More stories

  • in

    IL DATO Quasi 500 i detenuti minori e giovani adulti in Italia, mai così tanti dal 2012

    Il numero complessivo di giovani detenuti nei 17 istituti penali per minorenni presenti nel Paese ammonta a 496, tra cui 13 donne (pari al 2,6% del totale) e 254 stranieri (51,2%), superando così la soglia del 50%. Il Beccaria di Milano registra la maggiore affluenza con 69 detenuti, mentre i centri di Quartucciu in Sardegna e Pontremoli in Toscana, unico Istituto Penale Minorile interamente femminile d’Italia, ospitano rispettivamente 8 ragazzi e 8 ragazze. Napoli e Roma accolgono le altre 5 ragazze.I dati emergono dal settimo rapporto di Antigone sulla giustizia minorile, presentato a Roma, basato su informazioni aggiornate al 15 gennaio scorso. Per il secondo anno consecutivo, si registra un aumento delle presenze medie giornaliere, con una crescita del 2022 attribuita principalmente al recupero dalla diminuzione causata dalla pandemia. Nel corso del 2023, le presenze aumentano ulteriormente, arrivando a gennaio 2024 a sfiorare le 500 presenze.
    Dei detenuti, 156 risultano condannati in via definitiva, mentre 340 sono in misura cautelare, segnando un incremento rispetto all’anno precedente. La presenza maggiore negli Istituti Penali per Minorenni coinvolge principalmente giovani tra i 16 e i 17 anni, rappresentando il 50,1%. Gli stranieri rappresentano il 51,2% del totale, con una prevalenza di giovani provenienti da Tunisia, Marocco ed Egitto tra i maschi, e dalla Bosnia-Erzegovina, Serbia e Croazia tra le femmine.
    Gli stranieri risultano in media più giovani degli italiani, con il 64,2% minorenni rispetto al 50,8%. Sono più frequentemente in custodia cautelare (75,6% contro 61,2% degli italiani) e generalmente coinvolti in reati meno gravi, come il 63,9% detenuto per reati contro il patrimonio rispetto al 47,2% degli italiani. LEGGI TUTTO

  • in

    15 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno: “Una strage di Stato”

    La drammatica sequenza di suicidi in carcere continua: 15 detenuti si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, uno ogni 48 ore. L’ultimo caso è avvenuto nel carcere di Carinola, dove un detenuto disabile di 58 anni si è impiccato.La situazione nelle carceri italiane è drammatica. Il sovraffollamento, le carenze di personale e le inadeguate condizioni di vita sono fattori che contribuiscono al disagio e alla sofferenza dei detenuti, portando in alcuni casi al suicidio. È necessario un intervento urgente da parte del Governo per porre fine a questa “strage di Stato”.
    Gli ultimi due casi sono avvenuti il primo nel carcere veronese di Montorio – dove in tre mesi cinque detenuti si sono uccisi – e si tratta di una morte annunciata in quanto il detenuto ucraino che si è impiccato si era già reciso la gola a gennaio e soffriva a livello psichiatrico.
    E’ lo stesso carcere dove è detenuto Filippo Turetta, il giovane assassino della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin.
    Non si può continuare a ignorare la sofferenza e la disperazione di chi si trova ai margini della società.
    I dati:
    189 istituti possono ospitare 51.179 detenuti.In realtà i detenuti sono 60.166.Il sovraffollamento detentivo sfiora il 130 per cento.Mancano 18mila operatori nella Polizia penitenziaria.
    Le proposte:
    Maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione.Interventi sulla carcerazione preventiva.Assunzioni di nuovo personale.Miglioramento delle condizioni di vita in carcere.
    Le parole dei sindacati:
    “Nostro malgrado la carneficina nelle carceri del Paese continua, così come proseguono il malaffare, le risse, le aggressioni alla Polizia penitenziaria, il degrado e molto altro ancora”, commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, ricordando che “anche un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria due settimane fa si è tolto la vita”.
    Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), si dice “costernato e affranto: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”.
    “È un massacro, pochi uomini e male organizzati. Nonostante le promesse della politica il sistema è da rinnovare integralmente, a partire dai vertici, pena danni irreparabili non solo per l’utenza e per il personale che opera nelle carceri ma anche per la collettività nazionale”, sottolinea il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci.
    “La tendenza drammatica dei suicidi in carcere è sorprendente soprattutto per la politica che è indifferente e vive in silenzio. Il tasso di suicidi in carcere è 20 volte superiore ai suicidi delle persone libere. Occorrono risposte concrete qui e ora, prima che ci sia l’irreparabile”, commenta Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale e portavoce nazionale della Conferenza dei garanti locali dei detenuti.
    Per Aldo Di Giacomo, vice segretario generale Osapp: “Di fronte ad un trend che non sembra arrestarsi e che potrebbe far superare a fine 2024 il più tragico bilancio di suicidi, quello del 2022 con 84 vittime, è necessario correre ai ripari per mettere fine alla “strage di Stato” ed assolvere alla prima funzione dello Stato di legalità che le deriva dall’avere in custodia vite umane.
    Perciò le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio sono ancor più inaccettabili. Altro che “questione irrisolvibile” e “malattia da accertare” come dice il Ministro. Con Carinola c’è la conferma che i suicidi in carcere sono un problema che riguarda tutte le fasce di età, dai giovanissimi agli over 60, con quelli più frequenti tra gli under 40, con un numero elevato di persone con problemi psichici e di tossicodipendenza ed evidenziano in modo più forte le gravi problematiche prima fra tutte il sovraffollamento”.
    Secondo i dati del ministero della Giustizia (aggiornati al 31 dicembre 2023) i 189 istituti possono ospitare 51.179 detenuti. In realtà i detenuti sono 60.166. Tutti gli istituti (a eccezione di quelli in Trentino) sono sovraffollati con 18.894 stranieri. Il sovraffollamento detentivo sfiora il 130 per cento, mentre registriamo carenze organiche di 18mila operatori in meno nella sola Polizia penitenziaria. LEGGI TUTTO

