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    Afragola volantini contro la chiesa: “Ora che li difendete siete complici”

    Lo squallore della vicenda dei due preti di Afragola sessualmente insaziabili in carcere da quattro giorni insieme con 4 complici ha scosso e non poco le coscienze dei cittadini del popoloso comune alle porte di Napoli.PUBBLICITA In città da ieri stanno circolando volantini contro la chiesa a seguito dello scandalo che ha coinvolto la basilica di Sant’Antonio.“È probabilmente frutto di anni di incudine, anni che chiunque provasse a criticare veniva subito martellato e costretto a tacere. Adesso incudine siete voi, qualcun altro martella, e dovete stare in silenzio perché siete complici”, si legge ne commento che ne accompagna la pubblicazione sui social.E ancora: “Ogni volta che pagate per un sacramento siete complici, ogni volta che fate finta di non vedere siete complici. Anche ora che li difendete siete complici. Lo so che fa male sentirselo dire, ma i lussi di queste persone li finanziate voi, quindi siete complici”.La vicenda riguarda padre Domenico Silvestro, parroco della Basilica di Sant’Antonio da Padova e padre Nicola Gildi del convento di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte Matese, ma all’epoca dei fatti in servizio ad Afragola.I due frati sono accusati di violenza sessuale, per padre Gildi anche l’accusa di aver commissionato una rapina per nascondere le prove degli abusi. E per questo motivo sono state arrestate altre quattro persone.Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, nuova stesa all’ingresso del rione Sanità: già finita la tregua estiva?

    Napoli. Non ha retto la tregua estiva tra i clan di camorra del centro storico di Napoli. Dopo qualche giorno di apparente calma, l’altra notte il fragore degli spari ha risuonato di nuovo.PUBBLICITA E’ accaduto in via Maria Longo, a pochi passi da piazza Cavour e Porta San Gennaro: è li che un commando di pistoleri armati è entrato in azione seminando il panico tra i residenti. Punti Chiave ArticoloLa classica stesa, il classico segnale a suon di piombo da inviare agli avversari. Sul luogo della sparatoria sono intervenute le forze dell’ordine che hanno rinvenuto un bossolo di piccolo calibro.Sebbene al momento sia stato trovato un solo proiettile, gli inquirenti non escludono che gli spari siano stati più numerosi. Fortunatamente, non si sono registrati feriti né danni significativi a veicoli o abitazioni, ma le autorità stanno indagando sull’accaduto con la massima attenzione.L’allarme è stato lanciato da alcuni residenti che hanno sentito gli spari e hanno immediatamente contattato la polizia.Gli agenti, giunti sul posto, hanno effettuato i rilievi balistici e avviato le prime indagini. La zona, in passato, era sotto il controllo del clan Savarese, con ramificazioni legate al clan Sibillo.La zona di Porta san Gennaro al centro dello scontro tra le giovani leveTuttavia, negli ultimi tempi gli equilibri criminali in quell’area sono cambiati e le dinamiche dell’agguato rimangono ancora da chiarire.In particolare, la zona di Porta San Gennaro – come ricorda Il Roma- è stata recentemente teatro di una crescente presenza di giovani criminali con aspirazioni da boss. Gli investigatori non escludono che l’attacco possa essere il risultato di un regolamento di conti tra bande giovanili.Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Incendio sul Vesuvio: evacuate due abitazioni a Torre del Greco

    Vasto incendio sul Vesuvio: in corso massicce operazioni di spegnimento.PUBBLICITA Un vasto rogo ha interessato le pendici del vulcano partenopeo, in particolare tra i comuni di Torre del Greco e Trecase, costringendo all’evacuazione precauzionale di almeno due famiglie a causa della vicinanza delle fiamme alle abitazioni. Punti Chiave ArticoloLe operazioni di spegnimento sono in corso dal pomeriggio di oggi e vedono impegnati numerosi mezzi aerei e terrestri. Canadair e elicotteri della Protezione Civile stanno sganciando migliaia di litri d’acqua sulle zone più ardenti.Mentre squadre di vigili del fuoco, supportate da operatori della società regionale SMA e da volontari, lavorano incessantemente a terra per circoscrivere il perimetro dell’incendio e proteggere le aree boschive circostanti.Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha attivato immediatamente il Centro Coordinamento Soccorsi e si trova sul posto per monitorare l’evolversi della situazione e coordinare le operazioni di emergenza.Le forze dell’ordine hanno provveduto a istituire un perimetro di sicurezza per garantire l’incolumità dei cittadini e facilitare l’intervento dei soccorritori.Le cause dell’incendio sono ancora da accertare, ma si sospetta che possa trattarsi di un episodio di dolo. Le alte temperature e il forte vento degli ultimi giorni hanno contribuito a propagare rapidamente le fiamme, rendendo le operazioni di spegnimento particolarmente difficili.La settimana scorsa il primo incendio dell’estateIl Parco Nazionale del Vesuvio è fortemente interessato da questo evento, con gravi danni alla vegetazione e alla fauna locali. Le autorità competenti stanno valutando l’impatto ambientale dell’incendio e pianificheranno interventi di ripristino una volta domate le fiamme.Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    “Papà picchia sempre mamma”, bambino coraggio fa arrestare il padre-orco

