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    Camorra, “I Contini non ci hanno mai fatto bene…”, così nacque il gruppo della Cittadella

    “Questi Contini a noi, non ci hanno mai fatto del bene ofrat, ci hanno sempre sbattuto le porte ni faccia, abbiamo solo fatti i reati per loro, cisiamobruciati …”.PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloE’ il 9 novembre del 20121 quanto Pietro Lucarelli parla con il fratello Gioele non sapendo di essere intercettato. Sono loro due ad aver deciso la scissione dalla “casa madre” dei Contini e dal gruppo della Stadera federato appunto alla famiglia dell’Alleanza di Secondigliano.
    I due fratelli creano il gruppo della Cittadella per controllare in maniera particolare il traffico di droga a Casoria e comuni vicini. Non hanno grandi ambizioni ma erano pronti ad andare allo scontro armato come dimostra il sequestro di un arsenale composto da 4 pistole, 2 fucili a canne mozzate, numerosi proiettili e una bomba rudimentale.
    Il gruppo aveva come base operativa il cosiddetto “piazzale” che utilizzava  come luogo d’incontro per le riunioni tra i sodali e dove si pianificavano le attività illecite.
    Si tratta di un piazzale che si trova a Casoria in via Gigante angolo via Lufrano dove gli agenti della squadra mobile con il consenso della Dda di Napoli hanno piazzato per mesi delle telecamere. Un lasso di tempo che ha consentito, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali agli investigatori di memorizzare perfettamente timbri vocali, accenti e intercalari dei singoli soggetti monitorati.

