Fermare i danni provocati dalla coltivazione e dall’utilizzo nella filiera agroalimentare dei prodotti frutto delle nuove tecnologie di editing genetico TEA – NGT e NBT e tutelare invece salute umana, l’ambiente e l’agrobiodiversità.
A chiederlo è, in un’interpellanza, è Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che ricorda come “nelle nuove tecnologie di editing genetico si rivede oggi lo stesso copione già visto e sfruttato in passato per gli Ogm, infatti, la Commissione Europea sostiene che le piante prodotte con le nuove tecniche genomiche possano “contribuire a un sistema alimentare più sostenibile”, presumendo, per esempio, che le piante saranno geneticamente modificate per resistere alle malattie, il che consentirebbe agli agricoltori di ridurre l’uso di pesticidi chimici, ma la tecnologia di gene editing è già nelle mani di alcune multinazionali, come Bayer/Monsanto e Corteva e, alla fine del 2020, queste due società, da sole, avevano depositato circa 120 domande di brevetti internazionali per sementi prodotte con tecniche di editing genetico e poiché tutte le grandi multinazionali dell’agroindustria producono sia i semi che i pesticidi chimici, non si comprende il motivo per cui queste dovrebbero utilizzare le nuove tecnologie di editing genetico per ridurre la dipendenza degli agricoltori dalle sostanze chimiche, quanto piuttosto, replicare il modello già visto per gli OGM, con la stragrande maggioranza delle colture geneticamente modificate progettata per resistere all’irrorazione con erbicidi tossici, già venduti insieme a questi semi ogm”.
(Luca Molinari)
8 Febbraio 2024