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    Il summit a casa di Patrizio Bosti nei 5 giorni di libertà e la decisione di uccidere Salvatore Barile

    Patrizio Bosti, per un errore di calcolo nella determinazione del cumulo di pene, fu scarcerato in data 11 maggio 2020.PUBBLICITA

    Trascorre 5 giorni in libertà, per poi essere nuovamente arrestato il 16 maggioPunti Chiave Articolo2020. In questo frangente, rientrato a Napoli, riprendeva immediatamente le redini del clan, come attestato dalla intercettazioni, e convocava immediatamente i suoi più fidati accoliti.
    In quella stessa data conferì il ruolo di suo “nuovo” luogotenente a Migliaccio Antonio, figlio del più noto Migliaccio Giovanni, affiliato al clan Contini e all’epoca detenuto. Tutto ciò emerge dalle conversazioni intercettate sulla utenza in uso a OlivaAnnunziata, madre di Migliaccio Antonio, nonché dalle intercettazioni registrate in carcere durante i colloqui tra il detenuto Giovanni Migliaccio e i familiari.
     L’investitura a boss di Antonio Migliaccio Le conversazioni sono contenute nelle quasi 900 pagine dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip Antonio Santoro, che ha colpito lo stesso boss Patrizio Bosti alla vigilia di una nuova e imminente scarcerazione, i figli Ettore e Flora e il genero Luca Esposito.
    In quella data infatti Bosti decideva una totale inversione delle linee strategiche dell’associazione, fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa col cartello contrapposto dei Mazzarella, convocando un esponente apicale di quest’ultimo sodalizio, Salvatore Barile , detto Totoriello, con l’intenzione — emersa circa 2 anni dopo dalle intercettazioni ambientali effettuate a casa di Mazzarella Ciro di ucciderlo. Il tutto all’insaputa degli allora reggenti del clan, ovvero Botta Carmine e De Luca Gennaro, dei quali evidentemente non condivideva la gestione, tanto vero che Bosti, rientrato sul territorio, non lì convoca davanti a sé, così confermandosi l’ipotesi che egli volesse investire del ruolo di suo luogotenente Migliaccio Antonio.
    E’ verosimile che alla base di tale scelta strategica vi fosse il malcontento del boss Patrizio Bosti in ordine alla gestione delle casse del clan: ed infatti, come emergerà dai colloqui seguiti al suo successivo arresto e dalle dichiarazioni di Luca Esposito, egli aveva trovato un “buco” nelle casse del clan di diversi milioni di euro. Bosti si informò anche della gestione di territori storicamente sotto il controllodell’Alleanza di Secondigliano, come Giugliano in Campania, dove è da anniegemone il clan Mallardo, confederato nel cartello criminale. Anche questo scrive il gip: “Lo si ricava dalle intercettazioni effettuate presso il domicilio di Lìcciardi Maria, (all’epoca ancora libera e al vertice del clan Licciardi) dalle quali emergeva che, nel breve periodo di libertà, Patrizio Bosti aveva incontrato Comite Oreste, affiliato al clan Mallardo, per essere ragguagliato sulla attuale situazione criminale di Giugliano e che, in quella sede, il Bosti aveva riconosciuto al Comite la piena intraneità al sodalizio (“Disse Lui “o Mellò …incomp… disse “Tu sei la famiglia, Ok?” .(ndr. A bassa voce)…”. Poi sempre su richiesta di Patrizio Bosti, Oreste Comite aveva fissato un incontro con Amicone Giuliano, allora reggente del clan Mallardo, verosimilmente per informarsi sulla gestione del medesimo, incontro, poi, non avvenuto a seguito del nuovo arresto del Bosti. L’immediata risposta dei suoi sodali alla sua “convocazione”, la fibrillazioneregistrata nelle conversazioni telefoniche per il suo rientro a Napoli, I’investitura, nel contesto di una nuova strategia, di Migliaccio Antonio quale suo luogotenente, la preoccupazione suscitata tra i suoi avversari del clan Mazzarella per l’imminente definitiva scarcerazione, all’epoca prevista per la fine di giugno 2022. Ci cono agli atti conversazioni ambientali tra Barile Salvatore e Mazzarella Ciro, nelle quali, intuita la volontà di Bosti Patrizio di uccidere il primo, i due si preparano alla “guerra” con l’Alleanza di Secondigliano, passando in rassegna gli affiliati da coinvolgere e facendo il punto sull‘assetto attuale del cartello criminale e sulla possibilità di reperire armi), l’interesse mostrato per gli assetti criminali sul territorio di pertinenza, a Napoli e in provincia, E il gip scrive: “Queste fibrillazioni indicano inequivocabilmente che Patrizio Bosti è, nonostante la detenzione in regime speciale, ancora tenacemente al centro della scena criminale partenopea, che è ancora un personaggio dalla caratura criminale di primissimo piano, in grado, ove scarcerato, di tornare immediatamente al comando del cartello da lui diretto”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, il boss Patrizio Bosti arrestato sull’uscio del carcere