    E l’inchiesta sul gruppo scissionista della Cittadella nasce dal ferimento alle gambe a colpi di pistola di Gioele Lucarelli avvenuto li 20 setembre 2021. L’uomo all’epoca frequentava la zona cosiddetta di abbasc o priatorio al Borgo Sant’Antonio Abate
    Dalle indagini era merso che il ferimento di Lucarelli fosse avvenuto in risposta ad un precedente agguato, del 2 settembre. Il ferito, sempre alle gambe fu Gennaro De Stefano, alias fel e’ carn”, facente parte del gruppo della Stadera. A quel punto si ebbe la certezza che il gruppo della Stadera si era scisso in due fazioni, una prevalentemente egemone nella zona cosiddetta del Priatorio che faceva riferimento a Luigi Folchetti; l’altra fazione, in un primo momento capeggiata da Carlo Finizio, sino al suo arresto avvenuto in data 23 novembre.2021 e, successivamente, da Gioele Lucarelli, operante nel territorio di Casoria e della Cittadella. Quest’ultimo insieme con Carlo Finizio (fino al suo arresto),Pietro Lucarelli, Mario Rosari De Martino, arrestato nel corso delle indagini, insieme ad altri complici, avrebbero dato vita ad un autonomo gruppo criminale, mirando ala zona di Casoria della cosiddetta Cittadella, dove gestivano lo spaccio di sostanze stupefacenti al dettaglio ed all’ingrosso. In particolare, dalle indagini sarebbe emersa l’esistenza di un gruppo criminale particolarmente agguerrito, intraneo alla organizzazione criminale denominata Clan Contini che ha acquisito una autonomia ed indipendenza dal cosiddetto “gruppo della Stadera” capeggiato da Luigi Folchetti e dal quale ha ricevuto ufficiale riconoscimento per al gestione delle attività illecite nel territorio della Cittadella, compreso tra il Comune di Napoli e quelio di Casoria. Il gruppo criminale che avrebbe quale leader Gioele Lucarelli, presenterebbe el caratterisitiche proprie di un’associazione a delinquere di stampo camorristico: I reati contestati sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi comuni da sparo, lesioni personali aggravate, estorsione, singoli episodi di detenzione e spaccio di stupefacenti e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti. E a tale proposito il gip Carla Sarno nell’ordinanza cautelare descrive così i ruoli dei personaggi oggetto dell’inchiesta. IL GRUPPO DELLA CITTADELLA LUCARELLI Gioele, promotore e fondatore del neo costituito Gruppo della Cittadella con ruolo di reggente, per aver concordato e condiviso con i vertici del clan CONTINI, e quale diretto referente dei capi, le linee strategiche del sodalizio con riferimento alle più importanti attività e vicende criminali a esso riconducibili; gestendo i gruppi territoriali di riferimento; organizzando e dirigendo il traffico di sostanze stupefacenti e la rete di spacciatori operanti nelle piazze di spaccio di pertinenza dell’organizzazione; occupandosi di gestire la “cassa comune” del clan (e tenere la relativa contabilità); interessandosi di pagare gli stipendi degli affiliati e el connesse spese di giustizia e di tenere a disposizione le somme destinate dall’organizzazione all’acquisto di sostanze stupefacenti, nonché programmare, organizzare e realizzare gli investimenti dele ilecite provviste finanziarie del sodalizio in particolare nell’acquisto di armi per consolidare il potere di controllo dell’organizzazioneLUCARELLI Pietro, intraneo al Gruppo dela Stadera fino al momento della sciss ione di cui è promotore  efondatore del neo costituito Gruppo della Cittadella con ruolo di organizzatore; FINIZIO Carlo, intraneo al Gruppo dela Stadera fino al momento della scissione di cui è promotore e fondatore del neo costituito Gruppo dela Cittadella;DE MARTINO Mario Rosario, detto ‘o Chiatt, promotore e fondatore del neo costituito Gruppo dela Cittadella, con ruolo di reggente;LUCARELLI Antonio, con il ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo dela Cittadella, nato dalla scissione dall’originario unitario Gruppo della Stadera;OTTAIANO Gennaro, detto zio, con il ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo della Cittadella,FINIZIO Pasquale, con il ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo della Cittadella;DE MARTINO Francesco, con il ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo dela Cittadella, in particolare gestendo i rapporti criminali anche durante lo stato di detenzione, instaurando nuove relazioni per l’ampliamento del potere criminale della organizzazione sul territorioSANTORO Salvatore, detTo pastello, con li ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo dela Cittadella;SPINIELLO Marcella, con il ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo dela Cittadella;ALBANO Vittorio, con il ruolo di partecipe, intraneo al Gruppo dela Stadera fino al momento del suo ingresso nel neo costituito Gruppo della Cittadella;GRANATA Giovanni con il ruolo di partecipe del neo costituito Gruppo della Cittadella;–LUCARELLI Pietro, intraneo al Gruppo della Stadera fino al momento della scissione di cui è promotore  e fondatore del neo costituito Gruppo dela Cittadella con ruolo di organizzatore; MANFREDI Giulio con il ruolo di concorrente esterno a far data dall’arresto di De Martino Mario Rosario fornendo ospitalità allo stesso, facendo da tramite tra quest’ultimo ristretto ai domiciliari preso l’abitazione del primo in Avelino e il Gruppo dela Cittadella, consentendo a quest’ultimo di consolidare il potere di controllo sul territorio, anche mediante l’ampliamento delle zone in cui perpetrare le attività illecite come lo spaccio di droga sulla piazza di Avellino. IL GRUPPO DELLA STADERA ROMANO GIUSEPPE, detto basetta sudata, con li ruolo di organizzatore intraneo al Gruppo della Stadera, per aver concordato e condiviso con i vertici del clan CONTINI, e quale diretto referente dei capi, el linee strategiche del sodalizio con riferimento alle più importanti attività e vicende criminali a esso riconducibili; gestendo i gruppi territoriali di riferimento; organizzando e dirigendo il traffico di sostanze stupefacenti e al rete di spacciatori operanti nelle piazze di spaccio di pertinenza dell’organizzazione; occupandosi di gestire al “cassa comune” del clan (e tenere al relativa contabilità); gestendo, ni particolare, el ralazioni con il gruppo dela Cittadella, siglando la tregua, in vista del mantenimeno dela pace sociale sul territorio, presidiando ol stesso con armi, anche partecipando ad azioni di epurazione interna al fine di consolidare il potere di controllo sul territorio; unitamente a:GARGIULO GIUSEPPE, detto O Serpente, con il ruolo di organizzatore intraneo al Gruppo della Stadera;CIMMINIELLO LEONARDO, detto O Biondo oppure  O figlio do’ americano, con il ruolo di organizzatore intraneo al Gruppo della Stadera anche partecipando ad azioni di epurazione interna al fine di consolidare li potere di controllo sul territorio;DE STEFANO GENNARO, detto Fel e Carn con li ruolo di partecipe intraneo al Gruppo della Stadera; (nella foto da sinistra in alto Gioele Lucarelli, Pietro Lucarelli, Antonio Lucarelli, De Martino Mario Rosario e Pasquale Finizio; in basso sempre da sinistra Carlo Finizio, Marcella Spiniello, De Martino Francesco, Granata Giovanni e Ottaiano Gennaro) Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    La Dia: “Su Napoli pax mafiosa tra Alleanza di Secondigliano e Mazzarella”