  • in

    Calcio libero: un progetto per la socializzazione dei giovani detenuti

    Un percorso formativo-sportivo con il coinvolgimento di calciatori, ex calciatori e staff tecnici messi a disposizione dall’Associazione Italiana Calciatori (AIC) per favorire la socializzazione dei giovani detenuti negli Istituti penali per minorenni.L’iniziativa, denominata “Calcio libero”, è stata presentata oggi in conferenza stampa a Roma dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dal Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e dal Presidente dell’AIC, Umberto Calcagno.
    L’accordo, che avrà efficacia fino alla fine del 2024 e sarà rinnovabile, prevede che nelle strutture individuate dal Ministero della Giustizia si svolgano preliminarmente incontri con ex calciatori che racconteranno la loro esperienza professionale; saranno seguiti da una preparazione di sei settimane di allenamenti, tenuti da staff tecnici selezionati dall’AIC per due ore settimanali, e da una partita di Calcio conclusiva.
    “Lo sport, come il lavoro, soprattutto per i più giovani, è una straordinaria occasione per trasformare il tempo della pena in autentico percorso di recupero, secondo i dettami della Costituzione”, ha dichiarato il ministro Nordio.
    “Grazie a questo protocollo, i nostri ragazzi saranno accompagnati da campioni del Calcio, disposti a fare la loro parte nel fondamentale compito di restituire alla società dei liberi persone più consapevoli, che non torneranno più a delinquere”.
    “Calcio libero è un titolo emblematico di questo protocollo”, ha dichiarato il ministro Abodi.
    “Si tratta di un progetto che ha inequivocabili caratteristiche costituzionali. Mi auguro siano storici gli effetti di questa giornata cioè l’Ingresso più organizzato e sistematico del Calcio nelle sue componenti perché esprima la sua funzione non solo nella sua forma educativa, ma rieducativa dello sport in tutte le sue forme.
    Il concetto di riportare la normalità in una condizione nella quale si deve recuperare il diritto alla normalità, perché evidentemente non soltanto si è mancato a una norma, ma spesso si è offeso una persona nel senso più ampio del termine”.
    “Per l’Associazione Calciatori è un onore far parte di questo progetto ed esserne il braccio operativo”, ha sottolineato il Presidente dell’AIC, Umberto Calcagno.
    “Un’iniziativa importante che valorizza il percorso che abbiamo intrapreso da più di dieci anni, da quando abbiamo incluso gli ex calciatori coinvolgendoli in iniziative sociali per avvicinare i giovani allo sport. Questo progetto ci permetterà di entrare in contatto con ragazzi che hanno commesso qualche sbaglio e ci auguriamo di riuscire a trasferire loro il nostro ‘saper fare squadra’ attraverso l’aspetto rieducativo proprio del Calcio”.
    Il progetto “Calcio libero” coinvolgerà tre Istituti penali per minori: Casal del Marmo (Roma), Beccaria (Milano) e Fornelli (Bari). In ciascuna struttura, il programma prevede:
    Incontri con un ex-calciatore professionistaAllenamenti settimanali tenuti da uno staff di ex-calciatori professionisti coinvolti dal Dipartimento Junior AICPartita finale, tra i minori partecipanti al progetto, agenti penitenziari, ex-calciatori e autorità locali
    L’obiettivo del progetto è quello di promuovere la socializzazione e il reinserimento dei giovani detenuti attraverso lo sport, in particolare il Calcio. Lo sport può infatti aiutare i ragazzi a sviluppare le proprie capacità, a imparare a lavorare in squadra e a rispettare le regole. Inoltre, può aiutarli a ritrovare la fiducia in se stessi e a costruire relazioni positive con gli altri.
    Il progetto “Calcio libero” è un’iniziativa importante che può contribuire a migliorare la vita dei giovani detenuti e a ridurre il rischio di recidiva.
    @riproduziuone riservata LEGGI TUTTO

