 5 mesi), Carmine Reale (6 anni e mesi 8), Gaetano Tabasco (11 anni e 5 mesi).
    Confermate poi le condanne di Maria Domizio bionda (14 anni ), moglie di Formicola Ciro, Sannino Tommaso (14 anni), Rinaldi Ciro mauè (18 anni), Rinaldi Francesco (8 anni), Salvatore Nurcaro (8 anni).Nel collegio difensivo anche gli avvocati Raffaele Chiummariello e Giuseppe De Gregorio. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Marano condannato l’ex sindaco Bertini: 12 anni e 8 mesi per collusione con la camorra

    Napoli. Si è concluso con una pesante condanna il processo a carico dell’ex sindaco di Marano, Mauro Bertini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione.PUBBLICITA

    I giudici del tribunale di Napoli Nord, dopo un processo durato oltre tre anni e mezzo, hanno inflitto a Bertini una pena di 12 anni e 6 mesi di reclusione.

    Punti Chiave ArticoloCondannati a pene più lievi anche l’imprenditore edile Angelo Simeoli (3 anni) e i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro (3 anni ciascuno). Assolto invece Eduardo Pellecchia. Per i giudici Bertini aveva favorito i clan nell’aggiudicazione degli appalti pubblici La corte, presieduta dal giudice Eleonora Pacchiarini, ha riconosciuto il ruolo di Bertini nell’infiltrazione della camorra nella pubblica amministrazione locale, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione di appalti edilizi.
    La sentenza rappresenta un duro colpo per l’ex primo cittadino di Marano, già in passato coinvolto in vicende giudiziarie legate alla criminalità organizzata
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    Napoli, la donna del ras di Marianella aveva trasformato l’immobile comunale in bunker

    Napoli. Un’operazione congiunta tra Carabinieri e Polizia Locale ha portato al sequestro di un alloggio comunale a Napoli che era stato trasformato in un vero e proprio bunker.PUBBLICITA

    L’immobile, situato in vico Torre nel quartiere Marianella, era stato completamente stravolto con lavori edili illegali per renderlo autonomo e dotato di un cortile di circa 200 metri quadri ricavato su un’area sottratta al suolo pubblico.

    Punti Chiave ArticoloL’accesso al nuovo bunker avveniva attraverso un cancello costruito su un muro di cinta, che conduceva a un cortile che consentiva l’ingresso all’alloggio completamente modificato. L’indagine ha appurato che l’abitazione era nella disponibilità di una donna legata a un esponente di un noto clan camorristico della zona, recentemente incarcerato. Si ipotizza che la coppia stesse allestendo il bunker per utilizzarlo come rifugio in caso di necessità.
    L’operazione è stata avviata dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Vomero durante l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare.
     L’uomo è stato arrestato in un recente blitz anticamorra Notate le modifiche illegali all’immobile, hanno richiesto l’intervento della Polizia Locale, che ha sequestrato l’intero stabile per violazioni delle norme edilizie e del codice penale, tra cui l’invasione senza titolo e lo stravolgimento dello stato dei luoghi. Le forze dell’ordine hanno ripristinato la legalità, sequestrando l’alloggio abusivo e tutelando il patrimonio pubblico. L’operazione rappresenta un duro colpo alla criminalità organizzata che tenta di appropriarsi indebitamente dei beni del Comune e di radicarsi sul territorio.
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    Camorra, colpo ai clan federati con i Mazzarella: 22 arresti

    Napoli. Ennesima alba di manette per la camorra napoletana e questa volta è toccata alla potente famiglia criminale dei Mazzarella o meglio ad alcuni dei clan federati.PUBBLICITA

    Sono 22 gli aarresti eseguiti stamane, su disposzione della Dda di napoli da parte di pèolizia , carabinieri e guardia di finanza nei quartieri di Forcella, Case Nuove e rione San Gaetano.