    La Squadra Mobile di Napoli, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Economico-Finanziaria, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno arrestato il boss Patrizio Bosti i figli Ettore Bosti e Flora Bosti e il genero Luca Esposito (marito dell’altra figlia Maria).PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloTutti accusati di  associazione mafiosa, minacce, riciclaggio e autoriciclaggio.
    In particolare al boss, che stava per essere scarcerato, viene contestato di aver approfittato di una breve scarcerazione di due anni fa (grazie a un calcolo errato nella definizione dei giorni da scontare) per riorganizzare la famiglia criminale dell’Alleanza di Secondigliano. Gli investigatori avevano piazzate delle microspie nella sua abitazione di via Briganti al Vasto. E appena arrivato a casa Bosti avrebbe convocato i summit dettando le regole da tenere nei rapporti con i nemici del clan Mazzarella.
    Il summit intercettato a casa Bosti in via Briganti al Vasto E in quella occasione aveva affidato incarichi direttivi a soggetti di propria fiducia, decidendo una totale inversione delle linee strategiche del clan (fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa con il contrapposto cartello dei Mazzarella).
    E sempre in quella occasione aveva impartito disposizioni agli affiliati che dovevano imporre ai soggetti intranei e/o contigui a non collaborare con la giustizia, oppure ad interrompere il percorso collaborativo. E allo stesso tempo aveva ricucito i rapporti con le altre famiglie criminali affiliate alla Alleanza di Secondigliano e, infine, dando indicazioni in ordine alla distribuzione delle “mesate”.
    I Bosti avevano riciclato in società di rifiuti ferrosi, telefonia e locazione di immobili Dalle indagini è emerso anche che Patrizio Bosti e il figlio Ettore Bosti avrebbero riciclato i proventi di truffe in società operanti nei settori dei rifiuti ferrosi, della telefonia e della locazione di immobili, utilizzando prestanome in maniera particolare cittadini extracomunitari. Oltre agli arresti, sono state eseguite perquisizioni e sequestrati due immobili e 353.709,95 euro, ritenuti profitto del reimpiego di denaro illecito. Contestualmente alle misure cautelari personali, sono state eseguite perquisizioni delegate nei confronti ulteriori 9 soggetti, in quanto possibili detentori di denaro contante o altri beni per conto degli indagati. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    “Se ti metti con un altro uccido a te e a lui”: le minacce dal carcere del boss Salvatore De Martino alla ex

    Napoli. “Se ti metti con un altro uccido a te e a lui”, le ripeteva in continuazione. Un concetto ribadito anche dal padre, che una volta, rivolto alla madre della piccola, le dice “mo’ esce mio figlio A.
    Punti Chiave Articolocon due ergastoli scontati e te la vedi con lui”, “mo’ t’appicc” (“ora ti do fuoco”, ndr).PUBBLICITA

