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    Giornata della Terra 2024, l’Emilia-Romagna si racconta attraverso il suo suolo

    Sfama perché lo si coltiva, disseta perché trattiene le acque, protegge perché è un filtro naturale, custodisce perché è un archivio naturale della nostra storia. L’Assemblea legislativa rende omaggio al “suolo”, alla nuda terra che fornisce tanti servizi al nostro ecosistema ospitando “Le terre dell’Emilia-Romagna”, mostra fotografica realizzata dall’Area Geologia Suoli e Sismica della Regione Emilia-Romagna in occasione della “Giornata della Terra” che si celebra ogni anno il 22 aprile.
    La mostra viene inaugurata il 16 aprile alle ore 13 dalla presidente dell’Assemblea legislativa e dalla vicepresidente della giunta.
    Composta da 15 pannelli, “Le terre dell’Emilia-Romagna” racconta gli 8 grandi tipi di paesaggio dell’Emilia-Romagna a cui, dal crinale appenninico alla costa romagnola, corrispondono altrettante 8 tipologie di suolo differenti per fertilità, capacità di trattenere più o meno acqua, più o meno anidride carbonica, con una biodiversità più o meno alta.
    “Le terre dell’Emilia-Romagna” sarà aperta al pubblico fino al 22 aprile nei giorni feriali dalle ore 9 alle ore 18.
    (Luca Molinari)
    La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

    Assemblea

    15 Aprile 2024 LEGGI TUTTO

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    Misto: “Garantire il rispetto delle norme ambientali a tutela dei cittadini”

    Garantire il rispetto delle norme ambientali a tutela dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Lo chiede la consigliera del Gruppo Misto con un’interrogazione in cui fa riferimento al caso di Reggio Emilia dove cinque funzionari Arpae sono indagati per aver falsificato, secondo l’accusa, un’indagine commissionata dalla procura per accertare la presenza di amianto su alcuni reperti.
    “Arpae -ha sottolineato la consigliera- è ente strumentale della Regione Emilia-Romagna, preposto alla prevenzione collettiva e ai controlli ambientali, ed è sottoposto alla vigilanza della giunta regionale. Pertanto, l’esecutivo deve attivarsi affinché azioni come quelle denunciate non si ripetano, e deve far sapere se a carico dei funzionari indagati è stato assunto un provvedimento disciplinare o cautelativo e di quale natura”.
    (Lucia Paci)
    La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

    Ambiente e territorio

    15 Aprile 2024 LEGGI TUTTO

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    Consigliera di parità. “No a penalizzazioni di carriera per le lavoratrici madri part-time”. Il Tribunale accoglie il ricorso

    Le lavoratrici madri che usufruiscono del part time non possono essere penalizzate nelle progressioni orizzontali, dunque nell’accesso ad avanzamenti di carriera. Questo, in sintesi, il contenuto dell’ordinanza emessa lo scorso 26 marzo del Tribunale del lavoro di Bologna. A richiedere l’intervento del Tribunale bolognese la Consigliera regionale di parità Sonia Alvisi, con l’assistenza legale dell’avvocata Loredana Piscitelli.
    Il procedimento è stato attivato a tutela della posizione di una lavoratrice di un’azienda pubblica della nostra regione esclusa dalla progressione orizzontale in quanto il bando prevedeva l’attribuzione di un punteggio ridotto in proporzione all’orario di lavoro. Sonia Alvisi ha verificato come il bando risultasse discriminatorio, rilevando che la regola penalizzava tutte le lavoratrici madri che usufruivano del part time per esigenze di cura, a partire da quella della prole.
    “Quella emessa dal Tribunale di Bologna è una sentenza importante, si stabiliscono principi che d’ora in avanti non potranno essere trascurati nelle procedure di progressione economica, a partire dal pubblico”, commenta la Consigliera di parità. “Per il raggiungimento di una concreta parità in ambito lavorativo – rimarca poi Sonia Alvisi – diventa centrale favorire il corretto equilibrio tra vita professionale e personale senza che ci siano ripercussioni sulle carriere e conseguentemente sui redditi, con effetto domino, poi, anche a livello previdenziale”. “La cultura della parità di genere – conclude la Consigliera di parità regionale – passa anche attraverso le azioni in giudizio, che si rendono necessarie quando la prassi conciliativa non risulta sufficiente a rimuovere le discriminazioni”.
    (Cristian Casali)
    La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

