“La globalizzazione sta aiutando la mafia: attraverso la criptovaluta e il dark web ne facilità l’attività di riciclaggio dei capitali. Dalla mafia si esce in due modi: morti oppure accettando di collaborare con la giustizia. Non serve togliere i figli ai genitori mafiosi, bisogna far scattare in loro la consapevolezza che a essere mafiosi si fa il male della propria prole, così come i giovani devono trovare la forza di uscire della famiglie mafiose come fece uno studente di mia moglie che, a 18 anni, una volta diplomatosi, scappò di casa laureandosi e poi facendo carriera in una multinazionale”. Sono le parole di Pietro Grasso, già Presidente del Senato e già Procuratore nazionale antimafia, che ha inaugurato, insieme alla presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Emma Petitti, “Una vita contro la mafia“, la mostra realizzata dagli studenti dell’Istituto comprensivo di Rimini Einaudi-Molari allestita a Bologna in viale Aldo Moro in occasione della Settimana della legalità.
“Spero che la fiamma di questo accendino faccia scattare nei giovani la scintilla per tenere alta la fiaccola della lotta contro la mafia e a favore della legalità”, sottolinea Pietro Grasso mostrando l’accendino che gli diede Giovanni Falcone. “Io ho deciso di insegnare ai giovani, di testimoniare loro il valore della legalità perché troppe volte mi sono chiesto perché, contrariamente a tanti colleghi e amici, sono sopravvissuto ai tentativi della mafia di uccidermi”, spiega l’ex presidente del Senato, che racconta di come “Cosa Nostra” avesse tentato di ucciderlo con un attentato a casa dei suoi suoceri, attentato poi non portato a termine per puro caso e perché, con la morte della suocera, Grasso smise di frequentare la casa di Monreale dove la mafia voleva ucciderlo. Rispondendo alle domande di tanti ragazzi, l’ex presidente del Senato ha raccontato ai giovani cosa è la mafia e lo fa ricordando la vicenda di Placido Rizzotto, il sindacalista assassinato nell’immediato dopoguerra per le sue battaglie contro i latifondisti: individuati i colpevoli, furono tutti assolti perché i testimoni, su minaccia della mafia, ritrattarono le loro deposizioni. “La mafia prende al laccio le persone. Quando si è dentro a una cosca è impossibile uscirne. Falcone e Borsellino, come tante persone per bene, lottarono per riaccendere le coscienze dei cittadini”, evidenzia Pietro Grasso, per il quale “Falcone e Borsellino sono ancora vivi grazie alla nostra memoria: per questo dobbiamo portare avanti le loro battaglie”.
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giorgio Ambrosoli, Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Giuseppe Impastato, Ninni Cassarà: sono solo alcuni dei “martiri di mafia” la cui vita è raccontata in “Una vita contro la mafia”, la mostra allestita in viale Aldo Moro, 50 a Bologna.
“Dobbiamo decidere da che parte stare: l’Emilia-Romagna ha scelto la via della legalità, del sostegno alle vittime di usura e racket, del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie. Dal 2016, l’Emilia Romagna ha un testo unico legislativa che opera per tutto questo. È un grande onore inaugurare questa mostra realizzata dagli studenti di Rimini insieme al presidente Grasso: vogliamo lavorare per sentirci tutti parte di una comunità democratica. L’Emilia Romagna è in prima linea nel combattere le mafie, questo è uno dei pilastri dell’attività dell’Assemblea legislativa”, spiega Emma Petitti che sottolinea inoltre “l’importanza di coinvolgere i giovani, il mondo della scuola, gli insegnanti”.
“Questa mostra, la giornata di oggi, la testimonianza del presidente Grasso sono un insegnamento per i ragazzi e le ragazze qui presenti: se ne ricorderanno quando, crescendo, dovranno decidere da che parte stare”, spiega Andrea Massari, presidente di Upi – Unione Province Italiane dell’Emilia Romagna – mentre Francesco Bragagnini, assessore alla Legalità del Comune di Rimini ricorda come “legalità non è una parola astratta, ma un modo di comportarsi nel quotidiano rispetto delle regole di correttezza. L’Osservatorio sulla legalità di Rimini, per riaffermare questo principio, in questi anni ha lavorato molto con i giovani”.
Orgogliosa del lavoro dei “suoi” studenti Daniela Massimiliani, dirigente scolastico dell’Istituto Einaudi-Molari: “Le studentesse e gli studenti hanno dato una grande prova di educazione civica nel realizzare questa mostra. Ho la fortuna di avere insegnanti e studenti che si impegnano con passione e tenacia e questa mostra è frutto del loro lavoro”.
“Abbiamo voluto realizzare questa mostra per parlare delle vittime di cui non si parla mai come le donne e gli uomini delle scorte: vogliamo lasciare un’impronta, piantare un seme nella coscienza nostri ragazzi perché crescano come cittadini”, commenta Daniela Gravina, docente dell’Einaudi-Molari che ha seguito in prima persona la realizzazione della mostra.
La “Settimana della legalità” prosegue con oltre 80 appuntamenti, 33 dei quali realizzati in collaborazione con Libera e 23 a all’interno del progetto “Concittadini”, che vedono coinvolti 63 enti pubblici, 47 scuole e numerosi soggetti privati. Fra gli appuntamenti clou, domani martedì 19 marzo, alle ore 10, all’Arena del Sole di Bologna andrà in scena per le scuole “Il tempo attorno”, spettacolo di Giuliano Scarpinato che racconta la vita “sotto scorta” dei genitori del regista, magistrati antimafia impegnati nelle più importanti indagini degli anni ’90. Una vita blindata, con genitori sempre in toga e i faldoni dei processi ben protetti dentro le mura domestiche.
“Il mio spettacolo racconta di come la storia grande di un Paese travolge quella delle persone come è avvenuto per la mia famiglia. I miei genitori erano giudici antimafia che hanno vissuto sotto scorta”, spiega il regista Giuliano Scarpinato – “questa Settimana della legalità è un evento davvero straordinario”.
Fotogallery
(Luca Molinari)
18 Marzo 2024