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    Tragedia di Fasano, il padre di Clelia “sentivo gli squilli del suo cellulare”

    Giuseppe Ditano, padre di Clelia, la giovane di 25 anni deceduta a Fasano dopo essere caduta in un vano ascensore, ha rilasciato una dolorosa testimonianza ai cronisti. “Abbiamo provato a far squillare il suo cellulare, ci siamo accorti che era nel vano e abbiamo lanciato l’allarme”,PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloIl Dramma della Famiglia Ditano L’uomo ha trascorso ore di angoscia davanti al palazzo dove vive con la moglie, osservando i vigili del fuoco impegnati nel recupero del corpo della figlia. Ha poi condiviso con i cronisti del *Quotidiano di Puglia* i dettagli di quella difficile giornata. “Non era mai successo che l’ascensore si bloccasse in quella maniera. Questa mattina – ha spiegato Ditano – vedendo che non era in casa, abbiamo provato a far squillare il suo cellulare e ci siamo accorti che era nel vano ascensore. Ho capito subito che era successo qualcosa e abbiamo lanciato l’allarme”.
    L’Inchiesta della Procura di Brindisi La Procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta per chiarire le dinamiche dell’incidente e ha disposto il sequestro dell’ascensore per eseguire tutti gli accertamenti necessari. La salma della 25enne è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria, che nelle prossime ore potrebbe conferire l’incarico per eseguire l’autopsia. Gli Ultimi Momenti di Clelia Secondo quanto riferito dal padre, la sera dell’incidente, poco dopo mezzanotte, Clelia sarebbe salita al quarto piano nell’appartamento dove viveva, rientrando in casa per lasciare la borsa ed altri effetti personali. Poco dopo, avrebbe deciso di scendere nuovamente per salutare degli amici o recuperare qualche oggetto dimenticato. In quel momento sarebbe caduta nel vuoto perché la cabina dell’ascensore non sarebbe risalita.
    Le Operazioni di Recupero e le Indagini I vigili del fuoco hanno lavorato per oltre tre ore per recuperare il corpo di Clelia. Nel frattempo, all’esterno della palazzina, altre famiglie residenti nello stabile e diversi amici della giovane si sono radunati in un rispettoso silenzio, rotto solo dalle lacrime dei genitori. Sul posto era presente anche il personale dello Spesal per l’acquisizione dei primi elementi relativi al funzionamento dell’impianto: sarebbero stati già ascoltati i tecnici dell’azienda responsabile della manutenzione degli ascensori.
    La palazzina dove si è verificato l’incidente è di proprietà di Arca (Agenzia regionale per la casa e l’abitare) Nord Salento. L’intera comunità attende ora con apprensione i risultati delle indagini, sperando di chiarire le cause di un evento così tragico. Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    La bambina contesa, le minacce alla madre: “Vado pure a scavare a Gesù Cristo”. I 16 INDAGATI

    La bambina contesa dal clan camorristico dei De Martino di Ponticelli: cronaca di un’intimidazione.PUBBLICITA

    Una bambina strumentalizzata per regolare i conti della camorra. Questa la triste realtà emersa dall’indagine dei Carabinieri di Torre del Greco, coordinata dalla DDA di Napoli, che ha portato all’arresto di 9 persone legate al clan De Martino e all’iscrizione di altre sette.

