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    L’OPERAZIONE Castello di Cisterna e Marigliano, droga e denaro contante: due arresti

    Operazione ad alto impatto dei Carabinieri nei quartieri popolari di Pontecitra a Marigliano e nella zona della Legge 219 a Castello di Cisterna. Due giovani sono finiti in manette, mentre sono state sequestrate armi, droga e denaro contante. I due arrestati sono Antonio D’Ambrosio, 21 anni, già noto alle forze dell’ordine, e un 33enne incensurato. Entrambi sono stati trasferiti in carcere in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.
    I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile – Sezione Operativa della Compagnia di Castello di Cisterna, hanno effettuato una serie di perquisizioni nelle aree comuni di Pontecitra. Qui è stata rinvenuta una pistola calibro 25, carica di un colpo, insieme a 100 grammi di cocaina.
    A Castello di Cisterna, invece, i militari hanno colto in flagrante due spacciatori locali. Sorpresi nella piazza di spaccio, erano in possesso di una vasta gamma di sostanze stupefacenti tra cui cocaina, crack, hashish e marijuana. Oltre alla droga, i carabinieri hanno sequestrato 85 euro, ritenuti provento dell’attività illecita, e un coltello a serramanico.
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    NAPOLI, la Procura indaga tre medici per la morte, al Monaldi, del neonato venuto alla luce alla clinica Villa Stabia

    Napoli. Un neonato di soli tre giorni è morto all’ospedale Monaldi di Napoli dopo aver contratto un’infezione batterica. I genitori, sconvolti dalla tragedia, hanno presentato una denuncia e la Procura di Napoli ha aperto un’indagine per omicidio colposo in ambito sanitario. Tre medici sono stati iscritti nel registro degli indagati.

    Il piccolo Antonio è nato il 13 maggio presso la Clinica Stabia di Castellammare di Stabia.Il parto è stato naturale e il bambino, a detta dei medici, godeva di ottima salute.
    Il giorno successivo, Antonio ha iniziato a presentare febbre e altri sintomi preoccupanti.È stato trasferito prima all’ospedale San Leonardo di Castellammare e poi al Monaldi di Napoli, dove è morto il 15 maggio.
    I medici hanno sospettato una grave infezione batterica, che è stata poi confermata dagli esami.La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo d’indagine e ha iscritto nel registro degli indagati tre medici: il ginecologo che ha seguito la mamma durante la gravidanza, il responsabile del Nido della Clinica Villa Stabia e il pediatra che ha avuto in cura il neonato al Monaldi.
    L’obiettivo è accertare le cause del decesso del bambino e se vi siano state eventuali responsabilità da parte dei sanitari.
    È stata disposta l’autopsia e sono stati nominati quattro consulenti tecnici: un medico legale, un pediatra neonatologo, un ginecologo e un anatomopatologo.
    Il dolore dei genitori che chiedono giustizia
    I genitori di Antonio sono distrutti dal dolore e vogliono capire perché il loro figlio, che stava bene, sia morto in poche ore.
    Si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A. e all’avvocato Vincenzo Cortellessa per fare luce sui fatti e ottenere giustizia.
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    A Napoli lavavetri aggredisce automobilista che rifiuta il lavaggio: arrestato

    Napoli. Un 26enne nigeriano senza fissa dimora è stato arrestato dai Carabinieri di Napoli per rapina aggravata, detenzione illegale di armi, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.

