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    Arrestati i rampolli del clan Moccia autori del violento pestaggio nella discoteca a Pozzuoli

    Figli d’arte crescono nel segno della violenza e della sopraffazione camorristica. I giovani rampolli della camorra sempre pronti a tirare fuori coltelli o altre armi pur di dimostrare la propria prepotenza.
    Era accaduto anche il 19 novembre scorso all’esterno di una discoteca di Pozzuoli dove due ragazzi furono selvaggiamente aggrediti e ridotti in fin di vita da quattro rampolli del clan Moccia di Afragola.
    E stamane a poco più di un mese dalla brutale aggressione su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto la misura carceraria nei confronti di Gianluca Forte, Antonio Nobile e   Domenico Di Micco e la misura degli arresti domiciliari per Luigi Forte per i reati di tentato omicidio e lesioni aggravate in concorso.
    I due fratelli Forte sono figli di Giovanni, attualmente in carcere e ritenuto contiguo al clan Moccia di Afragola così come Antonio Nobile, figlio di Raffaele, pure lui in carcere per legami con i Moccia.
    I quattro giovani colpiti dall’ordinanza cautelare sono stati riconosciuti grazie alle immagini della discoteca di Pozzuoli in cui il 19 novembre scorso avvenne una violenta aggressione per futili motivi ai danni di due giovani.
    Uno dei feriti fu colpito da una coltellata all’addome riducendolo in fin di vita
    Uno dei quali era stato ferito con un fendente all’addome ed era giunto in pericolo di vita presso l’ospedale di Pozzuoli, ove poi era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico mentre la seconda vittima era stata colpita più volte con calci pugni ed una mazza da baseball.
    @riproduziuone riservata LEGGI TUTTO

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    Strangolo’ la madre: per i periti Francesco Plumitallo era totalmente infermo di mente al momento del fatto

    Strangolo’ la madre: per i periti Francesco Plumitallo era totalmente infermo di mente al momento del fatto. Il 13 febbraio comparira’ dinanzi alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere.
    La dott.ssa Alessandra Grammatica, Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo l’incidente probatorio (e la perizia psichiatrica )nel processo nei confronti di Francesco Plumitallo.
    Il giovane di 30 anni, di Capodrise reo confesso di aver strangolato la propria madre Patrizia Lombardi Vella, di 55 anni detta Rosa ha accolto la richiesta di giudizio immediato del Pubblico Ministero dott. Giacomo Urbano per il giovane.
    L’udienza e’ fissata per il 13 febbraio prossimo dinanzi alla Corte di Assise. In contraddittorio durante l’incidente probatorio venne sentito prima il perito nominato dal Giudice, lo psichiatra dott. Raffaele Sperandeo , poi il consulente psichiatra della difesa il dott. Giovanni D’Angelo e insieme hanno concluso dicendo che era completamente assente la capacità di intendere e volere del 30enne al momento del delitto perche’ affetto da infermita’ totale di mente.
    A chiedere la perizia psichiatrica – durante l’udienza di convalida dell’arresto – erano stati i difensori di Francesco Plumitallo, gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo.attualmente Francesco si trova rinchiuso sorvegliato a visto nel reparto psichiatrico del carcere sammaritano.
    Per la cronaca il fatto di sangue avvenne di buon mattino di martedì 14 novembre scorso in un appartamento nel palazzo della famiglia Vella in via Santa Maria degli Angeli. Secondo la versione fornita da Francesco, egli stava facendo colazione con la mamma.
    Allora si avvicino’ a lei, la prese come per abbracciarla e poi la strangolo’ da dietro e quando ambedue caddero a terra l’accarezzo’. Fu lui stesso poi a chiamare la polizia e suo zio sacerdote don Gianni Vella.
    Francesco Plumitallo poi confesso’ l’accaduto al Pubblico Ministero dott. Giacomo Urbano e alla dott.ssa Alessandra Grammatica.
    Descrisse la scena di cui ricordava quasi niente come un momento di raptus in cui non aveva preso le medicine che prescritte dal Centro d’Igiene Mentale di Marcianise e aveva perso completamente il controllo. LEGGI TUTTO

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    Napoli, irregolare gestione servizio idrico integrato: 13 indagati

    La Guardia di Finanza di Napoli sta notificando un invito a dedurre a 13 persone ritenute responsabili di un danno erariale di circa 90 milioni di euro derivante dalla irregolare gestione del servizio idrico integrato in 76 comuni delle province di Napoli e Salerno.
    Le indagini hanno permesso di accertare, negli anni dal 2013 al 2018, la violazione della normativa ambientale nazionale che imponeva, tra le varie, il trasferimento di tutte le opere e infrastrutture idriche, gestite dalla Regione Campania, alla società concessionaria, la quale ne doveva assumere i relativi oneri, nel rispetto dei principi di efficacia, di efficienza e di economicità.
    Nonostante molteplici incontri, atti e delibere che stabilivano modalità e tempistica del trasferimento delle citate opere, la Regione Campania e la società concessionaria non hanno mai concretizzato quanto concordato, ad eccezione del trasferimento di pochissimi impianti.
    Il mancato trasferimento in concessione d’uso delle opere regionali al concessionario, da un lato, non ha permesso l’efficientamento del servizio idrico integrato e, dall’altro, ne ha fatto indebitamente e dannosamente ricadere i costi di gestione sul bilancio regionale gravando sulla fiscalità diffusa regionale e non sulla fiscalità diretta (la tariffa). In sostanza, la Regione Campania si è accollata, nel tempo, costi che avrebbero potuto trovare copertura nella tariffa da applicare all’utenza, con gravi ripercussioni sulle finanze regionali. LEGGI TUTTO

