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    Gibertoni (Misto): contrastare le uccisioni dei lupi e favorire la convivenza

    Contrastare la campagna politico-mediatica contro il lupo e “avviare azioni e progetti concreti che, a partire dai dati reali e dalle evidenze scientifiche su questa specie di straordinaria importanza in termini di biodiversità, consentano alle comunità rurali e alla società regionale di ritrovare la perduta memoria culturale delle modalità di convivenza con questo predatore”.
    È il contenuto di una interrogazione alla giunta della consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto). La capogruppo ricorda che di recente “ha avuto particolare risalto, sulla stampa locale e negli ultimi giorni, la notizia di tre puledri di un allevamento nella zona pedecollinare bolognese, uccisi dai lupi” all’interno di una campagna mediatica che tende a demonizzare questo animale. E le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano hanno varato un piano che consente l’uccisione di questa specie. Campagne mediatiche e politiche ampiamente sponsorizzate dalla potente lobby dei cacciatori”. Ma ci sono cittadini, agricoltori e amministratori che ricordano “come la migliore protezione del bestiame in aree dove è presente il Lupo consiste nella corretta messa in campo di tecniche di prevenzione, quali cani da guardiania, ricoveri notturni chiusi, recinzioni elettrificate e altre strategie innovative”.
    Secondo Giulia Gibertoni “l’uccisione illegale rimane ancora oggi la principale causa di morte del Lupo (le stime parlano di 300 esemplari all’anno uccisi in tutta Italia) in particolar modo, l’uccisione mediante esche avvelenate si sta diffondendo sempre di più e in modo incontrollato”. La consigliera cita poi l’episodio di Monte Sole dove un branco di lupi è stato sterminato, pur non essendoci allevamenti nelle vicinanze.
    (Gianfranco Salvatori)

    Ambiente e territorio

    18 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Evangelisti (Fdi): rivedere organizzazione di Er.Go

    Rivedere la struttura organizzativa di Er.Go. (Azienda regionale per il Diritto agli Studi Superiori) che presenta pochi dirigenti in aree cruciali e un numero “sproporzionato di incarichi ad alta qualificazione”.
    Lo chiede la capogruppo Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) in un’interrogazione nella quale vuole anche sapere dalla giunta quali siano “le modalità di nomina del nuovo direttore, ad esempio mediante concorso o chiamata diretta o scorrimento di graduatorie, e i relativi tempi di attuazione”. Oltre all’alto numero di incarichi ad alta qualificazione, la consigliera chiede se la Regione intenda bandire “posti per dirigenti relativi ad aree cruciali quali bilancio, gare e appalti e affari generali nonché se ritenga opportuno rivedere la natura giuridica dell’ente accorpandolo alla Regione e mantenendo esclusivamente le funzioni istituzionali per le quali è stato istituito ovvero l’erogazione dei benefici economici agli studenti capaci e meritevoli”. Infine, Evangelisti si rivolge alla giunta per sapere se “ritenga opportuno fornire un cronoprogramma relativo ai progetti e alle iniziative che intenda perseguire al fine di superare le forti criticità di un importante ente come ER.GO.”.
    La capogruppo ricorda che “la struttura dell’ente, come si evince dal PIAO 2023 (Piano Integrato di Attività e Organizzazione), è costituita da una direttrice, due dirigenti a tempo indeterminato e 169 dipendenti di cui 30 titolari di incarichi di elevata qualificazione (EQ)”. L’Azienda fornisce servizi agli studenti universitari o degli istituti dell’Alta Formazione Artistica e Musicale con sede in regione. Secondo la consigliera di Fdi, il personale tecnico-amministrativo è insufficiente e non è previsto alcun incentivo (ne ha un’assicurazione) nonostante lo preveda il Nuovo codice degli appalti. Marta Evangelisti conclude affermando che “l’apprezzabile sforzo assunzionale della direzione, come si evince dal PIAO 2023, rafforza le perplessità sull’urgenza di definire il ruolo e la direzione dell’ente al diritto allo studio per i prossimi anni, considerato che la popolazione studentesca è in continuo aumento”.
    (Gianfranco Salvatori)

    Scuola giovani e cultura

    18 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Territorio. In commissione l’audizione sul Piano aria

    Parti sociali in udienza conoscitiva in commissione Territorio e Ambiente sulle modifiche al Piano Aria. L’appuntamento è per il 19 gennaio alle ore 10.
    I lavori potranno essere seguiti via streaming collegandosi al sito dell’Assemblea legislativa all’indirizzo www.assemblea.emr.it.

