More stories

  • in

    Napoli, manifestazione in ricordo di Giogiò Cutolo. Il padre dell’omicida posta insulti sotto la diretta FB

    Si è svolto in piazza Municipio, all’altezza dell’incrocio con via Acton, il raduno “Giogiò nisciuno te scorda” in ricordo di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso con tre colpi di pistola in seguito ad una lite per futili motivi mentre era a piazza Municipio con la fidanzata, ad un anno esatto dalla tragedia.PUBBLICITA

    Insieme alla madre, Daniela Di Maggio, il deputato Francesco Emilio Borrelli che insieme al co-portavoce regionale di Europa Verde, Rosario Visone, Rosario Pugliese membro esecutivo regionale Europa verde, Agostino Galiero coportavoce provinciale del Sole che Ride e al già Presidente della Provincia Dino Di Palma, ha deposto una corona di fiori sul luogo dell’omicidio.
    Presenti il Prefetto di Napoli Michele di Bari, il Questore Maurizio Agricola, Il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero, la vice-sindaca di Napoli Laura Lieto, l’assessore alla polizia municipale Antonio De Iesu, il consigliere regionale Severino Nappi.
    “Il giorno prima di questa manifestazione – ha dichiarato Borrelli – il padre dell’assassino di Giogiò si è presentato mentre facevamo un intervento contro gli ormeggiatori a Rotonda Diaz, mi ha fermato e insultato insieme ad altri ragazzini, tutti a bordo di scooter con pedalata assistita elettrica, rivendicando pubblicamente di essere il padre del killer.
    E anche oggi, a manifestazione in corso, ha postato un commento social sulla mia diretta FB insultando tutti i presenti scrivendo ‘quante chiaviche a un posto’. Invece di riflettere sul disastro genitoriale ed educativo di cui è stato protagonista crescendo un figlio che, ancora minorenne, non ha esitato a premere il grilletto e ad uccidere Giogiò Cutolo per la sosta di uno scooter, continua a circolare per la città con l’arroganza tipica dei criminali.
    Ho chiesto ai servizi sociali di intervenire a tutela dei minori che lo accompagnavano. Finchè permetteremo ai camorristi di educare i futuri criminali e finchè permetteremo di rendere pubblica la forza della criminalità idolatrando boss e pregiudicati sarà difficile cambiare le cose.

    In questa città, come in tante altre, il rapporto tra manifestazioni in ricordo di criminali osannati e quelle in ricordo di vittime innocenti è di dieci a uno. Dobbiamo fermare questa vergogna. Ho presentato una proposta di legge contro l’apologia di camorra in ogni sua forma a difesa delle vittime innocenti della criminalità, perché dobbiamo arginare la pericolosa deriva sociale dalla quale rischiamo di essere travolti”.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Frana San Felice a Cancello: la Procura apre una inchiesta per disastro colposo

    La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha avviato un’indagine riguardo alla frana di fango che ha colpito San Felice a Cancello, causando gravi danni e la scomparsa di due persone.PUBBLICITA

    Gli inquirenti puntano a fare chiarezza sull’accaduto, esaminando i fatti e verificando eventuali responsabilità. Il reato ipotizzato è quello di disastro colposo.
    Nel frattempo, per il quarto giorno consecutivo, continuano le ricerche di Agnese e Giuseppe, madre e figlio dispersi da martedì, quando l’alluvione li ha sorpresi mentre tornavano a casa a bordo della loro Apecar.
    Sono 59 i Vigili del Fuoco impegnati nelle ricerche, inclusi personale operativo, Funzionari e nuclei specializzati come i S.A.P.R. (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto), i G.O.S. (Gruppi Operativi Speciali con mezzi movimento terra), provenienti anche dal Comando di Roma, e i nuclei S.A.F. (Speleo Alpino Fluviale) e Fluviale. Sul posto sono arrivate anche squadre dai Comandi di Salerno e Firenze. Le ricerche si concentrano nelle aree delle vasche di accumulo delle acque, ora riempite di fango.
    Le operazioni sono proseguite anche di sera. “Si continua a rimuovere il fango, con grande tristezza ma con coraggio e concentrazione. La gratitudine e il riconoscimento vanno a tutte le forze pubbliche, alla protezione civile, ai vigili del fuoco, ai carabinieri, alla guardia di finanza, alla polizia di stato e a tutti coloro che stanno svolgendo questa operazione con costante dedizione”, ha scritto il sindaco Emilio Nuzzo sui social.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Al Delle Arti, Augusteo e Verdi di Salerno la XXXVI edizione della kermesse dedicata a Charlie Chaplin

