Nel pomeriggio di domenica 11 febbraio, dopo una lite famigliare, una 57enne di Fondi aveva chiesto l’intervento dei carabinieri della Tenenza locale lamentando di essere stata minacciata, aggredita verbalmente e percossa dal coniuge 62enne. Non solo: contestualmente ha riferito di essere da tempo vessata, ingiuriata e malmenata dal marito, il quale, anche e soprattutto a causa dell’abuso di alcool, sempre più spesso, ormai quasi abitualmente, poneva in essere reiterate condotte criminose che concretizzavano il reato di maltrattamenti familiari.
Con una querela sporta nella caserma dei carabinieri nell’immediatezza dei fatti, la donna ha quindi denunciato una serie di episodi, in cui, a suo dire, era stato oggetto di ripetuti maltrattamenti da parte del marito.
I carabinieri, dopo essere stati debitamente autorizzati dal pubblico ministero Andrea D’Angeli, in via d’urgenza, adottavano nei confronti del 62enne la misura pre-cautelare dell’allontanamento familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa, imponendogli di lasciare immediatamente l’abitazione familiare e di non comunicare in alcun modo con la moglie.
All’udienza del 13 febbraio, celebrata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Giuseppe Molfese, il difensore dell’indagato, l’avvocato Luca Velletri, contestava quanto lamentato dalla donna, rimarcando come dagli atti di indagine non potesse desumersi la gravità degli indizi a carico dell’uomo, né fossero ravvisabili le esigenze cautelari richieste per l’adozione della misura pre-cautelare. Il difensore evidenziava che dal quadro emerso dalle indagini non si ravvedeva la reale pericolosità dell’indagato e che nel recente passato della coppia, a differenza di quanto denunciato dalla donna, non si rinvenivano episodi connotati da violenza e aggressività.
Lo stesso pm, con la richiesta di adozione della misura pre-cautelare, con formule dubitative si riferiva alla condotta dell’indagato in un verosimile – ma non accertato – contesto di maltrattamenti in famiglia e ammetteva la necessità di ulteriori approfondimenti investigativi.
Per il reale accertamento dei fatti apparivano decisive, a parere del difensore, anche e soprattutto le dichiarazioni del figlio 23enne della coppia, raccolte nell’immediatezza dei fatti dai carabinieri intervenuti, dalle quali non emergeva altro che un quadro familiare in cui, a volte, si assisteva a litigi verbali. Il giovane riconosceva di non aver mai visto il padre minacciare o malmenare la madre, sconfessando quanto denunciato dalla donna.
A conclusione dell’udienza il gip, dopo aver convalidato la misura urgente inflitta all’indagato, non ravvedendo le esigenze cautelari, né la gravità indiziaria del reato ipotizzato, accoglieva le istanze della difesa rigettando la richiesta del pm e revocando la misura pre-cautelare, consentendo pertanto all’uomo di poter far ritorno a casa.
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