    L’uomo ha aggredito un automobilista al semaforo di via Nuova Marina e gli ha rubato lo smartphone dopo avergli frantumato lo specchietto retrovisore con una mazza di ferro.
    L’episodio è avvenuto ieri sera, intorno alle 20:00. La vittima, un 57enne napoletano, era ferma al semaforo quando il 26enne si è avvicinato offrendosi di lavargli il parabrezza in cambio di un compenso.
    Al rifiuto dell’automobilista, il nigeriano ha perso le staffe e ha colpito l’auto con una mazza di ferro, frantumando lo specchietto retrovisore. Non contento, ha poi rubato lo smartphone che il 57enne aveva appoggiato sul cruscotto.
    Il giovane nigeriano ha anche aggredito i carabinieri
    L’aggressione e la rapina sono avvenute proprio davanti alla caserma dei Carabinieri di Borgoloreto. Due militari, impegnati in un servizio di controllo a largo raggio in zona, hanno assistito alla scena e sono intervenuti.
    Ne è nata una colluttazione con il 26enne, che ha aggredito i Carabinieri con la mazza di ferro. I militari sono comunque riusciti a bloccarlo.
    Durante l’arresto, un carabiniere ha riportato contusioni multiple alle mani e alle ginocchia, con una prognosi di sette giorni. Lo smartphone è stato recuperato e restituito al legittimo proprietario, mentre la mazza di ferro e un coltello da macellaio sequestrato al 26enne sono stati posti sotto sequestro.
    L’arrestato è stato trasferito in carcere a Poggioreale, dove dovrà rispondere dei reati di rapina aggravata, detenzione illegale di armi, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.
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    Clan Contini 180 anni di carcere per i 12 imputati dell’operazione “Cartagena”

    Napoli. Dopo l’annullamento della Cassazione, il processo d’appello per i ras e l’ala imprenditoriale del clan Contini si conclude con una serie di “sconti” di pena e condanne complessive per oltre 180 anni di carcere.

    La Corte d’appello di Napoli ha rideterminato quasi tutte le condanne precedenti, con alcuni casi di notevole riduzione, come per i boss Alfredo De Feo e Antonio Cristiano. Assolto con revoca della misura cautelare Patrizio Picardi “’o nasone”.
    Tra i condannati c’è anche quel Vincenzo Capozzoli detto Enzo a miseria coinvolto nell’operazione della settimana scorsa con il sequestro delle quote della nota pizzeria “Dal Presidente” in via dei Tribunali a Napoli
    Il processo scaturisce dall’operazione Cartagena, la maxi-inchiesta del 2019 che portò all’arresto di oltre 120 persone. L’indagine ha ricostruito i nuovi affari dell‘Alleanza di Secondigliano, il cui commercio si è trasformato in imprenditoria pura. I reati contestati erano associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione e riciclaggio.
    A distanza di cinque anni dal blitz, l’inchiesta ha sostanzialmente retto a tutti i gradi di giudizio, con l’ultimo che ha riservato alcuni sconti di pena ai ras.
    Ecco nel dettaglio il nuovo verdetto:
    Vincenzo Capozzoli: 11 anni e 8 mesiPietro Caso: 7 anniGennaro Costa: 10 anni e 8 mesiAntonio Cristiano: 24 anni e 4 mesi in continuazioneMaurizio Delle Donne: 15 anniGiuseppe Del Piano: 8 anni e 8 mesiEttore Esposito: 16 anni (ridotti dai precedenti 20)Giuseppe Giordano: 7 anniGiuseppe Marsiglia: 7 anniSalvatore Petrone: 8 anni e 8 mesiAlfredo De Feo: 19 anni e 4 mesi in continuazionePatrizio Picardi: assoltoSalvatore Percope: 7 anni (confermata)Confermate invece le condanne a 7 anni per Salvatore Percope.
    Nella foto da sinistra Vincenzo Capozzoli, Antonio Cristiano, Alfredo De Feo e Patrizio Picartdi

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    A Napoli commercialista arrestato per peculato: si appropria di oltre 250 mila euro da beni immobili all’asta

    Napoli. Su delega della Procura della Repubblica di Napoli, i militari del 2° Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza hanno arrestato ai domiciliari un commercialista della provincia di Napoli. L’uomo è indagato per il reato di peculato.

    Le indagini hanno accertato che il professionista, in qualità di delegato alla vendita di beni immobili all’asta nell’ambito di procedure fallimentari, si sarebbe appropriato di oltre 250 mila euro. I fatti si sono verificati tra i tribunali di Napoli, Napoli Nord, Torre Annunziata, Milano, Varese e Ivrea.
    Il commercialista avrebbe distratto il denaro mediante bonifici bancari effettuati sui conti correnti delle procedure fallimentari. I bonifici, effettuati con l’opzione “istantaneo” o “urgente” e con causali di comodo, non erano autorizzati dalle autorità giudiziarie e violavano le deleghe ricevute.
    Faceva bonifici istantanei o urgenti sui suoi conti correnti
    L’uomo si sarebbe appropriato di somme di denaro eccedenti le proprie spettanze professionali e non congrue rispetto alle tariffe previste.
    Il grave quadro indiziario ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari da parte del GIP del Tribunale di Napoli.
    L’operazione conferma l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione e a tutela della legalità economica.
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    Napoli, la Dia sequestra beni per un milione di euro ad affiliato del clan Lo Russo