    Ambiente e territorio

    18 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Pd: potenziare cybersicurezza delle strutture sanitarie

    La Regione modernizzi e metta in sicurezza i sistemi informatici nelle strutture sanitarie regionali. È la richiesta, in un’interrogazione dei consiglieri Palma Costi, Francesca Maletti e Luca Sabattini (Partito democratico) che vogliono sapere “quali sono eventuali ulteriori misure adottate dalla Regione per supportare le aziende ad oggi colpite dall’attacco hacker, anche a tutela dei cittadini eventualmente colpiti, e se ritenga opportuno rinforzare l’aggiornamento e la modernizzazione dei sistemi informatici nelle strutture sanitarie regionali ed ampliare il sostegno a iniziative di formazione e sensibilizzazione per il personale sanitario sulle migliori pratiche di cybersicurezza”. I consiglieri vogliono anche conoscere “se sono state attivate interlocuzioni con le altre Regioni e con il Ministero della Salute al fine della messa in sicurezza dei sistemi informatici del Servizio Sanitario Nazionale, visto il ruolo dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e le competenze prioritariamente nazionali sulla materia”.
    Nell’interrogazione si ricorda che “incidenti di cybersicurezza come gli attacchi ransomware hanno avuto luogo in diverse strutture sanitarie italiane, da ultimo tre strutture sanitarie di Modena, l’Azienda Usl, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e l’Ospedale di Sassuolo, provocando gravi ripercussioni sulla gestione dei pazienti e sui processi diagnostici e amministrativi”. Oltre a una crescente formazione del personale e un approccio multilivello per la protezione dei dati e delle infrastrutture informatiche, i consiglieri dem  ricordano l’attacco kacker del 28 novembre all’Asl di Modena, dove i pirati hanno trafugato dai e li hanno pubblicati (per lo più documenti amministrativi) sul dark web dopo che l’Azienda si era rifiutata di pagare un riscatto.

    La competenza in materia di cybersicurezza in Italia è principalmente di pertinenza dello Stato, con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). La cybersicurezza “non può essere lasciata solo alle strutture sanitarie o alle Regioni” sebbene queste ultime “possano e debbano svolgere un ruolo significativo nel coordinamento e nell’implementazione di misure di sicurezza a livello locale”. Serve un intervento coordinato che “dovrebbe includere la definizione di linee guida chiare, l’implementazione di misure di sicurezza robuste e l’investimento in tecnologie avanzate per proteggere i dati sensibili”.

    (Gianfranco Salvatori) LEGGI TUTTO

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    Castaldini (Fi): troppi black out nei servizi di Lepida