  • in

    Detenuti morti a Poggioreale, don Tonino Palmese: Il carcere non sia l’unica pena”

    “In pochi giorni, all’interno della Casa circondariale di Poggioreale, abbiamo registrato la tragica perdita di quattro vite, di cui tre risultano essere chiaramente casi di suicidio.
    Al di là delle analisi, che trovano concordanza tra tutte le realtà operanti nel mondo carcerario, ritengo che sia ora necessario rivolgersi, innanzitutto, alla politica e all’intera comunità, intesa come società civile, per affrontare ciò che sta accadendo. Non possiamo limitarci a chiederci il motivo dell’accaduto, ma dobbiamo focalizzarci su cosa si può fare affinché simili tragedie non si ripetano mai più.
    È auspicabile che aumentino le misure tipiche di una nazione civile, che non si limita a considerare la detenzione come l’unica pena, ma che cerca di valorizzare la persona anche durante la reclusione.
    Parallelamente, è essenziale coinvolgere figure professionali e gruppi specializzati, affinché possano instaurare un legame di empatia con la popolazione carceraria e con tutti coloro che operano nel carcere. L’obiettivo è trasformare il dolore in una speranza di cambiamento, non solo per la propria condizione, ma anche per una società che promuova il desiderio di inclusione.
    Purtroppo, molti detenuti vivono con la consapevolezza che la loro pena non termina mai, fintanto che vengono designati, etichettati e quindi respinti come ex carcerati. Aumentando le opportunità di riabilitazione, diminuirà il desiderio di mettere fine alla propria vita”. Queste riflessioni sono espresse da don Tonino Palmese, Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale del Comune di Napoli. LEGGI TUTTO

  • in

    IL CASO Detenuti si barricano in carcere a Genova, due agenti feriti

    Prima l’arresto in flagranza di un 19enne, ex detenuto, che ieri pomeriggio ha tentato di lanciare un pacco con droga e cellulari all’interno del carcere di Marassi a Genova; poi l’evacuazione di un piano dopo che i detenuti si sono barricati in cella dando fuoco ad alcune suppellettili. E’ quanto avvenuto nella giornata di ieri al carcere di Marassi, secondo quanto riportato da Uilpa Polizia penitenziaria.
    Intorno alle 15 un 19enne ex detenuto, riferisce il sindacato, “ha tentato di lanciare un pacco all’interno del carcere. Nel pacco droga e cellulari, destinato ai detenuti che in quel frangente passeggiano all’aria. Nel frattempo – aggiunge il sindacato – ci giungono notizie in maniera frammentaria, che subito dopo l’intercettazione del pacco, alcuni detenuti ristretti in terza sezione piano terra si sono barricati in cella, altri si sono cosparsi d’olio ed hanno dato fuoco ai suppellettili. L’intervento della Polizia penitenziaria ha evitato il peggio”.
    Due agenti della polizia penitenziaria, riferisce il sindacato, sono rimasti feriti. L’intero piano terra della terza sezione “è stato evaccuato” e “i detenuti sono salvati, messi in sicurezza trasportati all’interno del cortile passeggi”. Secondo il sindacato è “probabile che esista un collegamento tra il lanciatore e alcuni detenuti della terza sezione. Ciò conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che tali accadimenti sono palesemente la sintomatologia di un sistema patologico che va celermente curato e sanato”.
    Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa Polizia penitenziaria della Liguria, dichiara: “Marassi sta subendo un involuzione in pejus. Solo grazie al tempestivo intervento della Polizia penitenziaria oggi si è evitata una strage. Il bilancio della giornata di ieri è di due arresti (il lanciatore ex detenuto e un detenuto della terza sezione per resistenza), con due poliziotti feriti. Di fronte a questo quadro, il Governo Meloni prenda compiutamente atto della strisciante emergenza, fatta anche di sovrappopolamento detentivo, con circa il 130% di presenze in più rispetto ai posti effettivamente disponibili, ma con punte di oltre il 200%, e di penuria di operatori, alla sola Polizia penitenziaria servirebbero rinforzi per almeno 18mila unità, e vari un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie, con procedure accelerate, e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti”. LEGGI TUTTO