    La relazione semestrale della Dia evidenzia come fenomeno camorristico in Campania si manifesti sotto varie forme in ragione dei contesti geografici in cui ha avuto origine e si è evoluto.PUBBLICITA
    Le province di Napoli e Caserta restano i territori a più alta e qualificata densità criminale, ove si registra la presenza di grandi cartelli camorristici (Alleanza di Secondigliano, Mazzarella e Casalesi) ovvero di organizzazioni mafiose più strutturate, i cui interessi illeciti riguardano anche settori dell’economia legale e che in molti casi si sono evoluti in vere e proprie “imprese mafiose”.

    Punti Chiave ArticoloQueste organizzazioni hanno inoltre evidenziato un’elevata capacità di permeare le amministrazioni locali alterandone i processi decisionali al fine di incrementare profitti illeciti e consenso sociale, prassi che anche nel semestre considerato hanno condotto allo scioglimento di alcuni Consigli comunali campani per infiltrazione mafiosa ex art. 143 TUEL. Accanto ad esse e nella loro sfera di influenza, in posizione strumentale e funzionale, coesistono gruppi criminali minori i cui interessi illeciti riguardano settori più tradizionali quali gli stupefacenti, le estorsioni e l’usura.
    I gruppi criminali operanti nel territorio del comune di Napoli invece, sono tantissimi e si fa spesso riferimento a zone, rioni o aree, più o meno estese e diversamente denominate, che possono corrispondere ad un agglomerato urbano o, talvolta, a singoli edifici abitativi che ricadono contemporaneamente in più quartieri.
    Riguardo ai fenomeni criminali, l’analisi della copiosa letteratura giudiziaria e delle numerose attività di contrasto operate dalle Istituzioni a presidio della legalità restituisce un quadro ove coesistono realtà delinquenziali eterogenee, con differenti stadi evolutivi. Ad un livello più elevato si collocano 2 principali cartelli camorristici storicamente antagonisti che dominano il territorio, spesso definiti dagli stessi appartenenti con il termine “Sistema”: da un lato l’Alleanza di Secondigliano, composta dalle famiglie Mallardo, Contini-Bosti e Licciardi, le prime due legate anche da vincoli di parentela, dall’altro il clan Mazzarella. Queste organizzazioni, per quanto immanenti nella città, negli ultimi anni stanno adottando strategie più subdole e meno evidenti risultando meno visibili e palpabili e quindi ancor più pericolose e insidiose. In particolare, i loro interessi illeciti appaiono prioritariamente orientati all’inquinamento dei settori dell’economia legale e all’infiltrazione nelle procedure per l’ottenimento di finanziamenti pubblici, raggiungendo una sorta di oligopolio economico e, al contempo, anche una legittimazione sociale. È proprio questo a rendere la loro presenza ancor più allarmante in quanto capaci non solo di controllare ampie aree territoriali e settori economici secondo un consolidato “sistema” camorristico, ma, soprattutto, di imporre una subcultura criminale, laddove il degrado sociale è più diffuso e consente loro di elevarsi a referenti alternativi per la sicurezza collettiva. Nella sfera di influenza dei due cartelli camorristici gravita una galassia di sodalizi criminali, strutturalmente più piccoli e meno evoluti, i quali, dotati di una propria autonomia operativa sebbene circoscritta all’area di competenza, si evidenziano per un più evidente e maggiore impatto sulla percezione della sicurezza cittadina. Al livello più basso, infine, si aggiunge un sottobosco criminale, per lo più dedito allo spaccio di stupefacenti, alle rapine e alle piccole estorsioni, che si contende piccole porzioni di territorio con modalità violente in un perenne stato di conflittualità. Proprio a tale ambito sarebbero riconducibili i fatti di sangue registrati durante il 1° semestre 2023.  Il sistema camorra dei Quartieri Spagnoli Riguardo ai rapporti tra i due cartelli dei Mazzarella e dell’alleanza di Secondigliano, degno di nota e suscettibile di ulteriori approfondimenti analitici è quanto sarebbe emerso da una recente attività investigativa conclusa il 29 maggio 2023 dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri a carico di una consorteria camorristica di neo formazione denominata Paranza dei Quartieri Spagnoli (o Sistema dei Quartieri Spagnoli, composta dalle tre storiche famiglie camorristiche Esposito, Masiello e Saltalamacchia), operativa nell’area dei Quartieri Spagnoli (tra il quartiere San Ferdinando e Montecalvario) e gravitante nella sfera di influenza dei menzionati macro-cartelli. Questi ultimi, in particolare, vengono definiti dal GIP di Napoli “cartelli mafiosi …egemoni nell’area metropolitana, …in passato contrapposti ed aventi da anni relazioni di coesistenza, cooperazione ed integrazione nelle rispettive attività illecite…”, rilevando, pertanto, delle cointeressenze tra le due compagini camorristiche che negli ultimi anni avrebbero prevalso sugli storici antagonismi seppur nei rispettivi ambiti di autonomia, facendo ritenere attuale uno stato di pax mafiosa tra le due compagini criminali. Leggi AncheSiamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO

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    Camorra, restano in carcere Schiavone junior e il complice

    Armi e minacce per il controllo dello spaccio: restano in carcere Schiavone jr e RecciaPUBBLICITA
    Emanuele Libero Schiavone, figlio del collaboratore di giustizia “Sandokan”, e Francesco Reccia, figlio di Oreste Reccia, elemento di spicco della criminalità casalese, restano in carcere con l’accusa di detenzione e porto illegale di armi in luogo pubblico con l’aggravante del metodo mafioso.

    Punti Chiave ArticoloIl Gip del Tribunale di Napoli ha convalidato il fermo emesso dalla DDA e eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta sabato scorso, applicando la custodia cautelare in carcere ai due indagati. L’indagine scaturisce da una sparatoria avvenuta a Casal di Principe il 7 giugno scorso. Secondo gli inquirenti, Schiavone Jr e Reccia avrebbero esploso dei colpi d’arma da fuoco in risposta ad azioni intimidatorie da parte di presunti rivali per il controllo delle piazze di spaccio sul territorio.

    Le armi, secondo l’accusa, erano destinate ad “affermare il proprio gruppo camorristico legato ai Casalesi”. Nel corso dell’arresto, i Carabinieri hanno sequestrato anche oltre 11 mila euro in contanti, ritenuti provento di attività illecite.
    Le accuse e il contesto Emanuele Libero Schiavone, 38 anni, e Francesco Reccia, 29 anni, sono accusati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da sparo con l’aggravante del metodo mafioso. L’aggravante deriva dal fatto che, secondo gli inquirenti, le armi erano destinate ad essere utilizzate per “l’affermazione del proprio gruppo camorristico legato ai Casalesi”. I fatti contestati risalgono al 7 giugno scorso, quando a Casal di Principe si è verificata una sparatoria. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Schiavone Jr e Reccia avrebbero esploso dei colpi d’arma da fuoco in risposta ad azioni intimidatorie da parte di presunti rivali per il controllo delle piazze di spaccio sul territorio. Il sequestro di denaro Nel corso dell’esecuzione del provvedimento di custodia cautelare in carcere, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno rinvenuto e sequestrato, nella disponibilità dei due indagati, oltre 11 mila euro in contanti.Il denaro, secondo gli inquirenti, è provento di attività illecite. Gli indagati sono ora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Si attendono i prossimi passi della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, che potrebbe disporre ulteriori approfondimenti investigativi. Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Camorra, confiscati beni per 4milioni di euro a imprenditore legati al clan Zagaria

    I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno confiscato beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro a un imprenditore di Casapesenna risultato affiliato al clan dei Casalesi – fazione Zagaria.PUBBLICITA
    Il provvedimento di confisca, emesso dalla Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e confermato dalla Corte di Cassazione, riguarda un imprenditore già condannato in via definitiva per associazione mafiosa.

    Punti Chiave ArticoloLe indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno accertato che l’imprenditore, in concorso con altri, si aggiudicava appalti pubblici grazie all’intervento del boss Michele Zagaria. In cambio, versava al clan una tangente del 5% sull’importo dei lavori e ulteriori somme a Zagaria e ai suoi familiari.

