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    Camorra, “Sono stanco di questa vita”, si pente Raffaele Paone, ras della Vanella Grassi

    Napoli. “Sono stanco di questa vita, rinnego il mio passato”, con queste parole pronunciate ieri mattina in aula durante il processo a suo carico e e di un complice accusato di estorsione , il ras Raffaele Paone detto “Rafaniello”, esponente di spicco del clan della Vanella Grassi ha deciso di pentirsi.PUBBLICITA

    Il 39enne è uno degli esponenti di spicco della cosca dei “Girati” di Secondigliano essendo il cugino del ras Vincenzo Grimaldi a sua volta figlio del defunto boss Raffaele Grimaldi detto “bombolone”

    Punti Chiave ArticoloIl 39enne aveva già manifestato agli inquirenti la propria volontà di pentirsi nei giorni scorsi, ma la circostanza è stata “certificata” solo ieri mattina, quando Paone ha chiesto la parola durante l’udienza del processo in cui è imputato per racket insieme con Francesco Lomasto detto o’ fringuello.
    I due furono arrestati a dicembre dello scorso anno per una serie di estorsioni a tappeto ai danni di commercianti e imprenditori di san Pietro a Patierno.
    Paone pur essendo ai domiciliari continuava a delinquere in nome del clan. Era stato scarcerato nel giugno del 2022, nonostante una condanna a 16 anni di carcere. Ma il suo arresto devono aver minato le sue certezze criminali visto che ora ha deciso di passare dalla parte dello stato.  Era stato condannato a 16 anni di carcere La notizia del suo pentimento era stata anticipata ieri da Internapoli e oggi ha trovato vasta eco sui quotidiani come cronache di Napoli e il Roma. E ora i magistrati della procura antimafia aspettano notizia importanti per dare una ulteriore spallata al clan della Vanella Grassi.

    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, arrestato Luigi Carella, il “ras” del Rione Berlingieri del clan Licciardi

    Napoli. Questa mattina, i carabinieri hanno arrestato Luigi Carella, noto come “a gallina”, bloccandolo presso un distributore di benzina a Secondigliano. Durante l’operazione, è stata eseguita anche una perquisizione nella sua abitazione.PUBBLICITA

    Fino a qualche anno fa, l’area era considerata una delle roccaforti della ‘Vanella Grassi’. Recentemente, però, sarebbe passata sotto l’influenza di un altro gruppo criminale legato a Luigi Carella, da poco scarcerato e strettamente collegato alla potente cosca Licciardi della ‘Masseria Cardone’.

    Punti Chiave ArticoloQuesto passaggio di potere è stato favorito dal progressivo indebolimento dei ‘vanelliani’ che, da una delle consorterie criminali più temute, sono finiti ai margini a causa di numerosi arresti e del pentimento di importanti boss come Rosario Guarino.
    Al contrario, il clan Carella ha guadagnato terreno grazie alla scarcerazione di Luigi Carella e di altri affiliati di rilievo.
    Il gruppo è ritenuto molto vicino anche ai Grimaldi di San Pietro a Patierno, attualmente considerati tra i principali trafficanti di droga dell’intera area nord. Questi cambiamenti hanno attirato l’attenzione degli investigatori, che hanno intensificato i controlli nella zona per ricostruire i nuovi equilibri criminali nati dalla disarticolazione delle vecchie cosche. Il Rione Berlingieri, insieme al vicino ‘Perrone’, è considerato un’area di assoluta importanza strategica dai clan di Secondigliano, motivo per cui è stato al centro delle recenti faide di camorra.

    Particolare attenzione è stata posta al contrasto dello spaccio di droga, dopo che le indagini hanno rivelato l’apertura di nuove ‘piazze’.
     Il gruppo Carella specializzato nello spaccio al dettaglio di hashish Il gruppo Carella si sarebbe specializzato nella vendita al dettaglio di hashish e marijuana, droghe sequestrate durante un blitz due giorni fa. Questo sequestro ha impedito all’organizzazione criminale di incassare diverse migliaia di euro, il valore stimato della sostanza una volta suddivisa in dosi e immessa sul mercato. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, ergastolo per Ciro Di Lauro per il duplice omicidio Riccio-Gagliardi

    Ciro Di Lauro, F3 ovvero il terzo dei 10 figli maschi del boss Paolo Di Lauro alias Ciruzzo o’ milionario, è stato condannato per la seconda volta all’ergastolo.PUBBLICITA

    Era accusato di essere il mandante degli omicidi di Domenico Riccio, sospettato cassiere del clan rivale Abbinante, e dell’innocente Salvatore Gagliardi, cognato del primo ma estraneo ai contesti camorristici.