    “Portate via papà, picchia sempre mia mamma. Aiutatemi!” sono queste le parole di un coraggioso bambino di 12 riferite ai carabinieri della stazione di Casamicciola Terme grazie al quale il padre orco è finito in carcere.PUBBLICITA La fine di un incubo che durava da tempo e oltre alle minacce e alle botte anche il terrore di perdere il permesso di soggiorno. E’ accaduto a Lacco Ameno sull’isola d’Ischia ricolma di turisti da tutto il mondo. Punti Chiave ArticoloLa triste storia familiare vede come protagonisti i componenti di una famiglia dello Sri Lanka. Manca poco alle 21 e il marito 50enne sta tornando a casa ubriaco. Beve spesso – racconterà la moglie – e quando lo fa è sempre aggressivo.La vittima già sa cosa l’aspetta. Innumerevoli gli episodi dove il 50enne l’ha picchiata e denigrata. Dall’ingresso si sente il rumore delle chiavi che aprono la porta e, questa volta, la 46enne è pronta a difendersi, lo fa per suo figlio.L’uomo ha picchiato moglie e figlio e ha minacciato di bruciare il permesso di soggiornoE’ “armata” di smartphone e attende l’aggressione per filmare tutto. Quanto prevista si realizza tragicamente. Non possano dieci minuti che l’uomo inizia a urlare e a distruggere casa. Minaccia moglie e figlio di bruciare le richieste dei permessi di soggiorno e li cerca in un impeto d’ira.Il 50enne trova la documentazione ma la moglie – tra schiaffi e pugni – riesce a riprendersi quei fogli così importanti. Non c’è altra soluzione: tocca al figlio 12enne nascondere quelle carte.L’uomo però se ne accorge e ora l’obbiettivo diventa il bambino. Lo prende, lo afferra, lo strattona fino a strappargli il pigiama. Il 50enne colpisce “il sangue del suo sangue” con dei pugni in testa e al collo. La donna, disperata, interviene e si frappone tra i 2 prendendosi altri pugni e un forte calcio all’addome.Il coraggioso bambino si affaccia alla finestra e urla chiedendo aiuto. Fortunatamente dei vigili urbani sono in zona e sentono il bambino gridare. Gli agenti allertano la centrale operativa dei Carabinieri e la gazzella raggiunge in pochi minuti l’abitazione.Il bambino di 12 anni è ricoverato in ospedale perché il padre l’ha picchiato in testaIl 50enne viene arrestato per maltrattamenti in famiglia e andrà nel carcere di Poggioreale mentre madre e figlio sono stati trasferiti nell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno. La prognosi parla di 5 giorni per le lesioni subìte ma il 12enne resta ricoverato e in osservazione in via precauzionale. Tanti i pugni presi in testa e per questo motivo i medici preferiscono aspettare.Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Napoli, il business parcheggiatori abusivi da inizio anno 323 denunce