    Parità, diritti e partecipazione

    13 Aprile 2024 LEGGI TUTTO

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    Regione Emilia-Romagna. Assemblea legislativa: agenda dal 15 al 19 aprile

    Lunedì 15 aprile:
    ore 14,30 commissione Politiche economiche
    Progetto di legge Lega-Pd-ERC-IV-Fdi-ReteC-Fi-M5S-EuropaV-Misto-Lega-ListaB (1° firmatario Rancan) recante: “Valorizzazione e promozione dei microbirrifici emiliano-romagnoli”
    Martedì 16 aprile:
    Assemblea
    Giovedì 18 aprile
    ore 9,30 commissione Cultura e commissione Parità
         Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Contrasto dell’abbandono sportivo in età adolescenziale e giovanile. Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2017, n. 8 (Norme per la promozione e lo sviluppo delle attività motorie e sportive) e alla legge regionale 28 luglio 2008, n. 14 (Norme in materia di politiche per le giovani generazioni)”. A firma dei Consiglieri: Pigoni, Zappaterra, Gerace, Bondavalli, Rontini, Costa, Sabattini, Bulbi, Dalfiume, Fabbri, Daffadà, Caliandro, Mumolo, Mori, Marchetti Francesca, Soncini
    Al termine della congiunta, la Commissione Cultura proseguirà i lavori in seduta ordinaria con il seguente odg
    Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Sostegno alla riapertura delle sale cinematografiche e dei teatri storici. Modifiche alla legge regionale 5 luglio 1999, n. 13 (Norme in materia di spettacolo) e alla legge regionale 23 luglio 2014, n. 20 (Norme in materia di cinema e audiovisivo)”.
    Relazione sulla clausola valutativa di cui all’art. 7 della legge regionale 18 luglio 2014, n. 16 “Salvaguardia e valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna” – Triennio 2020-2022.
    Interrogazione a risposta orale in commissione sui ritardi negli ingressi degli studenti della scuola dell’obbligo nella Provincia di Bologna a causa dei ritardi del TPL, a seguito dei cambiamenti di limiti di velocità imposti dal Comune di Bologna.

    Venerdì 19 aprile:
    ore 10: commissione Bilancio
    Esame abbinato dei progetti di legge:
    Progetto di proposta di legge alle Camere Pd-IV-ListaB-ERC recante: “Fiscalità Incentivante per le Aree Montane Appenniniche Svantaggiate”.
    Progetto di legge Lega-ReteCivica recante: “Istituzione di zone economiche speciali regionali denominate Z.A.M.A. (Zona Area Montana Autonoma) nelle aree svantaggiate del territorio emiliano-romagnolo”. (08 06 23) – 

    I lavori delle commissioni assembleari possono essere seguiti in diretta streaming sul sito istituzionale dell’Assemblea legislativa al link www.assemblealegislativa.it

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    Assemblea

    12 Aprile 2024 LEGGI TUTTO

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    In tanti per il tour negli archivi storici

    Dai rifugi antiaerei alle manifestazioni contro le guerre in Iraq e Afghanistan, passando per i cortei contro il conflitto in Vietnam. Successo di pubblico per “Eventi di guerra, interventi di pace”, il tour negli archivi bolognesi per celebrare l’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale: sono state oltre una cinquantina le persone che hanno partecipato al primo appuntamento del trekking archivistico promosso dalla Rete degli Archivi del Presente.
    La partenza è stata da viale Aldo Moro, sede della Regione Emilia-Romagna. L’arrivo nei locali dell’archivio storico del Comune di Bologna in via Tartini. Il tutto alla scoperta di una storia lunga quasi un secolo che parte dalla paura della Seconda Guerra Mondiale per arrivare alle più recenti marce della pace, simbolo dell’impegno di Bologna per la cultura della non violenza.
    L’iniziativa è stata organizzata da Daniele Vincenzi (Archivio storico dell’Ordine Architetti di Bologna), Simonetta Mingazzini, (Biblioteca dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna), Tiziana Ravasio, (Archivio dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna), Elena Boni, (Archivio storico della Regione Emilia-Romagna), Mara Maugeri e Michela Venturi (Archivio Storico del Comune di Bologna) e Luciano Nadalini, (Archivio storico associazione UFO (Unione Fotografi Organizzati).
    (Luca Molinari)
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    Assemblea