    Una storia di sopraffazione e violenza domestica emerge dagli atti relativi all’arresto di 9 persone del clan De Martino, ad opera dei carabinieri di Napoli su disposizione della Dda di Napoli.
    Al centro della vicenda c’è una giovane donna e sua figlia di tre anni, contesa dal padre, Salvatore De Martino elemento apicale del clan degli Xx di Ponticelli, detenuto in carcere. Le indagini, condotte dalla DDA di Napoli e dai Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco, hanno portato alla luce un quadro agghiacciante di sopraffazioni nei confronti della donna e della sua famiglia.
    Il padre della bambina, nonostante la detenzione, manteneva contatti quotidiani con la figlia tramite un telefono cellulare fornito da una guardia carceraria compiacente.
    Comunicazioni costanti dal carcere dove il padre della bimba contesa era rinchiuso “tramite un profilo Instagram” con la complicità di una guardia penitenziaria. Minacce di morte alla donna, anche puntandole una pistola alla testa “intimandole di fargli vedere regolarmente la figlia”. Il boss parlava dal carcere con la complicità di una guardia carceraria in fedele Le vessazioni non si limitavano alle minacce. La donna è stata picchiata e insultata, sia dal padre della bambina che dai suoi suoceri, che le impedivano di avere contatti con altri uomini e la obbligavano a portare la figlia a casa loro tutti i giorni, tranne la domenica.
    L’uomo era possessivo nei confronti della donna anche dopo rottura. E quando i nonni materni chiedono di vedere la bambina a casa loro, in Comune vicino, i De Martino rifiutano dicendo di avere paura di agguati fuori dal loro territorio di influenza. “Una grave e allarmante spirale persecutoria” “Una grave e allarmante spirale persecutoria”, scrive il gip Marco Giordano nell’ordinanza cautelare. Una spirale di violenze e minacce che vede vittime la giovane donna e tutti i suoi familiari, ma anche la bambina. Fino a quando la nonna della piccola telefona ai carabinieri e fa partire le indagini due mesi fa. Una inchiesta minuziosa conclusa con gli arresti. Anche i genitori della donna sono stati vittime di minacce e intimidazioni. I De Martino li hanno avvertiti di non intromettersi e di non ostacolare i loro piani per la bambina. Gli accertamenti hanno confermato le accuse e portato all’arresto di 9 persone, tra cui il padre della bambina, i suoi nonni paterni e la guardia carceraria complice. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra a Ponticelli: clan De Martino terrorizza donna per ottenere affidamento figlia

    Napoli. I Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco hanno arrestato 9 persone affiliate al clan De Martino, attivo a Ponticelli.PUBBLICITA

    Gli indagati sono accusati di atti persecutori, lesioni personali e detenzione di armi aggravate dal metodo mafioso.

    Le indagini, condotte dai Carabinieri della Tenenza di Cercola, hanno rivelato il terribile schema di intimidazioni a cui è stata sottoposta una donna per ottenere l’affidamento della sua bambina.
    La donna aveva avuto una relazione con un esponente del clan De Martino, attualmente detenuto. I familiari del detenuto, non rassegnati alla fine della relazione, hanno iniziato a perseguitare la donna e la sua bambina.

    Minacce, aggressioni e persino cortei armati organizzati dai membri del clan di camorra dei De Martino, i famigerati Xx legati ai De Micco, sono stati utilizzati per terrorizzare la donna e costringerla a consegnare loro la bambina.

    I Carabinieri sono intervenuti ponendo fine a questo incubo. I 9 indagati sono stati arrestati e associati alle carceri di Napoli-Secondigliano e Santa Maria Capua Vetere.
    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, barca affonda tra la Gaiola e Trentaremi: salvati 4 diportisti

    Proseguono i servizi di controllo a mare disposti dal Prefetto di Napoli, Michele di Bari, in seno al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, mediante la Capitaneria di porto di Napoli e le Forze dell’ordine, in particolare il Roan della Guardia di finanza e la Polizia Metropolitana di Napoli.PUBBLICITA

    Poche ore fa, un’intervento congiunto di Guardia costiera e Polizia metropolitana ha permesso di salvare quattro diportisti a bordo di un’imbarcazione in avaria nei pressi delle Baie della Gaiola e di Trentaremi.

    Durante le attività di pattugliamento nella Baia della Gaiola a Marechiaro e nella Baia di Trentaremi vicino a Nisida, le motovedette hanno avvistato un’imbarcazione in avaria e in stato di affondamento.
    La pilotina si trovava in una piccola insenatura antistante alla zona inibita al passaggio delle imbarcazioni, e stava gradualmente affondando.

    Grazie all’intervento tempestivo del gommone della Polizia Metropolitana, i quattro diportisti a bordo della pilotina in avaria sono stati tratti in salvo. La Guardia costiera ha immediatamente prelevato le quattro persone e, scortandole fino al porto, le ha trasportate in ospedale per i controlli di routine.