    Napoli. La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di un soggetto già condannato per la sua partecipazione al Clan Lo Russo (Capitoni).
    La misura trae origine da una proposta avanzata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e dal Direttore della DIA.
    Le indagini dirette nel corso degli anni dalla DDA di Napoli avevano individuato il particolare ruolo dell’odierno prevenuto che, guidando di fatto un’azienda di riferimento del clan, consentiva all’organizzazione criminale di diversificare i propri settori di investimento negli appalti di servizi presso la Pubblica Amministrazione.
    Gli approfondimenti svolti hanno fatto emergere disponibilità patrimoniali e finanziarie significativamente sproporzionate rispetto ai profili reddituali del proposto.
    È stato pertanto disposto il sequestro di due società attive nel settore commerciale, sei beni immobili, numerosi oggetti preziosi e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro.
    L’odierno risultato si inserisce nell’ambito delle attività istituzionali finalizzate all’aggressione dei patrimoni illecitamente acquisiti e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali di tipo mafioso, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.
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    Arzano, indagine sull’assegnazione degli alloggi popolari

    Arzano. Assegnazione alloggi popolari: indagini della Guardia di Finanza e Polizia di Stato dopo il deposito di tre circostanziate denunce.
    Una vera e propria bufera giudiziaria potrebbe abbattersi sull’amministrazione comunale dopo le querele depositate da alcuni cittadini – in lista d’attesa per l’assegnazione – nei confronti del comune e che, a quanto trapela, anche contro alcuni politici locali.
    E anche se è top secret il contenuto delle stesse – visto il segreto istruttorio imposto in fase d’indagine -, sono diverse le voci che si rincorrono circa il presunto coinvolgimento di qualche amministratore in una vicenda che ha già visto l’occupazione degli alloggi popolari da parte di soggetti legati alla criminalità organizzata da qualche mese sfrattati dopo le indagini della Polizia locale di Arzano.
    A pubblicare le denunce il giornalista sotto scorta Mimmo Rubio sul social Arzano News. “Ecco come rispondiamo subito e per le rime alle gravi insinuazioni della sindaca Aruta. In allegato il frontespizio di tre querele -denunce depositate (il 16 e 17 maggio 2024) alla Guardia di Finanza e alla Polizia di Stato che riguardano proprio le vicende alloggi popolari, graduatoria, etc”.
    “Alcuni cittadini arzanesi si sono rivolti direttamente alla magistratura su questa vicenda – conferma Rubio – , per fare eventualmente valere i propri diritti. E sarà anche l’autorità giudiziaria a fare chiarezza su chi, a livello locale, si è prestato eventualmente per “perorare” cause ed ora se ne è lavato le mani e va dicendo che decide esclusivamente la Regione. Saranno ora gli organi preposti a fare luce su tutto”.
    “Noi di sicuro continueremo a fare informazione libera e non ci intimoriscono minacce varie e l’intervento della sindaca Aruta dove durante il consiglio comunale del 20 maggio ha lanciato velate minacce alla stampa libera (quindi Arzano news!) parlando di disinformazione e populismo.
    Gridando addirittura “a lupo a lupo” lasciando intendere un pericolo sociale fomentato dalla stampa libera. Una cosa è certa – conclude – : questa amministrazione fallimentare e poco trasparente ha preso ormai coscienza che è crollata nei consensi in città”.
    Francesco Nardelli
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    Campi Flegrei: primi dati incoraggianti sulla resistenza degli edifici in cemento armato

