La Corte d’Assise di Reggio Emilia ha condannato all’ergastolo i genitori di Saman Abbas, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, accusati di averla uccisa la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 per essersi opposta a un matrimonio combinato.
Lo zio della ragazza, Danish Hasnain, è stato condannato a 14 anni di reclusione, mentre i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulaq Nomanulaq sono stati assolti.
La sentenza è stata pronunciata dopo cinque ore di camera di consiglio. I giudici hanno ritenuto che i genitori di Saman siano stati i mandanti dell’omicidio, mentre lo zio ne sia stato l’esecutore materiale. I due cugini, invece, sono stati ritenuti estranei ai fatti.
L’avvocato di Danish Hasnain, Liborio Cataliotti, ha commentato la sentenza affermando che “è stata una sentenza giusta, anche se non pienamente soddisfacente”. L’avvocato ha spiegato che il suo assistito ha beneficiato dello sconto di pena dovuto al rito abbreviato, che ha comportato l’esclusione delle aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti e futili.
Il fratello di Saman: “E’ una sentenza giusta”
La sentenza di primo grado è stata accolta con soddisfazione dal fratello di Saman, Gulistan Abbas, che si è costituito parte civile nel processo. “È una sentenza giusta”, ha detto Gulistan, “che dà giustizia a mia sorella”.
Il caso di Saman Abbas ha suscitato grande clamore in Italia e all’estero. La giovane ragazza pakistana era scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, il 30 aprile 2021. Il suo corpo è stato ritrovato dopo oltre un anno, a metà novembre 2022, in un casolare vicino a casa, grazie alle indicazioni dello zio.
In mattinata il padre di Saman, arrestato in Pakistan un anno fa, nel novembre 2022, ha pronunciato dichiarazioni spontanee davanti al giudice per oltre un’ora e mezza. “Non sono un animale, anche io voglio sapere chi l’ha ammazzata” ha detto Shabbar Abbas che in aula ha parlato in italiano.
“Ho sentito parlare di un matrimonio combinato, anche questo non è vero – ha spiegato tra le lacrime il padre -. Lei era contenta. Era una persone intelligente, forte” che però “diceva anche bugie”.
Critico anche verso l’altro figlio, che con le sue rivelazioni ha incolpato i familiari: “Ho sentito tante parole false che mi fanno sentire molto male – ha aggiunto Shabbar Abbas -. La sua lingua ha parlato, il suo cuore non ha parlato. Lui ha detto tutte le bugie”.
Nessun risarcimento al fratello e al fidanzato di Saman, costituiti entrambi parte civile nel processo sulla morte della 18enne. Emerge dal dispositivo della Corte di Assise di Reggio Emilia che ha condannato all’ergastolo i genitori, a 14 anni lo zio, assolvendo i due cugini. Risarcimenti sono stati invece concessi alle associazioni sulla violenza contro le donne (25mila euro ciascuno), a quelle islamiche (10mila euro), all’Unione Comuni bassa reggiana (30.000) e al Comune di Novellara (50.000).
Fonte: https://www.cronachedellacampania.it/cronaca/cronaca-nera/feed/