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    Rapina di Casoria: l’ex pugile Di Napoli ha fornito l’identikit dei banditi

    Entrambi venivano feriti ma mentre Napoli veniva colpito al braccio, ad avere la peggio è statoPUBBLICITA E’ ancora in pericolo di vita Raffaele Scotti, il 62enne dipendente della comunità di recupero San Pio di Nola ferito ieri sera a colpi di pistola mentre era in compagnia  dell’ex pugile romano Kevin Di Napoli, ospite della comunità, e al quale i banditi volevano rubare il prezioso Rolex che portava al polso. Punti Chiave ArticoloI due era di ritorno da Napoli dove Kevin Di Napoli ex pugile professionista con un passato burrascoso, si era allenato.Il 62enne è stato portato al Cardarelli con una lacerazione al polmone, aorta, milza e fegato, dichiarato in pericolo di vita in quanto anche cardiopatico. E’ stato operato nella notte e i medici non hanno sciolto la prognosi. Il quadro clinico è molto complicato.Sulla mancata rapina finita nel sangue ci sono le indagini da parte dei carabinieri di Casoria e del Nucleo Investigativo di Castello Di Cisterna impegnati a ricostruire l’esatta dinamica della vicendaL’assalto è avvenuto verso le 19:30 di ieri sera alla frazione di Arpino, lungo la Circonvallazione Esterna di Casoria. I banditi in sella a uno scooter hanno affiancato la Lancia Y con i due a bordo. Avevano notato il prezioso orologio Rolex che Kevin Di Napoli aveva al polso e avrebbero tentato di rapinarlo, sparando a lui e all’uomo che l’accompagnava. L’ex pugile Di Napoli ha fornito l’identikit dei banditiDi Napoli è stato colpito al polso mentre Scotti ha avuto la peggio. L’ex pugile è stato a lungo interrogato dai carabinieri ai quali è riuscito a fare un identikit sommario dei due banditi, descrivendo abbigliamento, modello e marca di moto, timbro di voce e altri particolari utili alle indagini visto che nella zona non ci sono telecamere.Ci sono solo quelle dello svincolo della Tangenziale nelle vicinanza, anche se non è detto che i banditi siano transitati proprio in quella direzione.Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Napoli, sequestrati al boss Pecorelli 42 preziosi Rolex

    Sono 42 gli orologi di lusso, in prevalenza Rolex, che Oscar Pecorelli, classe 1979, e la moglie Mariangela Carrozza, 43 anni, avrebbero utilizzato con l’intento di riciclare i proventi delle loro attività illecite. La circostanza emerge dalle indagini che oggi hanno portato Polizia e Carabinieri all’esecuzione di 19 misure cautelari e al sequestro d’urgenza di beni per 8 milioni di euro da parte dei finanzieri, a due gruppi criminali riconducibili al clan di camorra Lo Russo sgominati a Napoli.PUBBLICITA

    Tra questi orologi, che venivano poi messi in vendita anche on-line attarverso siti specializzati, figurano Rolex Yacht Master in oro rosa, da 22mila euro, Rolex Daytona in acciaio e oro e anche un Rolex Daytona in oro bianco e brillantini. Le attività riconducibili a Pecorelli, detto “o’ malomm”, sono molteplici: innanzitutto con le aziende intestate a prestanome evadeva l’Iva per decine di milioni di euro.

    Poi c’era l’usura con tassi d’interesse che sfioravano il 30 per cento. Servendosi di un esperto informatico e utilizzando un conto corrente intestato a Mariangela Carrozza, è poi emerso, attraverso 4 bonifici per complessivi 43.500 euro trasformati in moneta virtuale, è stato acquistato a Dubai da un loro delegato un Rolex Chronograph in ceramica successivamente messo in vendita su un sito spec a 57mila euro.
    Il 45enne Oscar Pecorelli era un punto di riferimento del clan Lo Russo malgrado fosse da anni in carcere. Grazie a un cellulare ‘segreto’ impartiva direttive e ordini dal carcere di Milano Opera, come testimoniano le conversazioni intercettate dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza, fino al aprile 2023, e dai carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri nell’anno in corso. Ai summit, organizzati a casa dalla moglie attraverso WhatsApp e Skype (successivamente anche con Teams, Google Duo, Webex e altre applicazioni) avrebbero preso parte le varie anime dei clan.