    Pozzuoli. I primi dati raccolti dai sensori installati dal Centro Studi Plinivs nelle scuole Artiaco e Marconi di Pozzuoli offrono un quadro incoraggiante sulla resistenza degli edifici in cemento armato all’attuale sciame sismico che sta interessando l’area dei Campi Flegrei.
    “Dai dati ottenuti non emergono al momento problemi strutturali significativi per gli edifici in cemento armato”, afferma il professor Giulio Zuccaro, direttore del Centro Studi Plinivs e Professore Ordinario di Scienza delle Costruzioni presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
    Zuccaro, che sta coordinando la mappatura della vulnerabilità sismica degli edifici maggiormente esposti nell’area, spiega che durante la fase sismica di ieri sera, caratterizzata da una scossa di magnitudo 4.4, uno degli edifici monitorati ha subito uno spostamento di 1.5 cm nella parte superiore, senza tuttavia subire danni strutturali permanenti. Inoltre, è stata registrata un’accelerazione sulla struttura superiore a 0.3g, un valore significativo che però non ha compromesso l’integrità dell’edificio.
    “Questi dati preliminari, seppur incoraggianti, non ci autorizzano ad abbassare la guardia”, precisa Zuccaro. “In base alle nostre conoscenze, è ragionevole ipotizzare che gli edifici in cemento armato dovrebbero resistere senza danni strutturali se la magnitudo delle scosse si mantiene entro questi livelli.”
    La situazione è invece più incerta per gli edifici in muratura, che presentano un rischio maggiore in caso di sisma. Tuttavia, anche per queste strutture, tranne in casi particolari, le scosse di magnitudo registrate finora non dovrebbero causare crolli, ma al massimo danni medi a elementi più fragili e danni non strutturali come lesioni agli intonaci o caduta di tegole.
    Il Centro Studi Plinivs continuerà a monitorare l’evolversi della situazione e a raccogliere dati per valutare la vulnerabilità sismica degli edifici nell’area dei Campi Flegrei, fornendo informazioni utili alle autorità per la gestione dell’emergenza e per la pianificazione di interventi di messa in sicurezza.
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    Campi Flegrei:il prefetto di Napoli visita Coc di Pozzuoli e Bacoli

    Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, nel poneriggio di oggi, si è recato a Pozzuoli e a Bacoli, i due comuni dell’area flegrea dove ieri sono state avvertite, in modo particolare, le scosse telluriche provocate dal bradisismo.
    Di Bari ha fatto visita ai due centri operativi comunali (Coc) dove si è intrattenuto con gli operatori da ieri impegnati nel prestare assistenza ai cittadini.
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    Il ministro Sangiuliano a Pozzuoli: ‘Pensare anzitutto alle persone’

    Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, si è recato oggi a Pozzuoli per incontrare il sindaco della città, Luigi Manzoni, e seguire l’evoluzione dell’emergenza legata al bradisismo.
    “In questi momenti, la priorità è occuparsi delle persone e mettere in sicurezza gli edifici pubblici e privati. È necessario stabilire una gerarchia di valori: al primo posto c’è l’integrità della popolazione residente nell’area interessata dal bradisismo.
    , penseremo a progettare il futuro. Al momento, non si evidenziano criticità per i beni culturali presenti nei Campi Flegrei”, ha dichiarato il ministro.
    “Sono venuto qui per un atto di sensibilità morale ed etica e per abbracciare il sindaco di Pozzuoli, con il quale collaboro su numerosi progetti. Il governo sta seguendo la situazione con la massima attenzione.
    Ho voluto personalmente incontrare il primo cittadino per manifestare operativamente la vicinanza e per fare il punto sulle iniziative previste per mettere in sicurezza gli abitanti e l’immenso patrimonio storico-archeologico”, ha affermato Sangiuliano.
    Il ministro era accompagnato dal direttore generale Musei, Massimo Osanna, dal direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Luigi La Rocca, dalla responsabile dell’unità di crisi, Teresa Cinquantaquattro, dal soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, Mariano Nuzzo, e dal direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano.
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    Doppio trapianto di rene a Napoli: un successo per l’amore e la scienza