    Punti Chiave ArticoloSono tutti accusati di associazione mafiosa, estorsioni, droga e armi. E così dopo aver inferto ben tre spallate al clan Contini e all’Alleanza di Secondigliano questa volta tocca ai Mazzarella. 22 persone sono state arrestate, su disposizione del Tribunale di Napoli, con l’accusa di associazione mafiosa, tentato omicidio, lesioni, rapina, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, traffico di stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.
    Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati di appartenere al clan Mazzarella, uno dei sodalizi criminali più potenti della Camorra.
    L’operazione scaturisce da due distinte indagini: Prima indagine: condotta dalla Squadra Mobile di Napoli, ha permesso di ricostruire l’ascesa del clan “Giuliano”, articolazione del clan Mazzarella, operante nei quartieri Forcella e Maddalena. Le indagini, sviluppate tra gennaio 2020 e dicembre 2021, hanno documentato la nascita del gruppo, il suo radicamento sul territorio e la stipula di un’alleanza con il clan Mazzarella.
    Sono stati inoltre accertati numerosi reati commessi dal clan, tra cui tentati omicidi, lesioni, estorsioni, rapine e traffico di droga. Seconda indagine: svolta tra la fine del 2018 e il gennaio 2022, ha fatto luce sul gruppo criminale denominato “paranza di San Gaetano”, articolazione del clan Mazzarella attiva nel centro storico di Napoli. Le indagini hanno ricostruito la struttura, l’operatività e il controllo del territorio da parte del gruppo, in particolare nel traffico e nello spaccio di stupefacenti. Dettagli sulle persone arrestate: Clan Giuliano: 10 persone, tra cui G.S., ritenuto il capo del gruppo.Paranza di San Gaetano: 7 persone, tra cui B.S., elemento di spicco del clan Mazzarella.Gruppo Caldarelli: 5 persone. Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli e dal Commissariato Vicaria-Mercato. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Ponticelli ucciso Emanuele Pietro Montefusco

    Si chiama Emanuele Pietro Montefusco, 49 anni, pregiudicato esperto in furti di auto l’ultima vittima di camorra uccisa stamane in via Argine a Ponticelli.PUBBLICITA

    Si tratta di una vecchia consocenza delle forze dell’ordine legato da vincoli di parentela con l’ ex pentito, Davide Montefusco ucciso nel 2016 sempre a Ponticelli in viale Margherita.

    La vittima anni fa fu arrestata insieme con altre cinque persone perché componente di una banda specializzata in furti di di furgoni adibiti al trasporto di materiale edile.
    La banda operava nella provincia di Napoli e in maniera particolare in penisola sorrentina e sui Monti Lattari, I furgoni rubati venivano poi rivenduti o smontati e venduti come ricambi.

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    Omicidio a Ponticelli: uomo ucciso in via Argine

    Omicidio stamane a Ponticelli. E’ accaduto poco dopo le 10 in via Argine nel quartiere di Ponticelli.PUBBLICITA

    I carabinieri della Compagnia di Poggioreale sono intervenuti in via argine 91 per un uomo colpito e ucciso da colpi d’arma da fuoco.

    Sul posto si stanno portando anche i magistrati della Dda di Napoli e la sezione scientifica dei carabinieri per i rilievi.
    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, la Fondazione Polis ricorda vittima innocente Raffaele Granata

    La Fondazione Polis della Regione Campania, in collaborazione con il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, Libera e Fai, organizza oggi un evento commemorativo in onore di Raffaele Granata, imprenditore ucciso sedici anni fa per essersi opposto alle richieste estorsive della camorra. L’iniziativa, oltre a ricordare Granata, vuole onorare tutte le vittime innocenti di reati nella Regione Campania.PUBBLICITA

    La cerimonia si articolerà in quattro momenti distinti. Il primo appuntamento è fissato per le 17:00 presso la sede di Polis, in via Raffaele De Cesare, dove si terrà un ricordo personale di Raffaele Granata. Alle 17:45, ci si sposterà alla ‘Stele della Memoria’ in via Cesario Console, recentemente restaurata, per un breve momento istituzionale durante il quale saranno ricordati i nomi di tutte le vittime innocenti.

    Successivamente, alle 18:30, nella vicina chiesa di Santa Lucia a Mare, il presidente di Polis, don Tonino Palmese, presiederà una liturgia eucaristica dedicata alle vittime innocenti della criminalità. La giornata si concluderà alle 19:30 con un momento conviviale presso la sede della Fondazione, dove i partecipanti potranno degustare i prodotti della Cooperativa Eva, un’impresa sociale che opera su beni confiscati alla criminalità organizzata.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Camorra lo scontro tra gli Iadonisi e i Troncone dietro la sparatoria di via Leopardi

    C’è lo scontro in atto tra il gruppo degli Iadonisi del Rione Lauro e i Troncone di Fuorigrotta dietro la sparatoria con scene da Far West del tardo pomeriggio di ieri in via Leopardi.PUBBLICITA

    Polizia e carabinieri sono al lavoro da ieri per ricostruire quanto accaduto e hanno preso visione delle numerose immagini delle tante telecamere pubbliche e private posto sia sul luogo della sparatoria sia lungo la via di fuga.