    Napoli: “parcheggiatore abusivo S.p.A.”. Un’industria da migliaia di euro al giorno che i carabinieri combattono quotidianamente.PUBBLICITA Da inizio anno 323 denunce, quasi 2 parcheggiatori abusivi ogni 24 ore. Arresti e criminalità organizzataPunti Chiave ArticoloI carabinieri del comando provinciale di Napoli non hanno mai abbassato la guardia e, soprattutto, si è deciso di effettuare servizi a largo raggio.Controlli consapevoli e mirati per affrontare fenomeni e problematiche della città partenopea. Operazioni che forniscono la possibilità di studiare i diversi aspetti del territorio.Parliamo del fenomeno “parcheggiatori abusivi” che a primo acchito a molti può apparire erroneamente come usanza, uso e costume di un’illegalità diffusa ma in realtà c’è molto di più e non si tratta di banale pseudo folclore di una città ricca di arte, cultura e tradizione.I militari dell’Arma lo sanno bene e hanno puntato a un target che va al di là delle apparenze. Non si ha a che fare con il poveraccio di turno che sbarca il lunario ma di una vera e propria industria.Attività di prevenzione ma anche di repressioneUna donna residente a Posillipo ha raccontato ai carabinieri che un parcheggiatore abusivo l’aveva aggredita a via Caracciolo. Aveva lanciato una sedia sull’auto della donna, “responsabile”, a dire del parcheggiatore abusivo, di aver parcheggiato in un posto riservato ad un altro cliente. Peccato che la sosta era pubblica.I militari dell’Arma conoscono bene quel parcheggiatore abusivo. L’uomo, un 32enne napoletano, era stato denunciato proprio il giorno prima e per l’ennesima volta. Ai militari è bastato poco per individuarlo e segnalarlo all’Autorità giudiziaria.Altra vicenda – se vogliamo ancora più grave e avvenuta lo scorso giugno – quella che ha visto i carabinieri del comando provinciale di Napoli eseguire una misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della DDA partenopea nei confronti di 11 persone.Gli indagati erano gravemente indiziati a vario titolo di associazione di tipo mafioso e di trasferimento fraudolento di valori, commessi con la finalità di agevolare l’organizzazione camorristica denominata “clan Contini”, facente parte del sodalizio denominato “Alleanza di Secondigliano”.Il clan Contini e il controllo sui parcheggiatori abusiviDall’inchiesta è emerso anche come la struttura verticistica del clan si occupava della gestione delle scelte strategiche ed economiche, tra queste anche il business dei parcheggiatori abusivi.Un’altra indagine di marzo, invece, ha permesso ai carabinieri di arrestare 3 persone su disposizione dell’Autorità giudiziaria, DDA di Napoli. Gli indagati erano gravemente indiziati di aver minacciato e aggredito – delitti aggravati dal cd. metodo mafioso – il titolare di un parcheggio per agevolare la propria attività di parcheggiatori abusivi.Il fenomeno quindi lascia spazio al “parcheggiatore abusivo S.p.A.”. Un indotto che produce migliaia di euro in nero al giorno con buona pace dell’erario. Persone che da anni e per tradizione familiare occupano i punti strategici della città.Parliamo anche di elementi oggettivi e quindi di numeri. Dati importanti e che si riferiscono a un territorio che parte da Posillipo passando per Chiaia attraversando il centro storico fino ad arrivare da una parte a Poggioreale e dall’altra a Fuorigrotta e Bagnoli.Da inizio anno fino alla fine di Luglio sono 323 i parcheggiatori abusivi identificati e denunciati.Persone già note alle forze dell’ordine – passate anche nelle inchieste dei carabinieri sui furbetti del reddito di cittadinanza – e quasi tutte sono sottoposte al Dacur, il provvedimento di divieto di accesso alle aree urbane emesso dall’Autorità di pubblica sicurezza.Il fenomeno vede personaggi che occupano i punti strategici della città. Seguono la sua movida, i suoi eventi e le sue “necessità” adeguandosi anche alla moda del momento.Si passa da tariffe fisse e quotidiane (5 euro per gli scooter, 10 per le auto) alla tariffa extra se ci si vuol far fotografare sulla meravigliosa terrazza di Posillipo, in quel caso il prezzo aumenta.Non “solo” questo però, perché l’azienda “guardamacchine” risponde anche all’importanza dell’evento. É il caso dello stadio Maradona per fare un esempio.Il salasso ai cittadini durante le partite casalinghe del NapoliI carabinieri in quel caso hanno constatato che, durante le partite oppure per i concerti, nella zona che va da Parco San Paolo fino a via Leopardi i prezzi oscillano tra i 15 e i 20 euro arrivando addirittura a 30 euro per un posto durante le partite di Champions League o per il big match della giornata di campionato.Non solo Stadio ed eventi ma anche sentimenti. Si pensi al cimitero di Poggioreale dove centinaia di persone vanno a salutare i propri cari che non ci sono più, anche in quel caso il parcheggio costa caro e supera l’ordinario nel giorno dei morti.C’è il mare, le spiagge e i tanti teatri con i cittadini che farebbero di tutto per trovare un posto auto. Si termina infine con la movida del Vomero, nel centro e a Chiaia senza dimenticare i weekend con le discoteche di Coroglio pronte ad ospitare migliaia di giovanissimi autisti.Cifre che superano l’indecenza e che i carabinieri combattono quotidianamente con denunce, sanzioni e sequestri.Una media di 46 denunce al mese che insieme ad un’attività info investigativa costante hanno permesso di delineare un quadro preciso dell’organizzazione legata al parcheggiatore abusivo.Leggi AncheSiamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO

