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    Benevento, omicidio Circelli: rinviati a giudizio proprietario ed affittuario del fondo

    Il Gup del Tribunale di Benevento, Loredana Camerlengo, accogliendo le richieste dell’ avvocato Vittorio Fucci e del Pm Dott. Giulio Barbato, ha rinviato a giudizio Antonio Pepe, di anni 55 e Antonio Brilli , di anni 39, entrambi di San Bartolomeo In Galdo, rispettivamente proprietario ed affittuario del fondo agricolo, per l’ omicidio colposo di Antonio Circelli, di anni 78 di San Bartolomeo in Galdo.
    I familiari del Circellli, costituitisi parte civile, sono assistiti dall’ avvocato Vittorio Fucci, mentre gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Ricci, Antonio Bruno Romano, Alfonso Fiorilli.
    In particolare il Circelli, ottimo cacciatore ed artigiano in pensione, era giunto in un posto dove era solito addestrare i suoi 4 cani, una volta lì uno di loro cadeva in una cisterna e il Circelli per salvarlo cadeva anche lui, non riuscendo poi ad uscirne e morendo affogato.
    Gli imputati sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo, essendo loro contestata la mancata adozione di forme di sicurezza per impedire di accedere al terreno, la mancata segnalazione dell’ esistenza della cisterna priva di copertura e di collegamenti ad una sorgente, con una profondità di oltre 3 metri e la mancata predisposizione di recensione o di barriere lungo i bordi per evitare il rischio della caduta.
    La prima udienza dibattimentale si terrà il 9 settembre dinanzi al Giudice Monocratico del Tribunale di Benvento Dott.ssa Simonetta Rotili. LEGGI TUTTO

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    Processo a Pino Grazioli: genericità del capo di imputazione è tutto da rifare

    Si è’ tenuto stamattina, presso il Tribunale penale di Napoli, sezione 1, Dott. Conte, il processo, con udienza predibattimentale, a carico del giornalista Grazioli, nei confronti di Angelo Napolitano.
    È accusato di diffamazione aggravata dal mezzo stampa.
    L’Avvocato Massimo Viscusi, nelle questioni preliminari, ha eccepito l’inesatta e generica descrizione dei fatti oggetto di contestazione, per il qual motivo è stata confermata l’indeterminatezza del Capo di imputazione (oltre ad essere stato omessa la parte offesa, rilevata d’ufficio dal Giudice), che ha condotto alla trasmissione degli atti al PM, che dovrà riformulare e rinotificare il relativo Decreto di citazione è di fissazione dell’udienza.Pertanto, tutto da rifare LEGGI TUTTO

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    Diffamazione all’influencer Imperatrice: il 26 gennaio la decisione del Tribunale su Pino Grazioli

    Il 2 gennaio scorso, davanti al Tribunale di Napoli in composizione monocratica, si è tenuta l’udienza predibattimentale del processo che vede imputato di diffamazione col mezzo della stampa il sig. Giuseppe (detto Pino) Grazioli Somma, giornalista pubblicista, e nella veste di persona offesa la nota influencer napoletana Mariagrazia Imperatrice.
    La vicenda riguarda alcune trasmissioni del giornalista Pino Grazioli Somma sulla piattaforma Facebook, che prendevano di mira la signora Imperatrice. In particolare il cronista, nel commentare la notizia diffusa il giorno di Natale 2022 dalla influencer, che aveva annunciato a sua nonna – anch’essa conosciuta per le sue apparizioni su Facebook come Nonna Margherita – ed ai suoi follower di aspettare un bambino, la chiamava sardonicamente “Cenerentola”, e si chiedeva chi tra i 7 nani fosse il padre del nascituro, canzonandola in vernacolo: “Cenerentola è incinta! Chi è stato dei sette nani chi è stato? Chi sette nani è stato? Cucciolo, Pisolo, Brontolo, Chiavetonolo, Mammolo, Trombettonolo …”.
    Sicché, il pubblicista Pino Grazioli Somma è chiamato a rispondere di diffamazione aggravata, perché, a leggere il capo di imputazione, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in qualità di giornalista pubblicista, nel corso di dirette avviate sulla piattaforma Facebook”, avrebbe sostenuto che “non era nota l’identità del padre del nascituro, avendo la sig.ra Imperatrice numerosi partner … così provocando i commenti di altri utenti della piattaforma che a loro volta la denigravano”.
    Il processo contro il cronista Pino Grazioli Somma, nel quale la signora Imperatrice si è costituita Parte civile con il patrocinio dell’avvocato Francesco Cafiero de Raho, e che all’udienza del 2 gennaio ha visto respinta la richiesta di non luogo a procedere avanzata dal difensore del giornalista, avvocato Massimo Viscusi, proseguirà il prossimo 26 gennaio davanti al Giudice della sez. VII.ma del Tribunale di Napoli, dott.ssa Maria Brunetti Pierri. LEGGI TUTTO