    Punti Chiave ArticoloTutto è iniziato in via Consalvo, dove una Honda Sh nera con a bordo due uomini ha incrociato un’altra motocicletta, di tipo e colore ancora ignoti, con altre due persone in sella. Tra i quattro, appartenenti a due clan rivali, c’è stata una discussione degenerata rapidamente in una sparatoria. Ancora non è chiaro quale dei due mezzi si sia poi dato alla fuga a tutta velocità verso via Leopardi, dove all’altezza del civico 80 si è verificata una seconda sparatoria, anche questa senza feriti.
    nel frattempo in zona si trovava una volante della polizia che sentito il fragore degli spari si è posta all’inseguimento ma il traffico ha consentito ai motociclisti pistoleri di dileguarsi. Sul luogo sono stati trovati tre bossoli calibro 7,65.  Polizia e carabinieri hanno avviato le indagini per ricostruire l’accaduto e identificare i responsabili. L’episodio è avvenuto nel quartiere di Fuorigrotta, una zona già da tempo teatro di scontri tra i clan Troncone e Esposito-Iadonisi.
    Si ipotizza che la sparatoria sia l’ennesimo capitolo di questa sanguinosa faida, alimentata dalla lotta per il controllo del racket delle estorsioni ai parcheggiatori abusivi e alle bancarelle attorno allo stadio Maradona, che con il nuovo entusiasmo con l’arrivo di Conte sulla panchina del Napoli di sicuro porterà introiti superiori a quelli dello scorso anno.  Il controllo del territorio di Fuorigrotta attorno allo stadio motivo dello scontro Ma più in generale, per il controllo delle piazze di spaccio sul territorio, il riciclaggio nelle attività del food and beverage, del divertimento. E’ stato solo un caso che ieri non sia scappata qualche vittima innocente come quando il 4 aprile scorso, in piazza Italia, una donna, Luisa Mangiapia, è stata ferita per errore durante un’altra sparatoria tra clan. Ancora una volta, gli inquirenti si trovano ad affrontare l’incubo della criminalità organizzata che semina terrore tra la popolazione civile. La caccia ai responsabili è in corso, ma la strada per sconfiggere la camorra e riportare la sicurezza a Napoli appare ancora lunga e in salita. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Patrizio Bosti boss senza scrupoli che voleva impiccare il genero pentito

    Napoli. Sarà pur vero come ha detto il procuratore capo Nicola Gratteri che la camorra si è evoluta anzi “l’ho trovata evoluta” ma usa ancora vecchi e feroci metodi come quelle delle minacce di morte ai familiari di pentiti per farli desistere.PUBBLICITA

    Ed è quanto è stato scoperto indagando sul nucleo familiare del boss Patrizio Bosti fondatore insieme ai due cognati Mallardo e Contini della potente Alleanza di Aecondigliano con i Licciardi.

