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    LA DENUNCIA Zaia ricorda l’ultima eruzione del Vesuvio sui social: nei commenti del post odio e commenti razzisti

    I social sono diventati teatro di una polemica dopo un post del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ricordava l’anniversario dell’ultima eruzione del Vesuvio. Tuttavia, ciò che avrebbe dovuto essere un semplice omaggio alla storia geologica dell’Italia, si è trasformato in una controversia carica di tensione e razzismo.
    La foto e la didascalia proposte dal presidente della regione hanno attirato una serie di commenti, carichi di odio e macabra ironia, di evidente stampo razzista e discriminatorio da parte di diversi utenti. Tra i commenti più controversi si leggono frasi come “Vogliamo il bis” o “Facciamo il tifo per lui”, accompagnate dall’emoji di un vulcano in eruzione.
    In risposta, diversi cittadini si sono rivolti al deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, chiedendo di fare chiarezza sull’accaduto. “Sul profilo di Zaia non ci sono post riguardanti Napoli, la Campania o il Sud in generale. Poi, ecco che spunta fuori la ricorrenza dell’eruzione del Vesuvio, un post che sembra essere stato fatto apposta per provocare risse mediatiche e commenti razzisti verso i meridionali”, ha dichiarato Borrelli. LEGGI TUTTO

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    Napoli, busto Mussolini al Cardarelli. Borrelli (Avs): “E’ lì dal 2019”

    Sulla vicenda del busto di Mussolini ritrovato in una stanza del reparto di Chirurgia 3 dell’ospedale napoletano Cardarelli il deputato di Avs Francesco Borrelli tira fuori nuove testimonianze.
    Intanto è partita l’inchiesta interna dell’ospedale. Su mandato della direzione generale, gli addetti del Servizio Ispettivo Amministrativo si sono recati nei locali in questione, senza trovare il materiale fotografato ieri (oltre il busto anche un calendario del 2021 con in copertina Mussolini e il motto fascista ‘memento audere semper’) e rimosso in giornata, a quanto riferito dalla direzione del reparto.
    Il Servizio Ispettivo dell’azienda “sta procedendo ad acquisire elementi probatori e dichiarazioni del personale del reparto per accertare chi avesse collocato gli oggetti all’interno della stanza, se la stanza fosse destinata al solo personale o anche ai pazienti, da quanto tempo il materiale era presente nella stanza”, si apprende dalla direzione del Cardarelli.
    La relazione degli ispettori sarà ultimata nei prossimi giorni e verrà inoltrata dalla direzione all’ufficio provvedimenti disciplinari e all’ufficio legale aziendale per valutare se siano state commesse violazioni alle norme e al codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Il primario del reparto, Carmine Antropoli, assente per ferie, ha spiegato ieri che il busto sarebbe stato momentaneamente collocato in quella stanza da un medico, in attesa di portarlo a casa a fine turno.
    “Il chirurgo e primario del reparto di Chirurgia 3 del Cardarelli di Napoli – si legge in una nota – dopo essere finito nella bufera per il busto di Mussolini ha provato a giustificarsi dicendo che a collocare lì la scultura sarebbe stato un suo collega in attesa di portarlo a casa dopo averlo ricevuto da un amico arrivato in ospedale. Si sarebbe, quindi, trattato di una questione temporanea”.
    Ma alcuni testimoni che si sono rivolti a Borrelli “raccontano che le foto del busto del duce circolano sui social e sui gruppi whatsapp già dal 2019”.
    “Dichiarazioni contrastanti. Qualcuno mente – la conclusione cui arriva Borrelli -. A questo punto bisogna capire la verità. Abbiamo chiesto alla direzione di verificare se quel busto sia li dal 2019. In tal caso dovranno essere presi dei provvedimenti. Che mai si consenta l’apologia del fascismo in strutture pubbliche”. LEGGI TUTTO

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    Borrelli porta il caso Pellini in Parlmento

    Il deputato dell’alleanza Verdi- Sinistra Francesco Emilio Borrelli ha portato in Parlamento il caso dei fratelli Pellini, condannati per gravissimi reati ambientali, dopo che è stata rinviata l’udienza in Corte di Cassazione che doveva decidere sul ricorso presentato dagli avvocati dei tre fratelli concernente la confisca del loro patrimonio, per un valore di oltre 200 milioni di euro.
    “Il Tribunale ha emesso la sentenza per il sequestro dei beni con grave ritardo ed ora la Cassazione deve decidere il da farsi. Io chiedo che il Governo intervenga in qualsiasi modo affinché sia resa impossibile la restituzione ai Pellini del patrimonio confiscato di 200 milioni di euro che deve essere utilizzato per risarcire le vittime e bonificare i territori inquinati.
    Soldi guadagnati facendo ammalare e morire la gente e devastando l’ambiente. Se riottenessero i soldi sarebbe un segnale devastante per il paese e per la lotta ai crimini ambientali”, questo l’intervento di Borrelli in aula che è anche il vice presidente della commissione ecomafie. LEGGI TUTTO