    La Regione spieghi quali sono state le cause del blackout sui servizi di Lepida l’11 novembre 2023. È la domanda della consigliera Valentina Castaldini (Forza Italia) posta alla giunta e a cui ha risposto l’assessora Paola Salomoni (Agenda digitale), in commissione Bilancio, presieduta da Massimiliano Pompignoli.
    Castaldini, riferendosi al guasto dell’11 novembre, ha voluto anche sapere se sono andati persi dati e “perché un guasto a un datacenter, quello di Ravenna, ha portato a questa interruzione e per quale motivo non è attivo, in questi casi, un servizio ridondante. I disagi hanno riguardato in particolare la sanità: non hanno funzionato prenotazioni, spid, fascicolo sanitario, servizio di ritiro farmaci”.
    La capogruppo Fi, nel chiedere all’esecutivo regionale “come sia possibile che i servizi informatici di Lepida, della quale la stessa Regione Emilia-Romagna è azionista di maggioranza, abbiano così tante interruzioni”, vuole poi sapere “quale sia la strategia per rendere il sistema più affidabile”. La capogruppo parla poi, nello specifico, dei danni alla sanità regionale riferendo anche di “prelievi di sangue distrutti per l’impossibilità di processarne l’analisi”. “Questo blackout è stato il terzo di forte impatto in breve tempo, dopo quelli del 26 luglio 2022 e del 21 febbraio 2023”, conclude Castaldini.
    L’assessora Salomoni ha fornito una risposta tecnica: l’11 novembre, il guasto è stato dovuto alla mancanza di energia elettrica, a causa di lavori di manutenzione per attivare il fotovoltaico, che hanno provocato il malfunzionamento di un impianto di alimentazione. In quel momento la linea si è disconnessa e si è attivato il sistema a batteria, che dura, però, solo 40 minuti. Anche la seconda linea di alimentazione non funzionava e 40 minuti non sono stati sufficienti. L’assessora ha spiegato che “a subire il guasto è stata solo una sala del data center di Ravenna. Le altre hanno funzionato. Ripristinata l’alimentazione, si sono dovuti eseguire diversi aggiornamenti dei software. Il disaster recovery non è stato eseguito perché richiede tempi lunghi di attivazione”. Salomoni ha poi ricordato che “i soci quando acquisiscono i servizi da Lepida acquistano in modalità business continuity (Lepida garantisce i sistemi, ma non i software di cui devono occuparsi i soci)”. Nessun problema, invece, per “l’integrità dei dati, ma solo per la disponibilità del servizio che è mancato per alcune ore”. Salomoni ha poi elencato i dati sulla percentuale di funzionamento di Lepida “che sono del 100% nei primi otto mesi e del 99,8% nell’ultimo quadrimestre a causa di quel malfunzionamento. I problemi sono sull’alimentazione dei cavi Enel che spesso vengono tranciati a causa di cantieri. Per abbattere i disagi Lepida ha migliorato l’interconnessione dei sistemi, con una rete più ridondante e maggiori backup. Inoltre, anche Lepida ID sarà in business continuity. Stiamo predisponendo altri servizi, soprattutto per proteggere i servizi sanitari, e aumentare i livelli di Sla (contratto tra un fornitore di servizi e un cliente che specifica la natura e la qualità del servizio da fornire)”.
    Valentina Castaldini ha replicato che “il data center di Ravenna è classificato di gruppo A e dovrebbe avere piena ridondanza e alimentazione. C’è qualcosa di strutturale che non funziona. Lei assessora ci ha detto che i Comuni se non hanno pagato il servizio di business continuity e ridondanza non sono protetti, vale a dire che un Comune è quasi obbligato a scegliere Lepida. Questi due aspetti devono essere considerati”.
    (Gianfranco Salvatori)

    Infrastrutture e trasporti

    17 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Evangelisti (Fdi): troppi interventi cataratta in ospedale Bazzano

    Non sovraccaricare l’ospedale di Bazzano per gli interventi alla cataratta e distribuirli in maniera più equa tra le strutture sanitarie bolognesi. Lo chiede Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) in un’interrogazione presentata per avere chiarimenti sullo spostamento in blocco dei pazienti in lista di attesa per la cataratta dall’ospedale Maggiore di Bologna e da quelli della provincia verso l’ospedale di Bazzano. Evangelisti chiede inoltre se nell’assumere tale decisione gli organi competenti hanno valutato la sostenibilità strutturale del presidio bazzanese e perché non è stata assunta una scelta di maggior equilibrio nello smistamento dei pazienti valorizzando anche altri punti sanitari a Bologna e provincia.
    “Lo spostamento -ha chiarito la consigliera- sarebbe giustificato con il collocamento all’ospedale di Bazzano di una nuova apparecchiatura robotica innovativa per effettuare interventi alla cataratta. Tuttavia, la struttura di Bazzano non sarebbe strutturalmente attrezzata a reggere l’impatto con un notevole incremento di pazienti che, per l’intervento alla cataratta, necessitano di essere accompagnati. Non pongo in dubbio la positività di uno strumento innovativo all’interno dell’ospedale di Bazzano per effettuare l’intervento alla cataratta, ma nella scelta effettuata con poco equilibrio”.
    (Lucia Paci)