    12 Aprile 2024 LEGGI TUTTO

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    Carcere: “Servono cure per i sex offender”

    I dati sono noti e allarmanti: in soli dieci anni i numeri delle violenze di genere sono più che raddoppiati e le statistiche sul reato più grave, quello della violenza sessuale, sono particolarmente preoccupanti, considerato che l’incremento è stato del 40%. Le vittime sono donne nel 90% per cento dei casi di violenza, di cui più di un terzo minorenni – in questo caso i carnefici sono spesso coetanei.
    Situazione che inevitabilmente si riflette all’interno delle carceri. Servono maggiori risorse, trattamenti specifici, più progetti e personale preparato nella gestione di detenuti condannati per reati sessuali. Così come occorrono collaborazioni dirette con le aziende sanitarie del territorio.
    Queste, in sintesi, le conclusioni della giornata di studio sulla gestione carceraria dei detenuti che hanno commesso reati di natura sessuale, i cosiddetti sex offender. Un incontro a Modena, nella sede della facoltà di Giurisprudenza, in cui si sono confrontati docenti, giuristi, criminologi, psicologi, operatori penitenziari ed esperti dei diritti dei detenuti.
    Il garante regionale dei detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, fra gli organizzatori dell’evento assieme alla garante modenese Laura De Fazio, ribadisce la necessità di prevedere percorsi specifici per questa tipologia di detenuti, che appartengono alle cosiddette minoranze presenti all’interno delle carceri con esigenze diverse dagli altri detenuti. Per Cavalieri, contestualmente, è poi fondamentale continuare ad affiancare queste persone a fine pena. In questo caso, diventa centrale il ruolo degli enti locali, che, secondo il garante, dovrebbero fare di più. Sulla stessa linea la garante De Fazio, che evidenzia come questi detenuti necessitino di tutele particolari, ribadendo quanto sia determinante per la riabilitazione la fase del reinserimento sociale.
    Anche per il presidente della commissione Parità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, “il percorso dei trattamenti in carcere diventa fondamentale per promuovere il reinserimento sociale e per contrastare le recidive, che in Italia riguardano il 70% dei casi”. Amico ripercorre poi l’impegno della Regione Emilia-Romagna: “L’ente interviene con una serie di misure consistenti nel trattamento in carcere, a partire dalla tutela e cura della salute. Importante, inoltre, il lavoro rivolto a incentivare i percorsi all’esterno del carcere finalizzati al reinserimento sociale”.
    “Un argomento forte, difficile e drammatico per tante persone”, sottolinea poi Gloria Manzelli, provveditore dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche. “I numeri – prosegue – sono in costante aumento, anche fra le donne. Il trattamento e la rieducazione per questo tipo di soggetti non possono essere improvvisati. Ci deve essere un metodo scientifico, servono professionalità adeguate. Per raggiungere risultati concreti, inoltre, il fine pena deve essere collegato a una presa in carico da parte del territorio”.
    Ad aprire i lavori il direttore del dipartimento di Giurisprudenza di Unimore, Carmelo Elio Tavilla.
    I lavori si sono conclusi con un approfondimento specifico sulla situazione nel carcere di Modena, che attualmente, nella sezione protetti, ospita un centinaio di detenuti. Nell’istituto penitenziario modenese da alcuni anni sono state definite linee guida rivolte ai sex offender e modalità d’intervento con la collaborazione dell’azienda sanitaria locale: c’è una presa in carico del detenuto da parte di una specifica équipe che si occupa inizialmente della valutazione diagnostica e successivamente della gestione del percorso terapeutico, lavorando sul comportamento del soggetto.
    (Cristian Casali)
    La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

    Parità, diritti e partecipazione

    12 Aprile 2024 LEGGI TUTTO

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    Le aggregazioni femminili italiane sopravvivono, per la maggior parte, con autofinanziamenti. Ma ora arriva Semia, il primo fondo femminista italiano

    I “Fondi delle Donne” o “Fondi Femministi” sono fondazioni filantropiche dedicate a supportare l’attivismo per i diritti delle donne e di genere. Vengono create con la precisa visione di sollecitare, raccogliere ed erogare fondi per supportare le organizzazioni e i movimenti che in ogni paese si impegnano nella promozione di questi diritti. Oggi, ci sono oltre 40 fondi femministi nel mondo e, finalmente, oggi anche il movimento femminista italiano ha il suo fondo: si chiama, appunto, Semia.