    Gli accertamenti patrimoniali Gli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla Guardia di Finanza hanno evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e il valore dei beni nella sua disponibilità e del suo nucleo familiare, in un periodo che va dal 1997 al 2015.
    La confisca Questa sproporzione, sintomo di un’illecita accumulazione di ricchezze nel tempo, ha portato alla confisca irrevocabile di: 5 società12 autoveicoli2 natanti9 rapporti finanziari5 immobili7 terreni Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Stadio Caivano: MGROUP ricorre al TAR contro l’esproprio del terreno

    Caivano. La società MGROUP, proprietaria del terreno sul quale dovrebbe sorgere il nuovo stadio comunale di Caivano, ha annunciato il ricorso al TAR contro l’ordinanza di esproprio disposta dal Comune per la realizzazione dei lavori.PUBBLICITA
    Secondo MGROUP, l’acquisizione del terreno da parte del Comune sarebbe avvenuta con “errori” e si baserebbe su una “vicenda giudiziaria che va avanti da 23 anni”.Punti Chiave ArticoloMGROUP contesta inoltre l’affermazione del Comune secondo cui il terreno sarebbe stato confiscato alla camorra, sostenendo che “non risulterebbe tra i beni confiscati alla camorra”.
    Battaglia legale di 23 anni La società evidenzia di essere impegnata “da 23 anni” in una “battaglia legale per dimostrare l’insensatezza e l’insussistenza di un provvedimento amministrativo più volte impugnato fin dall’avvio del procedimento amministrativo”. La società chiede al TAR di “revidere gli atti di acquisizione del terreno da parte del Comune”.L’annuncio del ricorso al TAR è stato dato nel corso di una conferenza stampa organizzata da MGROUP, alla quale hanno partecipato l’amministratore della società, Francesco Moccia, e l’avvocato Sergio Clemente.

    Si attende ora la decisione del TAR sul ricorso presentato da MGROUP. La vicenda potrebbe avere un impatto significativo sul progetto di realizzazione del nuovo stadio comunale di Caivano.
    il commissario Dispenza,terreno per stadio Caivano acquisito dopo abusi edilizi Il coordinatore della Commissione straordinaria che regge il Comune di Caivano, prefetto Filippo Dispenza, precisa in una nota che il terreno sul quale sorgerà lo Stadio Comunale di Caivano “è un bene che è stato acquisito, ai sensi dell’art. 31 del DPR 380/2001, dal Comune di Caivano nei riguardi della Società MGROUP, all’epoca titolare dello stesso, e non del clan Moccia, a seguito di abusi edilizi realizzati da tale Società su tale area”. Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Camorra, sequestrata a Dubai l’isola del narcotrafficante Raffaele Imperiale

    Un’isola artificiale nel golfo di Dubai, chiamata “Taiwan”, è stata sequestrata dalla Procura di Napoli su richiesta del gip Maria Luisa Miranda.PUBBLICITA
    L’isola, che appartiene a un arcipelago artificiale chiamato “The World”, è stata costruita con i soldi del narcotrafficante pentito di camorra Raffaele Imperiale, ora imputato in un processo per narcotraffico a Napoli.

    Punti Chiave ArticoloImperiale aveva raccontato al pm Maurizio De Marco che l’isola era stata costruita con il contributo di un famoso architetto e che il suo valore oscillava tra i 30 e i 50 milioni di dollari. L’isola era intestata a una società immobiliare creata con i capitali di Imperiale e a un imprenditore napoletano che vive al Nord. Il sequestro dell’isola, come ha anticipato Il Mattino, è un passo importante nell’inchiesta contro Imperiale e rappresenta un ulteriore segnale della sua collaborazione con la giustizia. Imperiale, infatti, aveva già consegnato alle autorità italiane i quadri di Van Gogh che erano stati rubati in Olanda.
    L’isola ha un valore tra i 30 e i 50 milioni di dollari
    Ora la Procura di Napoli dovrà attivare le rogatorie internazionali per ottenere il possesso formale dell’isola e per poterla poi confiscare e monetizzare. Il denaro ricavato dalla vendita dell’isola potrebbe essere utilizzato per risarcire le vittime dei reati commessi da Imperiale. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Faida di Scampia: arrestato il boss Raffaele Amato

    Napoli. Faida di Scampia: Carabinieri e DDA chiudono il cerchio su cold case, arrestato il boss Raffaele Amato.PUBBLICITA
    L’importante operazione congiunta tra Carabinieri e Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha portato all’arresto del boss al vertice del clan camorristico “Amato-Pagano”, operante nella zona nord di Napoli e in alcuni comuni della provincia.