    Punti Chiave ArticoloIl boss fermato in carcere da una nuova ordinanza a una decina di giorni dalla scarcerazione non aveva esitata a minacciare di impiccare il genero Luca Esposito che per un periodo aveva deciso di collaborare con la giustizia (lo fece tre anni fa quando fu fermato con la moglie Maria, altra figlia di Bosti mentre cercavano di andare a Dubai con green pass falsi ancora in epoca covid). Patrizio Bosti: un boss senza scrupoli Dalle indagini della DDA emerge il ritratto di un boss spietato, pronto a tutto per mantenere il potere. Patrizio Bosti non ha esitato a minacciare di morte i nipoti pur di far tacere il genero Luca Esposito, collaboratore di giustizia che aveva svelato alcuni segreti del clan. Ai due nipoti ha fatto sapere di essere pronto a fargli del male e finanche di impiccare il padre. E le minacce, criptiche, sono state fatte pervenire a Esposito in carcere attraverso delle lettere solo apparentemente affettuose.
    I Contini sono considerati la cosca più potente di Napoli, paragonabili solo ai Casalesi per egemonia in Campania. Dal loro quartier generale di San Giovanniello, tra Amicizia e Arenaccia, tessono una ragnatela di potere che si estende su ben dieci quartieri cittadini. La loro influenza data dagli anni ’70, quando la Camorra si è strutturata come organizzazione criminale. Alleanze e affari Accanto ai Mallardo e ai Licciardi, i Contini hanno dato vita all’Alleanza di Secondigliano negli anni ’80. Un connubio che ha rafforzato il loro dominio e ampliato i loro traffici illeciti. Tra le loro principali attività figura il riciclaggio di denaro proveniente da droga ed estorsioni, canali attraverso cui vengono ripuliti i proventi e infiltrati nel tessuto economico sano della città. Un colpo al cuore del clan Le recenti operazioni congiunte di Procura, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza hanno colpito duramente i Bosti, in particolare il gruppo di Patrizio, figura apicale della cosca. I Bosti, legati ai Contini da un matrimonio, rappresentano una costola importante del clan.
    Nuove accuse e un clan sotto assedio L’ordinanza di custodia cautelare ha portato all’arresto di Patrizio Bosti e dei suoi figli Flora ed Ettore, oltre che dello stesso Luca Esposito. Le accuse nei loro confronti includono minacce gravi e tentativi di ostacolare la collaborazione con la giustizia. L’operazione rappresenta un duro colpo per i Contini, che si ritrovano ad affrontare una nuova sfida nella lotta per il potere e il controllo del territorio. La zona grigia: dove il clan incontra l’economia legale Colpire i Contini significa anche colpire la zona grigia dell’economia, quell’area in cui le attività illecite si intrecciano con quelle legali. E’ qui che il clan ricicla i suoi proventi, inquinando il tessuto imprenditoriale sano e alimentando la corruzione. L’azione delle forze dell’ordine mira a smantellare questo sistema, a recidere il legame tra il clan e le attività legali, privandolo di una fondamentale fonte di potere e di consenso. Gratteri: “La lotta contro la Camorra continua” “L’operazione contro i Contini è un passo importante nella lotta contro la Camorra, ma la strada per sconfiggere questo cancro è ancora lunga. Occorre un impegno costante da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della cittadinanza per estirpare il malaffare dalle radici e costruire un futuro migliore per Napoli e per tutta la Campania. “Non sono un esperto di Camorra sul piano storico, sto imparando, sto cercando di portare il mio metodo su questa Procura e sto facendo ancora scuola guida, però è ovvio che, nel momento in cui vedo questa ricchezza e questo target di criminalità, è chiaro che si tratta di una struttura evoluta nel mondo camorristico”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, commentando il sequestro di 4 milioni di euro e di gioielli e orologi di lusso per un valore di 5 milioni eseguito in un’abitazione nella disponibilità di un elemento apicale del clan camorristico Contini, tra i destinatari dell’ordinanza eseguita ieri. “Una delle prime cose che mi hanno sorpreso qui a Napoli – ha aggiunto Gratteri – è vedere una Camorra molto evoluta sul piano imprenditoriale, quindi molto ricca”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra scatenata a Casavatore: stesa al corso Europa

    Casavatore. Camorra scatenata: esplosi 15 di colpi di pistola. Non si arresta l’ondata criminale.PUBBLICITA

    Lunedì sera, su Corso Europa, sono stati esplosi da uomini presumibilmente in sella ad alcune moto, almeno 15 colpi di pistola. Sul posto è intervenuta la Polizia locale che ha repertato i bossoli e inviato apposita relazione in Procura.

    Punti Chiave ArticoloMentre le indagini sono tuttora in corso. Dopo un periodo di calma apparente, i clan tornano a far sentire la loro presenza con stese e caroselli di uomini in moto e in auto di grossa cilindrata come ad Arzano “gemellata”, a quanto pare sul fronte criminale, al clan Ferone di Casavatore che, nel 2017, ha determinato anche lo scioglimento per mafia del comune. Il clan Ferone torna a far sentire la sua forza intimidatrice Secondo una prima ricostruzione investigativa, verso le 22,30, sul centralissimo corso Europa, uomini in sella ad alcune moto, hanno esploso almeno 15 colpi d’arma da fuoco in aria per poi dileguarsi e far perdere le proprie tracce.
    La scena si sarebbe consumata in pochi minuti tra il fuggi fuggi generale della gente a quell’ora ancora in strada. Una situazione che si somma alla già delicata vicenda della festa dei Gigli che ha registrato nei giorni scorsi il blitz congiunto di Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia locale. Ovviamente le due cose non sono collegate, ma anche questa situazione rischia di diventare incandescente. P.B.
    Leggi AncheSiamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO