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    Santoriello, delegato nazionale Consipe: “La polizia penitenziaria dimenticata dal governo”

    L’emergenza carceri in Italia diventa sempre più un problema drammatico e lo è ancora di più in questo periodo di ferie ferragostane.PUBBLICITA

    I tanti e troppi suicidi sommari alle tante aggressione al personale maschile e femminile della polizia penitenziaria non hanno fatto altro che acuire i problemi.

    I sindacati hanno annunciato una manifestazione nazionale il 12 settembre 2024 davanti ai Provveditorati dell’Amministrazione Penitenziaria di tutta Italia.
    I motivi della protesta sono spiegati dal delegato nazionale CON.SI.PE dei dirigenti della Polizia Penitenziaria, Vincenzo Santoriello.

    “Considerato che il Governo ha legiferato in modo pre feriale per non dire quasi in modo velato il decreto carceri, molti addetti ai lavori e gli stessi utenti dei penitenziari dopo aver spulciato con più attenzione i vari articoli , si sono resi conto che quanto legiferato non rispecchia quello che si era sognato di ricevere”, afferma Santoriello.
    E poi aggiunge: “Anche se in molti , tra uno spot pubblicitario e uno spot politico personale, avevano fatto sperare per non dire, credere in un cambiamento epocale del sistema carcere”.
    Per il vice presidente CON.SI.PE Luigi Castaldo dice: “Credo che mille poliziotti penitenziari in due anni (500 il 2025 e 500 il 2026) non risolveranno il problema di un organico attualmente in sofferenza di numeri altissimi, si stimano mancanze per oltre 10.000 unità, tra cui le assenze dei Primi Dirigenti /Comandanti in numero minore rispetto alle sedi da occupare secondo i criteri dettati da un Dipartimento sempre più distante dalla realtà dei fatti”.

    Per Castaldo “la carenza di Educatori durante l’arco della giornata ,così come per i Sanitari privi di tranquillità professionale sia per mancanza di medici che di mezzi idonei all’occorrenza ,ed in troppi in balia della paura , decidono quotidianamente dei ricoveri esterni anche per minimi sospetti patologici, quasi a cautelarsi, ma anche, la scarsa presenza di psichiatrici e psicologi in un contesto destabilizzato dal crescente numero di casi psichiatrici, stia portando il sistema Penitenziario sull’orlo del precipizio”.
    Per i due dirigenti sindacali, il Corpo di Polizia Penitenziaria “non fa’ parte di questo nuovo decreto , così come quello di dotare il personale di un kit per equipaggiamento antisommossa destinandolo definitivamente a semplice Kit per difesa , evitando ancora i taser per le traduzioni e piantonamenti e le bodycam individuali nei reparti detentivi”.
    I due sindacalisti ritengono che “i detenuti beneficiari delle nuove misure alternative siano pochi (con presto rientro) rispetto al sovraffollamento attuale, così come sono sempre più indegne le modalità di vita in tanti Istituti penitenziari vecchi e fatiscenti, e sempre, più lontani dai dettami europei.
    Ai detenuti crediamo che faccia comodo il caos che regna attualmente nelle carceri, per continuare a gestire i mercati della droga e della malavita dentro e fuori.
    E con strategie quasi militari stanno costruendo il loro potere ricattatorio nei confronti dello Stato effettuando a macchia di leopardo e su tutto il territorio, rivolte, aggressioni, evasioni etc, finché lo stesso Stato cederà e si siederà al loro tavolo per trattare una resa ormai sempre più vicina e poco dignitosa, a meno che non ci sia una svolta che tenda a dare un segnale di cambiamento dando maggiore autorevolezza al Corpo di Polizia Penitenziaria.
    Comunque in molti di noi sognavamo un cambiamento per ristabilire ordine, ruoli ed evidenziare una legittima professionalità e umanità. Ma stavolta ha fallito anche il protettore dei sogni, la realtà purtroppo resta sempre più lontana dai sogni di tanti poliziotti e diciamolo anche di tanti utenti che anche loro, appena svegli, non faranno altro che attaccare violentemente i loro primi e forse , soli interlocutori , che inverosimilmente , sono anche gli unici che in qualsiasi giorno e ora con spirito di abnegazione, umanità e professionalità, riusciranno a risolvere parte dei loro problemi.
    Purtroppo questa  è la guerra tra poveri ed abbandonati da chi probabilmente attraverso una regia occulta non vuole fare l’interesse collettivo e garantire maggiore sicurezza e vivibilità per molti, in un sistema penitenziario complesso e critico che nostro malgrado è quasi sull’orlo del fallimento a causa di politiche nel tempo, a nostro avviso: fuori luogo”.

