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    In Italia 43 suicidi in carcere da inizio anno: 16 erano in attesa di giudizio

    Numeri allarmanti: 43 detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane dall’inizio del 2024, 16 dei quali erano in attesa di giudizio.PUBBLICITA
    Un dato inaccettabile che ha spinto esponenti politici e sindacati a lanciare un grido d’allarme e a chiedere al governo un intervento immediato.

    Punti Chiave ArticoloTra le cause principali delle tragedie, la mancanza di misure adeguate per il sostegno psicologico dei detenuti, l’uso eccessivo della custodia cautelare in carcere e le carenze strutturali degli istituti penitenziari. Amnistia e indulto tra le proposte Tra le soluzioni proposte, l’indulto, l’amnistia, la depenalizzazione di alcuni reati e un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione carceraria.

    I sindacati del corpo di polizia penitenziaria denunciano le condizioni di lavoro degli agenti, spesso costretti ad affrontare situazioni di grande tensione con mezzi insufficienti, e chiedono un potenziamento del personale e delle risorse. L’opposizione attacca il governo per la sua inerzia di fronte all’emergenza carceraria, definendolo “irresponsabilmente latitante”. Si chiede al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di ritirare il ddl Sicurezza, visto come un passo nella direzione opposta a quella necessaria. Tra le storie dei detenuti suicidi, quella di un uomo di 74 anni a Teramo, malato da tempo e in attesa di una misura alternativa che non è mai arrivata. “È stato ammazzato dallo Stato italiano”, denuncia la sua avvocata. La situazione nelle carceri italiane è insostenibile e richiede un’azione concreta da parte del governo. Le misure annunciate finora non sembrano sufficienti a fermare questa emorragia di vite umane. Serve un cambio di rotta che punti al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti, alla tutela dei diritti umani e alla riabilitazione sociale. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Sabato a Napoli manifestazione contro i suicidi in carcere

    Sabato 16 marzo il Centro di Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli, insieme alle associazioni Liberi di Volare onlus e Sbarre di Zucchero, organizza un presidio con corteo presso la Casa Circondariale di Napoli “Giuseppe Salvia” a Poggioreale.L’obiettivo è quello di dire basta ai suicidi in carcere, un fenomeno che coinvolge sia i detenuti che gli agenti penitenziari, a dimostrazione di una vita carceraria colma di frustrazione per tutti.
    L’iniziativa Sabato 16 marzo, ore 10:30 in Piazza Cenni, con corteo fino all’ingresso principale del carcere di Poggioreale.Interverranno Padre Alex Zanotelli, movimento No Prison; Don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria; Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Regione Campania, Monica Bizaj, presidente dell’associazione Sbarre di Zucchero e Valentina Ilardi, dell’associazione Liberi di Volare onlus.
    La manifestazione vuole scuotere le coscienze e richiamare l’attenzione sul problema del carcere, con la sua violenza e le sue morti, che è un problema di tutti. Si denuncia la “violenza di una istituzione ‘di potere’, che troppo spesso pensando alla pena da fare espiare dimentica l’umano da salvare”.
    Obiettivi: Ribadire la necessità di misure concrete contro i suicidi in carcere; Ridurre il sovraffollamento; Trovare soluzioni per i detenuti con disagio psichiatrico e/o tossicodipendenza; Migliorare le condizioni di lavoro degli operatori penitenziari;Riportare l’art. 27 della Costituzione al centro della detenzione in carcere
    Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle ore 16:30, l’associazione Liberi di Volare onlus organizza un convegno sulle drammatiche condizioni delle carceri presso la sua sede in via Buonomo 39 a Napoli.
    Interverranno: Don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria di Napoli, Ciro Corona, fondatore di (R)esistenza anticamorra, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la regione Campania, Don Tonino Palmese, garante dei detenuti di Napoli, Stefano Vecchio, presidente del Forum Droghe, Previste le testimonianze degli ospiti della casa di accoglienza della Pastorale Carceraria.
    Un appello alla mobilitazione:
    La manifestazione e il convegno sono un appello alla mobilitazione di tutti i cittadini per chiedere una giustizia più umana e rispettosa dei diritti di tutti. LEGGI TUTTO

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    15 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno: “Una strage di Stato”

