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Carcere: “Servono cure per i sex offender”

I dati sono noti e allarmanti: in soli dieci anni i numeri delle violenze di genere sono più che raddoppiati e le statistiche sul reato più grave, quello della violenza sessuale, sono particolarmente preoccupanti, considerato che l’incremento è stato del 40%. Le vittime sono donne nel 90% per cento dei casi di violenza, di cui più di un terzo minorenni – in questo caso i carnefici sono spesso coetanei.

Situazione che inevitabilmente si riflette all’interno delle carceri. Servono maggiori risorse, trattamenti specifici, più progetti e personale preparato nella gestione di detenuti condannati per reati sessuali. Così come occorrono collaborazioni dirette con le aziende sanitarie del territorio.

Queste, in sintesi, le conclusioni della giornata di studio sulla gestione carceraria dei detenuti che hanno commesso reati di natura sessuale, i cosiddetti sex offender. Un incontro a Modena, nella sede della facoltà di Giurisprudenza, in cui si sono confrontati docenti, giuristi, criminologi, psicologi, operatori penitenziari ed esperti dei diritti dei detenuti.

Il garante regionale dei detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, fra gli organizzatori dell’evento assieme alla garante modenese Laura De Fazio, ribadisce la necessità di prevedere percorsi specifici per questa tipologia di detenuti, che appartengono alle cosiddette minoranze presenti all’interno delle carceri con esigenze diverse dagli altri detenuti. Per Cavalieri, contestualmente, è poi fondamentale continuare ad affiancare queste persone a fine pena. In questo caso, diventa centrale il ruolo degli enti locali, che, secondo il garante, dovrebbero fare di più. Sulla stessa linea la garante De Fazio, che evidenzia come questi detenuti necessitino di tutele particolari, ribadendo quanto sia determinante per la riabilitazione la fase del reinserimento sociale.

Anche per il presidente della commissione Parità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, “il percorso dei trattamenti in carcere diventa fondamentale per promuovere il reinserimento sociale e per contrastare le recidive, che in Italia riguardano il 70% dei casi”. Amico ripercorre poi l’impegno della Regione Emilia-Romagna: “L’ente interviene con una serie di misure consistenti nel trattamento in carcere, a partire dalla tutela e cura della salute. Importante, inoltre, il lavoro rivolto a incentivare i percorsi all’esterno del carcere finalizzati al reinserimento sociale”.

“Un argomento forte, difficile e drammatico per tante persone”, sottolinea poi Gloria Manzelli, provveditore dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche. “I numeri – prosegue – sono in costante aumento, anche fra le donne. Il trattamento e la rieducazione per questo tipo di soggetti non possono essere improvvisati. Ci deve essere un metodo scientifico, servono professionalità adeguate. Per raggiungere risultati concreti, inoltre, il fine pena deve essere collegato a una presa in carico da parte del territorio”.

Ad aprire i lavori il direttore del dipartimento di Giurisprudenza di Unimore, Carmelo Elio Tavilla.

I lavori si sono conclusi con un approfondimento specifico sulla situazione nel carcere di Modena, che attualmente, nella sezione protetti, ospita un centinaio di detenuti. Nell’istituto penitenziario modenese da alcuni anni sono state definite linee guida rivolte ai sex offender e modalità d’intervento con la collaborazione dell’azienda sanitaria locale: c’è una presa in carico del detenuto da parte di una specifica équipe che si occupa inizialmente della valutazione diagnostica e successivamente della gestione del percorso terapeutico, lavorando sul comportamento del soggetto.

(Cristian Casali)

La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)


Parità, diritti e partecipazione

12 Aprile 2024



Fonte: https://cronacabianca.eu/feed/


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