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    Le carceri Italiane diventate “ring” per regolamenti di conti: aggressioni e risse tra clan

    Il brutale pestaggio di un detenuto nel carcere di Roma fa da macabra cornice all’escalation di violenza che insanguina le carceri italiane.PUBBLICITA

    Sono oltre 200, dall’inizio dell’anno, le aggressioni e risse tra clan e gruppi di detenuti, che trasformano gli istituti penitenziari in veri e propri ring.

    Punti Chiave ArticoloAgenti penitenziari: “Non siamo arbitri tra clan, servono soluzioni vere!” “Non possiamo essere scaricati del compito scomodo di fare da arbitri tra bande rivali”, sbotta Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP.. “Come accaduto al Malaspina di Palermo, dove un agente intervenuto per sedare una rissa tra clan palermitani è finito in ospedale dopo un pugno in faccia”. Le carceri, nuove piazze di spaccio e regolamenti di conti Di Giacomo denuncia la situazione intollerabile: “Le carceri sono diventate ‘piazze’ di spaccio e affari, al pari delle più note di Napoli, Milano, Roma e Palermo”. Mafia e criminalità organizzata continuano a dirigere le loro attività illecite dalle celle, vanificando anni di indagini e arresti da parte delle forze dell’ordine.
    “Stato spettatore, agenti a rischio: serve un intervento immediato!” “Lo Stato assiste inerme a questo scempio, come fosse un barbaro spettacolo di boxe o lotta greco-romana”, accusa il segretario del S.PP.. “Noi agenti, invece, non possiamo rimanere spettatori. Mettiamo la faccia, rischiando quotidianamente la vita per fronteggiare aggressioni e rivolte, ricevendo pugni e ferite da armi contundenti”. Rischio di morti tra gli agenti, dimissioni del Ministro Nordio e sottosegretario Del Mastro?” “Temiamo fortemente che in questa situazione senza controllo, tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga, possa scapparci il morto tra il personale penitenziario”, ammonisce Di Giacomo. “In qualsiasi altro Stato civile, le dimissioni del Ministro Nordio e del sottosegretario Del Mastro sarebbero automatiche. Da noi, invece, sembra quasi un merito non essere capaci di trovare soluzioni”.
    Il grido di aiuto di Di Giacomo si conclude con un accorato appello: “È inaccettabile che le carceri italiane siano diventate terra di nessuno. Serve un intervento immediato e concreto da parte del Governo per ripristinare sicurezza e legalità negli istituti penitenziari. Non possiamo attendere un’altra tragedia per agire!” Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Carceri emergenza suicidi anche in Campania

    Suicidi in aumento nelle carceri della Campania: ben 6 dall’inizio dell’anno, 3 solo a Poggioreale.PUBBLICITA

    La Campania non è immune all’emergenza suicidi che attanaglia le carceri italiane. I dati diffusi da Samuele Ciambriello, Garante campano dei detenuti, sono allarmanti: un quadro desolante che evidenzia la necessità di un intervento urgente e incisivo.

    Non solo detenuti. Tra le vittime, purtroppo, figurano anche 6 agenti di Polizia Penitenziaria. Un campanello d’allarme che sottolinea il profondo disagio che pervade il sistema carcerario regionale.
    Pene alternative e decreti inadeguati. Il Garante Ciambriello sollecita l’adozione di misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare, soprattutto per tossicodipendenti e persone in attesa di giudizio.

    Critica il decreto-legge Carceri del Governo, definendolo privo di misure concrete per decongestionare le carceri e offrire reali opportunità di reinserimento.

    Don Tonino Palmese, Garante comunale, sollecita un approccio umano. Rimarca l’importanza di superare la mera burocrazia per conoscere i detenuti come persone, con le loro storie e fragilità. Sostiene l’incontro tra le “carte” e i “volti” per favorire una riumanizzazione del sistema penitenziario.
    Gennaro Oliviero, Presidente del Consiglio Regionale, promette un impegno concreto. Annuncia una seduta monotematica in autunno per approfondire la questione e impegna la Giunta ad azioni concrete, sollecitando il Governo a un intervento incisivo che vada oltre i decreti legge privi di reale efficacia.