    La drammatica sequenza di suicidi in carcere continua: 15 detenuti si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, uno ogni 48 ore. L’ultimo caso è avvenuto nel carcere di Carinola, dove un detenuto disabile di 58 anni si è impiccato.La situazione nelle carceri italiane è drammatica. Il sovraffollamento, le carenze di personale e le inadeguate condizioni di vita sono fattori che contribuiscono al disagio e alla sofferenza dei detenuti, portando in alcuni casi al suicidio. È necessario un intervento urgente da parte del Governo per porre fine a questa “strage di Stato”.
    Gli ultimi due casi sono avvenuti il primo nel carcere veronese di Montorio – dove in tre mesi cinque detenuti si sono uccisi – e si tratta di una morte annunciata in quanto il detenuto ucraino che si è impiccato si era già reciso la gola a gennaio e soffriva a livello psichiatrico.
    E’ lo stesso carcere dove è detenuto Filippo Turetta, il giovane assassino della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin.
    Non si può continuare a ignorare la sofferenza e la disperazione di chi si trova ai margini della società.
    I dati:
    189 istituti possono ospitare 51.179 detenuti.In realtà i detenuti sono 60.166.Il sovraffollamento detentivo sfiora il 130 per cento.Mancano 18mila operatori nella Polizia penitenziaria.
    Le proposte:
    Maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione.Interventi sulla carcerazione preventiva.Assunzioni di nuovo personale.Miglioramento delle condizioni di vita in carcere.
    Le parole dei sindacati:
    “Nostro malgrado la carneficina nelle carceri del Paese continua, così come proseguono il malaffare, le risse, le aggressioni alla Polizia penitenziaria, il degrado e molto altro ancora”, commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, ricordando che “anche un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria due settimane fa si è tolto la vita”.
    Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), si dice “costernato e affranto: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”.
    “È un massacro, pochi uomini e male organizzati. Nonostante le promesse della politica il sistema è da rinnovare integralmente, a partire dai vertici, pena danni irreparabili non solo per l’utenza e per il personale che opera nelle carceri ma anche per la collettività nazionale”, sottolinea il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci.
    “La tendenza drammatica dei suicidi in carcere è sorprendente soprattutto per la politica che è indifferente e vive in silenzio. Il tasso di suicidi in carcere è 20 volte superiore ai suicidi delle persone libere. Occorrono risposte concrete qui e ora, prima che ci sia l’irreparabile”, commenta Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale e portavoce nazionale della Conferenza dei garanti locali dei detenuti.
    Per Aldo Di Giacomo, vice segretario generale Osapp: “Di fronte ad un trend che non sembra arrestarsi e che potrebbe far superare a fine 2024 il più tragico bilancio di suicidi, quello del 2022 con 84 vittime, è necessario correre ai ripari per mettere fine alla “strage di Stato” ed assolvere alla prima funzione dello Stato di legalità che le deriva dall’avere in custodia vite umane.
    Perciò le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio sono ancor più inaccettabili. Altro che “questione irrisolvibile” e “malattia da accertare” come dice il Ministro. Con Carinola c’è la conferma che i suicidi in carcere sono un problema che riguarda tutte le fasce di età, dai giovanissimi agli over 60, con quelli più frequenti tra gli under 40, con un numero elevato di persone con problemi psichici e di tossicodipendenza ed evidenziano in modo più forte le gravi problematiche prima fra tutte il sovraffollamento”.
    Secondo i dati del ministero della Giustizia (aggiornati al 31 dicembre 2023) i 189 istituti possono ospitare 51.179 detenuti. In realtà i detenuti sono 60.166. Tutti gli istituti (a eccezione di quelli in Trentino) sono sovraffollati con 18.894 stranieri. Il sovraffollamento detentivo sfiora il 130 per cento, mentre registriamo carenze organiche di 18mila operatori in meno nella sola Polizia penitenziaria. LEGGI TUTTO

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    Un altro detenuto morto, 13 suicidi in carcere da inizio 2024

    Fin dall’inizio dell’anno, sono 13 i detenuti che hanno compiuto suicidio nelle carceri italiane. L’ultimo caso è stato scoperto senza vita lunedì mattina nell’istituto penitenziario di Imperia. Tutte le vittime hanno perso la vita per impiccamento, tranne un uomo di 65 anni detenuto a Rieti, che è deceduto a causa delle conseguenze di uno sciopero della fame.
    La casa circondariale Giuseppe Salvia di Napoli Poggioreale guida la lista delle carceri che hanno registrato il maggior numero di suicidi a pochi giorni dalla fine del primo mese dell’anno, con tre detenuti che si sono tolti la vita, tra cui Andrea Napolitano, condannato all’ergastolo per il femminicidio della sua compagna, Ylenia Lombardo, avvenuto nel 2021.
    Altre carceri in cui si sono verificati decessi includono Ancona Monteacuto, Padova, Rieti, Cuneo, Agrigento, Verona, Terano e Rossano Calabro, in provincia di Cosenza.
    Il suicidio di un 23enne nel carcere di Ancona Montacuto il 5 gennaio, proveniente dall’istituto di pena di Fermo, è avvenuto mentre si trovava in cella di isolamento. La madre del giovane, Matteo Concetti, ha denunciato la morte ai carabinieri, e l’autopsia ha confermato il decesso per ‘asfissia meccanica violenta’. Il giovane era sotto terapia farmacologica per disturbi psichici.
    L’ultimo suicidio registrato a Imperia coinvolge un italiano di 66 anni, originario di Villalba ma residente in Liguria, in attesa del primo giudizio per il tentato femminicidio della moglie. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, ha dichiarato che i soccorsi della Polizia penitenziaria sono stati inutili e ha sottolineato il preoccupante aumento dei casi di autosoppressione, evidenziando che, nel mese corrente, il numero di suicidi è quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. LEGGI TUTTO