    Punti Chiave ArticoloAl centro della vicenda c’è una bambina di soli 3 anni, costretta a vivere in un clima di terrore a causa delle continue minacce e violenze subite dalla sua famiglia materna. Le consegne della bambina al clan, avvenute in un parcheggio scortate da affiliati armati a bordo di moto e scooter, erano vere e proprie “cerimonie” intimidatorie. I nonni paterni, ritenuti a capo del clan De Martino, utilizzavano anche altri bambini come scudi umani per scoraggiare eventuali agguati da parte di rivali.
    Minacce di morte, aggressioni brutali e continue vessazioni: la madre della bambina era costretta a subire ogni sorta di sopruso se non accompagnava la figlia dai nonni paterni ogni giorno, anche in caso di malattia o altri impedimenti. In un’occasione, la donna e la nonna materna vennero picchiate selvaggiamente davanti agli occhi della piccola, che all’epoca aveva meno di un anno.
    L’incubo quotidiano non si è fermato neanche dopo la fine della relazione tra la donna e il rampollo del clan De Martino. La madre, infatti, era stata condannata a vivere da sola e nel terrore, con l’assoluto divieto di frequentare altri uomini. La svolta è arrivata grazie ai nonni materni, che, esasperati e preoccupati per la sicurezza della nipotina, hanno denunciato tutto ai Carabinieri. I militari, grazie a una certosina attività investigativa, hanno fatto luce sulle angherie subite dalla famiglia e hanno arrestato i responsabili.
    Una storia che purtroppo rappresenta solo un esempio delle drammatiche conseguenze dell’infiltrazione della camorra nel tessuto sociale. Una bambina innocente usata come merce di scambio e strumento di terrore per affermare il potere mafioso. Un monito per tutti a non sottovalutare la pericolosità della criminalità organizzata e a denunciare sempre qualsiasi forma di sopruso o illegalità. Oltre agli arresti, l’operazione ha permesso di interrompere il clima di terrore in cui viveva la bambina e la sua famiglia e togliere la piccola dalle mani dei clan. Nelle 74 pagine dell’ordinanza cautelare del gip Marco Giordano figurano i nomi di 16 indagati 9 dei quali sono finiti in carcere. E tra questo il boss Francesco De Martino di 55 anni, la moglie Carmela Ricci pure lei di 55 anni  e poi naturalmente il figlio Salvatore attualmente detenuto e altri 6 affiliati. Attanagliati dallo sconforto, preoccupati dall’eventualità che nello scontro armato tra quella famiglia e i rivali a pagarne le spese potesse essere proprio la nipotina, sono stati i nonni materni a denunciare tutto ai carabinieri di Cercola, nel Vesuviano. “Siamo una famiglia perbene” ma “non tutte le ciambelle nascono con il buco… è una ragazza… ha avuto una relazione con il figlio di De Martino”. E ancora: “Questi venivano a prendere la bambina ed avevano la pistola sotto la maglia… quattro motociclette, due motorini tra cui (e pronuncia il soprannome del nonno paterno della bimba)”. Fino a quel momento la famiglia aveva sopportato di tutto, insieme alla loro figlia. Anche le botte subite davanti agli occhi del papà della piccola e della nonna paterna con la nipotina in braccio che guardava. Nella denuncia la madre della bimba è piuttosto eloquente: “Niente per me, niente per nessuno”, “ti stai frequentando con un altro?”, “se ti messi con un altro, uccido a te e a lui”. Malgrado la fine della loro relazione, infatti, era stata condannata a vivere da sola e nel terrore. Quella sentenza le era inflitta perché, così le era stato detto, il padre doveva essere l’unico uomo che la piccola avrebbe dovuto vedere in