    Un problema complesso che richiede soluzioni coraggiose. La Campania, come il resto d’Italia, ha il dovere di tutelare la salute e la dignità dei detenuti, offrendo loro reali opportunità di riscatto e garantendo condizioni di vita carceraria accettabili. L’urgenza di un intervento serio e strutturale non può essere ignorata.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Traffico di droga nelle carceri di Napoli, Roma e Avellino: 30 indagti

    Napoli. Ennesimo colpi di trafficanti di droga nelle carceri di Napoli, Roma ed Avellino con la complicità di agenti penitenziari corrotti.PUBBLICITA

    È in corso, infatti dalle prime luci del giorno di oggi una vasta operazione della polizia di Stato che sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta dalla procura – Direzione distrettuale antimafia nei confronti di 30 indagati.

    Sono tutti gravemente indiziati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, porto e detenzione di armi comuni da sparo, lesioni personali aggravate, estorsione.

    Ma anche di singoli episodi di detenzione e spaccio di droga e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    In Italia 43 suicidi in carcere da inizio anno: 16 erano in attesa di giudizio

    Numeri allarmanti: 43 detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane dall’inizio del 2024, 16 dei quali erano in attesa di giudizio.PUBBLICITA
    Un dato inaccettabile che ha spinto esponenti politici e sindacati a lanciare un grido d’allarme e a chiedere al governo un intervento immediato.

    Punti Chiave ArticoloTra le cause principali delle tragedie, la mancanza di misure adeguate per il sostegno psicologico dei detenuti, l’uso eccessivo della custodia cautelare in carcere e le carenze strutturali degli istituti penitenziari. Amnistia e indulto tra le proposte Tra le soluzioni proposte, l’indulto, l’amnistia, la depenalizzazione di alcuni reati e un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione carceraria.

    I sindacati del corpo di polizia penitenziaria denunciano le condizioni di lavoro degli agenti, spesso costretti ad affrontare situazioni di grande tensione con mezzi insufficienti, e chiedono un potenziamento del personale e delle risorse. L’opposizione attacca il governo per la sua inerzia di fronte all’emergenza carceraria, definendolo “irresponsabilmente latitante”. Si chiede al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di ritirare il ddl Sicurezza, visto come un passo nella direzione opposta a quella necessaria. Tra le storie dei detenuti suicidi, quella di un uomo di 74 anni a Teramo, malato da tempo e in attesa di una misura alternativa che non è mai arrivata. “È stato ammazzato dallo Stato italiano”, denuncia la sua avvocata. La situazione nelle carceri italiane è insostenibile e richiede un’azione concreta da parte del governo. Le misure annunciate finora non sembrano sufficienti a fermare questa emorragia di vite umane. Serve un cambio di rotta che punti al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti, alla tutela dei diritti umani e alla riabilitazione sociale. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Napoli, la Campania seconda solo alla Puglia per numero di detenuti

    Napoli. Nessuna promiscuità a Secondigliano dopo i trasferimenti dal carcere di Pozzuoli, chiuso temporaneamente a causa dei danni provocati dallo sciame sismico.PUBBLICITA

    Lo ha precisato il provveditore delle carceri della Campania, Lucia Castellano, smentendo le denunce dei sindacati di polizia penitenziaria.

    “Per numero di detenuti – ha detto il provveditore – la Campania è seconda solo alla Puglia mentre per quanto riguarda il personale siamo costretti per varie ragioni (prepensionamenti, permessi studio e per assenze di diversa natura) a fare a meno di ben 590 unità delle 4070 presenti”.PUBBLICITA

    Tuttavia, le carceri campane restano in sofferenza, con un sovraffollamento cronico e un personale carente e invecchiato. Mancano all’appello ben 590 unità su 4.070.
    Per quanto riguarda la sicurezza, sono stati introdotti sistemi anti-drone in quattro istituti (Avellino, Napoli Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere e Salerno) e sono in arrivo anche a Benevento, Carinola e Ariano Irpino. Potenziati anche i controlli agli ingressi e la collaborazione con le procure per identificare e isolare i detenuti pericolosi.
    Il carcere di Poggioreale resta però il punto più critico, con un sovraffollamento di oltre mille unità. Il provveditore, Lucia Castellano, ha sollecitato la collaborazione dei sindacati per trovare soluzioni comuni alle criticità del sistema penitenziario campano.
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    “In Campania carceri alla deriva”, protesta sindacati a Napoli

