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    Agguato a Torre Annunziata: il Comitato anticamorra chiede risposte

    “Ieri sera la camorra è tornata a uccidere, in pieno centro di Torre Annunziata, a pochi metri dal Tribunale, simbolo di legalità e giustizia.”
    Con queste parole il Comitato anticamorra per la legalità condanna l’ennesimo omicidio di camorra, che ha visto la vittima, il 24enne Alfonso Fontana , giovane e noto pregiudicato di Castellammare rampollo di una famiglia di camorra, cadere sotto i colpi di arma da fuoco a pochi passi dal palazzo di giustizia.
    Il Comitato sottolinea la drammaticità di un evento che coinvolge un ragazzo così giovane e la ferocia della camorra che miete vittime tra le nuove leve.
    “La cronaca recente ci racconta di come la criminalità organizzata trasformi scuole abbandonate in poligoni di tiro per addestrare al fuoco i ragazzini.”
    La repressione da sola non basta
    Torre Annunziata, come Caivano e tante altre realtà dell’area metropolitana di Napoli, ha bisogno di risposte concrete che vadano oltre la repressione.
    Servono politiche di contrasto alla devianza criminale giovanile, al disagio sociale e all’assenza di alternative di vita alla strada e alla malavita.
    Il Comitato anticamorra chiede un impegno forte e concreto da parte delle istituzioni per contrastare la camorra e costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. LEGGI TUTTO

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    Camorra, ucciso a Torre Annunziata il giovane rampollo dei “Fasano” di Castellammare

    E’ uno dei giovani rampolli, ma già con un curriculum criminale di tutto rispetto, della nota famiglia di camorra dei “Fasano” della zona dell’Acqua della Madonna di Castellammare, la vittima dell’agguato di stasera a Torre Annunziata.
    Alfonso Fontana, così come altri quattro componenti della sua famiglia era stato condannato tre anni fa a 4 anni e mezzo di carcere per l’aggressione con sparatoria davanti a un bara sul Lungomare di Castellammare.
    A fare fuoco, esplodendo diversi colpi, sarebbe stato un uomo in sella di uno scooter, forse guidato da un complice: l’omicidio è avvenuto in strada intorno alle 21 davanti a una pasticceria, a breve distanza dal tribunale di Torre Annunziata
    Gli investigatori sono al lavoro per capire cosa ci facesse a quell’ora a Torre Annunizxata la vittima. E’ probabile che avesse appuntamento con qualcuno e che quindi sia stato attirato in una trappola.
    I  possibili moventi dell’agguato sono indecifrabili al momento perchè la storia familiare di Alfonso Fontana impone approfondimenti. LEGGI TUTTO

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    Camorra ad Acerra, si è pentito il boss Bruno Avventurato

    Acerra. Si è pentito il boss Bruno Avventurato mandante dell’omicidio del giovane pusher Antonio Natale ucciso il 4 ottobre 2021 a Caivano, per aver sottratto un borsone di armi e droga al clan Bervicato.
    La notizia è stata confermata ieri nel corso di un processo contro la camorra di Acerra in cui compaiano 18 persone. Bruno Avventurato ha quindi seguito le orme del fratello Giancarlo, collaboratore di giustizia già da tempo.
    Nel frattempo, il neo-collaboratore di giustizia, come riportano Il Roma e Cronache di Napoli in edicola oggi, attraverso il suo nuovo legale di fiducia, ha richiesto di sottoporsi a interrogatorio.
    Così come hanno fatto anche i suoi coimputati: ovvero il cognato Andrea Aloia(coindagato di Avventurato per l’omicidio di Pasquale Tortora) ed Emanuele D’Agostino, alias “O Tunno”, indagato con Bruno Avventurato per l’omicidio di Antonio Natale.
    La notizia del pentimento di Bruno Avventurato apre nuovi scenari nelle indagini sugli affari criminali di Acerra, Caivano ed Afragola, città dove la camorra da anni controlla la città e dove gli scontri criminali continuano ad essere frequenti.
     Il ruolo nell’omicidio del pusher di Caivano, Antonio Natale
    E soprattutto potrà chiarire in maniera definitiva i ruoli e tutti i nomi delle persone coinvolte nell’omcidio del giovane pusher Antonio Natale il cui cadavere fu fatto trovare 15 giorni dopo la sua scomparsa e dopo una serie di plateale manifestazioni della mamma.

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    Napoli, omicidio al Pallonetto: nuovo fermo per Gennaro Belaeff

    Secondo fermo in sei mesi per l’omicidio di Pasquale Sesso avvenuto il 5 luglio scorso al Pallonetto di Santa Lucia.
    Su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, infatti, la Polizia di Stato ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia – a carico di Gennaro Belaeff per i reati di omicidio e tentato omicidio, aggravati anche dalle modalità mafiose previste dall’art. 416 bis 1 c.p. per aver favorito il Clan Elia operante nel quartiere Santa Lucia.
    La misura precautelare compendia gli esiti delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli e dal Commissariato San Ferdinando in relazione all’omicidio di Sesso Pasquale avvenuto la sera del 5 luglio in via Solitaria a Pizzofalcone quando l’indagato avrebbe esploso dal balcone della propria abitazione numerosi colpi d’arma da fuoco provocando alla vittima uno “shock emorragico a seguito di ferita d’arma da fuoco che ha determinato, tra le altre, lesione all’arteria femorale destra ed un proiettile in zona polmonare”.
     Gennaro Belaeff aveva anche tentato di uccidere Luigi Sesso, fratello di Pasquale
    L’attività investigativa effettuata ha permesso di ricostruire l’evento omicidiario di  Pasquale Sesso e di accertare che qualche minuto prima era stato posto in essere anche il tentato omicidio del fratello Luigi Sesso.
    Le risultanze delle attività svolte hanno permesso di ricondurre gli eventi delittuosi ad una conflittualità tra le famiglie degli Elia, a cui l’indagato è contiguo, e dei Sesso che attualmente sono in forte ascesa nelle dinamiche criminali del Pallonetto di Santa Lucia in considerazione del vuoto di potere creatosi negli ultimi anni proprio per gli arresti degli esponenti di spicco dei clan avversi.
    Al provvedimento in questione ha fatto seguito ordinanza cautelare della custodia in carcere di Belaeff Gennaro, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Salerno in data 10 gennaio 2014 LEGGI TUTTO