casa. Nessun’altro. Il rampollo del clan De Martino insieme con i suoi genitori pretendevano una frequentazione giornaliera e al rifiuto scattarono le botte. E quando, per qualche ragione, come malattie, stanchezza, o per altri motivi simili, non era possibile, scattavano le minacce, anche di morte. Nell’estate del 2022 proprio la madre e la nonna vennero picchiate con estrema violenza alla presenza del padre della piccola e della nonna che teneva la nipotina tra le braccia. Alle botte fece seguito l’ordine del nonno paterno – mentre prendeva a pugni l’auto delle vittime – di non permettersi di recarsi dalle forze dell’ordine per denunciare l’accaduto. A una delle aggressioni subite dalla madre, infine, avrebbe preso parte anche la nuova compagna del papà della piccolina. La donna risulta, infatti, tre le sette persone indagate nei confronti delle quali non è stata emessa una misura cautelare.  Le minacce di Carmela Ricci alla mamma della bambina Emblematico è il messaggio inviato il 13 aprile scorso da carmela Ricci alla mamma della bambina contesa. “E prega Dio che mio figlio non esce da là dentro, prega Dio che non esce, perché il fegato glielo hai fatto arrivare fino nin gola!..”“voi avete appeso un chiodo ad un quadro, ad un brutto chiodo! Fidati, fidati! Hai capito o no? E ringrazia mio figlio Totore, voi dovete ringraziare a mio figlio che ci ha mantenuti buoni tutto questo tempo, hai capito o no?” “. questa bambina ha un bel padre che tra poco, bello e buono, me lo trovo fuori…” . ed io lo sto facendo fare, però adesso lui si è levato da mezzo, con lui te la vedi quando esce! A momenti, a breve! Ti avviso pure, a breve! Queste sono cose che chiarite da vicino solo tu e lui perché questa bambina non èsolo figlia tua, questa figlia è figlia pure di mio figlio! Punto due!” “capiscimi! Vado pure in capo al mondo, vado a scavare pure a Gesù Cristo però levati il pensiero che noi la bambina non la vediamo più. Oggi stiamo io e mio marito, poi bello e buono, bello e buono! Pure oggi, tra un momento esce il padre, te la piangi tu e il padre, perché questa bambina ha un bel padre! E non ti pensare”. “. tu a me devi farmi sapere se volete stare adesso tranquilli altrimenti devo mettermi in macchina e venire fin fuori alla porta? Hai deciso che dobbiamo fare? Allora tu ti senti tanto guappa, tanto grossa che poi alla fine sei una Dio di scema, solo una povera scema! Punto e basta”. I 16 INDAGATI  1) DE MARTINO Salvatore, nato a Napoli li 3.2.1997; CARCERE2) DE MARTINO Francesco, nato a Napoli il 30.5.1969; CARCERE3) RICCI Carmela, nata a Napoli 12.5.1969; CARCERE4) PUNZO Francesco, nato a Napoli il 20/02/2000; CARCERE5) DI CARLUCCIO Gabriele, nato a Sant’Agata dei Goti (BN) li 13/04/1996; CARCERE6) SCOGNAMIGLIO Antonio, nato a Napoli il 24/06/2002; CARCERE7) REA Felice, nato a Napoli il 27/03/1981; CARCERE8) VELOTTI Alessio, nato a Napoli li 21/04/2001; CARCERE9) PANGIA Luigi, nato a Napoli 18/03/1996; CARCERE10) COZZOLINO Domenico, nato a Napoli li 3/1/1998; INDAGATO1) PIGNATIELLO Maria, nata a Napoli il 15/02/1995; INDAGATA12) CINQUE Anna, nata a Napoli il 26/10/1962 INDAGATA13) LATTARELLI Ilaria, nata a Napoli li 26/02/2004; INDAGATA14) CARDILLO Anna, nata a Napoli li 23/10/1987; INDAGATA15) CARDILLO Giuseppina, nata a Napoli li 04/09/1991; INDAGATA16) LIMATOLA Emanuela, nata a Napoli il 29/12/1988; INDAGATA (la foto di Salvatore De Martino è tratta da Neapolitan.it di Luciana Esposito) Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Techdot.it, il portale che ti fa rimanere al passo con la tecnologia

