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Violenze di genere: i Centri antiviolenza hanno aiutato quasi 5mila donne

Nel 2022, in Emilia-Romagna, le donne che hanno contattato i centri anti-violenza sono state 4.990 rispetto alle 4.934 del 2021. Sono state 3.534 le donne che hanno affrontato un percorso di uscita dalla violenza con un centro antiviolenza. Sono donne che hanno subito violenza principalmente da partner (63,5%) o ex partner (18%) o da familiari (9,3%), violenza non solo fisica ma anche psicologica ed economica. L’89% ha subito violenza psicologica, il 65% violenza fisica, il 42% violenza economica e il 23% violenza sessuale. Le donne accolte nelle 55 case rifugio presenti in regione sono state 339 rispetto alle 320 del 2021 e 347 figli minori ospitati. Nel 2022 continua a crescere il numero di uomini in trattamento nei 14 Centri per autori di violenza, pubblici e privati, presenti in Emilia-Romagna: sono complessivamente 713 uomini (+26% rispetto al 2021), di cui 480 hanno iniziato il percorso di trattamento proprio nel 2022 (+22%). Le chiamate al numero verde gratuito 1522 sono state 1.588 nel 2022, rispetto alle 1.667 del 2021.

Il quadro delle violenze di genere lungo la via Emilia è emerso nel corso della relazione illustrata oggi in Assemblea legislativa dall’assessora alle Pari Opportunità Barbara Lori. “Vogliamo diffondere una cultura delle differenze e lavorare alla realizzazione di una società equa e paritaria, vogliamo cambiare la cultura patriarcale che è così radicata nella nostra società, tanto che il contesto in cui ci muoviamo è sconfortante. Alcuni episodi recenti ci hanno toccato nel profondo: serve una rivoluzione della mentalità e per raggiungerla sono molteplici le azioni da portare avanti”, spiega Lori che ricorda come “con l’ultimo bando biennale 2023-2024 sono stati finanziati con 2,5 milioni di euro ben 105 progetti per promuovere le pari opportunità e contrastare la violenza di genere e molti di questi sono rivolti ai bambini e ai ragazzi, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado: laboratori, spesso indirizzati anche a insegnanti e genitori, per diffondere un’immagine femminile e maschile libera dagli stereotipi, nonché promozione di un uso corretto dei media contro hate speech e cyberbullismo”. Lori ha sottolineato come “grazie a un Protocollo d’intesa siglato tra Regione (Assessorato alle Pari Opportunità) e Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, il primo di questo genere in Regione, sia stato organizzato un corso di formazione per insegnanti delle scuole superiori sui temi delle pari opportunità, della prevenzione della violenza di genere e del contrasto agli stereotipi di genere, di cui è stata realizzata una prima edizione nella primavera 2023 ed è attualmente in corso una seconda edizione. Entrambe le edizioni si sono articolate in tre webinar e un corso in e-learning per una durata complessiva di 25 ore ciascuna. La prima edizione del corso ha visto la partecipazione di circa 190 docenti delle scuole superiori di tutto il territorio regionale mentre alla seconda edizione si sono iscritti circa 280 docenti”.

“Dietro a ogni numero c’è una persona, c’è una storia, un dolore, non sono solo numeri”, spiega Ottavia Soncini (Pd) che ricorda il grande sforzo e gli investimenti fatti dalla Regione sul tema delle violenze di genere. “Ribellarsi è un atto di coraggio, bisogna sostenere le donne che lo fanno”, insiste Soncini che ricorda come “la Regione prosegue nel suo impegno per contrastare le violenze di genere partendo dall’educazione delle persone, specie i giovani”.

“Serve uno scatto sul tema del contrasto alle violenze di genere, perché mentre sulle violenze fisiche c’è molta attenzione e molto impegno per contrastarle, bisogna aumentare l’attività sul tema delle violenze psicologiche che sono fra le principali violenze che le donne subiscono”, spiega Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) la quale sul tema ha presentato una risoluzione per chiedere alla giunta di attivarsi, anche in Conferenza Stato-Regioni, per inserire nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sentimentale e affettiva e rivolga messaggi di sensibilizzazione “direttamente a uomini maltrattanti e non, e non solo alle vittime di violenze”.

“Assistiamo a un’ondata di partecipazione collettiva che non ha precedenti negli ultimi anni e che nelle piazze trasmette con energia indignazione per Giulia e per tutte le altre vittime. I femminicidi nascono da una totale assenza di rispetto nei confronti delle donne, problema che chiama in causa tutti”, spiega Mirella Dalfiume (Pd) per la quale “solo una grande cecità non ci fa vedere l’origine del problema, che deriva certamente dalle diseguaglianze tra uomini e donne. Serve educazione e riconoscimento alle differenze di genere. La violenza di genere non riguarda solo i femminicidi, si tratta di una violazione di diritti e discriminazione nei confronti delle donne che produce danni e sofferenze”.

“Purtroppo il femminicidio di Giulia non è stato l’unico quest’anno. I numeri illustrati oggi dimostrano come serva un intervento culturale in primo luogo sugli uomini”, spiega Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) che insiste sulla necessità di “coinvolgere ed educare le nuove generazioni, senza dimenticare che la maggior parte dei molestatori hanno tra i 18 e i 40 anni. Dobbiamo interrogarci e prendere provvedimenti perché manca una cultura di autocoscienza degli uomini e dobbiamo rompere questo modello di società. E’ molto importante che le scelte della Regione abbiano permesso un forte aumento delle donne che chiedono e ricevono aiuto e denunciano”.

(Luca Molinari e Cristian Casali)


Parità, diritti e partecipazione

5 Dicembre 2023



Fonte: https://cronacabianca.eu/feed/


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