    Dal 24 al 27 ottobre 2024, Salerno sarà il palcoscenico della XXXVI edizione del Premio Charlot, l’unica kermesse al mondo dedicata al leggendario Charlie Chaplin. L’evento, che si terrà nei teatri della città, è stato confermato dal patron Claudio Tortora. Grazie al supporto della Regione Campania e al Governatore Vincenzo De Luca, parte dei fondi di coesione sono stati destinati a questa manifestazione, permettendone la realizzazione.PUBBLICITA

    Location e Programma delle Serate
    Le quattro serate di eventi si terranno nei tre teatri più grandi di Salerno: il Delle Arti il 24 ottobre, l’Augusteo il 25 e 26 ottobre, e il Teatro Verdi il 27 ottobre. Il programma è ricco e variegato: dalla gara dei giovani cabarettisti per il Premio Charlot Giovani, a una serata dedicata ai più piccoli, un appuntamento musicale e infine la serata di gala con la consegna dei Premi Charlot per cinema, teatro, televisione, giornalismo e molto altro.
    Accesso e Distribuzione dei Biglietti
    Tutte le serate saranno ad ingresso gratuito e i biglietti numerati saranno distribuiti fino ad esaurimento posti. La distribuzione avverrà presso il botteghino del Teatro Delle Arti a partire dal 30 settembre, con un massimo di 2 biglietti per persona. Il botteghino sarà aperto tutti i giorni dalle ore 17:00 alle ore 20:30.
    Un Evento di Rilancio per la Città
    “La vicenda dei fondi di coesione è nota a tutti – spiega Claudio Tortora – Una vicenda che purtroppo è costata il ridimensionamento, il rinvio ed in alcuni casi l’annullamento di alcune grandi manifestazioni estive. Tra queste anche la nostra manifestazione, che quest’anno non abbiamo potuto realizzare come di consueto nell’ultima settimana di luglio. Ora però siamo pronti e stiamo lavorando per offrire al nostro pubblico quattro appuntamenti, tutti ad ingresso gratuito e con grandi ospiti”. Nonostante le difficoltà, il Premio Charlot torna a Salerno, pronto a regalare momenti indimenticabili al pubblico, onorando la figura immortale di Charlie Chaplin.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Qualiano, minaccia per denaro sorella e madre 86enne: arrestato 60enne

    A Qualiano, i carabinieri della locale stazione hanno arrestato un uomo di 60 anni per maltrattamenti in famiglia.PUBBLICITA

    I militari, allertati dalla centrale operativa, sono intervenuti in un appartamento dove era in corso una lite familiare. Sul posto, hanno trovato l’uomo, che sembrava ubriaco, armato di un bastone.
    Aveva minacciato sia la propria madre di 86 anni che la sorella di 62 anni, chiedendo loro del denaro. Nonostante la presenza dei carabinieri, l’uomo ha tentato di aggredire fisicamente la sorella.
    Dopo essere stato disarmato e bloccato, le donne hanno riferito di aver subito anni di violenze e vessazioni, creando un clima di terrore in casa. L’uomo è stato arrestato e successivamente trasferito in carcere.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Giugliano, inseguimento a 220 Km/h sull’Asse Mediano: lanciano crick e pneumatico contro i carabinieri

    Ancora una volta, le forze dell’ordine si trovano a fronteggiare una situazione di estrema pericolosità. A Giugliano in Campania, una tranquilla notte è stata sconvolta da un folle inseguimento lungo l’Asse Mediano.PUBBLICITA

    Tutto ha avuto inizio quando una pattuglia dei carabinieri ha intimato l’alt ad una Alfa Romeo 156 a bordo della quale viaggiavano cinque persone incappucciate.
    Scattato l’allarme, è iniziato un inseguimento ad alta velocità che ha raggiunto i 220 km/h. I fuggitivi, incuranti della sicurezza degli altri utenti della strada e dei carabinieri, hanno messo in atto manovre pericolose e tentativi di speronamento.
    Nel corso della folle corsa, i criminali hanno dimostrato una ferocia inaudita, lanciando contro i carabinieri oggetti contundenti. Tra questi, un pneumatico e un crick, due strumenti che avrebbero potuto facilmente causare una tragedia.
    Per puro caso, i militari sono riusciti a evitare l’impatto, ma l’episodio sottolinea ancora una volta i rischi che corrono quotidianamente coloro che indossano la divisa.
    Nonostante l’estrema pericolosità della situazione, l’Alfa Romeo è riuscita a far perdere le proprie tracce. Le indagini sono in corso e i carabinieri sono determinati a identificare e arrestare i responsabili di questo grave reato.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Giugliano perseguitato dalla ex: scatta l’allarme e la denuncia

