A gennaio 2024 i Pronto soccorso dell’Emilia-Romagna hanno fatto registrare un acceso inferiore del 6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nei primi tre mesi del nuovo anno, infatti, sono state quasi 39mila le persone (che superano i 50mila considerando anche l’attività di Ferrara, tra le prime a partire in via sperimentale, e una previsione di 500mila nel 2024) che si sono recati in uno dei 30 Centri di assistenza urgenza (Cau) dell’Emilia-Romagna, i nuovi presidi medici di prima assistenza, realizzati per ridurre la pressione sui Pronto soccorsi. Nel complesso 8 pazienti su 10 ricevono assistenza e cura direttamente nel Cau. Il 60% dei medici ha meno di 35 anni. I tempi medi d’attesa sono inferiori ai 90 minuti e assistenza e cura sono prestate in loco nella stragrande maggioranza dei casi (83%). Problemi ortopedici, gastrointestinali e disturbi minori sono i motivi d’accesso più frequenti (52%).
Questo il bilancio dei primi tre mesi dell’attività dei Cau fatta dall’assessore alla Sanità Raffaele Donini nel corso della commissione Politiche per la Salute presieduta da Ottavia Soncini. “I dati e i primi riscontri ricevuti dal personale che lavora e dai pazienti che accedono ai Cau ci restituiscono un sistema che funziona e che siamo fiduciosi possa essere confermato e migliorato nel tempo, considerando la complessità, anche organizzativa”, spiega Donini per il quale “i cittadini iniziano a conoscere i Centri di assistenza urgenza e vi accedono in modo appropriato, quando hanno problemi o disturbi di bassa complessità”.
Daniele Marchetti (Lega) ha commentato: “Per valutare il servizio è necessario ragionare su altri aspetti come quanti accessi ai Cau vengono poi reindirizzati al pronto soccorso più vicino. Se la logica è alleggerire il carico dei Ps è fondamentale non solo vedere il dato crudo degli accessi ai Cau ma capire l’effettiva pressione che c’è poi sui Ps. Mi domando anche come vengono gestiti i pazienti che richiedono prestazioni specialistiche: vengono accompagnati in ambulanza o con la Pubblica assistenza? Si spostano autonomamente anche se talvolta risulta difficile? Non è una gran miglioria per il paziente. È opportuno fare anche un quadro sulle differenze di presa in carico nei Cau. Certi funzionano h24 certi h12: perché c’è questa differenza tra territori? Altro punto è la coesistenza tra Pronto soccorso e punti di primo intervento. Bisogna fare chiarezza su ciò che rimarrà a livello territoriale. Ci saranno altri Pronto soccorso o punti di primo intervento depotenziati o soppressi? I punti primo intervento sono fondamentali, soprattutto nelle aree più periferiche per cui siamo contrari a questa operazione. Vanno considerate tutte le ripercussioni in termini di servizi”.
Per Emiliano Occhi (Lega) “il tema dei Cau era quello di abbassare gli accessi ai Pronto soccorso, ma nelle zone periferiche una difficoltà è di essere più distante dalle strutture emergenziali. Centralizzare in aree pedemontane potrebbe aiutare ma il tema è anche quello di dover gestire il personale. Ci vorrà tempo per capire la fruibilità di questo sistema. La questione andrà approfondita così come il tema del personale perché i turni sono aumentati. E il paziente non percepisce le difficoltà del personale. Un conto è avere Cau in ospedale, un conto in struttura decentrata. È importante che le strutture siano dotate di attrezzature se no siamo di fronte a guardie mediche depotenziate”.
“L’assessore ci ha parlato di numeri: avremmo preferito parlare di fatti avvenuti in questi mesi di operatività dei Cau, abbiamo chiesto di sapere cosa accade nel Cau di Imola e in Romagna dove i cittadini fanno lunghe ore d’attesa, dei fatti che hanno riguardato persone che si sono rivolti ai Cau e hanno avuto problemi. Purtroppo non abbiamo ottenuto risposte”, spiega Marta Evangelisti (Fdi) per la quale “in merito ai dati riferiti dall’assessore si dovrebbe dire se è calato solo il numero di accesso al Pronto soccorso o anche la pressione su medici e pazienti: a noi risulta che la pressione sui Pronto soccorsi non sia calata, ce lo dicono medici e pazienti. Ci aspettiamo risposte sul Cau di Vergato, in provincia di Bologna, per il cronoprogramma degli interventi promessi”.