    Punti Chiave ArticoloLa sentenza, come anticipa Il Roma, è stata emessa dalla quinta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli che ha confermato quella di primo grado anche per Giovanni Cortese, alias “’o cavallaro”, affiliato di lunga data dei Di Lauro.
    Salvatore Petriccione, soprannominato “’o marenaro”, fondatore del clan scissionista della Vanella Grassi, ha invece ottenuto una riduzione della pena da ergastolo a 30 anni di carcere, grazie alle attenuanti generiche concesse dopo la confessione resa nel processo d’appello.
    La svolta sul duplice omicidio, avvenuto il 21 novembre 2004 agli esordi della prima faida di Scampia, è giunta a febbraio 2022 grazie al pentimento di Massimo Molino, uno degli uomini coinvolti nel delitto Riccio-Gagliardi. Molino, affiliato e sicario al servizio del clan Di Lauro, recentemente passato dalla parte dello Stato, con le sue rivelazioni ha fatto luce su una drammatica pagina di camorra: la prima faida di Scampia e Secondigliano. Conosciuto agli investigatori antimafia per i suoi precedenti penali e per essere il cognato del ras Maurizio Maione, Molino ha contribuito a chiudere il cerchio intorno ai presunti mandanti e sicari dell’omicidio di Riccio e Gagliardi, uccisi con sei colpi di pistola in una tabaccheria di Melito la mattina del 21 novembre 2004, poche ore prima del brutale assassinio di Gelsomina Verde.

    Le accuse del pentito Salvatore Tamburrino Le accuse si sono sommate a quelle precedentemente sottoscritte dall’ex ras Salvatore Tamburrino: “Ciro Di Lauro – ha spiegato il neo pentito – ci disse che ci dovevamo affiancare al gruppo di “Totore ’o marenaro” per fare la guerra, nel quale c’erano Pasquale Malavita e Ciro Barretta “Cicciotto””.
    La vicenda viene quindi ricostruita così: “’O marenaro” ci mandò l’imbasciata che si doveva uccidere Mimmo Riccio, che aveva una tabaccheria a Melito. Mio cognato Maurizio Maione decise di andare personalmente da Ciro Di Lauro per avere conferma”. Il duplice omicidio avvenuto a Melito  il 21 novembre 2004, nel pieno della cosidetta prima ‘faida di Scampia’ (2004-2005) che ha visto come vittime Domenico Riccio, ritenuto vicino al clan Abbinante e obiettivo dell’agguato, avvenuto all’interno della sua tabaccheria, e Salvatore Gagliardi, casualmente presente sul posto. Il duplice omicidio è maturato nel corso della guerra tra clan che ha contrapposto dall’ottobre del 2004 il clan Di Lauro al cartello scissionista (formato da Abete-Notturno, Abbinante, Marino e Amato-Pagano). Il clan di Lauro avrebbe individuato quale obiettivo Riccio, ma sotto i colpi dei camorristi finì anche Gagliardi. Fu l’inizio di una notte di sangue perché nel giro di mezz’ora ci fu la risposta. A Secondigliano fu ucciso Francesco Tortora, 63 anni, fu sfigurato con cinque colpi alla testa. Fu trovato carbonizzato in un’auto date alle fiamme a Casavatore. Ma non finì lì perché a Secondigliano fu trovato un cadavere carbonizzato in un’auto data alle fiamme. Era quello di Gelsomina Verde, uccisa perché era fidanzata di Gennaro Notturno uno degli scissionisti, poi pentito. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Napoli, aggredisce agenti a Secondigliano: arrestato Antonio Feldi, nipote del defunto boss

    Napoli. Un uomo di 35 anni con precedenti di polizia è stato arrestato dagli agenti del Commissariato Secondigliano per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.
    Nel corso di un servizio di controllo del territorio, gli agenti hanno notato un uomo seduto su una panchina in via delle Dolomiti che, alla loro vista, si è dato alla fuga nel tentativo di eludere il controllo.

    Raggiunto dagli agenti, l’uomo li ha aggrediti con calci e pugni, opponendo una forte resistenza. Solo dopo una colluttazione, gli agenti sono riusciti a bloccarlo.
    Una volta immobilizzato e posto in sicurezza all’interno dell’auto di servizio, l’uomo ha dato sfogo alla sua rabbia danneggiando con violenti calci il finestrino posteriore della volante.