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    Caserta, truffa dell’aspirapolvere: a processo 40enne

    Il Procuratore Aggiunto della Procura Sammaritana dott. Antonio D’Amato ha rinviato a giudizio Michela Busico 40 di Bellona, difesa dall’ avvocato Pasquale Casoria per il reato di truffa aggravata e sostituzione di persona.
    La signora quale venditrice per conto della società Vorwerk Italia s.a.s, con artifizi e raggiri consistiti nel compilare una proposta d’ordine di un aspirapolvere “folletto” utilizzando i dati di V. M. R, induceva in errore il personale della società sulla genuinità dell’ordine e la stessa persona offesa facendole credere che era un errore.
    E si procurava così l’ingiusto profitto rappresentato dalla erogazione delle provvigioni connesse alla vendita dell’aspirapolvere con pari danno per la società alla quale non veniva corrisposta la somma di euro 500,00 a saldo dell’importo corrispondente al prezzo di vendita dell’elettrodomestico.
    E quindi per commettere il reato di truffa induceva in errore il personale della Vorwerk Italia s.a.s. in ordine alla genuinità dell’ordine che compilava utilizzando indebitamente el generalità di V. M. R. e facendo in modo che quest’ultima risultasse contraente.
    Ed inoltre rinviava a giudizio sempre la stessa Busico Michela la quale con artifizi e raggiri consistiti nel proporre in vendita a D. N. F. due aspirapolveri a un prezzo conveniente, induceva in errore la persona offesa sulla bontà dell’offerta e si procurava così un ingiusto profitto pari alla somma di euro 600, 00 che si faceva consegnare in contanti, con pari danno per la persona offesa alla quale non veniva consegnato alcun prodotto ne’ restituiva la somma versata.
    Il processo traeva origine dalla querela presentata dalle persone offese a mezzo dei loro legali gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo che nel processo si costituiranno parte civile nell’interesse dei loro assistiti per i fatti che si sono verificati in Capua due anni fa’. LEGGI TUTTO

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    Strangolo’ la madre: per i periti Francesco Plumitallo era totalmente infermo di mente al momento del fatto