    Intelligenza artificiale, ultime tendenze sulla tecnologia e novità sugli ultimi prodotti lanciati: rimanere aggiornati in merito a tutto ciò che concerne il settore dell’informatica e dell’IT può risultare complesso.PUBBLICITA

    Con lo scopo di semplificare tutto questo e permettere a tutti di seguire le novità in questi ambiti, Lorenzo Ricciutelli, imprenditore digitale e consulente SEO con oltre 10 anni di esperienza, ha lanciato Techdot.it.

    Punti Chiave ArticoloIl portale web, attivo da oltre 8 mesi, sta conquistando una crescente popolarità tra gli appassionati del settore (e non). Il successo riscontrato è stato possibile anche grazie alle guide all’acquisto ai migliori prodotti, alle recensioni di dispositivi di uso comune e agli approfondimenti mirati per comprendere al meglio le tecnologie utilizzate quotidianamente. Techdot: cos‘è e come nasce “Oltre il 90% delle notizie relative al mondo dell’informatica e della tecnologia vengono scritte negli Stati Uniti e solo dopo 2 o 3 giorni arrivano in Italia” afferma Lorenzo Ricciutelli, fondatore del progetto. “Con Techdot cerco di diminuire questo gap, aiutando tutti i lettori a raggiungere le news di loro interesse nel più breve tempo possibile, cercando di approfondire ed analizzare leak e rumor con il fine di riportare una notizia completa e dettagliata.”
    Il progetto ha preso vita dopo 6 anni di esperienza maturati nel settore domotica e smart home da parte del suo founder; mercati, questi, che attualmente risultano ancora acerbi e poco interessanti, motivo per il quale il blog è più generalista e approfondisce anche altri ambiti dell’informatica, come intelligenza artificiale, periferiche hardware, smartphone, tablet e dispositivi per la realtà aumentata e virtuale.
    Al portale web si aggiungono social e podcast Il progetto è chiaro: il fondatore e i suoi collaboratori intendono sviluppare tutte le funzioni del sito web prima di diffondere le notizie sui social network e lanciare un podcast. Le motivazioni dietro questa decisione sono da attribuire a uno studio pubblicato da Statista il 21 Giugno 2024. La ricerca in questione mette in evidenza il comportamento degli italiani; solo il 10% di questi è disposto a pagare per leggere le notizie online. Se si dà uno sguardo all’offline, ovvero alla vendita di giornali in edicola, la situazione peggiora: nel 2024 sono state vendute meno di 1 milione di copie, il numero più basso di sempre (basti pensare che nel 2004 le copie vendute era 10 milioni). Dove leggono le notizie gli italiani? Sui social network. Facebook è senza ombra di dubbio al primo posto, seguito da WhatsApp e Instagram; solo il 10% degli utenti utilizza TikTok per rimanere aggiornati sulle ultime news. Appare chiaro, quindi, che i social network sono il principale metodo per diffondere notizie; tuttavia, è consigliabile comprendere tutto il contenuto della notizia e non soffermarsi esclusivamente alle prime righe, in modo da avere un’idea chiara in merito alla situazione e non soffermarsi ai “titoli d’effetto”.
    Guide all’acquisto, recensioni e schede tecniche All’interno di Techdot è possibile visionare tre sezioni: guide all’acquisto, recensioni e schede tecniche. Nella categoria guide all’acquisto sono presenti numerosi approfondimenti in merito ai prodotti migliori: computer, ebook reader, smartphone, elettrodomestici smart di ultima generazione ecc. Per poterli individuare, la redazione effettua prima una selezione e successivamente stabilisce quali sono quelli maggiormente validi. In questo modo è possibile aiutare gli utenti in fase di scelta del prodotto. La sezione dedicata alle recensioni è composta dalle opinioni relative ai prodotti inviati dalle aziende; queste spediscono i dispositivi gratuitamente, in modo da farli conoscere ai lettori. Prima di scrivere una recensione approfondita e dettagliata, la redazione testa il prodotto per un periodo prolungato, così da essere certa di prestare la massima attenzione a tutti gli aspetti e fornire alle persone un aiuto concreto. Le schede tecniche racchiudono tutte le specifiche tecniche fornite dal sito web del costruttore del dispositivo; queste vengono inserite in un contesto tale da poter essere confrontate con quelle degli altri modelli della stessa categoria. In questo modo è possibile fare una comparazione tra i vari dispositivi e scegliere quello più adatto alle proprie esigenze. Leggere notizie tech: perché è importante? La tecnologia ha conquistato ogni parte della nostra vita, per questo motivo, rimanere aggiornati in merito alle ultime news tecnologiche è indispensabile per ampliare la propria conoscenza e navigare con destrezza nel mondo di oggi. Le tecnologie emergenti, come ad esempio intelligenza artificiale, blockchain e realtà mista (virtuale e aumentata), stanno sconvolgendo interi settori, quindi essere aggiornati in merito alle ultime news significa anticipare le tendenze del lavoro e cogliere ipotetiche nuove opportunità lavorative. Inoltre, considerando i sempre più frequenti attacchi hacker, tenere il passo con notizie, rumors e leak dei dispositivi che si utilizzano quotidianamente consente di proteggere i dati personali e aziendali. Per tutti questi motivi, Techdot garantisce gratuitamente ai suoi lettori le principali notizie della tecnologia e dell’informatica, con approfondimenti e aggiornamenti costanti nel tempo. Siamo la redazione di Cronache della Campania. Sembra un account astratto ma possiamo assicurarvi che è sempre un umano a scrivere questi articoli, anzi più di uno ed è per questo usiamo questo account. Per conoscere la nostra Redazione visita la pagina “Redazione” sopra nel menù, o in fondo..Buona lettura! LEGGI TUTTO

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    Dramma a Eboli: donna venezuelana segregata e maltrattata per mesi dal compagno

    Eboli – Una storia terribile di violenza e sopraffazione si è consumata all’ombra del Vesuvio, dove una donna venezuelana di 31 anni è stata vittima di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali per mano del suo compagno, un pregiudicato della zona.PUBBLICITA

    La loro relazione, iniziata ad agosto dell’anno scorso, era già costellata di segnali inquietanti. Già dopo tre mesi, l’uomo ha mostrato il suo vero volto: aggressivo e possessivo, ha iniziato a picchiare la donna, a insultarla e a tenerla segregata in casa, vietandole di avere contatti con anyone.