    Punti Chiave ArticoloIl boss è gravemente indiziato di essere il mandante di due omicidi e un ferimento avvenuti tra il 2007 e il 2008 a Napoli e Arzano Gli agguati 25 settembre 2007: Omicidio pluriaggravato di Salvatore Ferrara e ferimento di Ugo De Lucia e Antonio Caldieri, a Napoli.9 febbraio 2008: Omicidio di Luigi Magnetti e Carmine Fusco, ad Arzano.
    L’operazione è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli su delega della Procura Distrettuale di Napoli. La faida di camorra di Scampia L’operazione rappresenta un importante passo avanti nel fare chiarezza su quegli anni in cui si sono sviluppate le tre faide di camorra tra Secondigliano, Scampia e zone limitrofe prima con la guerra tra Scissionisti degli Amato-Pagano e i Di Lauro e poi il coinvolgimento delle Sette famiglie di Secondigliano, i Girati della Vinella Grassi ed altri gruppi criminali. Guerre che hanno lasciato sul selciato centinaia di morti e marchiato per sempre come zone di camorra quei territori. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli arrestato a Capodichino Gennaro Manetta Maradona: tornava dagli Stati Uniti

    E’ stato per tre giorni irreperibile e quindi latitante Gennaro Manetta, 45 anni negli noto come Genny Maradona, il “Politico” del clan Contini e uomo cardine dell’inchiesta sull’infiltrazione della cosca negli affari gestionali dell’ospedale san Giovanni Bosco.PUBBLICITA
    In mattinata i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, con la collaborazione di agenti della Polaria, hanno catturato Gennaro Manetta, all’aeroporto di Capodichino.

    Punti Chiave ArticoloL’uomo era sfuggito alla cattura durante l’operazione di due giorni fa che ha inferto un duro colpo al clan Contini. Era negli Stati Uniti Manetta era negli Stati Uniti ed è stato bloccato una volta atterrato all’aeroporto di Napoli Capodichino. Con il suo arresto si chiude il cerchio sull’inchiesta.
    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra lite tra paganesi e napoletani: summit armato. Il racconto del pentito

    Il racconto di “o’ minorenn” sullo scontro tra i Fezza-De Vivo e i napoletani per le dosi nascoste a PaganiPUBBLICITA
    Tra novembre e dicembre 2020 si è rischiato uno scontro armato stile far West tra uomini del clan Fezza-De Vivo di Pagani e il gruppo di “napoletani”  dei boss Domenico Galasso di Sant’Antonio Abate e dello stesso Rosario Giugliano.

    Punti Chiave ArticoloLo spargimento di sangue fu evitato grazie all’azione diplomatica di alcuni esponenti dei due clan. Lo racconta l’ex boss pentito Rosaria Giugliano ‘o minorenne e il retroscena è contenuto nelle pagine dell’ordinanza cautelare del Tribunale di Salerno che ieri ha portato in carcere 23 affiliati ai clan di Pagani e Poggiomarino oltre all’imprenditore Stefano Gambardella. Motivo dello scontro: i napoletani avrebbero nascosto un grosso quantitativo di hashish a Pagani senza il permesso del clan locale.
    Il clan Fezza D’Auria Petrosino padroni indiscussi di tutti gi affari illeciti di Pagani con la loro roccaforte nel quartiere della Lamia, che naturalmente non gradirono la cosa ,organizzarono un incontro chiarificatore con i “napoletani”. Ma temendo un agguato si preparano al summit tutti armati di pistole. Durante il summit, Giuseppe D’Auria consegna pistole ai membri del clan per “proteggersi”. L’uomo di Nocera che aveva aiutato i napoletani venne punito con il sequestro, le percosse e l’estorsione. L’incontro tra le due fazioni si concluse senza un accordo, ma il nocerino venne comunque estorto per 50.000 euro una tantum e 5.000euro al mese.  Il summit armato nel centro storico di Pagani Il summit si tenne nel cuore del centro storico di Pagani, in via Amendola, zona considerata la base logistica del clan. Alle pistole distribuite da D’Auria si aggiungono un calibro 38 e una 9,21 trovate durante le indagini. Le accuse contro il nocerino sono confermate da una conversazione ambientale in cui un uomo non identificato racconta a Francesco Fezza dell’ispezione dei napoletani nei garage di Pagani. Rosario Giugliano, “o’ minorenn”, ha confermato nelle sue dichiarazioni il sequestro, le percosse e l’estorsione subiti dal nocerino. Leggi AncheSiamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO

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    Castel Volturno, assolti ex sindaco Scalzone ed ex vice Marcello

    L’ex sindaco di Castel Volturno, Antonio Scalzone, e l’ex vicesindaco Lorenzo Marcello, sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno in camorra perché il fatto non sussiste.PUBBLICITA
    È questa la sentenza della seconda sezione, collegio C, del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha condannato il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo a un anno e sei mesi, in continuazione su una precedente condanna, e Davide Granato a 3 anni e 3 mesi di reclusione.