    L’operazione di salvataggio rappresenta un esempio efficace del coordinamento tra le varie forze in campo, dimostrando l’importanza dei servizi di controllo a mare per garantire la sicurezza nella zona. Il costante monitoraggio delle aree marine e la prontezza degli interventi sono fondamentali per prevenire ed affrontare situazioni di emergenza come quella avvenuta poche ore fa.
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    Napoli, rapine a raffica in Tangenziale: tra le vittime anche il gruppo de “I Desideri”

    Punti Chiave ArticoloNapoli.Un pomeriggio di terrore sulla Tangenziale di Napoli, dove una serie di rapine a mano armata ha colpito gli automobilisti incolonnati nel traffico.PUBBLICITA

    Secondo le testimonianze raccolte dal deputato Francesco Emilio Borrelli, almeno quattro persone a bordo di due potenti moto avrebbero messo a segno diversi colpi, tra cui uno ai danni dei noti cantanti neomelodici “I Desideri”, che si stavano recando al concerto di Nino D’Angelo allo Stadio Maradona.
    I rapinatori, armati di pistola e descritti come giovani, forse addirittura minorenni, hanno sottratto alle vittime orologi, denaro, carte di credito, gioielli e smartphone. Il bottino complessivo è ancora da quantificare.
    L’episodio ha provocato forte allarme e indignazione. Il deputato Borrelli ha denunciato la situazione chiedendo una risposta dura da parte delle forze dell’ordine: “Questi rapinatori senza scrupoli vanno individuati e puniti severamente.
    Chiedo che ci sia un’indagine celere da parte delle forze dell’ordine che, grazie all’ausilio delle telecamere, devono riuscire ad assicurare alla giustizia questi criminali che sono oramai scatenati. L’ira del deputato Borrelli: serve una risposta ferma Furti, rapine e violenze si consumano ad ogni ora e in ogni quartiere, non esistono zone franche, immuni dalla deriva criminale che si sta mangiando la città. È necessaria una risposta durissima per riaffermare e ripristinare legge e legalità”.
    Le forze dell’ordine stanno indagando per identificare i responsabili e assicurarli alla giustizia. Le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti in zona potrebbero essere utili per le indagini. L’episodio rappresenta l’ennesimo atto di violenza che colpisce la città di Napoli, alimentando il clima di insicurezza tra i cittadini. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Napoli: abusi su minorenni, pornografia e detenzione di materiale pedopornografico. Arrestato un uomo

    La Polizia di Stato ha arrestato un uomo accusato di gravi reati nei confronti di minori. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica, è stata eseguita dalla Squadra Mobile.PUBBLICITA

    L’uomo è ritenuto gravemente indiziato di aver commesso atti sessuali con minorenni, prodotto e detenuto materiale pedopornografico. Le indagini, avviate a seguito della denuncia presentata dalla madre di una delle vittime, hanno permesso di documentare le condotte delittuose.

    L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – IV Sezione Fasce Deboli, è partita dalla denuncia presentata il 29 giugno 2022 dalla madre di uno dei due minorenni adescati sui social network. La donna aveva infatti scoperto che l’indagato intratteneva rapporti sessuali con il figlio, all’epoca minorenne.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Napoli, investita da auto in retromarcia in piazza Dante: muore donna di 78 anni

    Napoli. Una donna di 76 anni è morta ieri sera al Cardarelli dopo essere stata investita da un’auto in retromarcia in piazza Dante, di fronte alla fermata della metropolitana. L’incidente è avvenuto intorno alle 18:30.PUBBLICITA

    Secondo le prime ricostruzioni, la donna stava attraversando la strada quando è stata travolta da un’auto a noleggio con conducente che stava effettuando una manovra di inversione di marcia.

    L’impatto è stato violento e la donna ha riportato ferite gravi e una copiosa perdita di sangue.
    Immediatamente soccorsa dal conducente dell’auto, la donna è stata trasportata in codice rosso al Cardarelli, dove è stata sottoposta a un lungo intervento chirurgico.

    Purtroppo, nonostante le cure prestate dai medici, la donna è deceduta durante la notte.

    Il Pubblico Ministero di turno ha disposto il sequestro del veicolo e ha condotto il conducente, un uomo di 54 anni, in ospedale per gli accertamenti tossicologici di rito.
    Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia Locale per i rilievi tecnici e la ricostruzione esatta della dinamica dell’incidente.

    Ancora una volta, la tragedia di un pedone investito da un’auto riporta all’attenzione delle cronache di Napoli la necessità di maggiore prudenza e attenzione da parte di tutti gli automobilisti, visto l’aumento vertiginoso di incidenti e di vittime della strada negli ultimi tempi..
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    Napoli, sparatoria a Santa Chiara: due feriti, uno è grave

    Napoli. Due persone sono rimaste ferite questa notte in una sparatoria avvenuta in via Santa Chiara, all’angolo con vico Banchi Nuovi.PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloI fatti si sono svolti intorno all’una e le vittime, un 22enne e un 25enne, sono state soccorse dal 118 e trasportate all’ospedale Pellegrini.