“I dati ci dicono che i Cau non sono la bacchetta magica con cui risolvere tutti i problemi dell’urgenza sanitaria, ma ricordiamoci sempre da quale situazione siamo arrivati: una carenza endemica di personale medico e infermieristico nei Pronto soccorso da cui se ne era andato troppo personale medico a fronte dei tanti codici bianchi”, spiega Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) che ricorda come “la scorsa settimana sono andato in visita al Cau di Reggio Emilia e ho visto che le cose vanno bene, specie per l’entusiasmo dei giovani medici che ci lavorano. E’ attiva anche una presa in carico telefonica per chi si rivolge ai Cau e abbiamo visto che anche questo tipo di personale è altamente qualificato. Col Cau di Reggio Emilia abbiamo interrotto il ricordo dei medici a gettone, che era uno degli obiettivi che ci si era posti”.
Valentina Castaldini (Forza Italia) ha sottolineato come “sia necessario lavorare su dati e documenti condivisi perché quelli forniti sono una vostra lettura della realtà. Servono elementi più strutturati e più rigorosi perché si tratta del futuro della prima emergenza dell’Emilia-Romagna. Sono stati chiusi dei pronto soccorso ed è stata sbagliata la tempistica. Bisognava partire dai grandi ps e poi arrivare alle periferie. Inoltre, è sempre passato il concetto che i Cau sarebbero stati gratuiti ma studenti e lavoratori che non sono di questa regione si sono trovati a pagare un ticket di 20 euro. Non c’è stata chiarezza su questo aspetto. Spero ci si possa ritrovare fra qualche settimana per una comparazione seria”.
Valentina Stragliati (Lega) ha aggiunto: “I Cau dovrebbero accogliere codici bianchi e verdi. Le tempistiche di presa in carico non sono assolutamente verosimili. Queste strutture possono essere una soluzione efficace ma l’organizzazione va migliorata perché i tempi sono molto lunghi. Bisogna controllare anche la fuga di medici specialisti e serve una riflessione seria. Infine: quando verranno attivati i nuovi Cau annunciati? Ad esempio, a Castel San Giovanni (Piacenza) per coprire le ore di chiusura del pronto soccorso. Stiamo lottando per una riapertura h24”.
“Il calo degli accessi al Pronto soccorso va bene, è il segno che la riorganizzazione ha preso la strada giusta”, spiega Silvia Zamboni (Europa Verde) che ricorda come “occorre prevedere una campagna informativa verso i cittadini per far capire loro come comportarsi nel sistema Cau, Pronto soccorso”.
“E’ sempre brutto assistere a una conferenza stampa e poi dopo il dibattito in commissione: mi pare che non ci sarebbero stati particolari problemi ad assistere all’informativa dell’assessore in commissione prima della sua conferenza stampa”, sottolinea Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) per la quale “mi pare si vada nella giusta direzione, anche se manca una precisa comunicazione verso i cittadini sul come comportarsi. Lo avevo detto per tempo, mi pare che non ci siamo ancora arrivati quindi ripeto il sollecito a comunicare meglio le modalità di accesso al Cau, che è uno strumento utile”.
Marilena Pillati (Pd) ha evidenziato “l’importanza di mettere a fuoco il numero di accessi per valutare l’efficacia di una riorganizzazione che nel tempo potrà essere modificata per raggiungere gli obiettivi. Fa da sfondo la criticità riguardante il personale sanitario. Gli accessi ai Cau in qualche modo possono risentire di questi elementi. Il tempo ci aiuterà ad acquisire più dati per fare un’analisi più accurata delle diverse tipologie di Cau e capire come indirizzare la comunicazione sul servizio”.
Nel replicare alle osservazioni dei consiglieri, il direttore generale dell’assessorato alla Sanità Luca Baldino sottolinea come sia calata la pressione sui ps e sia stato sventato il rischio di una loro chiusura, mentre Donini conferma come sia in corso anche un questionario di gradimento sui Cau e ha assicurato come si continuerà a investire sui ps.
(Lucia Paci e Luca Molinari)
6 Febbraio 2024