Maggiore sostegno all’uso dei mezzi pubblici, nuove norme sulla concimazione dei campi, potenziamento dei controlli per gli impianti industriali inquinanti; utilizzo degli sfalci per gli impianti di produzione di biometano; controlli minimi sul rispetto delle limitazioni al traffico da effettuare in proporzione al numero degli abitanti di ogni singolo comune per venire incontro alle esigenze di quelli piccoli; nuove norme per la Valutazione ambientale strategica (Vas).
Disco verde della commissione Territorio, Ambiente e Mobilità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, presieduta da Stefano Caliandro, alle osservazioni al prossimo Piano dell’Aria (PAIR 2030), la misura proposta dalla giunta per ridurre gli effetti dell’inquinamento. Nel complesso sono state accettate, parzialmente o in toto, 51 delle 213 presentate da associazioni di categoria e ambientali, e Comuni.
Silvia Zamboni (Europa Verde) perora in particolare le osservazioni proposte da Legambiente “quasi tutte respinte e solo in due casi recepite in maniera parziale”. La capogruppo chiede il recupero “soprattutto di quelle in cui si chiedeva di inserire la previsione di un aggiornamento del piano quando arriverà la nuova direttiva europea sul tema”. Tra le proposte rigettate su cui la consigliera auspica un ripensamento vi sono quelle sul catasto delle emissioni, sulle soglie annuali per il sistema move-in, per la sostituzione dei veicoli del Tpl locale “dove è nota la preferenza di Europa Verde verso l’elettrificazione del comparto” e sui dispositivi alternativi alle porte di accesso degli esercizi commerciali “dove non si capisce la non accettazione quando è evidente si debbano usare le porte e null’altro”
Particolarmente critico verso il Piano e sulla decisione della giunta di non accettare alcuni emendamenti è il relatore di minoranza Emiliano Occhi (Lega): “A fronte delle oltre 200 osservazioni pervenute, testimonianza di un grande interesse da parte degli stakeholders, sono pochissime quelle accettate e ciò fa capire come questo Piano sia stato calato dall’alto e non si curi assolutamente dei nostri settori produttivi: agricoltura e industria in primis”. In ambito agricolo Occhi contesta “regole oltremodo onerose e contrarie alla logica del lavoro nei campi, mentre la durezza delle misure proposte nei confronti dell’industria rischia di minare la competitività del settore e non tiene minimamente conto degli investimenti già fatti dal comparto per la sostenibilità ambientale. Il relatore di minoranza ha infine auspicato “un alto livello di attenzione da parte dei vari settori produttivi per i restanti passaggi dell’approvazione di un Piano che avrà pesanti ripercussioni sulla vita di tutti noi”.
Sulla stessa linea di Occhi anche Fabio Rainieri (Lega) che sottolinea i ritardi e gli errori del Piano aria sul tema agricoltura. “Mi pare sia un copia e incolla di quanto fatto in altre Regioni senza tenere conto delle differenze tra i vari territori: in Lombardia il terreno è sabbioso ma il nostro è prevalentemente argilloso e non consente la coltivazione in determinate situazioni. In questo Piano c’è una scarsa conoscenza di agricoltura e allevamento che potrebbe portare a seri danneggiamenti di quei prati stabili che sono il fondamento della filiera del parmigiano reggiano. O si prevedono maggiori sovvenzioni al mondo agricolo oppure questo documento finirà per essere un’ulteriore problematica per un settore già in crisi”.
“C’è stata grande attenzione alle osservazioni ricevute, alcune ne abbiamo accettate e quelle rifiutate sono state giudicate spesso in contrasto con altre norme regionali”, spiega il relatore di maggioranza Andrea Costa (Pd), il quale ha ribadito come “le misure previste dal Piano aria non producono gli effetti negativi sull’economica che dice il centrodestra, ma hanno ridotto il numero dei giorni di grande inquinamento e questo è dimostrato dal fatto che oltre la metà delle norme previste dal Piano aria sono già state adottate da specifiche misure della giunta”. Costa spiega infine che “il Piano aria non è stato scritto chiusi in un palazzo, ma è frutto di un iter cominciato più di un anno fa e da un confronto ampio: si è passati dalla politica delle sanzioni a quella degli incentivi per non dare a cittadini e imprese tutto l’onere del cambiamento delle abitudini. Ricordo che Lombardia, Piemonte e Veneto hanno già attuato alcune di queste misure anche in misura più restrittiva di quelle previste dal Piano aria dell’Emilia-Romagna”.
Per la vicepresidente e assessore all’Ambiente Irene Priolo le norme servono a migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei territori. “Mi permetto di far notare che questo Piano aria ha avuto 200 osservazioni, quello precedente 400: quindi c’è un percorso in atto”, spiega Priolo che sottolinea come “abbiamo degli obiettivi da raggiungere e per farlo dobbiamo porre delle alternative di comportamenti: noto che negli anni gli sforamenti dei tetti antismog sono in calo, vuol dire che le nostre scelte danno risultati apprezzabili”.
(Luca Boccaletti e Luca Molinari)
17 Gennaio 2024