    Giugliano. Nonostante fosse soggetta a un divieto di avvicinamento al suo ex nel raggio di 500 metri, ha ignorato la restrizione e si è avvicinata fino a pochi metri dal suo camion.PUBBLICITA

    La vittima, un camionista, era dotata di un dispositivo per il monitoraggio della stalker, che ha attivato un allarme non appena la donna si è avvicinata. I carabinieri sono intervenuti immediatamente.
    L’uomo, un 47enne di Marano, si trovava fermo per la pausa pranzo nella zona A.S.I. di Giugliano, quando l’allarme è scattato. La stalker, una donna napoletana di 50 anni, è la sua ex compagna, già soggetta a una misura cautelare che le impone il divieto di avvicinamento con l’uso di un braccialetto elettronico.
    Dopo aver ricevuto l’allarme, il camionista ha subito contattato il 112. In pochi minuti, i carabinieri sono arrivati sul posto. La donna, in sella a uno scooter, si trovava a circa 200 metri dal camion, osservando il tir.
    È stata arrestata dai carabinieri e ora è in attesa di giudizio, dovendo rispondere dell’accusa di violazione del divieto di avvicinamento alla persona offesa.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    “Così abbiamo incastrato l’assassino di Sharon Verzeni”: il racconto dei testimoni chiave

    “L’unico rimpianto è non aver potuto fare qualcosa per salvare Sharon. Se fossimo stati più vicini al luogo dell’omicidio, forse avremmo potuto salvarla”. PUBBLICITA

    E’ il racconto dei testimoni chiave, due ragazzi (italiani di origine marocchina) di 25 e 23 anni che hanno dato un aiuto decisivo ai carabinieri nell’identificazione del famoso ‘uomo in bicicletta’, oveero Moussa Sangare, il 31enne reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni.
    Il racconto di quella notte, riportato da Repubblica: “Io mi sto allenando per il titolo italiano di kickboxing, lui gioca a calcio in prima categoria. Quella sera eravamo usciti come al solito molto tardi per allenarci.
    Era più o meno mezzanotte, eravamo a Chignolo vicino alla farmacia e davanti al cimitero dove ci siamo fermati per fare delle flessioni. A quel punto sono passati due nordafricani in bicicletta, poi un terzo.
    Lui ci è rimasto impresso, perché era un po’ strano. Aveva una bandana in testa e un cappellino, uno zaino e gli occhiali. Ci ha fissato a lungo e poi ci ha fatto una smorfia. Non lo avevamo mai visto prima”.
    “Abbiamo raccontato di quel ragazzo quando siamo stati chiamati in caserma. A un certo punto ci hanno fatto anche i complimenti perché ci ricordavamo tutto. Ora ci sentiamo orgogliosi per essere stati utili all’identificazione dell’assassino. Il rimpianto che ci resta è non aver potuto fare qualcosa per Sharon.

    Non essere stati più vicini a via Castegnate. In quel caso forse avremmo potuto salvarla. Magari l’assassino ha visto una preda facile, come quei due ragazzini che voleva aggredire. Quando ha incrociato noi, invece, ci ha solo guardato male ed è andato avanti.Ci ha fissato a lungo e poi ci ha fatto una smorfia. Non lo avevamo mai visto prima”.
    “Abbiamo raccontato di quel ragazzo quando siamo stati chiamati in caserma. Siamo rimasti sorpresi, non abbiamo mai pensato che l’assassino potesse essere lui – hanno aggiunto – Anche se si vedeva che era uno che non stava bene. Abbiamo provato comunque un grande sollievo, perché non avevamo saputo più nulla sulle indagini.
    Ora ci sentiamo orgogliosi per essere stati utili all’identificazione dell’assassino. Il rimpianto che ci resta è di non aver potuto fare qualcosa per Sharon. Non essere stati più vicini a via Castegnate. In quel caso forse avremmo potuto salvarla. Magari l’assassino ha visto una preda facile, come quei due ragazzini che voleva aggredire. Quando ha incrociato noi, invece, ci ha solo guardato male ed è andato avanti”.
    “Noi – concludono – abbiamo avuto la cittadinanza da ragazzini, a 15 anni. Vogliamo far riflettere che se il killer è di origini straniere, lo siamo anche noi. Forse senza la nostra testimonianza sarebbe libero. Pensiamo di aver fatto il nostro dovere”.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Capri, la famiglia chiede la verità sulla morte del costumista Luca Canfora

