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    Le carceri Italiane diventate “ring” per regolamenti di conti: aggressioni e risse tra clan

    Il brutale pestaggio di un detenuto nel carcere di Roma fa da macabra cornice all’escalation di violenza che insanguina le carceri italiane.PUBBLICITA

    Sono oltre 200, dall’inizio dell’anno, le aggressioni e risse tra clan e gruppi di detenuti, che trasformano gli istituti penitenziari in veri e propri ring.

    Punti Chiave ArticoloAgenti penitenziari: “Non siamo arbitri tra clan, servono soluzioni vere!” “Non possiamo essere scaricati del compito scomodo di fare da arbitri tra bande rivali”, sbotta Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP.. “Come accaduto al Malaspina di Palermo, dove un agente intervenuto per sedare una rissa tra clan palermitani è finito in ospedale dopo un pugno in faccia”. Le carceri, nuove piazze di spaccio e regolamenti di conti Di Giacomo denuncia la situazione intollerabile: “Le carceri sono diventate ‘piazze’ di spaccio e affari, al pari delle più note di Napoli, Milano, Roma e Palermo”. Mafia e criminalità organizzata continuano a dirigere le loro attività illecite dalle celle, vanificando anni di indagini e arresti da parte delle forze dell’ordine.
    “Stato spettatore, agenti a rischio: serve un intervento immediato!” “Lo Stato assiste inerme a questo scempio, come fosse un barbaro spettacolo di boxe o lotta greco-romana”, accusa il segretario del S.PP.. “Noi agenti, invece, non possiamo rimanere spettatori. Mettiamo la faccia, rischiando quotidianamente la vita per fronteggiare aggressioni e rivolte, ricevendo pugni e ferite da armi contundenti”. Rischio di morti tra gli agenti, dimissioni del Ministro Nordio e sottosegretario Del Mastro?” “Temiamo fortemente che in questa situazione senza controllo, tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga, possa scapparci il morto tra il personale penitenziario”, ammonisce Di Giacomo. “In qualsiasi altro Stato civile, le dimissioni del Ministro Nordio e del sottosegretario Del Mastro sarebbero automatiche. Da noi, invece, sembra quasi un merito non essere capaci di trovare soluzioni”.
    Il grido di aiuto di Di Giacomo si conclude con un accorato appello: “È inaccettabile che le carceri italiane siano diventate terra di nessuno. Serve un intervento immediato e concreto da parte del Governo per ripristinare sicurezza e legalità negli istituti penitenziari. Non possiamo attendere un’altra tragedia per agire!” Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Ecco il decreto svuota carceri: pene scontate per buona condotta e lavoro nelle coop sociali

    Una corsia veloce per uscire dalla detenzione, una volta dimostrata la buona condotta. E’ questo il nuovo decreto “svuota-carceri”: anche se per la destra di governo non deve essere chiamato così.PUBBLICITA

    Anche se, in fondo, l’obiettivo del decreto limato al ministero della Giustizia e pronto per il Consiglio dei ministri oggi è proprio questo: ridurre il sovraffollamento delle carceri italiane, che oggi raggiunge il 140%, secondo gli ultimi dati del Garante dei detenuti.

    Punti Chiave ArticoloUn’emergenza umanitaria, aggravata da quaranta suicidi dietro le sbarre dall’inizio dell’anno. Il governo prova a intervenire.
    Due le novità di peso nel testo. Innanzitutto, l’accelerazione delle procedure per la scarcerazione dei detenuti. Nessun aumento degli sconti di pena previsti per legge – 45 giorni ogni sei mesi per chi dà prova di buona condotta – ma un’inversione delle procedure che, nelle intenzioni del governo, dovrà accelerare la liberazione anticipata e liberare spazi nelle celle.
    Il nuovo meccanismo sullo sconto della pena A decidere sullo sconto previsto dalle leggi in vigore non sarà più il tribunale di sorveglianza, ma direttamente il pm competente per l’esecuzione della pena. Il meccanismo, oggi farraginoso perché richiede un’istruttoria e un esplicito via libera agli sconti semestrali dai tribunali, spesso ritardando di anni le pratiche dei detenuti, diventerà quindi automatico.

