Napoli. Il boss Salvatore D’Amico o’ pirata mirava a diventare il nuovo della criminalità organizzata a Roma. Lo ha rivelato il nipote pentito Umberto D’Amico ‘o lione.
Le sue dichiarazioni hanno contribuito a sgominare le organizzazioni criminali nella capitale con 16 arresti e 57 indagati grazie a una indagine della Dda di Roma. Nelle circa 400 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Emanuela Attura grande spazio trovano le dichiarazioni del pentito D’Amico.
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“Mio zio aveva rapporti con il figlio di Michele Senese, che credo si chiamasse Roberto e con un uomo di Michele Senese agli arresti domiciliari, che si chiamava Roberto. Mio zio ha avuto una discussione con il figlio di Michele Senese che era un pò arrogante e gli ha detto che ormai era lui a comandare a Roma e non più la famiglia Senese.
Ciò mi è stato raccontato da mio zio, io non ero presente. Poi si sono riappacificati, anche perché mio zio è entrato con la prepotenza a Roma e dovunque lui andava metteva il terrore. Mio zio gestiva a Roma una specie di suo clan che gestiva denaro, droga ed aveva armi, mentre Michele Senese era in carcere e nessuno lo seguiva più”.
“…mio zio ha capito che a Roma c’era una buona movimentazione di denaro e, avendo conosciuto Daniele Muscariello, tramite Alberto Viola, ha deciso di operare anche a Roma. Mio zio conosceva Pasquale da molto tempo, ma non andava, prima del 2017 (periodo nel quale ha conosciuto Daniele) a Roma molto spesso.
Io sono stato a Roma con mio zio Salvatore in zona Eur dove Alberto Viola aveva un ristorante. Ciò è accaduto a partire da gennaio o febbraio del 2018. Ci incontravamo con Daniele Muscariello, referente di mio zio quale suo braccio destro per tutto ciò che veniva fatto a Roma: recupero crediti, Iva e benzina.
Gli imprenditori che dovevano recuperare dei soldi su Roma si rivolgevano a Daniele il quale informava mio zio Salvatore il quale interveniva e prendeva la metà del credito e alle volte l’intero. Daniele spartiva con noi il ricavato. Accadeva anche il contrario, ossia che eravamo noi ad avere un problema a Roma e ci rivolgevamo a Daniele. Ciò è accaduto ad esempio con Nando Palumbo …omissis…
Daniele aveva aperto una ditta, non so a nome di chi, che formalmente assumeva gli operai, ma era una ditta fantasma ed in realtà loro lavoravano per altri ed anche per …omissis…
La ditta non pagava i contributi ed era destinata a fallire. Per ogni lavoratore che mettevamo a disposizione delle altre ditte ci dovevano versare una percentuale.
Dando il cappello a …omissis… gli abbiamo fatto capire che avrebbe dovuto fare quello che Daniele richiedeva. Stessa richiesta è stata fatta a Nando Palumbo e Giorgio Bresciani, giocatore di calcio, che avevano paura di noi.
Daniele spesso veniva a Napoli, ma mio zio Salvatore era spessissimo a Roma. Daniele tramite sue conoscenze gli faceva fare delle richieste dall’ospedale e così mio zio, cheera sorvegliato speciale, poteva venire a Roma. Spesso aveva documenti falsi.
… quando venivamo a Roma, incontravamo …omissis… detto il fioraio oppure o’ guaglione (napoletano di circa cinquant’anni, proveniente da Napoli, San Giovanni e che ha un ristorante in piazza di Spagna), un certo Stefano (alto e pelato), Massimo (con la barba) e Andrea.
non so dire bene cosa facesse l’altro Roberto, quello agli arresti domiciliari, ma so per certo che anche lui non sopportava il figlio di Michele Senese, che come ho detto era un ragazzo arrogante ed inoltre privo di spessore.
Salvatore D’Amico o’ pirata fu avvisato prima di essere arrestato
Il lavoro con I’IVA prevedeva la consegna a Daniele di ingenti somme di denaro in contanti e lui ce le restituiva con l’aggiunta dell’IVA. Da quanto ho capito, ma questa cosa veniva seguita da Daniele i soldi venivano inviati tramite bonifico su conti di società fasulle (grazie ad altre società che avevano bisogno di scaricare l’IVA) e c’erano dei galoppini che prelevavano con la carta poste pay evolution l’intera somma – suddivisa per ciascuno di loro – in un solo giorno (prendevano 100 euro ciascuno). lo non mi occupavo di questo e non conosco i galoppini. Daniele veniva a consegnarmi i soldi o a casa nostra o al bar …omissis.. vicino a casa della sua fidanzata o allo …omissis.
Daniele è un mago delle truffe e credo abbia grandi amicizie anche nelle forze dell’ordine. Aveva informato mio zio che sarebbe stato arrestato un mese prima che ciò accadesse”.
Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca”
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