    A un anno dalla morte misteriosa di Luca Canfora a Capri, il costumista che lavorava al film “Parthenope” di Paolo Sorrentino, le cause e il luogo esatto della sua caduta in mare rimangono sconosciuti.PUBBLICITA

    La famiglia continua ad attendere che la Procura di Napoli chiarisca un caso inizialmente etichettato come suicidio, ma che la mancata chiusura dell’inchiesta mantiene avvolto nel mistero.
    “Il primo settembre 2023,” afferma Giuseppe Canfora, fratello di Luca, “Luca è scomparso durante le riprese ai Giardini di Augusto. Da allora, un silenzio inquietante avvolge la sua morte.
    La procura dopo un anno non ha ancora chiuso le indagini
    Non sappiamo i veri motivi della sua scomparsa né da dove sia caduto, ritrovato poi vicino ai Faraglioni. L’unica certezza è l’orario del ritrovamento, le 11:20 del 1° settembre.
    Dopo un anno,” conclude, “speriamo che le indagini possano finalmente far luce su quanto accaduto.” 
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Tensione al carcere di Ariano Irpino: detenuti protestano e aggrediscono gli agenti

    Si sono verificati gravi disordini nel carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. Diversi detenuti hanno dato vita a proteste violente, scontrandosi con gli agenti della Polizia Penitenziaria.PUBBLICITA

    Ieri due detenuti ex art.32 psichiatrici hanno preso a pugni un poliziotto penitenziario del carcere di Ariano Irpino costretto alle cure mediche.
    La violenza inaudita dei due reclusi non solo hanno aggredito il poliziotto penitenziario di turno ma hanno anche distrutto due camere di pernottamento.
    Per il segretario regionale CON.SI.PE Campania Tommaso De Lia “oggi la violenza nelle carceri campane è all’ordine del giorno, frutto di un sistema penitenziario al collasso che manifesta tutte le sue falle a discapito di una crescente precarietà della sicurezza di tutti”.
    Per il delegato nazionale dirigenti Polizia Penitenziaria CON.SI.PE  Vincenzo Santoriello “quanto accaduto nel carcere arianese è l’emblema della realtà che sta vivendo il personale di Polizia Penitenziaria in sede, personale ridotto all’osso, mancanza di sicurezza, una realtà che preoccupa tutti eppure nessuno fa’ nulla per migliorarne le condizioni di lavoro di centinaia di servitori dello Stato sedotti ed abbandonati a loro stessi, come il poliziotto penitenziario di turno aggredito”.
    Per il vice presidente CON.SI.PE Luigi Castaldo “i reclusi psichiatrici non solo mettono a repentaglio l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria ma destabilizzano soprattutto l’ordine e la sicurezza all’interno delle sezioni detentive, da tempo come confederazione sindacati abbiamo chiesto al Governo interventi risolutivi e concreti nella gestione di questi soggetti che andrebbero trattati ed inseriti in circuiti idonei, ma non nei penitenziari.

    Pertanto il 12 settembre prossimo saremo davanti al Prap della Campania a manifestare contro un sistema penitenziario fallimentare che produce tanta violenza e suicidi.Il CON.SI.PE esprime massima solidarietà al poliziotto penitenziario di oggi vilmente aggredito”.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Campi Flegrei: notte tranquilla dopo la grande paura di ieri sera