    Per oltre sei mesi, la donna ha vissuto un incubo, prigioniera tra le mura domestiche, con porte e finestre sbarrate da lucchetti e catenacci. Sola e senza lavoro, non aveva nessuno a cui chiedere aiuto. La sua unica speranza era quella di trovare il coraggio di fuggire.
    L’occasione è arrivata qualche giorno fa, quando il suo aguzzino era in doccia. Con un ultimo atto di forza e disperazione, la donna è riuscita a scappare e a chiedere aiuto ai passanti.

    Ma la sua odissea non era ancora finita. L’uomo, accortosi della fuga, è uscito di casa in preda alla rabbia e ha cercato di ricondurla con la forza all’interno dell’appartamento, minacciandola e aggredendola.

    Fortunatamente, i passanti, testimoni della scena, hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Eboli sono intervenuti tempestivamente, arrestando l’uomo e salvando la donna da ulteriori violenze.
    Sulla vicenda è stata aperta un’indagine. L’uomo dovrà rispondere di riduzione in schiavitù, sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali. La donna, invece, dopo l’attivazione del codice rosso, è stata accolta in una casa famiglia, dove potrà finalmente iniziare a ricostruire la sua vita.

    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Napoli, liberati gli appartamenti abusivi nell’ex canonica del ‘500

    Napoli. Sono stati liberati gli appartamenti dell’ex canonica adiacente alla chiesa di San Biagio ai Taffettanari a Napoli, occupati abusivamente da famiglie legate alla criminalità organizzata. Lo sgombero è avvenuto sabato, come disposto dall’autorità giudiziaria.PUBBLICITA

    La notizia, diffusa dal parlamentare Francesco Emilio Borrelli, è stata confermata dalla Procura di Napoli. A fine maggio, l’ex canonica, gioiello del XVI secolo nel centro storico di Napoli, era stata sequestrata. All’interno erano alloggiati alcuni membri della famiglia Macor, tra cui pregiudicati e condannati.

    Secondo gli inquirenti, sette membri del nucleo familiare avrebbero occupato abusivamente gli immobili della canonica, aumentando illegalmente la superficie abitativa. L’ex canonica della chiesa di San Biagio ai Taffettanari, bene di rilievo storico-architettonico, è di proprietà dell’omonima Opera Pia, commissariata dalla prefettura di Napoli.
    I reati contestati sono invasione di terreni ed edifici, realizzazione di opere edilizie abusive e deturpamento e destinazione ad usi incompatibili di beni culturali.

    Lo sgombero e le dichiarazioni

    “Gli occupanti abusivi sono andati via nei termini previsti dall’autorità giudiziaria”, ha dichiarato il deputato Francesco Emilio Borrelli, che aveva presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda dopo le inchieste di Report. “Mentre i protagonisti di questa deplorevole vicenda dovranno essere consegnati alla giustizia. Gente come i Macor non rappresenta Napoli. Ringrazio l’autorità giudiziaria, il Prefetto di Napoli, i vertici attuali della curia, il comune e le forze dell’ordine per aver posto fine a questa vergogna”.
    Borrelli ha poi aggiunto: “Si vantano del loro potere, dei loro soldi, sfoggiano lusso ed armi ma poi vivono come parassiti ed accattoni. Provo un disprezzo senza confini per questa gentaglia e non mi darò tregua fino a che non si sarà estinta e con essa quella mentalità criminale e violenta che tramanda di generazione in generazione. Liberiamo Napoli da questo tumore maligno. Adesso la palazzina sia restaurata e affidata ai veri bisognosi”.

    Il futuro dell’ex canonica
    L’obiettivo è quello di restaurare l’ex canonica e di adibirla a fini sociali, destinandola ai cittadini realmente bisognosi.
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    Napoli asili nido comunali aperti a Luglio

    Napoli. Buone notizie per le famiglie napoletane: gli asili nido comunali resteranno aperti per tutto il mese di luglio! Grazie al Piano di Azione e Coesione e al programma Servizi di Cura dell’Infanzia, il Comune ha stanziato fondi per estendere il servizio durante il periodo estivo.PUBBLICITA

    L’obiettivo è duplice: da un lato, offrire un supporto concreto alle famiglie, in particolare a quelle con genitori che lavorano anche d’estate; dall’altro, garantire ai bambini una continuità educativa fondamentale per il loro sviluppo.