    Sanità e welfare

    17 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Alluvione, Facci (Lega): chiarire responsabilità danni in via Saffi

    Chiarire le responsabilità della Regione nei danni dell’alluvione del maggio 2023 in via Saffi a Bologna alla luce del pronunciamento in tal senso del Tribunale delle Acque.
    A chiederlo, in un’interrogazione, è Michele Facci (Lega) che ricorda come “da informazioni riportate nei giorni scorsi dalla stampa locale, il giudizio in questione si sarebbe concluso con una valutazione tecnica di responsabilità a carico di Regione e Comune di Bologna, in ordine alle cause che hanno determinato l’esondazione del torrente Ravone nella zona di via Saffi a Bologna: se le notizie diffuse dovessero rispondere a verità, non solo saremmo in presenza di una responsabilità della Regione, ma anche le ripetute affermazioni da parte di quest’ultimo circa l’omessa manutenzione da parte del proprietario immobiliare risulterebbero prive di fondamento giuridico”.
    Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla giunta “se le notizie riportate dalla stampa circa l’individuazione, da parte del Tribunale delle Acque, di una responsabilità della Regione Emilia-Romagna (e del Comune di Bologna) tra le cause dell’evento di danno nella via Saffi a Bologna siano o meno veritiere e, se ciò fosse confermato, quali azioni la Regione intenda adottare per il ripristino del danno causato, nonché per evitare la ripetizione in futuro della stessa problematica”.
    (Luca Molinari)

    Ambiente e territorio

    17 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    La commissione Territorio approva le osservazioni al Piano aria

    Maggiore sostegno all’uso dei mezzi pubblici, nuove norme sulla concimazione dei campi, potenziamento dei controlli per gli impianti industriali inquinanti; utilizzo degli sfalci per gli impianti di produzione di biometano; controlli minimi sul rispetto delle limitazioni al traffico da effettuare in proporzione al numero degli abitanti di ogni singolo comune per venire incontro alle esigenze di quelli piccoli; nuove norme per la Valutazione ambientale strategica (Vas).
    Disco verde della commissione Territorio, Ambiente e Mobilità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, presieduta da Stefano Caliandro, alle osservazioni al prossimo Piano dell’Aria (PAIR 2030), la misura proposta dalla giunta per ridurre gli effetti dell’inquinamento. Nel complesso sono state accettate, parzialmente o in toto, 51 delle 213 presentate da associazioni di categoria e ambientali, e Comuni.
    Silvia Zamboni (Europa Verde) perora in particolare le osservazioni proposte da Legambiente “quasi tutte respinte e solo in due casi recepite in maniera parziale”. La capogruppo chiede il recupero “soprattutto di quelle in cui si chiedeva di inserire la previsione di un aggiornamento del piano quando arriverà la nuova direttiva europea sul tema”. Tra le proposte rigettate su cui la consigliera auspica un ripensamento vi sono quelle sul catasto delle emissioni, sulle soglie annuali per il sistema move-in, per la sostituzione dei veicoli del Tpl locale “dove è nota la preferenza di Europa Verde verso l’elettrificazione del comparto” e sui dispositivi alternativi alle porte di accesso degli esercizi commerciali “dove non si capisce la non accettazione quando è evidente si debbano usare le porte e null’altro”