     Con la buona condotta 45 giorni di sconto ogni sei mesi A meno che il pm non segnali al tribunale di sorveglianza la cattiva condotta del detenuto, lo sconto di 45 giorni scatterà ogni sei mesi. Questo è il compromesso trovato a via Arenula, sul quale, insieme al Guardasigilli Carlo Nordio, ha lavorato il sottosegretario leghista con delega alle carceri Andrea Ostellari, per sbloccare l’impasse.
    L’obiettivo è liberare i tribunali dalla valanga di richieste di scarcerazione anticipata – circa duecentomila – che finiscono per accumularsi negli armadi, rinviando a data da destinarsi l’effettiva liberazione del detenuto che ha diritto allo sconto di pena. L’altro fronte su cui interviene il decreto riguarda le cooperative che lavorano con i detenuti. Sarà istituito un registro nazionale delle “coop”. Una stretta sui controlli delle associazioni che si offrono di “riabilitare” chi sta per uscire dal carcere e reintrodurlo in società, richiedendo fondi pubblici per farlo. Alcuni, con un po’ di malizia, l’hanno ribattezzata la “norma Soumahoro”, in riferimento alle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto la cooperativa vicina alla famiglia del deputato di Avs. Anche i controlli più severi sulle cooperative serviranno, nei piani di chi ha scritto il decreto, a ridurre il sovraffollamento carcerario. Sono circa settemila i detenuti a un passo dalla liberazione e nelle condizioni di accedere a pene alternative. Gli ultimi sei mesi di pena sono anche i più delicati, perché è in questo periodo che si spiana la strada per un graduale ritorno in società o per l’isolamento del detenuto una volta libero. Questo è lo scopo dell’accordo tra governo e coop, che ha anche una logica economica alle spalle. Con un’intesa siglata con la Cassa Ammende e la Conferenza Stato-Regioni, le associazioni registrate nell’albo nazionale si faranno carico di una parte dei costi per mantenere i detenuti, che per lo Stato rappresentano una spesa significativa: si stimano in media centocinquanta euro a persona al giorno per garantire cibo, vestiti e servizi essenziali. Gli ultimi sei mesi di detenzione al lavoro nelle coop sociali In sintesi, inviando i detenuti a fine pena nelle coop, lo Stato conta di raggiungere due obiettivi: liberare spazio nelle carceri e risparmiare. Il decreto includerà disposizioni per accelerare la costruzione di nuovi istituti detentivi, anche all’interno di caserme cedute dalla Difesa, e l’aumento delle telefonate mensili dei detenuti ai familiari. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Nordio risponde a Gratteri: “Ho già fatto il test psico-attitudinale, disponibile a altri”

    In risposta alle dichiarazioni del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha affermato: “Il test psico-attitudinale l’ho già sostenuto in passato e per quanto riguarda altri eventuali test, sono pienamente disponibile”.
    Nordio ha sottolineato che, riguardo ai test, “la ragione pura” sta nel fatto che “abbiamo accolto le osservazioni delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato che proponevano questa misura, e la ragione pratica risiede nel fatto che le forze dell’ordine sono sottoposte a test attitudinali. Se il pubblico ministero è il capo della polizia giudiziaria, non vedo perché non dovrebbe essere sottoposto al test attitudinale come lo sono coloro che lavorano sotto di lui”.
    Rispondendo alle critiche dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), Nordio ha chiarito: “Tutto il processo di assunzione dei magistrati sarà gestito dal Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), senza interferenze governative”. LEGGI TUTTO

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    Napoli, scritta con condanna a morte per il ministro Nordio

    Una scritta di condanna a morte contro il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è apparsa su un muro della stazione Salvator Rosa della metropolitana di Napoli.
    La denuncia è del capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania, Severino Nappi.
    “Si tratta di un farneticante messaggio di matrice anarchica che ci catapulta in un clima da anni di piombo”, ha affermato Nappi.“Ho prontamente denunciato l’accaduto alle autorità competenti”, ha aggiunto.
    “Al Guardasigilli massima vicinanza e solidarietà, con la speranza che gli autori di queste vili minacce vengano immediatamente individuati e assicurati alla giustizia”, ha concluso Nappi.
    Nappi ha inoltre rivolto un invito “a certi rappresentanti istituzionali campani ad abbassare i toni e a non utilizzare più un linguaggio da lotta armata”.
     La solidarietà della Lega al ministro Nordio
    Le minacce contro il Ministro Nordio sono un atto grave che non può essere sottovalutato. Le autorità competenti stanno indagando per individuare i responsabili.
    La Lega ha espresso solidarietà al Ministro Nordio e ha chiesto che gli autori delle minacce vengano puniti severamente. LEGGI TUTTO

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    Neonato in carcere a Torino con la mamma: chiesto l’intervento di Nordio