    Il 22enne, ferito a una gamba, è stato curato e dimesso, mentre il 25enne, colpito al basso ventre, si trova in prognosi riservata. I feriti sono un 22enne e un  25enne che è in gravi condizioni Secondo le prime ricostruzioni, a sparare sarebbe stata una sola persona a piedi, che poi si è dileguata. Sul luogo sono stati rinvenuti bossoli.
    Sull’accaduto indaga la Squadra Mobile di Napoli, che sta lavorando per identificare l’autore del gesto e ricostruire la dinamica dei fatti.
    L’episodio di violenza ha destato preoccupazione tra i residenti della zona, che chiedono maggiore sicurezza. In quella zona, come stanno raccontando le cronache di Napoli nelle ultime settimane è in atto uno scontro tra gruppi di giovani camorristi emergenti per il predominio dei traffici illeciti. Va ricordato che si tratta di una zona frequentatissima sia di giorno da turisti da tutto il mondo sia di sera e di notte dai giovani della movida.
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    Napoli, la faida fratricida tra i reduci dei Lo Russo. I killer dei due omicidi Milano e Avolio

    La guerra di camorra tra i gruppi di camorra dei Scognamiglio da una parte  e dei Pecorelli- Catone, dall’altra per il controllo delle attività illecite del disciolto clan Lo Russo (al quale un tempo tutti appartenevano) è stata stroncata dopo anni di indagine dal blitz di ieri ordinato dalla Dda di Napoli con 19 arresti e altre 7 persone indagate.PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloLe indagini, coordinate dalla Procura Antimafia e condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, dal Commissariato Scampia e dai Carabinieri della Compagnia Vomero, hanno permesso di fare luce su una serie di omicidi e attività illecite legate al traffico di droga, legate alla lotta per il controllo delle attività illecite del disciolto clan Lo Russo, di cui entrambi i gruppi facevano parte in passato.

    Due morti e un tentato omicidio Nel corso della faida, due persone sono state uccise: Salvatore Milano, detto “Totore ‘o Milan”, e Antonio Avolio. Quest’ultimo non era il vero obiettivo: i sicari volevano uccidere Oscar Pecorelli “‘o pastore”, ma fallendo nell’intento, hanno agito su un suo associato. Le indagini e gli arresti L’operazione, denominata “Blu Blitz”, è stata eseguita all’alba di ieri. Le forze dell’ordine hanno arrestato i 19 indagati a Napoli, Anzio e Perugia. Tra le accuse contestate figurano omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa, traffico di droga e porto d’armi illegale.
    L’omicidio di Salvatore Milano Il 22 aprile 2021, Salvatore Milano, noto come “Totore ‘o Milan”, stava bevendo un caffè in un bar di Miano quando, come si legge nelle 344 pagine dell’ordinanza cautelare, Carlo Perfetto segnalò la sua presenza ai soci armati in appostamento nei dintorni.
    Poco dopo, Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro entrarono nel locale e aprirono il fuoco su Milano, affiliato al clan Lo Russo e in buoni rapporti con i Pecorelli-Catone. Per l’omicidio sono indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino. Gli esecutori materiali rispondono anche di porto e detenzione di arma da fuoco. L’omicidio di Antonio Avolio Il 24 giugno 2021, Antonio Avolio stava girando in scooter con atteggiamento circospetto. Non si insospettì avvicinandosi a Luca Isaia e non ebbe il tempo di tentare una fuga. Fu colpito alla testa e morì all’istante, cadendo pesantemente dal mezzo.
    Dell’agguato sono accusati, oltre al presunto sicario, Emmanuele Palmieri, Fabio Pecoraro, Salvatore Ronga, e Pasquale, Antonio e Giovanni Scognamiglio, padre e figli. Prima del delitto ci sarebbe stato un summit durante il quale emerse la volontà di uccidere Pecorelli “’o pastore” (cugino dell’omonimo ras detenuto detto “’o malommo”, che però non è coinvolto nella vicenda). I destinatari della misura cautelare sono stati arrestati a Napoli, tranne Catone, catturato ad Anzio, e Francesco Abenante, arrestato a Perugia dai poliziotti della Catturandi. I NOMI DEI 26 INDAGATI FRANCESCO ABENANTE (CARCERE)ANTONIO CASTELLUCCIO (CARCERE)GENNARO CATONE (CARCERE)DRAME OUSMANE CELENTANO (CARCERE)CIRO COLANTONI (OBBLIGO DI FIRMA) CESARE DURO (CARCERE)LUCA ISAIA (CARCERE)ROSARIO MORISCO (CARCERE)GIOVANNI MASCIOLI (CARCERE)MARIANO NATALE (CARCERE)EMMANUELE PALMIERI (INDAGATO)FABIO PECORARO (CARCERE)OSCAR PECORELLI “’O PASTORE” (CARCERE)ROSARIO PECORELLI (CARCERE)EMANUELE PELLINO (INDAGATO)CARLO PERFETTO (INDAGATO)CIRO PICA (INDAGATO)PASQUALE ROMANO (CARCERE)SALVATORE RONGA (CARCERE)ANTONIO SCOGNAMIGLIO (CARCERE)GIOVANNI SCOGNAMIGLIO (CARCERE)PASQUALE SCOGNAMIGLIO (CARCERE)GENNARO SEPE (CARCERE)MICHELE SEPE(INDAGATO)BERNARDO TORINO (CARCERE)SALVATORE CIRO VIGNATI (INDAGATO) (nella foto da sinistra in alto Oscar Pecorelli o’ malomm, Oscar Pecorelli “’o paccone” e Gaetano Cifrone, Fabio Pecoraro, Mariano Natale e Antonio Castelleccio;nella seconda fila sempre da sinistra Pasquale Scognamiglio, i figli Antonio e Giovanni, Gennaro Catone, Cesare Duro e Rosario Morisco; nella terza fila sempre da sinistra Fabio Pecoraro, Bernardo Torino, Carlo Perfetto, Luca Isaia, Salvatore Ronga e Francesco Abenante) Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, “Sono stanco di questa vita”, si pente Raffaele Paone, ras della Vanella Grassi