  • in

    Sappe: “2 suicidi a Poggioreale, solo due psichiatri per 2mila detenuti, scandaloso”

    Dopo il suicidio, in pochi giorni, di due detenuti nel carcere di Poggioreale, è ferma la denuncia di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Sappe, il quale sottolinea che, a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Paese e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici, anche auto soppressivi come quello accaduto a Poggioreale.”E’ semplicemente scandaloso ed assurdo che il carcere napoletano di Poggioreale, con oltre duemila detenuti presenti, il più affollato d’Europa!, ci siano in servizio solamente due medici psichiatri!. – afferma Capace in una nota, e amareggiato evidenzia che ”il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi.
    La Polizia Penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario”.
    “Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli Opg devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti.
    Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della polizia penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche. – conclude Capece –
    Si evidenzia ancora una volta la grave carenza di medici all’interno delle strutture penitenziarie della regione Campania e soprattutto del personale medico specializzato (psichiatrici e psicologici) e la necessità di integrazione dello stesso visto che la Conferenza Stato Regioni individua per ogni 350 detenuti un solo medico psichiatra, un solo psicologo e un solo professionista sanitario.
    Nel carcere di Poggioreale invece ci sono solo due psichiatrici presenti la mattina mentre il pomeriggio non vi è nessuna figura di supporto psicologico. A tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari”. LEGGI TUTTO

  • in

    Pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio giovedì nel carcere di Poggioreale

    Continua il tradizionale appuntamento della Comunità di Sant’Egidio con il pranzo di Natale nella casa circondariale “Giuseppe Salvia Poggioreale“.
    Quest’anno l’evento si terrà giovedì 21 dicembre 2023 alle ore 13. Parteciperanno i detenuti più poveri o che non fanno colloqui perché non hanno più legami familiari e molti stranieri.
    A tavola saranno in 130. Al pranzo tra gli invitati ci saranno il vescovo ausiliare monsignor Gaetano Castello, gli assessori Morcone e Marciani, il provveditore Lucia Castellano e Monica Sarnelli che regalerà ai detenuti un momento musicale.
    Sarà un Natale – si sottolinea – per non dimenticare chi vive recluso, per dire che è sempre possibile cambiare e rimettere in gioco la propria vita e stare vicino a chi vive in un momento di difficoltà può accendere sempre una luce di speranza. LEGGI TUTTO

  • in

    Carinola, sequestrati 13 telefoni cellulari nascosti nei pacchi vivande per i detenuti

    Ieri nel carcere di Carinola nell’ambito dei controlli di routine sono stati rinvenuti e sequestrati in un pacco postale spedito dall’esterno destinato a detenuti ben 13 telefoni cellulari occultati nelle vivande e avvolti nella carta copiativa per sfuggire ai controlli.
    Ne dà notizia il segretario regionale OSAPP Campania Vincenzo Palmieri.”La polizia penitenziaria dell’istituto casertano attenta e vigile non si è fatta sorprendere ed ha eseguito il sequestro dei cellulari strumenti non consentiti dalla legge. Sono in corso accertamenti per individuare il mittente della spedizione e il destinatario.
    Come Osapp conclude Palmieri, formuliamo un plauso al personale operante che nonostante le carenze organico e difficoltà operative di varia natura sono riusciti a impedire l’introduzione di apparati tecnologici non consentiti, pericolosi e utili per contatti esterni e la gestione di attività illecite”. LEGGI TUTTO

