Negli ultimi quattro anni la Regione ha trasferito alle Province 37 milioni di euro per assicurare le funzioni rimaste loro in capo e al 1° gennaio 2016 risultava trasferito in viale Aldo Moro il personale provinciale, 1.600 persone, addetto alle funzioni ricollocate alla Regione alla luce della legge Delrio (in primo luogo agricoltura, caccia, pesca e autorizzazioni ambientali).
Lo ha comunicato l’assessore Paolo Calvano nel corso della commissione Bilancio, presieduta da Massimiliano Pompignoli, che ha fatto il punto sul riordino istituzionale in Emilia-Romagna: la Regione ha portato a termine quanto previsto dalla riforma Delrio e dalle altre norme in materia di riassetto istituzionale varate negli ultimi anni da governi e Parlamento.
Oltre ad aver assicurato il ricollocamento del personale provinciale, la Regione ha anche trasferito alle Province e alla Città Metropolitana di Bologna le risorse necessarie per garantire la tenuta dei servizi pubblici, anche a fronte dei tagli alla spesa pubblica fatti dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni.
“La Regione Emilia-Romagna con la sua legge del 2015 sul riordino istituzionale ha garantito la funzionalità dei servizi delle Province e la tenuta dei posti di lavoro di tutti i dipendenti provinciali. Per le rilevanti funzioni rimaste in capo alle Province e alla Città Metropolitana di Bologna, la Regione Emilia-Romagna ha garantito un flusso di finanziamenti stabile, erogato, prevalentemente, sotto forma di rimborsi, per far fronte agli oneri derivanti dall’esercizio delle residue funzioni amministrative e per la gestione delle risorse strumentali: dal 2020 al 2023 sono stati erogati dalla Regione contributi per 37 milioni di euro”, spiega Calvano, che ricorda come “dopo la bocciatura del referendum del 2016 la situazione delle Province è finita in un limbo. Dal precedente governo e da quello attuale ci saremmo aspettati una svolta, anche il ritorno all’elezione diretta dei presidenti delle Province e dei consiglieri provinciali, sulla quale avevamo dato parere favorevole. Serve chiarezza sulla riforma del Testo Unico degli Enti Locali a cui sta lavorando il ministro dell’Interno”.
“L’assessore Calvano conferma come la Regione abbia sbagliato ad anticipare norme sulle Province che presupponevano la vittoria del ‘sì’ al “referendum Renzi” del 2016: se ci troviamo in difficoltà è per via di questa fuga in avanti della Regione”, spiega Massimiliano Pompignoli (Lega) per il quale “il Pd era per abolire le Province. Ora, in modo incoerente, sostiene il ritorno all’elezione diretta di presidente e consiglio. Altro aspetto che non ha funzionato è il tentativo di riordino istituzionale proposto dalla nostra Regione in Romagna, dimostrando che la Regione ha usato la Romagna per fare esperimenti istituzionali. Oggi abbiamo visto cosa non ha funzionato nel riordino emiliano-romagnolo. Ora bisogna capire cosa vogliamo fare per il futuro. Condivido l’idea di tornare a eleggere direttamente gli organi di vertice delle Province”.
“Non condivido le parole del collega Pompignoli perché se negli anni passati la Regione non avesse fatto queste leggi, alla luce del fatto che stava cambiando l’assetto delle Province, ci sarebbero stati molti problemi. Ora serve una scelta nazionale per organizzare in maniera ordinata l’assetto istituzionale di questo Paese”, spiega Luca Sabattini (Pd) per il quale “serve chiarezza per rendere le istituzioni più forti e non solo con lo slogan ‘più vicini al cittadino”, ma lasciando l’autonomia nel livello giusto. Auspichiamo che il nuovo Testo unico degli Enti Locali dia le possibilità di lavorare nel modo corretto”.
“La legge Delrio è stata una legge scellerata e la Regione vi si è adeguata pedissequamente. Si poteva e doveva fare meglio. Si pensi alla Città Metropolitana di Bologna, dove il Ssindaco di Bologna è d’ufficio sindaco Metropolitano. La Regione avrebbe dovuto procedere nella direzione di garantire i territori periferici a partire dai comuni dell’Appennino”, spiega Michele Facci (Gruppo Misto) per il quale “ora occorre risolvere i problemi, a partire dalla necessità di garantire più eguaglianza fra i territori visto che il riordino istituzionale ha aumentato le diseguaglianze”.
“Prendo atto che la Regione ammette che sul riordino istituzionale qualcosa non ha funzionato e che si poteva fare e si deve fare qualcosa di meglio: prima della fine di questa legislatura regionale serve una nuova legge che risolva i problemi”, sottolinea Simone Pelloni (Rete civica) che ricorda come “occorre tornare a forme di elezione diretta nelle Province e ragionare su qualcosa del genere nelle Unioni per fare un passo in avanti sul versante democratico con l’obiettivo di far calare gli astensionisti in occasione delle elezioni”.
“La Regione con la comunicazione di oggi conferma che ci sono state problemi nel riordino territoriale”, è il pensiero di Maura Catellani (Lega) che spiega come “proprio in questi tempi la Provincia di Reggio Emilia ha cambiato il proprio Statuto in modo che il solo Comune di Reggio Emilia potrebbe approvare il Bilancio della Provincia. Si tratta di una scelta che grida politicamente vendetta perché sembra fatta solo perché il centrosinistra ha paura di perdere alcuni comuni che attualmente amministra nel reggiano”.
(Luca Molinari)
7 Febbraio 2024