    Particolarmente critico verso il Piano e sulla decisione della giunta di non accettare alcuni emendamenti è il relatore di minoranza Emiliano Occhi (Lega): “A fronte delle oltre 200 osservazioni pervenute, testimonianza di un grande interesse da parte degli stakeholders, sono pochissime quelle accettate e ciò fa capire come questo Piano sia stato calato dall’alto e non si curi assolutamente dei nostri settori produttivi: agricoltura e industria in primis”. In ambito agricolo Occhi contesta “regole oltremodo onerose e contrarie alla logica del lavoro nei campi, mentre la durezza delle misure proposte nei confronti dell’industria rischia di minare la competitività del settore e non tiene minimamente conto degli investimenti già fatti dal comparto per la sostenibilità ambientale. Il relatore di minoranza ha infine auspicato “un alto livello di attenzione da parte dei vari settori produttivi per i restanti passaggi dell’approvazione di un Piano che avrà pesanti ripercussioni sulla vita di tutti noi”.
    Sulla stessa linea di Occhi anche Fabio Rainieri (Lega) che sottolinea i ritardi e gli errori del Piano aria sul tema agricoltura. “Mi pare sia un copia e incolla di quanto fatto in altre Regioni senza tenere conto delle differenze tra i vari territori: in Lombardia il terreno è sabbioso ma il nostro è prevalentemente argilloso e non consente la coltivazione in determinate situazioni. In questo Piano c’è una scarsa conoscenza di agricoltura e allevamento che potrebbe portare a seri danneggiamenti di quei prati stabili che sono il fondamento della filiera del parmigiano reggiano. O si prevedono maggiori sovvenzioni al mondo agricolo oppure questo documento finirà per essere un’ulteriore problematica per un settore già in crisi”.

    “C’è stata grande attenzione alle osservazioni ricevute, alcune ne abbiamo accettate e quelle rifiutate sono state giudicate spesso in contrasto con altre norme regionali”, spiega il relatore di maggioranza Andrea Costa (Pd), il quale ha ribadito come “le misure previste dal Piano aria non producono gli effetti negativi sull’economica che dice il centrodestra, ma hanno ridotto il numero dei giorni di grande inquinamento e questo è dimostrato dal fatto che oltre la metà delle norme previste dal Piano aria sono già state adottate da specifiche misure della giunta”. Costa spiega infine che “il Piano aria non è stato scritto chiusi in un palazzo, ma è frutto di un iter cominciato più di un anno fa e da un confronto ampio: si è passati dalla politica delle sanzioni a quella degli incentivi per non dare a cittadini e imprese tutto l’onere del cambiamento delle abitudini. Ricordo che Lombardia, Piemonte e Veneto hanno già attuato alcune di queste misure anche in misura più restrittiva di quelle previste dal Piano aria dell’Emilia-Romagna”.

    Per la vicepresidente e assessore all’Ambiente Irene Priolo le norme servono a migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei territori. “Mi permetto di far notare che questo Piano aria ha avuto 200 osservazioni, quello precedente 400: quindi c’è un percorso in atto”, spiega Priolo che sottolinea come “abbiamo degli obiettivi da raggiungere e per farlo dobbiamo porre delle alternative di comportamenti: noto che negli anni gli sforamenti dei tetti antismog sono in calo, vuol dire che le nostre scelte danno risultati apprezzabili”.

    (Luca Boccaletti e Luca Molinari)

    Ambiente e territorio

    17 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Zamboni (Europa Verde): chiarire vendita Ortazzo e Ortazzino