  • in

    IL CASO Carcere di Salerno, l’acqua calda manca da un mese: sfiorata rivolta dei detenuti

    “Ieri sera nel carcere di Salerno intitolato al Poliziotto ‘Antonio Caputo’, numerosi detenuti hanno messo in atto una protesta contro le inefficienze dell’amministrazione penitenziaria, perché da circa un mese sono senza acqua calda”. A riferirlo è Orlando Scocca, FP CGIL Campania per la Polizia Penitenziaria.
    “La protesta poteva facilmente degenerare in qualcosa di più preoccupante, ma la professionalità del poco personale di Polizia Penitenziaria presente, ha riportato la calma sia pure solo dopo la mezzanotte passata”. Daniele Maurizio Giacomaniello, FP CGIL Polizia Penitenziaria, aggiunge: “Il carcere di Salerno è uno dei più sovraffollati della Campania con 525 persone detenute sulle 372 previste con una affollamento del 141%. A fronte dei numerosi ristretti, permane ancora la carenza d’organico del personale di Polizia Penitenziaria che è costretto a lavorare sempre in emergenza”.

    Mirko Manna della FP CGIL Nazionale conclude: “Abbiamo sollecitato i due Sottosegretari competenti per le carceri, sia Ostellari che Delmastro, per trovare soluzioni concrete per i due maggiori problemi: il sovraffollamento e la carenza di personale di Polizia Penitenziaria. E’ di oggi la notizia che è in partenza il corso di formazione per oltre 1.800 Agenti, ma questi rimpiazzeranno i Poliziotti andati in pensione nel 2022. Se non si procederà nell’immediato alla stesura di un piano straordinario di assunzioni, il sistema penitenziario collasserà sul serio”. LEGGI TUTTO

  • in

    Recuperati smartphone e microtelefoni nei muri del carcere di Secondigliano

    Ancora una brillante operazione di polizia giudiziaria, portata al termine dal personale di Polizia Penitenziaria del Carcere di Secondigliano.
    Nel pomeriggio odierno, a seguito di meticolosa attività di indagine, nel corso di una perquisizione, sono stati rinvenuti otto smartphone e due microtelefoni abilmente occultate in un intercapedine di una parete della sezione detentiva. Inoltre, a seguito di un’accurata perquisizione col metal detector è stato rinvenuto un altro microtelefono occultato da un detenuto nelle parti intime.
    L’operazione, diretta dal Comandante di Reparto, Primo Dirigente di Polizia Penitenziaria, e coordinata dal funzionario Vice Comandante, ha così sventato l’ennesimo tentativo, sempre più frequente negli istituti penitenziari, di distribuzione ed uso di telefoni cellulari.
    Le operazioni infatti rientrano nella più ampia attività di prevenzione e contrasto all’introduzione di oggetti non consentiti all’interno del carcere partenopeo.
    Lo riferisce il Si.N.A.P.Pe, attraverso la voce del Segretario Generale Aggiunto Luigi Vargas e del Segretario Regionale Pasquale Gallo: “È evidente che il materiale rinvenuto e posto sotto sequestro, qualora sfuggito all’occhio vigile della Polizia Penitenziaria, avrebbe consentito alla popolazione detenuta la possibilità fraudolenta di mettersi in contatto con l’esterno.
    Ancora una volta grazie all’acume e alla professionalità della Polizia Penitenziaria del carcere di Secondigliano si è potuto dare un altro colpo all’illegalità, arginando i flussi di alimentazione di attività illecite all’interno del carcere.”
    I due dirigenti sindacali del Si.N.A.P.Pe nel complimentarsi con il personale di Polizia Penitenziaria artefice dell’operazione, auspicano che l’Amministrazione Penitenziaria dia un formale riconoscimento a tutti i poliziotti che quotidianamente si sacrificano con alto senso del dovere e indiscusse capacità, nonostante le innumerevoli difficoltà, garantendo l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari affinché il rispetto delle norme prevalga sui tentativi di sopraffazione della criminalità organizzata. LEGGI TUTTO