    Strangolo’ la madre: per i periti Francesco Plumitallo era totalmente infermo di mente al momento del fatto. Il 13 febbraio comparira’ dinanzi alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere.
    La dott.ssa Alessandra Grammatica, Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo l’incidente probatorio (e la perizia psichiatrica )nel processo nei confronti di Francesco Plumitallo.
    Il giovane di 30 anni, di Capodrise reo confesso di aver strangolato la propria madre Patrizia Lombardi Vella, di 55 anni detta Rosa ha accolto la richiesta di giudizio immediato del Pubblico Ministero dott. Giacomo Urbano per il giovane.
    L’udienza e’ fissata per il 13 febbraio prossimo dinanzi alla Corte di Assise. In contraddittorio durante l’incidente probatorio venne sentito prima il perito nominato dal Giudice, lo psichiatra dott. Raffaele Sperandeo , poi il consulente psichiatra della difesa il dott. Giovanni D’Angelo e insieme hanno concluso dicendo che era completamente assente la capacità di intendere e volere del 30enne al momento del delitto perche’ affetto da infermita’ totale di mente.
    A chiedere la perizia psichiatrica – durante l’udienza di convalida dell’arresto – erano stati i difensori di Francesco Plumitallo, gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo.attualmente Francesco si trova rinchiuso sorvegliato a visto nel reparto psichiatrico del carcere sammaritano.
    Per la cronaca il fatto di sangue avvenne di buon mattino di martedì 14 novembre scorso in un appartamento nel palazzo della famiglia Vella in via Santa Maria degli Angeli. Secondo la versione fornita da Francesco, egli stava facendo colazione con la mamma.
    Allora si avvicino’ a lei, la prese come per abbracciarla e poi la strangolo’ da dietro e quando ambedue caddero a terra l’accarezzo’. Fu lui stesso poi a chiamare la polizia e suo zio sacerdote don Gianni Vella.
    Francesco Plumitallo poi confesso’ l’accaduto al Pubblico Ministero dott. Giacomo Urbano e alla dott.ssa Alessandra Grammatica.
    Descrisse la scena di cui ricordava quasi niente come un momento di raptus in cui non aveva preso le medicine che prescritte dal Centro d’Igiene Mentale di Marcianise e aveva perso completamente il controllo. LEGGI TUTTO

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    Processo immediato per gli assassini di Giogiò: ci sono anche due complici

    Il 15 febbraio si svolgerà la prima udienza del processo immediato davanti al Tribunale per i minorenni chiesto ed ottenuto dalla Procura per l’assassino e i complici che la notte del 31 agosto uccisero il musicista  napoletano Giovanbattista Cutolo.
    Dalle carte della Procura emerge che ci sono anche due complici. Si tratta di due rapinatori, uno di 20 e uno di 28 anni, che risultano indagati per concorso anomalo in omicidio nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del musicista 24enne.
    I due indagati – come riportano Il Mattino e l’edizione napoletano di Repubblica in edicola oggi-sono entrambi originari dei Quartieri Spagnoli e sono noti alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la mattina dell’omicidio i due rapinatori si trovavano in piazza Municipio insieme a un terzo soggetto, che conosceva il minorenne armato che ha sparato a Giogiò. I tre decisero di andare a mangiare un panino in un pub del centro, dove si imbatterono nella comitiva di amici del musicista.
    I due rapinatori iniziarono a provocare verbalmente i ragazzi, poi uno di loro spruzzò la maionese in testa a uno degli amici di Giogiò. La situazione precipitò quando i due rapinatori iniziarono ad aggredire i ragazzi con sedie e tavolini.
    Giovannabattista Cutolo intervenne per difendere un amico che stava subendo le botte, ma fu raggiunto da tre colpi di pistola sparati dal minorenne. Il musicista morì poco dopo in ospedale.

    I due rapinatori hanno negato di sapere che il minorenne era armato. Uno di loro ha anche dichiarato di aver incontrato il killer per la prima volta solo poche ore prima dell’omicidio.
    L’inchiesta sull’omicidio di Giogiò è ancora in corso e gli inquirenti stanno valutando la possibilità di costituire parte civile nel processo anche il Comune di Napoli, che ha subito un danno d’immagine a causa della vicenda.
    L’omicidio di Giogiò è un atto di violenza insensata che ha sconvolto l’intera città di Napoli. I due rapinatori indagati sono responsabili di aver scatenato la rissa che ha portato alla morte del giovane musicista. La loro posizione è grave e dovranno rispondere di concorso anomalo in omicidio, un reato da corte di assise. LEGGI TUTTO