    L’iniziativa coinvolgerà tutti gli asili nido comunali che hanno beneficiato dei fondi PAC, sia quelli gestiti direttamente dal Comune che quelli in gestione indiretta. Grazie allo stanziamento aggiuntivo, questi ultimi potranno prolungare le attività per quattro settimane a partire da oggi.
    “Siamo felici di poter offrire questo servizio alle famiglie napoletane”, ha dichiarato l’assessore comunale al ramo. “L’apertura degli asili nido anche a luglio rappresenta un segno di attenzione concreta verso le esigenze dei cittadini e, al tempo stesso, un investimento sul futuro dei nostri bambini”.

    L’iniziativa è stata accolta con favore dalle famiglie, che hanno espresso apprezzamento per il supporto concreto offerto dal Comune. “È un vero toccasana per chi, come me, lavora anche d’estate”, ha commentato una mamma. “Sapere che mio figlio è in buone mani e continua a seguire le sue attività educative mi dà molta tranquillità”.

    L’apertura degli asili nido a luglio rappresenta un passo importante per il Comune di Napoli, che conferma il proprio impegno a favore delle famiglie e dei più piccoli
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    Napoli, banda del buco alle poste di Barra: bottino da 400mila euro

    Napoli. Banda del buco in azione all’ufficio postale di via Minichino nella periferia di NAPOLI, bottino da 400mila euro. I banditi sarebbero introdotti all’interno degli uffici durante il weekend attraverso un foro, portando via dalla cassaforte oltre 400mila euro in contanti.PUBBLICITA

    Sul caso hanno avviato le indagini gli agenti del commissariato di polizia San Giovanni-Barra, intervenuti per effettuare i primi rilievi del caso. Acquisiti i filmati di alcune telecamere, gli investigatori sono già sulle tracce dei componenti della banda del buco entrata in azione nel quartiere San Giovanni a Teduccio.

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    Il summit a casa di Patrizio Bosti nei 5 giorni di libertà e la decisione di uccidere Salvatore Barile

    Patrizio Bosti, per un errore di calcolo nella determinazione del cumulo di pene, fu scarcerato in data 11 maggio 2020.PUBBLICITA