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    Omicidio Ugo Russo, nominato perito per l’esperimento giudiziale

    È stato designato il perito Emanuele Paniz per condurre l’esperimento giudiziale nel contesto del processo sull’omicidio di Ugo Russo, il quindicenne ucciso da un carabiniere nella notte del 29 febbraio 2020 nel borgo Santa Lucia di Napoli.
    La vittima, armata di una replica di pistola e in compagnia di un complice, stava cercando di rapinare l’orologio del militare. La Corte di Assise di Napoli (prima sezione, presidente Annunziata) ha incaricato il perito Paniz di effettuare accertamenti mirati a determinare la distanza tra il quindicenne e il carabiniere al momento dello sparo considerato mortale.
    Questo dato è essenziale per stabilire se Ugo Russo sia stato colpito quando si trovava nelle immediate vicinanze del carabiniere o se era già in fuga a una distanza di circa 9-10 metri, quando è stato sparato il colpo.
    È importante notare che i colpi non sono stati esplosi contemporaneamente, ma in due momenti separati. Il perito dovrà presentare i risultati degli esperimenti, mirati a ricreare le stesse condizioni della tragica notte, entro un periodo di 90 giorni.
    Oggi, come testimoni, sono stati ascoltati anche i carabinieri responsabili dei primi accertamenti. L’imputato, accusato di omicidio volontario aggravato dalla Procura di Napoli (pm Simone de Roxas), è difeso dagli avvocati Roberto Guida e Mattia Floccher. La famiglia Russo è rappresentata nel procedimento dagli avvocati Domenico Di Donato, Giovanni Fusco e Antonio Mormile. LEGGI TUTTO

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    Delitto Via Poma: informativa carabinieri puntava sul figlio di Vanacore

    L’informativa dei carabinieri sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, la ragazza trovata morta in un ufficio di via Poma nel 1990, punta il dito contro Mario Vanacore, figlio del portiere dello stabile.
    I militari avrebbero ricostruito ogni singolo passo della giornata dell’omicidio, ma la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, ritenendo che le prove a carico di Vanacore siano insufficienti.
    Secondo l’ipotesi dei carabinieri, il pomeriggio del 7 agosto 1990 Vanacore sarebbe entrato negli uffici di via Poma, dove Simonetta Cesaroni lavorava come segretaria. Trovatosi davanti alla ragazza, avrebbe tentato di violentarla, ma lei lo avrebbe respinto e lo avrebbe ferito. A quel punto, l’uomo l’avrebbe picchiata e uccisa, colpendola con 29 coltellate.
    A coprire le responsabilità di Vanacore sarebbero stati i suoi stessi genitori, Pietrino e Giuseppa De Luca. I due avrebbero mentito agli investigatori nella fase delle indagini, tirando in ballo anche il datore di lavoro di Simonetta Cesaroni, Salvatore Volponi.
    La procura di Roma, tuttavia, non ha ritenuto sufficienti le prove a carico di Vanacore. In particolare, i magistrati hanno sottolineato che l’ipotesi di un tentativo di violenza sessuale non è supportata da elementi concreti.
    Inoltre, hanno rilevato che le dichiarazioni dei testimoni che hanno visto Vanacore nei pressi degli uffici di via Poma nel pomeriggio dell’omicidio sono contraddittorie.
    La richiesta di archiviazione è stata inviata al gip di Roma, che dovrà pronunciarsi nei prossimi giorni.
    @riproduziuone riservata LEGGI TUTTO

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    Omicidio Vassallo: il boss pentito Imperiale svela la pista della cocaina

    Il pentito Raffaele Imperiale, ex boss del narcotraffico, sarà interrogato dai pm che indagano sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, avvenuto nel 2010.
    Questo perché ha rivelato dettagli interessanti durante uno dei suoi ultimi interrogatori. Ha infatti menzionato Bruno Carbone, il suo ex braccio destro, e come questi avesse legami con l’ex boss del parco Verde di Caivano quel Pasquale Fucito, noto come ‘o marziano oppure Shrek, condannato a 16 anni di carcere per traffico internazionale di droga.
    Imperiale ha anche riportato dettagli personali sulle spese del periodo, svelando informazioni sulla gestione finanziaria e gli investimenti di denaro.
    È da notare che questo passaggio è particolarmente interessante perché ben collegato alle indagini sull’omicidio del sindaco e al coinvolgimento di ex carabinieri napoletani. La testimonianza di Imperiale potrebbe svelare collegamenti e dinamiche che contribuiranno all’indagine e ribaltare la narrativa dell’assassinio.
    L’interrogatorio del pentito è atteso con grande interesse, poiché i dettagli rivelati potrebbero essere determinanti per risolvere il mistero dell’omicidio di Vassallo. LEGGI TUTTO