    Un neonato di un mese è stato portato in carcere a Torino insieme a sua madre, una giovane romena. La situazione è stata scoperta dal deputato di Avs, Marco Grimaldi, che ha richiesto l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. La madre del bambino è spaventata e non ha ancora avuto accesso a un avvocato.
    La notizia ha suscitato preoccupazione e richieste di intervento da parte dei politici, poiché il neonato si trova in attesa che un giudice si pronunci sulla sua sorte e su quella della madre. La situazione solleva dubbi sulle condizioni in cui si trova il bambino e sulla giustezza della sua permanenza in carcere.
    La vicenda ha sollevato polemiche e indignazione per la delicatezza del caso e per il fatto che il neonato si trovi in carcere, senza protezione e assistenza adeguate. La richiesta di intervento del ministro della Giustizia è stata avanzata al fine di garantire il rispetto dei diritti della madre e del bambino, nonché per trovare una soluzione urgente alla situazione.
    Ieri sulla vicenda è intervenuta anche la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani.”Il ministro Nordio dica se è vera la notizia che un bambino di un mese sia in carcere con la mamma. Mi auguro davvero non sia così. Diversamente chiedo al ministro di intervenire immediatamente perché la mamma e il bambino escano dal carcere”.  LEGGI TUTTO

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    Calcio libero: un progetto per la socializzazione dei giovani detenuti

    Un percorso formativo-sportivo con il coinvolgimento di calciatori, ex calciatori e staff tecnici messi a disposizione dall’Associazione Italiana Calciatori (AIC) per favorire la socializzazione dei giovani detenuti negli Istituti penali per minorenni.L’iniziativa, denominata “Calcio libero”, è stata presentata oggi in conferenza stampa a Roma dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dal Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e dal Presidente dell’AIC, Umberto Calcagno.
    L’accordo, che avrà efficacia fino alla fine del 2024 e sarà rinnovabile, prevede che nelle strutture individuate dal Ministero della Giustizia si svolgano preliminarmente incontri con ex calciatori che racconteranno la loro esperienza professionale; saranno seguiti da una preparazione di sei settimane di allenamenti, tenuti da staff tecnici selezionati dall’AIC per due ore settimanali, e da una partita di Calcio conclusiva.
    “Lo sport, come il lavoro, soprattutto per i più giovani, è una straordinaria occasione per trasformare il tempo della pena in autentico percorso di recupero, secondo i dettami della Costituzione”, ha dichiarato il ministro Nordio.
    “Grazie a questo protocollo, i nostri ragazzi saranno accompagnati da campioni del Calcio, disposti a fare la loro parte nel fondamentale compito di restituire alla società dei liberi persone più consapevoli, che non torneranno più a delinquere”.
    “Calcio libero è un titolo emblematico di questo protocollo”, ha dichiarato il ministro Abodi.
    “Si tratta di un progetto che ha inequivocabili caratteristiche costituzionali. Mi auguro siano storici gli effetti di questa giornata cioè l’Ingresso più organizzato e sistematico del Calcio nelle sue componenti perché esprima la sua funzione non solo nella sua forma educativa, ma rieducativa dello sport in tutte le sue forme.
    Il concetto di riportare la normalità in una condizione nella quale si deve recuperare il diritto alla normalità, perché evidentemente non soltanto si è mancato a una norma, ma spesso si è offeso una persona nel senso più ampio del termine”.
    “Per l’Associazione Calciatori è un onore far parte di questo progetto ed esserne il braccio operativo”, ha sottolineato il Presidente dell’AIC, Umberto Calcagno.
    “Un’iniziativa importante che valorizza il percorso che abbiamo intrapreso da più di dieci anni, da quando abbiamo incluso gli ex calciatori coinvolgendoli in iniziative sociali per avvicinare i giovani allo sport. Questo progetto ci permetterà di entrare in contatto con ragazzi che hanno commesso qualche sbaglio e ci auguriamo di riuscire a trasferire loro il nostro ‘saper fare squadra’ attraverso l’aspetto rieducativo proprio del Calcio”.
    Il progetto “Calcio libero” coinvolgerà tre Istituti penali per minori: Casal del Marmo (Roma), Beccaria (Milano) e Fornelli (Bari). In ciascuna struttura, il programma prevede:
    Incontri con un ex-calciatore professionistaAllenamenti settimanali tenuti da uno staff di ex-calciatori professionisti coinvolti dal Dipartimento Junior AICPartita finale, tra i minori partecipanti al progetto, agenti penitenziari, ex-calciatori e autorità locali
    L’obiettivo del progetto è quello di promuovere la socializzazione e il reinserimento dei giovani detenuti attraverso lo sport, in particolare il Calcio. Lo sport può infatti aiutare i ragazzi a sviluppare le proprie capacità, a imparare a lavorare in squadra e a rispettare le regole. Inoltre, può aiutarli a ritrovare la fiducia in se stessi e a costruire relazioni positive con gli altri.
    Il progetto “Calcio libero” è un’iniziativa importante che può contribuire a migliorare la vita dei giovani detenuti e a ridurre il rischio di recidiva.
    @riproduziuone riservata LEGGI TUTTO