    Trascorre 5 giorni in libertà, per poi essere nuovamente arrestato il 16 maggioPunti Chiave Articolo2020. In questo frangente, rientrato a Napoli, riprendeva immediatamente le redini del clan, come attestato dalla intercettazioni, e convocava immediatamente i suoi più fidati accoliti.
    In quella stessa data conferì il ruolo di suo “nuovo” luogotenente a Migliaccio Antonio, figlio del più noto Migliaccio Giovanni, affiliato al clan Contini e all’epoca detenuto. Tutto ciò emerge dalle conversazioni intercettate sulla utenza in uso a OlivaAnnunziata, madre di Migliaccio Antonio, nonché dalle intercettazioni registrate in carcere durante i colloqui tra il detenuto Giovanni Migliaccio e i familiari.
     L’investitura a boss di Antonio Migliaccio Le conversazioni sono contenute nelle quasi 900 pagine dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip Antonio Santoro, che ha colpito lo stesso boss Patrizio Bosti alla vigilia di una nuova e imminente scarcerazione, i figli Ettore e Flora e il genero Luca Esposito.
    In quella data infatti Bosti decideva una totale inversione delle linee strategiche dell’associazione, fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa col cartello contrapposto dei Mazzarella, convocando un esponente apicale di quest’ultimo sodalizio, Salvatore Barile , detto Totoriello, con l’intenzione — emersa circa 2 anni dopo dalle intercettazioni ambientali effettuate a casa di Mazzarella Ciro di ucciderlo. Il tutto all’insaputa degli allora reggenti del clan, ovvero Botta Carmine e De Luca Gennaro, dei quali evidentemente non condivideva la gestione, tanto vero che Bosti, rientrato sul territorio, non lì convoca davanti a sé, così confermandosi l’ipotesi che egli volesse investire del ruolo di suo luogotenente Migliaccio Antonio.
    E’ verosimile che alla base di tale scelta strategica vi fosse il malcontento del boss Patrizio Bosti in ordine alla gestione delle casse del clan: ed infatti, come emergerà dai colloqui seguiti al suo successivo arresto e dalle dichiarazioni di Luca Esposito, egli aveva trovato un “buco” nelle casse del clan di diversi milioni di euro. Bosti si informò anche della gestione di territori storicamente sotto il controllodell’Alleanza di Secondigliano, come Giugliano in Campania, dove è da anniegemone il clan Mallardo, confederato nel cartello criminale. Anche questo scrive il gip: “Lo si ricava dalle intercettazioni effettuate presso il domicilio di Lìcciardi Maria, (all’epoca ancora libera e al vertice del clan Licciardi) dalle quali emergeva che, nel breve periodo di libertà, Patrizio Bosti aveva incontrato Comite Oreste, affiliato al clan Mallardo, per essere ragguagliato sulla attuale situazione criminale di Giugliano e che, in quella sede, il Bosti aveva riconosciuto al Comite la piena intraneità al sodalizio (“Disse Lui “o Mellò …incomp… disse “Tu sei la famiglia, Ok?” .(ndr. A bassa voce)…”. Poi sempre su richiesta di Patrizio Bosti, Oreste Comite aveva fissato un incontro con Amicone Giuliano, allora reggente del clan Mallardo, verosimilmente per informarsi sulla gestione del medesimo, incontro, poi, non avvenuto a seguito del nuovo arresto del Bosti. L’immediata risposta dei suoi sodali alla sua “convocazione”, la fibrillazioneregistrata nelle conversazioni telefoniche per il suo rientro a Napoli, I’investitura, nel contesto di una nuova strategia, di Migliaccio Antonio quale suo luogotenente, la preoccupazione suscitata tra i suoi avversari del clan Mazzarella per l’imminente definitiva scarcerazione, all’epoca prevista per la fine di giugno 2022. Ci cono agli atti conversazioni ambientali tra Barile Salvatore e Mazzarella Ciro, nelle quali, intuita la volontà di Bosti Patrizio di uccidere il primo, i due si preparano alla “guerra” con l’Alleanza di Secondigliano, passando in rassegna gli affiliati da coinvolgere e facendo il punto sull‘assetto attuale del cartello criminale e sulla possibilità di reperire armi), l’interesse mostrato per gli assetti criminali sul territorio di pertinenza, a Napoli e in provincia, E il gip scrive: “Queste fibrillazioni indicano inequivocabilmente che Patrizio Bosti è, nonostante la detenzione in regime speciale, ancora tenacemente al centro della scena criminale partenopea, che è ancora un personaggio dalla caratura criminale di primissimo piano, in grado, ove scarcerato, di tornare immediatamente al comando del cartello da lui diretto”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    La  Cassazione annulla ordinanza 41bis per boss Belforte

    Si intravedono possibilità di un allentamento del carcere duro per Domenico Belforte, capo del clan omonimo attivo nel Casertano, tra Marcianise, Capodrise e il capoluogo.PUBBLICITA

    Belforte è detenuto al 41bis dal 2007 e in carcere dal 1998. La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza emessa il 16 aprile scorso dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, che aveva respinto il reclamo scritto dallo stesso Belforte, dopo che il Ministro della Giustizia aveva prorogato di due anni il regime del 41bis nel settembre precedente.

    Accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato difensore di Belforte, Mariano Omarto, la Suprema Corte ha rinviato il procedimento al Tribunale di Sorveglianza di Roma, ma a una sezione diversa da quella che aveva deciso in precedenza.
    Le motivazioni della decisione non sono ancora note, ma l’annullamento con rinvio alimenta le speranze di Belforte. Nel reclamo, Belforte si era dichiarato claustrofobico, affermando di non poter resistere a trascorrere 22 ore in cella come previsto dal regime 41bis.

    Inoltre, aveva espresso la volontà di collaborare per ritrovare il corpo di una donna uccisa, sostenendo l’estraneità sua e della moglie all’omicidio dell’amante.