    Accertare se la vendita di Ortazzo e Ortazzino (Parco del Delta del Po) del primo marzo 2023 si è conclusa, se l’operazione è impugnabile o meno e per quali motivi era previsto il diritto di prelazione da parte dell’ente Parco sulle tre aree A, B, C, mentre ora la C è stata esclusa, per cui, proprio quella a minor tutela, rimarrà di proprietà privata, forse a seguito di un’annunciata seconda vendita. Sono i quesiti posti da Silvia Zamboni (Europa Verde) che attraverso un’interrogazione, presentata in commissione Territorio presieduta da Stefano Caliandro, invita a passare il più celermente possibile dalla classificazione di zona di tutela C a zona B e di prendere in considerazione la sollecitazione di Ispra a ricomprendere tutta l’area in una riserva naturale dello Stato ed acquisirla al demanio statale.
    “Lo scorso agosto -ha ricordato la consigliera- l’immobiliare privata Cpi riconducibile a un imprenditore ceco, ha acquisito un’area di enorme pregio naturalistico all’interno del Parco Delta del Po che comprende la riserva conosciuta come Ortazzo e Ortazzino, contenente l’unica zona classificata A: 480mila euro per quasi 500 ettari di riserva. L’ente Parco ha motivato il non esercizio del diritto di prelazione con l’insufficiente disponibilità di risorse. Il 15 novembre scorso, la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Ravenna hanno così stanziato rispettivamente 255mila euro e 95mila euro che aggiunti agli 87mila euro stanziati dall’ente Parco (totale 437mila euro), permetteranno all’ente Parco di esercitare il diritto di prelazione ma solo sulle aree A e B (420 ettari) delle aree di Ortazzo e Ortazzino. Per quanto riguarda la restante area C (80 ettari), non può per legge essere oggetto di prelazione, come invece indicato nel contratto di vendita”.
    Ha risposto l’assessora alla Pianificazione territoriale Barbara Lori: “Gli approfondimenti svolti dall’ente Parco hanno evidenziato l’irregolarità dell’iter della vendita. Sono ancora in corso delle interlocuzioni perché l’esercizio di prelazione può essere concordato tra le parti se vi è disponibilità a trovare un accordo, diversamente dovrà partire un ricorso con conseguenti tempi lunghi. Gli stessi approfondimenti confermano l’impossibilità di prelazione sulla zona C. Siamo favorevoli a un percorso di valutazione per vedere se sussiste la possibilità di modifica della valutazione nel piano del Parco. Nella zona C ci sono interventi che avrebbero prefigurato un’urbanizzazione e il buon fine della prelazione su A e B sarebbe comunque un risultato soddisfacente. L’opportunità di trasformare l’area in riserva naturale è un’altra opzione che andrà esplorata in un’interlocuzione che sarà aperta a breve. Vedremo se il ministro dell’Ambiente avrà la volontà di acquisizione delle aree nel loro complesso come demanio statale e di accordare la concessione al Parco per la gestione”.
    La consigliera si è detta non soddisfatta: “La situazione non si è sbloccata se non per quanto riguarda la verifica di regolarità dell’atto di vendita. Ora bisognerà vedere se sarà possibile trovare un accordo perché diversamente partirebbe un contenzioso. Resta inoltre esclusa dalla vendita l’area C, non avendo le stesse caratteristiche di A e B. Il fatto ci siano dei manufatti rende l’area C più toccata dall’intervento antropico e pur essendoci, dopo anni di abbandono una rinaturazione spontanea, non ci sono le condizioni per portarla in classe B che la metterebbe al sicuro”.
    (Lucia Paci)

    Ambiente e territorio

    17 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Costa (Pd): valorizzare la via Matildica per il Giubileo del 2025

    Valorizzare la via Matildica del Volto Santo, che attraversa la provincia di Reggio Emilia, in occasione del percorso giubilare del 2025.
    A chiedere l’impegno della Regione è il consigliere Andrea Costa (Partito democratico) con una risoluzione in cui invita la giunta a sostenere “lo sviluppo di ogni iniziativa utile a rendere più agevole e sicuro il cammino e permettere ai fruitori di avere a disposizione notizie, tracciati e informazioni generali riguardanti il percorso”. Il consigliere, poi, chiede di “sostenere e valorizzare l’inserimento del tracciato nel novero dei cammini italiani compresi nel percorso per il Giubileo del 2025 e di verificare l’integrità e la sicurezza dei sentieri che possono essere coinvolti da frane e smottamenti e che sono esposti a rischio idrogeologico, accertandosi che gli eventi climatici non abbiano interessato il percorso ed eventualmente includere i danni nella lista degli interventi di ripristino”.
    La via è stata inserita dal ministero della Cultura nell’atlante dei cammini storici italiani e dal ministero del Turismo nel novero dei cammini religiosi italiani del percorso giubilare del 2025. Lunga 285 chilometri, la Via Matildica “attraversa i territori di Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana nelle provincie di Mantova, Reggio Emilia e Lucca. In particolar modo la provincia di Reggio Emilia viene attraversata per tutta la sua lunghezza da nord a sud, dal comune di Guastalla a quello di Toano, ed è la provincia che ospita la maggior parte del percorso”. Il percorso, continua Andrea Costa, “è valorizzato da numerosi siti di interesse storico, architettonico, naturalistico, spirituale e culturale ed è annoverato fra gli antichi cammini di fede collegati alla Via Francigena”.
    (Gianfranco Salvatori) LEGGI TUTTO