    “La gestione penitenziaria del Prap e del Dap ha portato alla deriva il sistema carcerario in Campania”: questa l’accusa lanciata dai sindacati della polizia penitenziaria Sinappe, Uil Pa PP, Uspp, Fns-Cisl e Cnpp durante una manifestazione tenutasi stamattina davanti al carcere di Poggioreale, a Napoli. I rappresentanti sindacali hanno chiesto misure urgenti per evitare il collasso delle carceri regionali.PUBBLICITA

    La scelta del carcere di Poggioreale, intitolato a Giuseppe Salvia, non è stata casuale. Questa struttura, nota per essere il penitenziario più affollato d’Italia, rappresenta simbolicamente la grave crisi del sistema carcerario campano. Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere, fu ucciso a 38 anni su ordine di Raffaele Cutolo per vendetta, e il suo nome è diventato sinonimo delle difficoltà e dei pericoli che affliggono gli istituti penitenziari della regione.

    I segretari regionali delle sigle sindacali, parlando con i giornalisti, hanno evidenziato l’evacuazione del carcere femminile di Pozzuoli come esempio emblematico della situazione critica. La decisione di evacuare la struttura, resa necessaria da uno sciame sismico che ha provocato danni e apprensione, è stata definita dai sindacalisti come “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Questo episodio, secondo loro, dimostra il degrado delle carceri campane e l’incapacità di gestire emergenze coniugando sicurezza e tutela di detenute e personale.PUBBLICITA

    Durante la protesta, caratterizzata da bandiere, megafoni e slogan, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal provveditore delle carceri della Campania, Lucia Castellano. I sindacati sperano che questo incontro possa essere il primo passo verso soluzioni concrete per risolvere le problematiche che affliggono il sistema carcerario della regione.
    Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Carceri: Gratteri denuncia l’emergenza telefonini, Delmastro annuncia nuove misure

    Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha lanciato l’allarme sull’eccessiva presenza di cellulari nelle carceri italiane.
    “C’è un’emergenza telefonini in carcere”, ha affermato Gratteri durante un convegno a Roma. “In ogni carcere ci sono mediamente 100 telefoni. Ho chiesto dei jammer almeno per le carceri di massima sicurezza, ma la risposta è stata: ‘Come parla la penitenziaria?’ Ma la penitenziaria non ha i telefonini!”.
    Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ha risposto alle preoccupazioni di Gratteri annunciando nuove misure:
    Schermare gli istituti penitenziari d’Italia, creando delle “white list” riservate ai cellulari degli agenti della polizia penitenziaria. Negare benefici a chi aggredisce gli agenti della penitenziaria in carcere.
    Delmastro ha inoltre sottolineato l’inaccettabilità del fatto che: i detenuti, persino nei minorili, utilizzino i cellulari per raccontare la loro vita carceraria sui social come fossero dei rapper.
    Le misure annunciate da Delmastro mirano a contrastare l’introduzione di cellulari nelle carceri. Limitare l’uso dei cellulari da parte dei detenuti. Garantire la sicurezza degli agenti della penitenziaria.
    La situazione nelle carceri italiane è complessa e richiede un intervento deciso.Le nuove misure annunciate dal governo sono un passo nella giusta direzione, ma è necessario un impegno costante per migliorare la sicurezza e le condizioni di vita nelle carceri. LEGGI TUTTO

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    15 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno: “Una strage di Stato”