    I giudici di sorveglianza di Roma avevano respinto il reclamo poiché, a loro parere, “Belforte continua ad avere un ruolo apicale e non ha mostrato segni di pentimento né di distacco definitivo dalle logiche criminali del clan di provenienza”.
    Inoltre, ritenevano che fosse “incessante lo sforzo di Belforte di veicolare all’esterno ordini e indicazioni di azioni criminali a sodali liberi o detenuti”.

    Leggi AncheCollaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Donna ridotta in schiavitù con rito “ju-ju”: due condanne a Reggio Calabria

    La Corte d’Assise di Reggio Calabria ha condannato a 20 anni di carcere Sonia Osazee, una donna nigeriana di 41 anni, per tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione e violenza sessuale.PUBBLICITA

    La sentenza, emessa oggi dalla presidente Natina Pratticò, ha inflitto anche 9 anni di reclusione a Sunday Ediorans, un 31enne nigeriano complice solo nel reato di tratta di persone.

    L’inchiesta che ha portato alla condanna è stata avviata dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria dopo la denuncia di una giovane donna nigeriana. La vittima era stata sottoposta al rito “ju-ju”, una pratica voodoo che la legava alla sua aguzzina, e una volta arrivata in Italia con un barcone, è stata costretta a prostituirsi a Castel Volturno (Caserta) per ripagare il viaggio.
    Secondo l’accusa, Sonia Osazee “reclutava, introduceva nel territorio dello Stato ed ospitava la persona offesa sulla quale – si legge nel capo di imputazione – esercitava poteri corrispondenti al diritto di proprietà, mantenendola in uno stato di soggezione continuativa e costringendola a prestazioni lavorative di tipo sessuale.

    E ancora minaccia (di uccidere la sua famiglia d’origine e di farla tornare in Nigeria), inganno (avendole rappresentato che sarebbe venuta per intraprendere degli studi), abuso di autorità (per essere di età superiore), approfittando di una situazione di vulnerabilità, di inferiorità fisica e psichica e di una situazione di necessità”.

    I fatti risalgono al 2016, quando la vittima, con la falsa promessa di poter studiare, è sbarcata a Reggio Calabria. Resasi conto dell’inganno, la donna ha tentato di scappare più volte.
    Quando ha manifestato l’intenzione di rivolgersi alla polizia, Sonia Osazee l’ha fatta trasferire in Germania, a Karlsruhe, da suo fratello Sunday Ediorans, con l’intento di farla continuare a prostituirsi.

    La storia della vittima è stata raccontata in aula nel corso del processo, dopo la requisitoria del pm Sara Amerio.
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    Aggressione a bordo del treno Lecce-Roma: sindacati chiedono interventi urgenti

    Ancora violenze a bordo dei treni. Ieri, 30 giugno, sul treno 8314 Lecce-Roma, una capotreno è stata vittima di ripetute aggressioni verbali da parte di alcuni viaggiatori esasperati dai guasti alla climatizzazione del vagone.PUBBLICITA

    L’episodio, che ha provocato lo svenimento della lavoratrice, ha reso necessario l’intervento del 118 e della Polfer presso la stazione di Benevento.

    Si tratta dell’ennesima aggressione ai danni del personale ferroviario pugliese, come denunciano i sindacati regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Slm Fast Confsal e Or.S.A. Ferrovie.
    “Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla collega e a tutti i lavoratori vittime di aggressioni fisiche e verbali”, dichiarano le organizzazioni sindacali. “Le inefficienze aziendali non devono ricadere sui lavoratori e sui passeggeri.

    Richiamiamo da tempo un confronto a tutti i livelli per ristabilire una filiera organizzativa efficiente all’interno del Gruppo FS e un sistema di sicurezza che tuteli prontamente i lavoratori in caso di problemi alla circolazione ferroviaria.”

    I sindacati concludono: “In assenza di interventi concreti, siamo pronti ad avviare ogni iniziativa necessaria a tutela dei diritti dei lavoratori e della loro sicurezza, come previsto dalle leggi vigenti”.
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    Latina, i carabinieri arrestano una coppia di Torre Annunziata

    Nel corso della mattinata di domenica, a Latina, i carabinieri della Stazione locale, dopo giornate di pedinamenti, hanno tratto in arresto un 44enne residente nel capoluogo pontino e domiciliato a Torre Annunziata. L’uomo è stato raggiunto da un provvedimento emesso dall’ufficio esecuzioni penali del Tribunale di Latina, per dei reati legati alla detenzione ai fini […] LEGGI TUTTO