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    Semia, la novità
    Semia è il primo fondo femminista italiano. La fondazione nasce per sostenere le organizzazioni, i gruppi, i collettivi, le attiviste e gli attivisti che lavorano ogni giorno per rendere l’Italia un paese più inclusivo, equo e sicuro per bambine, ragazze, donne, persone trans e non-binarie.
    L’ambizione è quella di contribuire a rendere il futuro un luogo in cui ogni persona possa godere di pieni diritti e possa vivere e amare con dignità e libertà. L’obiettivo di Semia è, quindi, di sostenere le associazioni che hanno pochi fondi per le attività e che non potendo pagare i salari, mancano di efficienza e rischiano di morire.

    È nato in Italia il primo Fondo delle Donne che si pone come obiettivo quello di supportare economicamente tutte le organizzazioni e associazioni che si occupano di diritti e di uguaglianza di genere (Getty Images)

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    L’indagine promossa dal Fondo femminista italiano
    La questione della sopravvivenza delle associazioni è il focus di un rapporto realizzato proprio da Semia, intitolato “Il movimento femminista italiano: analisi conoscitiva, sfide e sostenibilità”. Esso mette in luce le problematiche contro cui i centri che si occupano di diritti delle donne e uguaglianza di genere devono lottare ogni giorno per restare attive. Parte vitale del terzo settore, operano costantemente con risorse limitate e in un contesto difficile.
    Spesso animate dal solo lavoro volontario, sono invisibili a livello istituzionale. La cronica mancanza di risorse le costringe a puntare quasi tutte le energie sull’emergenza del contrasto alla violenza. Ma poco resta per lavorare sul cambiamento sistemico e sulle cause strutturali della stessa, prima fra tutte la disoccupazione femminile e la fragilità economica delle donne.

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    Le associazioni per i diritti delle donne un mondo dimenticato
    In pratica, mentre le organizzazioni sono giustamente impegnate a occuparsi tanto di contrasto alla violenza, restano disattese le cause stesse di una violenza sistemica sulle donne e le minoranze di genere. Per esempio, le barriere all’accesso e la discriminazione sui luoghi di lavoro, la carenza di educazione economico-finanziaria, l’impari distribuzione dei lavori di cura e l’educazione alla leadership.
    Questi restano terreni ancora di nicchia, proprio in un Paese in cui, secondo il GEI, l’Indice di Uguaglianza di Genere del 2023, l’area più critica è proprio quella della disoccupazione e della “malaoccupazione” femminile. Non aiuta nemmeno il segmento della filantropia istituzionale nel nostro Paese, nota per la sua generosità in molti ambiti, che tende però a fare scarse donazioni alle organizzazioni che si occupano della tematica femminista.

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    Ecco perché la nascita del fondo femminista
    «Proprio per questo è nato il primo fondo femminista italiano – spiega Miriam Mastria, Direttrice di Semia. – Semia si pone come un’alleata del movimento: è una fondazione giovane, fatta di professioniste del terzo settore.
    È al servizio delle realtà territoriali, a supporto materiale delle organizzazioni che si occupano dei diritti delle ragazze, le donne, le persone trans e non binarie, per l’autodeterminazione di tutte. Perché attraverso la libera espressione di ciascuna, si possa realizzare il progresso corale dell’intera società». LEGGI TUTTO

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    In molti dei dipinti esposti nella mostra “Artemisia Gentileschi a Napoli” ricorre il tema della donna che si prende la propria rivincita sull’uomo. L’artista era scappata da Roma dopo essere stata stuprata da Agostino Tassi

    Aldo Cazzullo (foto di Carlo Furgeri Gilbert).

    La mostra dell’anno è quella alle Gallerie d’Italia di Napoli, in via Toledo. Ed è dedicata ad Artemisia Gentileschi, in particolare al suo soggiorno napoletano.
    Sono esposte 21 sue opere, che illustrano la parabola della “pittora”, come venne chiamata (la parola pittrice non esisteva): per la prima volta il pubblico italiano può ammirare capolavori come la Santa Caterina d’Alessandria di recente acquisita dalla National Gallery di Londra; inoltre, la stessa Santa del Nationalmuseum di Stoccolma o la Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne del Nasjonalmuseet di Oslo.