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    La Procura di Avellino indaga sulle liste di attesa al Moscati

    La Procura di Avellino ha aperto un’indagine conoscitiva sulle liste di attesa presso l’azienda ospedaliera “San Giuseppe Moscati”.
    L’indagine, disposta dal pm Vincenzo Russo, è partita dopo le segnalazioni di CittadinzAttiva e del sindacato Nursind sulla disparità tra il numero di prestazioni pubbliche e quelle a pagamento, in intramoenia.
    In particolare, è emerso che a fronte di appena sette visite specialistiche cardiologhe in regime pubblico, ben 979 erano state eseguite in intramoenia. In regime normale, i tempi di attesa per la stessa visita non erano inferiori ai sei mesi, mentre i tempi di attesa si riducevano a quindici giorni se effettuata a pagamento.
    Le indagini della Procura sono ancora in corso e non risultano al momento persone indagate. Tuttavia, l’indagine potrebbe portare a ipotesi di reato, come abuso d’ufficio o truffa ai danni dello Stato.
    L’indagine ha sollevato un forte dibattito sulla situazione della sanità pubblica in Italia. In molti hanno sottolineato la disparità di trattamento tra i cittadini che possono permettersi di pagare per le prestazioni sanitarie e quelli che invece devono attendere mesi per ottenere le cure necessarie.
     Sei mesi per le visite specialistiche invece 15 giorni per quelle a pagamento
    La vicenda del Moscati è solo l’ultimo esempio di un problema che affligge la sanità pubblica in Italia da anni. È necessario intervenire per ridurre le liste di attesa e garantire a tutti i cittadini un accesso alle cure sanitarie equo e tempestivo. LEGGI TUTTO

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    Napoli, torna in carcere il clochard della Venere degli stracci

    Dopo aver ottenuto un permesso, Simone Isaia non è tornato al luogo dove era sotto arresti domiciliari, portando la Procura di Napoli a richiedere e ottenere l’aggravamento della misura cautelare nei suoi confronti.
    Isaia, 32 anni, è stato condannato a quattro anni di reclusione per essere ritenuto responsabile dell’incendio della “Venere degli Stracci”, opera di Michelangelo Pistoletto, avvenuto il 12 luglio scorso in piazza Municipio a Napoli, appena sistemata una quindicina di giorni prima.
    Attualmente detenuto in un carcere di Roma, Isaia non si trovava più presso la sua residenza, dove avrebbe dovuto essere secondo la conferma degli arresti domiciliari stabilita dal giudice per le indagini preliminari.
    Il giudice aveva respinto l’istanza di attenuazione della misura cautelare presentata dal suo legale, l’avvocato Carla Maruzzelli. L’aggravamento della misura cautelare è stato richiesto e ottenuto dalla Procura di Napoli, poiché si ritiene sussista il pericolo di fuga da parte di Isaia, che sembra essere particolarmente provato dalla vicenda giudiziaria.
    L’avvocato Maruzzelli ha annunciato un’istanza di appello contro l’aggravamento della misura cautelare, sostenendo fermamente l’assoluta estraneità del suo assistito alla vicenda, basandosi sugli atti processuali. LEGGI TUTTO

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    Avellino, ancora tensioni al processo Aste Ok

    Si è svolta oggi un’altra udienza movimentata al processo Aste Ok, che vede imputati esponenti del clan Partenio accusati di turbativa d’asta ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
    Il pm della Direzione distrettuale Antimafia, John Woodcock, ha depositato nuovi atti iscrivendo nel registro degli indagati altre nove persone, tra cui due avvocati del Foro di Avellino. A loro viene contestata l’ipotesi di accusa di corruzione in atti di ufficio.
    Secondo l’accusa, il coinvolgimento dei due avvocati sarebbe scaturito dopo le dichiarazioni rese in aula da alcuni testimoni per agevolare il clan Partenio.
    Le difese degli imputati si sono insorte dopo la presentazione di oltre seimila pagine di nuovi documenti prodotti da Woodcock.
    “Non possiamo far passare sotto silenzio questo modus operandi – ha sostenuto l’avvocato Claudio Botti -: viene aperto un filone parallelo con il coinvolgimento di testimoni che ora risultano indagati, senza dare il tempo alle difese di studiare la documentazione e dunque garantire l’esercizio pieno del mandato difensivo”.
    Le questioni sollevate sono state però rigettate dal collegio presieduto da Roberto Melone, giudici a latere Gilda Zarrella e Vincenza Cozzino, dopo una camera di consiglio. LEGGI TUTTO