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    29 morti, di cui 11 suicidi nelle carceri italiane da inizio 2024

    Napoli. Il bilancio dei decessi nelle carceri italiane nei primi 25 giorni del 2024 è drammatico: 29 morti, di cui 11 suicidi.L’ultimo caso è quello di un detenuto di 37 anni, trovato senza vita nella sua cella al carcere di San Macuto, in provincia di Ancona. L’uomo, di origini tunisine, era in carcere da circa un anno per spaccio. La causa della morte è ancora da accertare, ma si ipotizza un malore.
    Solo ieri, invece, si è consumato l’ultimo suicidio a Rossano (Cosenza), dove un detenuto di 35 anni di origini egiziane si è impiccato usando probabilmente delle lenzuola come cappio.
    Le due morti nelle ultime 24 ore arrivano nel giorno in cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto assoluto per un detenuto di essere ammesso a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia.
    La sentenza è stata accolta con soddisfazione da associazioni e attivisti che si occupano dei diritti dei detenuti. “La Corte Costituzionale ha finalmente riconosciuto il diritto all’affettività in carcere”, hanno esultato gli avvocati di Cammino. “Non si sollevino ora dubbi, non si trovino alibi organizzativi o pretesti della serie: come facciamo, non ci sono le strutture, non abbiamo gli spazi e il personale”, hanno chiesto invece i dirigenti di Nessuno tocchi Caino.
    Critico invece il sindacato Uilpa, secondo cui la pronuncia “che apre ai colloqui affettivi, anche intimi, in carcere pone una serie di ulteriori problematiche logistiche, gestionali e operative alle gravissime esistenti ed è destinata ad aumentare considerevolmente il già insostenibile carico di lavoro per gli operatori, peraltro decimati negli organici con 18mila unità mancanti al solo Corpo di polizia penitenziaria”.
    Nelle stesse ore della sentenza della Corte, intanto, alcuni manifesti che richiamano i necrologi sono apparsi a Napoli con l’obiettivo di “denunciare ciò che succede nel carcere di Poggioreale”, dove dall’inizio del 2024 si sono verificati 3 suicidi. L’azione è stata rivendicata dagli attivisti del centro sociale Ex Opg-Je so’ pazzo.
    “Siamo solo al 26 di gennaio e sono già 11 i detenuti suicidatisi dall’inizio dell’anno. Ieri è successo a Rossano, l’altro ieri a Teramo e il giorno prima a Verona. Ormai non passa giorno che non sia funesto nelle carceri, in quella che è una vera e propria carneficina, mentre si aspetta solo di sapere dove sarà la prossima morte autoinflitta nella sostanziale indifferenza della politica maggioritaria” ha denunciato in una nota il segretario generale della Uilpa, Gennario De Fazio.
    “Nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti nelle carceri italiane di cui ben 11 per suicidio. Si tratta di numeri che proiettati nella società libera farebbero accapponare la pelle e urlare all’allarme, come se in una cittadina di 60mila abitanti si togliessero la vita 11 persone, una dopo l’altra, in sequenza. Una ecatombe drammatica – è l’allarme dell’associazione Antigone -, rispetto alla quale deve esservi l’obbligo morale e politico di intervenire”.
    Le associazioni e gli attivisti chiedono interventi urgenti
    Le associazioni e gli attivisti che si occupano dei diritti dei detenuti chiedono interventi urgenti per affrontare il drammatico problema dei suicidi nelle carceri italiane.
    “È necessario intervenire subito per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e prevenire questi tragici eventi”, ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Le carceri italiane sono sovraffollate, degradate e prive di servizi adeguati. I detenuti sono spesso vittime di violenze e vessazioni da parte del personale. In queste condizioni è facile che si perda la speranza e si arrivi al suicidio”. LEGGI TUTTO