    Alla luce di quanto accaduto, il 35enne napoletano, già noto alle forze dell’ordine anche per specifici precedenti, è stato tratto in arresto e condotto presso le camere di sicurezza del Commissariato in attesa del giudizio di convalida.
    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    A Secondigliano inaugurato il campo di calcio “Un calcio alla camorra”

    Un nuovo campo di calcio sorge a Secondigliano, nell’area che un tempo era un fortino del clan Di Lauro. Il campetto, riqualificato grazie a una raccolta fondi promossa dal Fatto Quotidiano, è stato inaugurato oggi con il nome “Un calcio alla camorra”.Il campo sarà a disposizione dei ragazzi del quartiere, ma a una precisa condizione: dovranno frequentare la scuola. I volontari che li seguiranno controlleranno le pagelle ogni quadrimestre e, se necessario, li aiuteranno a superare le eventuali lacune. L’obiettivo è duplice: sottrarre i ragazzi dalla strada e contrastare l’evasione scolastica, un fenomeno purtroppo diffuso a Secondigliano.
    All’inaugurazione erano presenti il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo, il sindaco Gaetano Manfredi e diverse altre personalità. Tutti hanno sottolineato l’importanza di questa iniziativa come simbolo di legalità e riscatto per il quartiere.
    Il contributo di tanti
    La riqualificazione del campo è stata possibile grazie alla generosità di 500 lettori del Fatto Quotidiano che hanno raccolto 26mila euro. La ditta Vuolo Group di Castellammare di Stabia ha invece ripristinato le recinzioni.
    Un nuovo spazio per lo sport e l’aggregazione
    Il nuovo campo di calcio, che si estende su circa mille metri quadrati, si trova al limite del parco comunale “Laudati”. I ragazzi di Secondigliano, che finora hanno trovato ospitalità in alcuni spazi parrocchiali, potranno finalmente giocare in una struttura attrezzata e gratuita (l’unico costo richiesto è di 10 euro l’anno per l’assicurazione).
    L’inaugurazione del campo Un calcio alla camorra rappresenta un nuovo inizio per Secondigliano. Le istituzioni, le associazioni e i cittadini del quartiere si sono impegnati a collaborare per mantenere attivo e sicuro questo spazio, che diventerà un punto di riferimento per i giovani e per l’intera comunità.
    Il procuratore antimafia Melillo ha invitato il sindaco Manfredi a “scommettere sull’associazionismo di questa area e di assegnare gli spazi necessari”. Manfredi ha accolto l’appello e ha assicurato che verrà messa a disposizione anche un’altra struttura che sorge poco distante.
    Il nuovo campo di calcio è un segno di speranza per il futuro di Secondigliano. Un luogo dove i ragazzi potranno giocare, divertirsi e crescere insieme, lontano dalla criminalità e dalla violenza. Un monito per tutti a non rassegnarsi e a lottare per un futuro migliore. LEGGI TUTTO

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    UN CALCIO A GOMORRA Napoli, domenica l’inaugurazione del campetto nel Parco Laudati a Secondigliano nell’ex fortino del clan Di Lauro

    Domenica 19 maggio, alle ore 11:00, un momento importante si terrà nel cuore di Secondigliano, Napoli, con l’inaugurazione del nuovo campetto di calcio nel Parco Laudati, situato in Via del Cassano 230, di fronte al cimitero comunale. Questo evento segna il culmine di un lavoro importante svolto dalla Fondazione Il Fatto Quotidiano, la fondazione umanitaria dell’omonimo giornale, con il prezioso supporto di Vuolo Group, che ha reso possibile la riqualificazione di una struttura trascurata da vent’anni.La riqualificazione della struttura di circa 1000mq presente nel rione dei Fiori, ex fortino del clan Di Lauro, è il frutto dell’impegno incessante della comunità, incarnato nel Secondigliano ASD, un progetto senza fini di lucro dedicato a contrastare l’evasione scolastica tra i giovani e promuovere la socialità attraverso lo sport.

    In soli due anni dalla sua fondazione, il Secondigliano ASD ha già arruolato circa 200 atleti, dall’età di 7 fino a 40 anni, offrendo loro opportunità senza pari per crescere e svilupparsi sia come atleti che come individui. L’inaugurazione vedrà la partecipazione di figure di spicco che hanno dimostrato un impegno costante nel promuovere la legalità, soprattutto tra i più giovani.

    Tra i presenti il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, il Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il Presidente della Fondazione del Fatto Quotidiano, Cinzia Monteverdi, la Vicedirettrice del Fatto Quotidiano, Maddalena Oliva, che ha ideato e curato il progetto, il Presidente della FIGC Campania, Carmine Zigarelli, l’Amministratore Delegato di Vuolo Group, Francesco Origo ed altri numerosi rappresentanti delle associazioni del terzo settore.
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