    La drammatica sequenza di suicidi in carcere continua: 15 detenuti si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, uno ogni 48 ore. L’ultimo caso è avvenuto nel carcere di Carinola, dove un detenuto disabile di 58 anni si è impiccato.La situazione nelle carceri italiane è drammatica. Il sovraffollamento, le carenze di personale e le inadeguate condizioni di vita sono fattori che contribuiscono al disagio e alla sofferenza dei detenuti, portando in alcuni casi al suicidio. È necessario un intervento urgente da parte del Governo per porre fine a questa “strage di Stato”.
    Gli ultimi due casi sono avvenuti il primo nel carcere veronese di Montorio – dove in tre mesi cinque detenuti si sono uccisi – e si tratta di una morte annunciata in quanto il detenuto ucraino che si è impiccato si era già reciso la gola a gennaio e soffriva a livello psichiatrico.
    E’ lo stesso carcere dove è detenuto Filippo Turetta, il giovane assassino della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin.
    Non si può continuare a ignorare la sofferenza e la disperazione di chi si trova ai margini della società.
    I dati:
    189 istituti possono ospitare 51.179 detenuti.In realtà i detenuti sono 60.166.Il sovraffollamento detentivo sfiora il 130 per cento.Mancano 18mila operatori nella Polizia penitenziaria.
    Le proposte:
    Maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione.Interventi sulla carcerazione preventiva.Assunzioni di nuovo personale.Miglioramento delle condizioni di vita in carcere.
    Le parole dei sindacati:
    “Nostro malgrado la carneficina nelle carceri del Paese continua, così come proseguono il malaffare, le risse, le aggressioni alla Polizia penitenziaria, il degrado e molto altro ancora”, commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, ricordando che “anche un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria due settimane fa si è tolto la vita”.
    Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), si dice “costernato e affranto: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”.
    “È un massacro, pochi uomini e male organizzati. Nonostante le promesse della politica il sistema è da rinnovare integralmente, a partire dai vertici, pena danni irreparabili non solo per l’utenza e per il personale che opera nelle carceri ma anche per la collettività nazionale”, sottolinea il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci.
    “La tendenza drammatica dei suicidi in carcere è sorprendente soprattutto per la politica che è indifferente e vive in silenzio. Il tasso di suicidi in carcere è 20 volte superiore ai suicidi delle persone libere. Occorrono risposte concrete qui e ora, prima che ci sia l’irreparabile”, commenta Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale e portavoce nazionale della Conferenza dei garanti locali dei detenuti.
    Per Aldo Di Giacomo, vice segretario generale Osapp: “Di fronte ad un trend che non sembra arrestarsi e che potrebbe far superare a fine 2024 il più tragico bilancio di suicidi, quello del 2022 con 84 vittime, è necessario correre ai ripari per mettere fine alla “strage di Stato” ed assolvere alla prima funzione dello Stato di legalità che le deriva dall’avere in custodia vite umane.
    Perciò le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio sono ancor più inaccettabili. Altro che “questione irrisolvibile” e “malattia da accertare” come dice il Ministro. Con Carinola c’è la conferma che i suicidi in carcere sono un problema che riguarda tutte le fasce di età, dai giovanissimi agli over 60, con quelli più frequenti tra gli under 40, con un numero elevato di persone con problemi psichici e di tossicodipendenza ed evidenziano in modo più forte le gravi problematiche prima fra tutte il sovraffollamento”.
    Secondo i dati del ministero della Giustizia (aggiornati al 31 dicembre 2023) i 189 istituti possono ospitare 51.179 detenuti. In realtà i detenuti sono 60.166. Tutti gli istituti (a eccezione di quelli in Trentino) sono sovraffollati con 18.894 stranieri. Il sovraffollamento detentivo sfiora il 130 per cento, mentre registriamo carenze organiche di 18mila operatori in meno nella sola Polizia penitenziaria. LEGGI TUTTO

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    Delmastro annuncia: “Scorrimento delle graduatorie per 248 agenti penitenziari”

    “Per contrastare la carenza di organico nelle carceri ci sono corsi attivi per migliaia di agenti e lo scorrimento delle graduatorie per 248 agenti”.
    Lo ha detto il sottosegretario al ministero della Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove al termine di una visita al carcere di Massa (Massa Carrara). Per quanto riguarda i detenuti il sottosegretario ha osservato che “bisogna studiare meccanismi per cui un detenuto che viene in un altro carcere per lavorare, ma in verità questa è solo una scusa per andare in un altro istituto, così come è arrivato se ne possa tornare indietro in tempo rapido nell’istituto di partenza qualora non lavorasse”.
    Secondo Delmastro “sono atteggiamenti che tolgono il posto per il trattamento vero del lavoro a un altro detenuto che non ha avuto questa opportunità. Più che criterio nella selezione dell’entrata deve esserci rigidità nel rimandare il detenuto nel carcere di provenienza qualora ci si renda conto che non voglia lavorare”.  LEGGI TUTTO