    Notte tranquilla ai Campi Flegrei dopo la grande paura di ieri sera.PUBBLICITA

    Nessuna altra scossa di terremoto: l’ultima registrata è alle 22,28 di magnitudo 1.0. Ma ieri sera in tanti hanno tremato anche in molti quartieri di Napoli. In molti sono scesi in strada.
    Alle 21,23 di ieri infatti i sismografi dell’Osservatorio Vesuviano hanno registrato una scossa di 3.7 gradi, individuando l’epicentro ad Agnano in zona Agnano-Pisciarelli ad una profondità di due chilometri e quattrocento metri.
    Una scossa che è durata oltre 40 secondi e che in alcuni casi ha lanciato del panico chi l’ha avvertita in maniera nitida.
    E’ stata infatti avvertita distintamente dai cittadini residenti tra la parte alta e quella bassa della città di Pozzuoli, ad Arco Felice, Lucrino, Toiano, Monterusciello, a Quarto, a Licola, ma anche nei quartieri occidentali della città di Napoli, da Pianura a Fuorigrotta fino al Vomero, e nei Comuni di Marano e Mugnano.
    Tante le persone che sono scese in strada e sui social si è scatenato di nuovo il tam tam di commenti e polemiche per fortuna non si sono registrati danni tranne una caduta di calcinacci di un vecchio edificio di via Cigliano.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, detenuta tenta di evadere dal carcere di Secondigliano

    Napoli. Una detenuta ha tentato di evadere dal carcere di Secondigliano, ma l’attenta vigilanza della Polizia Penitenziaria ha evitato il verificarsi di questo grave evento critico.PUBBLICITA

    La notizia è stata diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. I fatti sono stati ricostruiti da Raffaele Munno e Donato Vaia, rispettivamente vicesegretario per la Campania e delegato del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
    “Una detenuta cubana, reclusa a Secondigliano, ha tentato di fuggire dal carcere. È riuscita a passare attraverso le grate delle finestre del reparto e ad arrivare al block house, una delle ultime postazioni prima di raggiungere l’esterno.
    L’intervento tempestivo della Polizia Penitenziaria ha dimostrato la professionalità e il senso del dovere con cui svolgono il loro servizio. Chiediamo al ministero di prevedere una ricompensa per i poliziotti che hanno contribuito a sventare l’evasione”.
    Tiziana Guacci, segretaria regionale, ha però denunciato una situazione più grave: “Il Sappe ha segnalato centinaia di volte al Provveditore che la struttura non è adatta a contenere donne, ma non è stato fatto nulla. Inoltre, la significativa carenza di personale e sottufficiali ha ripercussioni inevitabili sull’organizzazione del lavoro”.
    Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha espresso parole di elogio per i poliziotti di Secondigliano che hanno impedito l’evasione: “Solo grazie a loro è stato possibile sventare la clamorosa fuga della detenuta. I nostri agenti sono stati eccezionali nel fermare il fuggitivo.

    Questo grave episodio, che poteva creare seri problemi alla sicurezza dei poliziotti, dei detenuti e dei cittadini, mette in luce le priorità legate alla sicurezza, spesso trascurate, con cui le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria devono confrontarsi quotidianamente”.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Violenza sulle donne: ogni giorno 4 persone arrestate o denunciate tra Napoli e provincia

    Dalle coste sorrentine ai monti del Nolano, la provincia di Napoli è ostaggio di una piaga dilagante: la violenza di genere. Donne di ogni età e provenienza sociale sono vittime di maltrattamenti e stalking, relegandole in una prigione domestica.PUBBLICITA

    I dati dei Carabinieri sono allarmanti: quasi mille denunce e arresti per violenza domestica e stalking in pochi mesi. In media, quattro donne al giorno a Napoli e provincia subiscono violenze, un dato che svela una realtà inquietante.
    Storie di vita spezzate L’ultimo episodio a Poggioreale.
    Qualche giorno fa una 37enne si è rivolta ai carabinieri della locale stazione. Ha denunciato il proprio marito, il padre dei suoi 3 figli minori. La donna ha vinto la propria paura raccontando innumerevoli episodi di violenza e vessazioni. Parte così il “codice rosso” ma l’uomo non si dà per vinto.
    I carabinieri monitorano la vicenda per salvaguardare la vittima e, quando si trovano nei pressi dell’appartamento della donna durante il servizio di “vigilanza”, sentono provenire dal suo interno delle urla. I militari intervengono e trovano l’uomo – ha 39 anni – in casa.
    E’ aggressivo e urla anche in presenza dei carabinieri che lo sorprendono mentre sta afferrando la moglie in lacrime nella stessa stanza dove ci sono i bambini che piangono. Il 39enne non si arrende, distrugge l’anta di un mobile della cucina e urla “ Ti devo rovinare, distruggo te e la casa! Ti ammazzo, ti investo con l’auto!!”.Intanto arrivano anche altri carabinieri che mettono in sicurezza la donna e i bambini.
    L’uomo viene arrestato con non poche difficoltà e trasferito direttamente in carcere dove dovrà rispondere all’autorità giudiziaria di maltrattamenti in famiglia.