    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Individuato il “finto cuoco” napoletano che truffava le gioiellerie del Nord Italia

    Due pregiudicati di Napoli sono stati individuati dalla Squadra Mobile della Questura di Padova. Si tratta di un 61enne e di un 68enne, entrambi già noti alle forze dell’ordine. I due uomini sono accusati di aver truffato un gioielliere di Padova a ottobre scorso, sottraendogli due Rolex del valore di 12.000 euro.
    Il truffatore principale si era presentato nella gioielleria come cameriere di un ristorante della zona, indossando un grembiule da maître. Aveva mostrato interesse per un orologio da donna in vetrina e, di fronte al rifiuto del gioielliere di accettare i suoi preziosi in cambio, aveva proposto di lasciare una busta contenente denaro e un bracciale a titolo di pegno.
    In realtà, la busta era stata sostituita con una identica ma contenente solo banconote false. Il gioielliere, non accorgendosi dello scambio, aveva consegnato gli orologi al truffatore. Solo dopo averlo visto salire su un’auto che si allontanava a grande velocità, si era reso conto di essere stato vittima di una truffa.
    L’indagine della Squadra Mobile ha portato all’identificazione del truffatore, soprannominato il “cuoco” per la sua abitudine di indossare divise da ristorazione durante i suoi crimini. L’uomo aveva già messo a segno o tentato di mettere a segno truffe simili a Milano, Bologna, Rimini e Mestre.
     Il finto cuoco aveva messo a segno analoghe truffe anche a Milano, Bologna, Rimini e Mestre
    Insieme al “cuoco”, è stato individuato anche il suo complice, l’uomo che lo ha atteso e recuperato con la propria auto. I due uomini sono stati denunciati all’autorità giudiziaria.egno una busta solo all’apparenza contenente i preziosi e denaro.
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    Napoli, i rapina Rolex in trasferta “traditi” dal Dna su una mascherina

    Aveva trascorso tranquillamente in famiglia la festa dell’Immacolata nella sua casa ai Quartieri Spagnoli ma all’alba seguente è stato svegliato dalla polizia che lo ha portato in carcere dove trascorrerà le prossime festività natalizie e di sicuro qualche anno in più.Salvatore Dipino, 41 anni era l’unico della banda di trasferisti di Napoli, con base Quartieri Spagnoli, ancora libero. Gli altri due Giuseppe Pica di 50 anni e Mariano Conte, di 40 anni, sono ritenuti responsabili di quattordici rapine, di cui dodici riuscite, di Patek Philippe, Hublot e Rolex. Agli altri due l’ordinanza cautelare è stata notificata in carcere, al primo e agli arresti domiciliari per il secondo.

    Le indagini sono state condotte dalla quinta sezione della Squadra mobile di Milano, diretta da Marco Cali’ e guidata da Francesco Federico. Gli investigatori sono risaliti ai tre rapinatori grazie a due elementi: una mascherina usata durante una delle rapine, da cui è stato estratto il Dna; l’abbandono di uno scooter nei pressi di un comando dei carabinieri.
    Le indagini hanno permesso di ricostruire il modus operandi della banda, che si spostava a Milano da Napoli per rapinare persone facoltose. I rapinatori, una volta individuata la “preda”, l’avvicinavano e sotto minaccia di una pistola semi-automatica, si facevano consegnare i preziosi orologi.
    Il 41enne, Mariano Conte, è stato in particolare inquadrato da una telecamera del comando interregionale dei carabinieri di via Marcora, a Milano, mentre scappava dopo un’aggressione in viale Montesanto.
    I dettagli delle indagini
    Le indagini della polizia di Milano sono iniziate a settembre 2020, quando sono state registrate le prime rapine di orologi di lusso. Gli investigatori hanno subito individuato una serie di elementi comuni alle rapine, come l’uso di scooter e la presenza di una pistola semi-automatica.
    Grazie alle telecamere di sorveglianza, gli investigatori sono riusciti a individuare i tre rapinatori e a raccogliere prove a loro carico.In particolare, la mascherina usata durante una delle rapine ha permesso di estrarre il Dna di uno dei rapinatori, che è stato poi identificato come Giuseppe Pica.
    L’abbandono di uno scooter nei pressi di un comando dei carabinieri ha invece permesso di identificare il 41enne Mariano Conte.Le indagini hanno poi permesso di ricostruire il modus operandi della banda, che si spostava a Milano da Napoli per rapinare persone facoltose.
    I rapinatori, una volta individuata la “preda”, l’avvicinavano e sotto minaccia di una pistola semi-automatica, si facevano consegnare i preziosi orologi. L’attività investigativa della polizia di Milano ha portato all’arresto di tre pericolosi rapinatori e ha messo un freno a una serie di colpi che avevano messo in allarme la città.
    @rirpoduzione riservata
    (nella foto un frame di una delle rapine violente a Milano e nel riquadro Salvatore Dipino e Giuseppe Pica) LEGGI TUTTO