    Napoli. “Sono stanco di questa vita, rinnego il mio passato”, con queste parole pronunciate ieri mattina in aula durante il processo a suo carico e e di un complice accusato di estorsione , il ras Raffaele Paone detto “Rafaniello”, esponente di spicco del clan della Vanella Grassi ha deciso di pentirsi.PUBBLICITA

    Il 39enne è uno degli esponenti di spicco della cosca dei “Girati” di Secondigliano essendo il cugino del ras Vincenzo Grimaldi a sua volta figlio del defunto boss Raffaele Grimaldi detto “bombolone”

    Punti Chiave ArticoloIl 39enne aveva già manifestato agli inquirenti la propria volontà di pentirsi nei giorni scorsi, ma la circostanza è stata “certificata” solo ieri mattina, quando Paone ha chiesto la parola durante l’udienza del processo in cui è imputato per racket insieme con Francesco Lomasto detto o’ fringuello.
    I due furono arrestati a dicembre dello scorso anno per una serie di estorsioni a tappeto ai danni di commercianti e imprenditori di san Pietro a Patierno.
    Paone pur essendo ai domiciliari continuava a delinquere in nome del clan. Era stato scarcerato nel giugno del 2022, nonostante una condanna a 16 anni di carcere. Ma il suo arresto devono aver minato le sue certezze criminali visto che ora ha deciso di passare dalla parte dello stato.  Era stato condannato a 16 anni di carcere La notizia del suo pentimento era stata anticipata ieri da Internapoli e oggi ha trovato vasta eco sui quotidiani come cronache di Napoli e il Roma. E ora i magistrati della procura antimafia aspettano notizia importanti per dare una ulteriore spallata al clan della Vanella Grassi.

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    Camorra ad Acerra: 11 arresti per traffico di droga

    Camorra: 11 arresti per traffico di droga ad Acerra, sgominati 4 clan. Terza ondata di arresti dall’estate scorsa, per un totale di 40 persone finite in manettePUBBLICITA

    I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, su delega della Procura Distrettuale di Napoli, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone accusate di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

    L’operazione, che rappresenta la terza ondata di arresti dall’estate scorsa, porta a 40 il numero complessivo dei fermati. Le indagini, svolte tra giugno 2022 e aprile 2023, hanno permesso di individuare due gruppi criminali distinti attivi ad Acerra.

    I clan si rifornivano di droga da altri gruppi della provincia di Napoli per poi rivenderla al dettaglio su “piazze di spaccio” o con consegne a domicilio.
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