    Punti Chiave ArticoloTutti gli altri imputati sono stati prosciolti per reati satellite per intervenuta prescrizione. Il pubblico ministero della Dda di Napoli, Maurizio Giordano, aveva chiesto la condanna solo per Marcello a 7 anni di carcere. Secondo la Dda di Napoli, il clan dei Casalesi avrebbe condizionato gli atti del Comune di Castel Volturno in relazione alla realizzazione del Centro Commerciale Giolì e altre opere pubbliche.
     Sotto accusa era finita il centro commerciale Gioli Ma il tribunale ha ritenuto insussistenti le infiltrazioni, così come per un’altra costola del processo in cui era stato assolto per concorso esterno e corruzione un altro ex sindaco di Castel Volturno, l’ex magistrato Francesco Nuzzo. Leggi AncheEsperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana. LEGGI TUTTO

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    Camorra, imprenditori pagavano 5mila euro al mese di pizzo al clan di Rosario Giugliano

    Smantellato un clan camorristico nel salernitano: 22 arresti e un agli arresti domiciliariPUBBLICITA

    Un duro colpo alla camorra salernitana. Un’operazione congiunta della Squadra Mobile di Salerno e del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Nocera Inferiore ha portato all’arresto di 22 persone e all’emissione di una misura cautelare degli arresti domiciliari per un altro individuo, tutti accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, estorsioni, rapine, ricettazione e detenzione e porto illegali di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

    Le indagini. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Salerno, rappresenta lo sviluppo investigativo di un’inchiesta già in corso nell’agro nocerino-sarnese, che aveva già portato all’arresto di diversi esponenti dei clan camorristici Fezza-De Vivo e Giugliano nel dicembre 2022.
    Le nuove indagini, corroborate anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno permesso di ricostruire il modus operandi del clan e di delineare un quadro completo delle sue attività illecite.

    Le attività del clan. Il gruppo criminale era principalmente impegnato nello spaccio di stupefacenti, controllando il territorio anche attraverso estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti.
    Le indagini hanno inoltre portato alla luce la connivenza di alcuni imprenditori compiacenti, che fungevano da collettore delle estorsioni ai danni di altri imprenditori concorrenti, costretti a pagare al clan fino a 5mila euro al mese. Agli indagati vengono contestati otto episodi di estorsione, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
    Le armi. Il clan disponeva anche di un arsenale di armi: durante l’operazione sono stati sequestrati due fucili, tre pistole e numerose munizioni di vario calibro.
    Le condanne. Per i fatti oggetto dell’ordinanza di dicembre 2022, il Gup di Salerno ha recentemente emesso sentenza di condanna nei confronti di alcuni degli imputati.
    L’impegno contro la camorra. L’operazione di oggi rappresenta un importante passo avanti nella lotta alla camorra nel salernitano. Le forze dell’ordine continueranno a lavorare per sgominare i clan e ripristinare la legalità sul territorio.
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    Blitz anti camorra nell’Agro Nocerino: 23 arresti

    Un blitz anticamorra ha spazzato via all’alba di oggi i clan che avevano la gestione delle piazze di spaccio nei comuni dell’Agro Nocerino Sarnese.PUBBLICITA

    Infatti i carabinieri del Comando provinciale di Salerno e gli agenti della squadra mobile di Salerno stanno eseguendo una ordinanza applicativa di misure cautelari personali emesse dal gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di 23 persone.

    Tutte indagate nell’area nord dell’Agro Nocerino per associazione per delinquere di stampo camorristico, spaccio di stupefacenti, estorsioni, rapine e detenzioni illegale di armi e munizioni.
    L’indagine della Procura ha accertato un vasto traffico di droga che veniva finanziato con la commissione di rapine ed estorsioni a commercianti e imprenditori della zona.

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