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    Afragola, il racconto choc: “Padre Gildi mi faceva organizzare le orge a casa mia”

    “Padre Gildi, per mio tramite, ha sempre organizzato dei rapporti sessuali di gruppo a casa mia, io li organizzavo perché altrimenti non mi avrebbe aiutato con l’assicurazione, con il cibo, mi ricattava”.PUBBLICITA

    Fa restare senza parola il racconto denuncia che il giovane nord africano vittima degli abusi sessuali prima di padre Nicola Gildi e poi di don Domenico Silvestro, arrestati oggi insieme con altre 4 persone autori dell’aggressione  e della rapina del telefonino nel quale vi erano le immagini degli incontri sessuali.

    Punti Chiave ArticoloRacconta ancora il giovane migrante: “Le richieste di organizzazione di queste orge avvenivano attraverso messaggi che padre Gildi mandava al mio amico…omissis… Sono cose che avvenivano circa una volta al mese. I ragazzi che venivano a queste orge venivano invitati con le app di incontri come quella “Ciao Amigos” e “Tinder”. Padre Gildi aveva dei rapporti sessuali con ragazzi che poi pagavo io per lui con somme di denaro, intorno ai 50 euro.

    In queste orge anche io ero costretto da Padre Gildi ad avere rapporti sessuali altrimenti come ho già detto non mi avrebbe più aiutato. Anche il mio amico…omissis… è stato costretto a rapporti sessuali con padre Gildi sotto ricatto che ci avrebbero tolto l’aiuto che ricevevamo”. Per il gip i parroci hanno agito con “straordinaria spregiudicatezza” Basterebbe questo per restare inorriditi davanti a tanto squallore. Non a caso il gip Caterina Anna Arpino scrive, nelle 47 pagine dell’ordinanza cautelare che “non può non essere rimarcata la straordinaria spregriudicatezza” messa in atto dai due frati arrestati stamani dai carabinieri dai carabinieri di Afragola, in provincia di Napoli. La gip parla di condotte ripetute “per diversi mesi, in un contesto lavorativo e di assistenza religiosa, approfittando della loro posizione sovraordinata e della debolezza, fisica e psicologica, delle vittime”. “Carissimo Giuseppe ti ringrazio per questo tuo impegno nei confronti dei frati, io sono mortificato, perché mai avrei voluto che si giungesse a questo. Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera per te e per la tua famiglia. Un abbraccio e una benedizione”. E’ invece il testo del messaggio agli atti dell’indagine dei carabinieri e della Procura di Napoli Nord che il frate Nicola Gildi invia all’imprenditore Giuseppe Castaldo, l’ 8 aprile scorso, il giorno dopo l’incontro durante il quale, secondo gli inquirenti, è stata formulata la richiesta finalizzata a ‘risolvere’ il problema dei cellulari sui quali c’erano tracce compromettenti delle condotte sessuali. L’imprenditore Castaldo: “Io sono devoto a Sant’Antonio e alla chiesa” Pochi minuti dopo Castaldo risponde al messaggio: “Nicola, io sono devoto a sant’Antonio e alla Chiesa ma soprattutto mi avevano detto che sei una brava persona e di cuore, domenica ho avuto conferma, mi fa piacere averti conosciuto ci vediamo presto grazie per le preghiera per la mia famiglia”. Agli atti dell’inchiesta, oltre le intercettazioni, c’è una lettera degli avvocati delle due vittime degli abusi indirizzata ai due religiosi, acquisita dai carabinieri e dalla Procura di Napoli Nord. I legali sollecitavano i pagamenti per le prestazioni lavorative erogate dalle due vittime nei monasteri, e nella lettera si faceva anche riferimento ai rapporti sessuali subiti in cambio di assistenza di carattere sociale e lavorativa: alle vittime sarebbe stato garantito un impegno retribuito in ogni luogo di culto in cui i due frati si trovavano a svolgere le proprie funzioni religiose. La lettera avrebbe innescati la reazione: padre Gildi chiede aiuto a Castaldo, il quale invia Danilo Bottino e Biagio Cirillo, lo scorso 26 aprile, ad impossessarsi dei telefoni cellulari delle vittime. I due sfondano la porta dell’abitazione e, armati di una mazza da baseball (“dammelo altrimenti ti spacco la faccia, ti uccido”), hanno cercato di farsi consegnare i cellulari, obiettivo fallito a causa della reazione dei due minacciati, uno dei quali rimasto ferito. Bottino, per evitare che le forze dell’ordine potessero risalire a lui, ha anche denunciato falsamente il furto della sua auto alla stazione dei carabinieri di Marigliano, usata per recarsi a casa delle vittime dell’aggressione. In carcere anche Antonio Di Maso, imprenditore 43enne, è invece accusato di avere fatto da intermediario tra il frate mandante e l’organizzatore della rapina che sarebbe Giuseppe Castaldo, 52 anni, come Di Maso imprenditore di Afragola, ma, secondo gli inquirenti, in contatto con la criminalità organizzata di Marigliano. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Tragedia a Sant’Anastasia, bimbo cade dal balcone al secondo piano: è grave

    A Sant’Anastasia poco dopo le 19,30 di questa sera un bambino di soli 5 anni, è caduto da un balcone per cause ancora in corso di accertamento.PUBBLICITA

    I familiari hanno subito attivato i soccorsi e le forze dell’ordine, con i carabinieri che sono prontamente arrivati sul posto per iniziare le indagini.

    Il bambino, a causa delle gravi condizioni e dei molteplici politraumi, è stato immediatamente trasportato in ambulanza in codice rosso verso l’ospedale Santobono.
    I carabinieri stanno effettuando tutti gli accertamenti necessari per determinare le circostanze esatte in cui si è verificata la caduta.

    Per garantire un rapido accesso alle cure mediche necessarie, una gazzella dell’arma dei carabinieri ha funto da scorta e viabilità durante il trasferimento.
    Le sue condizioni, tuttavia, sono considerate critiche. L’operato dei medici del Santobono sarà determinante nelle prossime ore per capire la gravità delle ferite riportate.
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    Afragola choc: rapina per coprire gli abusi sessuali commessi dai preti. Sei arresti

    Sei persone arrestate, il parroco di Afragola mandate di una rapina per coprire gli abusi sessuali perpetrati nella sua chiesa: definire inconsueto uno scenario del genere è usare un eufemismo soft.PUBBLICITA

    Ma la storia scoperta dai carabinieri della Stazione di Afragola che stamane hanno eseguito le sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Napoli Nord su richiesta della Procura della Repubblica è tutt’altro che soft. Anzi. Lascia interdetti.

    Punti Chiave ArticoloAnche perché i reati commessi dai preti sono gravi oltre a quelli sessuali e ora ci si aspetta una presa di posizione forte e decisa dai parte dei vertici dellla Chiesa napoletana e della stessa Santa Sede. I sei indagati sono infatti gravemente sospettati di rapina aggravata in concorso e violenza sessuale.

    L’indagine, avviata ad aprile a seguito della denuncia di due uomini di Afragola, ha rivelato un caso complesso. Le vittime hanno raccontato di essere state rapinate in casa da due uomini mascherati e armati, che dopo aver sfondato la porta, hanno rubato un cellulare e tentato di prenderne un altro.  Tra i sei arrestati ci sono anche due preti Le indagini immediate, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, hanno portato all’identificazione degli esecutori materiali della rapina, dei mandanti e dei motivi del crimine. Le vittime hanno collegato l’evento a precedenti rapporti con alcuni frati e hanno denunciato abusi sessuali. Le indagini hanno confermato le dichiarazioni delle vittime, rivelando che la rapina era finalizzata a recuperare i cellulari contenenti prove compromettenti per alcuni frati. Le intercettazioni hanno dimostrato che il parroco di Afragola aveva commissionato il crimine per eliminare queste prove. Inoltre, una lettera degli avvocati delle vittime ai superiori religiosi ha rivelato che le vittime avevano subito abusi sessuali in cambio di assistenza e lavoro nei monasteri. Le vittime avevano svolto lavori non retribuiti e ricevuto maltrattamenti sessuali. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, appello del Cardarelli: “Manca sangue gruppo 0, donate”

    Napoli. L’ospedale Cardarelli, il più grande del Sud, lancia un grido d’allarme: le scorte di sangue gruppo 0 sono quasi esaurite.PUBBLICITA

    Ogni giorno, migliaia di pazienti, tra cui bambini e anziani, dipendono dalle trasfusioni per sopravvivere.

    Punti Chiave Articolo“Immaginate di dover rinunciare a un intervento chirurgico salvavita o di vedere un vostro caro soffrire per mancanza di sangue”, spiegano i medici. “Ogni donazione è preziosa e può fare la differenza tra la vita e la morte.”

    Come puoi aiutare? Dona sangue: Recati presso il Centro trasfusionale del Cardarelli dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 12.Diffondi la notizia: Condividi questo messaggio sui tuoi social network e invita i tuoi amici a donare.Perché donare?Oltre a salvare vite, donando sangue riceverai un check-up completo e potrai godere della soddisfazione di aver compiuto un gesto generoso. L’estate è il periodo più critico per le donazioni di sangue. Quest’anno, la situazione è particolarmente allarmante: le scorte di gruppo 0 sono ai minimi storici. Cosa significa?Che tanti pazienti, tra cui bambini e anziani, rischiano di non poter ricevere le cure necessarie. Cosa puoi fare?È semplicissimo: dona una sacca di sangue! In pochi minuti potrai salvare una vita. Una sacca di sangue può significare un tratto di vita in più per molti. Vita di qualità, con energia, persino un tuffo a mare. Da qui, l’invito ufficiale del Cardarelli (che segue una campagna di comunicazione visibile su YouTube) a chiunque abbia il gruppo sanguigno 0 di recarsi al Centro trasfusionale al piano terra dell’edificio E, in via Cardarelli 9. La donazione si può effettuare dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 12. Naturalmente, ogni prelievo garantisce il vantaggio di check-up completo dei propri valori, come quando si effettuano controlli per analisi. Per qualsiasi informazione, chiamare lo 081 7472489 o il 331 6702222. Chi può, non si tiri indietro. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Camorra, arrestato Salvatore Mari o’ tenente: ras latitante del clan Abbinante

    A partire dal 19 luglio, Salvatore Mari, conosciuto come “O’ Tenente”, è stato inserito nella lista dei “latitanti pericolosi” del Ministero dell’Interno. Inizialmente si pensava che si nascondesse nel rione Monterosa, roccaforte del clan Abbinante, ma in realtà si spostava continuamente. Alla fine è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Napoli.PUBBLICITA Salvatore Mari, 47 anni, è considerato un elemento di spicco del clan Abbinante. Era latitante dal novembre 2023 e irreperibile dal 7 novembre dello stesso anno. Era riuscito a sfuggire all’esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Tribunale di Napoli su richiesta della procura partenopea, direzione distrettuale antimafia.Punti Chiave ArticoloQuel giorno, altre 36 persone legate al clan Abbinante erano state arrestate, accusate di associazione mafiosa, tentata estorsione e traffico di stupefacenti nell’area nord di Napoli.E’ stato bloccato a bordo di un’auto a Giugliano con altre due personeLa svolta è arrivata questa notte, quando i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, supportati dai carabinieri della compagnia Stella, hanno rintracciato Mari a Giugliano in Campania. È stato individuato mentre percorreva via Ripuaria a bordo di una Mini Cooper gialla con altre due persone incensurate.L’arresto non è stato semplice. I carabinieri hanno bloccato l’auto su cui viaggiava Mari dopo aver fermato un’altra vettura che fungeva da staffetta, con altre due persone incensurate a bordo.Il suo nascondiglio era una villetta di Castel VolturnoGrazie a un’indagine complessa che ha combinato web patrolling, attività tecniche e metodi tradizionali, i carabinieri sono riusciti a individuare il covo di Mari: una villetta a Castel Volturno, in provincia di Caserta.Lì hanno trovato altre due persone incensurate e hanno sequestrato 500 grammi di marijuana, 9.920 euro in contanti, un lampeggiante, manette, finte palette delle forze dell’ordine e alcune parti di uniformi simili a quelle della polizia.Denunciate le sei persone che lo hanno aiutato nella latitanzaSalvatore Mari è stato trasferito nel carcere di Secondigliano, a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Le sei persone incensurate sono state tutte denunciate per favoreggiamento.Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Rapina di Casoria: l’ex pugile Di Napoli ha fornito l’identikit dei banditi

    Entrambi venivano feriti ma mentre Napoli veniva colpito al braccio, ad avere la peggio è statoPUBBLICITA E’ ancora in pericolo di vita Raffaele Scotti, il 62enne dipendente della comunità di recupero San Pio di Nola ferito ieri sera a colpi di pistola mentre era in compagnia  dell’ex pugile romano Kevin Di Napoli, ospite della comunità, e al quale i banditi volevano rubare il prezioso Rolex che portava al polso. Punti Chiave ArticoloI due era di ritorno da Napoli dove Kevin Di Napoli ex pugile professionista con un passato burrascoso, si era allenato.Il 62enne è stato portato al Cardarelli con una lacerazione al polmone, aorta, milza e fegato, dichiarato in pericolo di vita in quanto anche cardiopatico. E’ stato operato nella notte e i medici non hanno sciolto la prognosi. Il quadro clinico è molto complicato.Sulla mancata rapina finita nel sangue ci sono le indagini da parte dei carabinieri di Casoria e del Nucleo Investigativo di Castello Di Cisterna impegnati a ricostruire l’esatta dinamica della vicendaL’assalto è avvenuto verso le 19:30 di ieri sera alla frazione di Arpino, lungo la Circonvallazione Esterna di Casoria. I banditi in sella a uno scooter hanno affiancato la Lancia Y con i due a bordo. Avevano notato il prezioso orologio Rolex che Kevin Di Napoli aveva al polso e avrebbero tentato di rapinarlo, sparando a lui e all’uomo che l’accompagnava. L’ex pugile Di Napoli ha fornito l’identikit dei banditiDi Napoli è stato colpito al polso mentre Scotti ha avuto la peggio. L’ex pugile è stato a lungo interrogato dai carabinieri ai quali è riuscito a fare un identikit sommario dei due banditi, descrivendo abbigliamento, modello e marca di moto, timbro di voce e altri particolari utili alle indagini visto che nella zona non ci sono telecamere.Ci sono solo quelle dello svincolo della Tangenziale nelle vicinanza, anche se non è detto che i banditi siano transitati proprio in quella direzione.Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Casoria tentano la rapina a due pregiudicati e sparano: uno è grave. Caccia ai banditi

    Un nuovo episodio di violenza ha scosso Casoria nel pomeriggio di oggi. Intorno alle 19:30, lungo la Circonvallazione Esterna, all’altezza del parcheggio Ilardi, si è consumata una violenta sparatoria.PUBBLICITA Due uomini a bordo di una Lancia Y sono stati raggiunti da colpi d’arma da fuoco esplosi da ignoti su uno scooter. Secondo le prime ricostruzioni, i malviventi avrebbero tentato una rapina, forse attratti da un prezioso orologio indossato da uno dei due occupanti, Kevin Napoli, classe 1996, già noto alle forze dell’ordine.Nell’agguato sono rimasti feriti entrambi gli uomini a bordo della Lancia Y. Napoli ha riportato una ferita al braccio, mentre Raffaele Scotti, classe 1962, ha avuto la peggio.Scotti, che lavora in una comunità dove Napoli è ospite agli arresti domiciliari, è stato trasportato d’urgenza al Cardarelli in gravi condizioni. I medici hanno riscontrato una lacerazione al polmone, all’aorta, alla milza e al fegato.Vista la sua precaria salute, dovuta a preesistenti problemi cardiaci, le sue condizioni sono state definite critiche.I carabinieri di Casoria e il Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna sono al lavoro per far luce sull’accaduto.Gli inquirenti stanno analizzando le testimonianze e acquisendo le immagini delle telecamere di sicurezza della zona per identificare gli autori del vile gesto e ricostruire l’esatta dinamica dell’agguato.Leggi Anche LEGGI TUTTO