    Questo è solo l’ultimo caso di violenza di genere che hanno dovuto affrontare i carabinieri. A volte si potrebbero cambiare solo i nomi lasciando la storia così com’è. I militari lo sanno bene ed è per questo che affrontano sempre ogni caso, in sinergia con le rispettive procure, come se fosse l’unico al mondo.
    Corsi di formazione continui, esperienza, pratica ed empatia messi al servizio di chi è più debole.964 tra arresti e denunce. Un dato allarmante ma che evidenza anche la grande fiducia riposta dai cittadini verso le Istituzioni.
    L’Arma dei Carabinieri da tempo ha messo al primo posto la difesa delle fasce deboli e opera in sinergia con le Procure della Repubblica e con le diverse istituzioni pubbliche e private. Basti pensare ai quattro ambienti dedicati all’ascolto delle vittime di violenza di genere, le “Stanza tutta per se”.
    Quattro luoghi – realizzati grazie alla collaborazione del Soroptimist International Club Napoli – in 4 punti strategici della Provincia come Capodimonte, Caivano, Ercolano e Stella. Stanze riservate all’ascolto e alla denuncia, allestite con arredi più accoglienti e caldi, distinti da quelli degli uffici generalmente utilizzati per la raccolta delle denunce.
    Importanti iniziative come quelle adottate dall’Arma dei Carabinieri, con l’istituzione, a livello nazionale sin dal 2009, di una Sezione “Atti persecutori” nell’ambito del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche. Ufficiali e Marescialli sempre più specializzati e capaci di comprendere nel senso più intimo del termine le richieste d’aiuto da parte delle persone bisognose.
    Il Comando Generale, inoltre, ha creato per le persone in difficoltà, che sono ancora ancora indecise nell’affrontare la piaga familiare o semplicemente hanno paura, una locandina.
    Un “Violenziometro” formato da due colonne che permettono alla vittima di valutare la propria situazione. Da una parte delle possibilità dove nel caso ne sussista almeno una porta a una concreta ipotesi: “SEI VITTIMA DI VIOLENZA DI GENERE”, dall’altra parte della locandina consigli si come agire. Un pdf con tanto di QR code che permette il collegamento a un’area tematica del sito http://www.carabinieri.it<http://www.carabinieri.it/> dove è possibile affrontare in modo corretto e esaustivo il tragico reato che si sta subendo.
    L’ultima arma per combattere la violenza di genere è rappresentata dal Mobile Angel. Uno smart watch connesso al telefono cellulare su cui è installata un’app dedicata, la Bright Sky, in grado di attivare una richiesta di intervento presso l’Arma dei Carabinieri.
    La sperimentazione, avviata nel 2022, ha permesso di avere una maggiore percezione di sicurezza da parte delle vittime e una funzione deterrente dell’apparato emergenziale verso gli aggressori.
    L’App mobile Vodafone Bright Sky fornisce risorse, supporto e strumenti concreti alle donne che subiscono violenza domestica e maltrattamenti.
    L’App è scaricabile gratuitamente e può essere utilizzata anche da parenti, amici, colleghi di lavoro, associazioni e da tutti coloro che sono vicini a donne maltrattate. Bright Sky fornisce informazioni sui diversi tipi di violenza e consente alle donne di acquisire maggiore consapevolezza su come gestire la propria situazione.
    Al tempo stesso, l’App fornisce una mappatura dei servizi di supporto che si occupano di maltrattamenti, sia a livello locale che nazionale.
    * 267 arresti in flagranza e 697 denunce a piede libero

    Un problema che ci riguarda tutti
    La violenza di genere non è un fatto privato, ma un crimine che intacca la nostra società. Ognuno di noi ha un ruolo fondamentale:
    Segnalare: Non ignorare i segnali di violenza.Supportare: Offrire un sostegno concreto alle vittime.Denunciare: Rompere il muro del silenzio e portare alla luce queste atrocità.Uscire dall’isolamento
    Se stai vivendo una situazione di violenza, ricorda che non sei sola. Esistono numerosi centri antiviolenza e servizi di ascolto pronti ad accoglierti e a offrirti l’aiuto di cui hai bisogno.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO