Monitorare l’andamento della crisi economica tedesca per capire le possibili ricadute per il sistema produttivo emiliano-romagnolo. Lo chiede la Lega con un atto ispettivo a prima firma Stefano Bargi e sottoscritto anche dai colleghi di gruppo Fabio Rainieri, Michele Facci, Maura Catellani, Emiliano Occhi, Fabio Bergamini, Gabriele Delmonte, Andrea Liverani.
Sottolineando quanto l’economia regionale sia interconnessa a quella tedesca, Bargi cita i dati forniti dagli uffici dei competenti assessorati, secondo cui “l’interscambio commerciale tra Emilia-Romagna e Germania nel 2022 ammontava ad oltre 10 miliardi e mezzo di euro” con le tre province di Bologna, Modena e Reggio Emilia a fare da capofila per l’intero sistema economico del territorio.
A fronte di una recessione che da mesi fa registrare l’economia tedesca, i consiglieri del Carroccio sottolineano “come ad aprile 2023 l’export nazionale verso la Germania è diminuito dell’8,7%, per poi calare di un ulteriore 4,2% nel seguente mese di maggio e da questo quadro è nato l’atto ispettivo presentato”.
Replicando ai quesiti posti, il sottosegretario alla presidenza della giunta Davide Baruffi ha confermato il progressivo deterioramento del quadro economico internazionale determinato da aumento dei prezzi, termine delle politiche fiscali del periodo Covid, difficoltà crescenti dell’economia cinese e tensioni in ambito geopolitico. Baruffi ha confermato come la Germania continui a essere “il primo partner commerciale non solo dell’economia emiliano-romagnola, ma di tutto il Nord Italia”.
Fra le azioni messe in campo dalla Regione, Baruffi ha confermato “il sostegno alle imprese per il potenziamento delle relazioni commerciali anche se si continuiamo a registrare come le imprese continuano a scommettere sul mercato tedesco, ma è chiaro che dovremo proseguire il monitoraggio per uno scenario futuro ancora non chiaro”.
Alla luce delle risposte ottenute Stefano Bargi si è detto parzialmente soddisfatto perché “è chiaro che questa crisi tedesca è basata su modelli molto fragili basati su un neomercantilismo di Stato che al primo ostacolo, vedi il diesel gate americano, ha determinato l’inceppamento. A questo si deve poi aggiungere un modello centralista attuato dalla UE che si è aggravato con il grande suicidio geopolitico messo in atto dall’Europa nei confronti della Russia. Forse è tempo per le imprese italiane iniziare a esplorare nuovi orizzonti di crescita.”
(Luca Boccaletti)
28 Novembre 2023