    Ecco poi le grandi e rare commissioni pubbliche della pittrice, dall’Annunciazione di Capodimonte a due delle tre monumentali tele realizzate per il coro della cattedrale di Pozzuoli, il San Gennaro nell’anfiteatro e I Santi Procolo e Nicea, quest’ultima restaurata per l’occasione.

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    Ma c’è un aspetto non meno interessante, che va oltre le tele in mostra. Artemisia arriva a Napoli dopo un lungo girovagare, da Firenze a Venezia, al termine di una fuga infinita dalla sua città, Roma.
    A Roma Artemisia aveva imparato a dipingere, e aveva conosciuto la violenza di Agostino Tassi. A Roma era stata torturata: perché, allora come oggi, era spesso la vittima dello stupro a salire sul banco degli imputati. Quel processo Artemisia lo vinse; ma il Papa graziò il condannato.
    Anche per questo ricorre nella pittura di Artemisia il tema della donna che si prende la propria rivincita sull’uomo. Era una società profondamente ingiusta, questo lo sappiamo.
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    Ci piace meno ricordare che sotto il fascismo le donne di fatto non potevano lavorare, che votarono per la prima volta nel 1946, che ancora negli anni ’50 non potevano entrare in magistratura, che la prima donna diventa ministra solo nel 1976, l’anno dopo l’abolizione dell’autorità maritale.
    Il delitto d’onore resta in vigore fino al 1981, e fino al 1996 lo stupro era un reato contro la morale e non contro la persona. L’opera e la vita di Artemisia sono più che mai la battaglia di una pioniera.

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    Il coraggio delle donne afghane: sfidano il regime talebano per chiedere maggiori diritti

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    #MaiPiùInvisibili: la campagna di We World per dare voce alle donne vittime di violenza

    #MaiPiùInvisibili. Sono oltre 6 milioni le donne che in Italia subiscono violenza e molte delle loro storie non emergono mai. Sono anche donne il cui coraggio – quando riescono a denunciare – resta nell’ombra, perché “metterci la faccia” significa spesso mettere in pericolo se stesse e i loro figli.

    Così, a dare un volto a queste donne sono personaggi famosi dello spettacolo dello sport e della cultura, che hanno deciso di usare la loro voce per raccontare queste storie, insieme a We World, organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi. Donatella Finocchiaro, Elisa Di Francisca, Federico Russo, Francesco Mandelli, Rossella Brescia, Vittoria Schisano, Michelangelo Tommaso, Alessio Boni, Christiane Filangeri e tanti altri hanno aderito alla campagna social e di raccolta fondi #Maipiùinvisibili.
    I numeri della violenza

    In Italia, 1 donna su 3 subisce violenza almeno una volta nella vita, ma non lo dice. Il COVID-19, il lockdown, le problematiche legate alla crisi economica, hanno peggiorato la situazione, lasciando ancora più isolate le donne e i loro figli, vittime di violenza domestica. Raccontare le storie di queste donne è fondamentale per mandare un messaggio a chi vive ancora nella violenza e nel terrore: uscirne è possibile.
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    Come contribuire
    La campagna #MaiPiùInvisibili, attiva fino al 21 marzo, permetterà di sostenere gli Spazi Donna di WeWorld e proteggere le donne e i loro bambini dalla violenza. Basta donare 2 euro con sms al 45590 dai cellulari personali Wind Tre, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali o 5 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile; 5 e 10 euro da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Tiscali dal 1 al 21 marzo.
    «Con questa campagna vogliamo restituire voce e visibilità alle tante donne oggi Invisibili. Invisibili perché talmente stremate dalla violenza e dalla violazione dei loro diritti, da augurarsi di scomparire, di non essere viste, non esistere per non subire più. Invisibili anche per la società che le circonda, che per non vedere si volta dall’altra parte. La violenza sulle donne è un problema che ci riguarda tutti e tutte, ma ognuno di noi può scegliere se voltarsi dall’altra parte o prendere posizione. Oggi con un sms possiamo fare un piccolo gesto concreto per fermarla» dichiara Marco Chiesara, Presidente di WeWorld.
    Ogni anno 1.000 donne, spesso con i loro figli, sono accolte e assistite grazie ai progetti di WeWorld.

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