    Napoli. Un nuovo traguardo è stato raggiunto all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, dove è stato eseguito con successo un doppio trapianto di rene incrociato da donatore vivente. L’intervento, definito “kidney paired donation”, ha permesso a due coppie di coniugi di donarsi reciprocamente il rene, superando l’incompatibilità di gruppo sanguigno che impediva il trapianto diretto all’interno della coppia.“Si tratta del secondo trapianto di rene incrociato in Italia – spiega il professor Roberto Troisi, direttore del Centro trapianti di rene dell’Aou Federico II – e rappresenta un’ulteriore dimostrazione dell’eccellenza del nostro centro e dell’impegno profuso per offrire ai pazienti le migliori cure possibili”.
    L’intervento, durato circa 10 ore, ha coinvolto 35 operatori sanitari distribuiti su due edifici e ha utilizzato ben quattro sale operatorie in contemporanea. Un’operazione complessa resa possibile grazie all’eccellente lavoro di squadra di chirurghi, infermieri, tecnici e medici in formazione.
    “I due donatori sono stati dimessi già dopo tre giorni – aggiunge il professor Troisi – mentre i riceventi, che mostrano già un’ottima funzionalità renale, sono stati dimessi ieri, lunedì 20 maggio”.
    Questo tipo di trapianto offre diversi vantaggi:
    Maggiori possibilità di trapianto: Permette di aumentare il numero di trapianti da donatore vivente, superando le barriere dell’incompatibilità di gruppo sanguigno.Funzionamento migliore nel tempo: I trapianti da donatore vivente tendono ad avere un funzionamento migliore e più duraturo rispetto ai trapianti da donatore cadavere.Riduzione della lista di attesa: Aumenta il numero di organi disponibili e di conseguenza riduce i tempi di attesa per i trapianti.Minore necessità di dialisi: In alcuni casi, il trapianto da donatore vivente può evitare del tutto la necessità di ricorrere alla dialisi.
    “Siamo orgogliosi di questo risultato – conclude il professor Troisi – che rappresenta un nuovo passo avanti nella lotta contro le malattie renali. Un risultato reso possibile grazie alla generosità dei donatori, all’impegno e alla professionalità di tutto il nostro personale e alla collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti”.
    Il direttore generale dell’Aou Federico II, Giuseppe Longo, ha voluto sottolineare “l’incredibile lavoro di squadra che ha reso possibile questo successo. Un lavoro che si basa sulla professionalità e sulla tecnologia all’avanguardia, ma soprattutto su un approccio costantemente multidisciplinare che ci permette di raggiungere traguardi di eccellenza”.
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    Napoli, omicidio Coppola respinto il ricorso di Petrucci: resta in carcere

    Napoli. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha respinto il ricorso presentato dall’avvocato Antonio Bucci a favore di Gennaro Petrucci, l’imprenditore ritenuto il mandante dell’omicidio dell’ingegnere Salvatore Coppola. Petrucci, già detenuto, resta in carcere.
    Petrucci, marito 73enne dell’imprenditrice antiracket Silvana Fucito, è accusato di aver assoldato un killer, Mario De Simone, per assassinare Coppola nell’ambito di una disputa immobiliare.
    La vittima, infatti, era in trattativa per l’acquisto di una villa da mille metri quadrati a Portici, abitazione della coppia Petrucci-Fucito.
    Coppola è stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca lo scorso 12 marzo. Le indagini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e della Procura di Napoli hanno portato all’arresto di Petrucci e De Simone.
    L’avvocato Bucci ha presentato ricorso al Riesame chiedendo la revoca della misura cautelare del carcere per il suo cliente. Il Tribunale, però, ha respinto la richiesta.
    Le prossime mosse
    “Attendiamo di conoscere le motivazioni della decisione del Tribunale, che saranno depositate entro la fine del prossimo mese di giugno”, ha commentato l’avvocato Bucci. “Valuteremo poi il da farsi. Se la decisione si basa sulla gravità indiziaria, non ricorreremo in Cassazione. Se invece si basa sulla sussistenza dell’inquinamento delle prove, sulla possibilità della reiterazione del reato o sul pericolo di fuga, allora ci appelleremo alla Suprema Corte”.
    Gennaro Petrucci resta in carcere in attesa delle motivazioni del Tribunale del Riesame e di una eventuale decisione da parte della difesa di presentare ricorso in Cassazione.
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