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    Evangelisti (Fdi): no aumento rette per anziani e disabili

    No all’aumento delle rette nelle strutture per anziani e disabili. E’ la richiesta di Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) che attraverso una risoluzione invita la giunta a spiegare le motivazioni alla base di questa scelta in modo unilaterale.
    “Sarebbe opportuno -ha evidenziato la consigliera- optare per il ricorso al Fondo per la non autosufficienza al fine di assorbire gli aumenti stessi e convocare i sindacati a un tavolo di confronto per valutare nuove e condivise soluzioni, tra cui le stesse proposte dai sindacati rimaste inascoltate. Dal primo gennaio 2024, per effetto di una delibera regionale, le rette sono aumentate per oltre oltre 120 euro al mese, pari a 4,10 euro in più al giorno. In altre parole si passa da 49,50 a 54,25 euro al giorno. I sindacati hanno già fatto sentire la loro voce poiché, a loro detta, la Regione ha deciso tali aumenti in modo unilaterale. Una scelta che appare, peraltro, in controtendenza con quanto avvenuto negli anni precedenti quando la Regione aveva fatto ricorso al Fondo regionale per la non autosufficienza per assorbire gli aumenti”.
    Evangelisti chiede quindi alla giunta di “ritirare la delibera in questione, al fine di fare ricorso al Fondo per la non autosufficienza e di adottare ulteriori iniziative per sostenere e valorizzare le strutture assistenziali per anziani e disabili, senza gravare ancor più sulle famiglie e sugli enti locali”.
    (Lucia Paci)

    Sanità e welfare

    17 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO

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    Zappaterra (Pd): 3% fondo sociale locale anche ad aree interne

    Il 3% del Fondo sociale locale deve andare anche alle aree interne della Regione, al pari dei territori classificati montani ai fini Istat.
    A chiedere la riformulazione dei criteri di suddivisione del Fondo sociale locale è una interpellanza del Partito democratico a firma di Marcella Zappaterra e sottoscritta anche da Marco Fabbri.
    I democratici sottolineano come dagli attuali criteri di ripartizione del fondo emerga come “non c’è alcun riferimento per le aree “Aree Interne” ossia dei territori che si connotano per un’organizzazione spaziale fondata su “centri minori”, spesso di piccole dimensioni che, in molti casi, sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali: le aree interne sono parti del territorio nazionale che subiscono gli effetti del calo o dell’invecchiamento della popolazione, dove la debolezza delle prospettive di sviluppo determina una sempre maggiore difficoltà delle condizioni di vita dei cittadini che vi risiedono”. Per Zappaterra “sostenere le aree interne significa favorire la crescita e lo sviluppo del nostro territorio, per questo bisognerebbe prevedere per le aree interne gli stessi parametri che ci sono per i territori appenninici”.
    “Accogliamo la proposta della consigliere Zappaterra e si procederà ad aggiornare in questo senso i criteri per il riparto del Fondo sociale locale”, spiega l’assessore Igor Taruffi, ricordando gli effetti benefici che questa scelta avrà in primo luogo per il territorio ferrarese.
    Parole alla luce delle quali Zappaterra si dice soddisfatta perché “questa è la conferma dell’attenzione della Regione verso le aree interne e il Basso ferrarese, penso a quanto fatto anche sul bando per le giovani coppi: possiamo dire che il Basso ferrarese, l’unica area interna non appenninica, è ormai equiparata ai territori appenninici”.
    (Luca Molinari)

    Governo locale e legalità

    16 Gennaio 2024 LEGGI TUTTO