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Riqualificazione degli impianti sportivi, promozione di stili di vita sani anche attraverso un più stretto rapporto tra scuola e sport, realizzazione di grandi eventi sportivi che fanno da volano all’economia locale. Sono i punti di forza del “Piano triennale dello Sport 2024-2026”, un pacchetto da 21,6 milioni (10,4 nel 2024, 5,6 nel 2025 e 5,6 nel 2026), presentato dal presidente della Regione Stefano Bonaccini nel corso della commissione Cultura presieduta da Francesca Marchetti che lo ha approvato.
A queste risorse regionali vanno aggiunte quelle assegnate da altri enti pubblici: 4,9 milioni di euro, di cui la gran parte per il Grand Départ del Tour de France 2024. Dal Fondo di Sviluppo e Coesione, invece, arriverà la quota prevista per il triennio 2024-2026 dei 18 milioni di euro previsti per il settennato 2021-2026.
“Attraverso lo sport abbiamo aumentato la presenza turistica in Emilia-Romagna. La scommessa che abbiamo deciso di fare sull’attività fisica si sta rivelando vincente. In Emilia-Romagna lo sport non è più un tema accessorio delle politiche pubbliche. Quando decisi di tenere la delega allo sport questa decisione era molto rara, oggi molti miei colleghi presidenti di Regione hanno fatto lo stesso: abbiamo ‘stravinto’ la partita sullo sport che è sia possibilità di svolgere l’attività sportiva, sia prendersi cura della propria salute attraverso corretti e sani stili di vita”, spiega Bonaccini per il quale “in questi anni abbiamo varato un piano perché ci fosse un’ora alla settimana di educazione fisica nelle scuole. Rilevo che ci sono 2.000 bambine e bambini che grazie alle nostre iniziative ora fanno un’ora di attività motoria nelle scuole materne. In questi anni abbiamo realizzato impianti sportivi anche nei piccoli comuni. La scommessa che abbiamo deciso di fare sullo sport si sta rivelando vincente”.
“Il Piano per lo sport discusso oggi è molto importante: lo definirei il piano della ripartenza, c’è un grande impegno della Regione e la discussione di oggi in commissione è importante”, spiega la presidente Marchetti.
La consigliera Maura Catellani (Lega) evidenzia l’importanza di “ridare valore allo sport”, prendendo atto anche dell’atteggiamento collaborativo della Regione “in relazione ai correttivi che sono destinati ad arrivare per quanto attiene la riforma nazionale”. “Chiedo un po’ più di coraggio -ha proseguito- nell’utilizzare parole come ‘vincere’ e ‘competizione’, perché lo sport è anche questo: si pratica sport per vincere, anche su se stessi. Se continuiamo ad avere paura di affermare questi concetti, snaturiamo l’anima stessa dello sport”. Infine, “pur condividendo il fatto che i grandi eventi siano importanti sotto il profilo dell’attrazione turistica, mi auguro che, negli anni a venire, siano impiegate più risorse anche per la promozione dell’attività motoria e sportiva vera e propria”, ha concluso Catellani.
Per Francesca Maletti (Pd) “questo Piano triennale dello sport ricalca un insieme di impegni concertati con tanti soggetti, società sportive e territori, tenendo conto della Carta etica dello sport. La pandemia ha comportato una lunga assenza dalla pratica sportiva per bambini e ragazzi: la regione ha mostrato di voler intervenire significativamente, in particolare sulle fasce di età della scuola dell’infanzia e primaria, garantendo inoltre ristori alle società sportive che hanno rischiato la chiusura, ma anche dando attenzione alle realtà dei piccoli comuni. Il tutto nella consapevolezza che lo sport è volano per creare bravi e attivi cittadini”.
Nel corso della commissione, il Capo della Segreteria politica del presidente della giunta Gianmaria Manghi ha presentato i dati di una ricerca che costituisce la parte di premessa del “Piano triennale dello sport” da cui emerge che, a fronte del 34,5% della media nazionale, il 39% degli emiliano-romagnoli pratica sport. La percentuale degli “sportivi lungo la via Emilia” arriva al 73,2% (la percentuale più alta di sempre, pari a circa 3 milioni 174 mila persone) se invece che il totale della popolazione si considerano solo gli “abitanti attivi”. Ricco anche il tessuto della società sportive: sono, infatti, 4.536 quelle affiliate a Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e Discipline Sportive Associate (DSA), che raggiungono le 10.639 unità se si considerano anche le società sportive affiliate agli Enti di Promozione Sportiva (EPS). La graduatoria delle discipline più praticate vede in testa il calcio (FIGC), seguito dal tennis (FITP), la pallavolo (FIPAV), il basket (FIP) e l’atletica leggera (FIDAL). A queste, fanno seguito la pesca sportiva e attività subacquee (FIPSAS), la ginnastica (FGI), la danza sportiva (FIDS), la pesistica (FIPE) e il golf (FIG). Passando al numero degli impianti sportivi si vede che tra il Po e l’Adriatico ci sono 6.277 impianti sportivi, pari a 17.096 spazi di attività, la cui la distribuzione provinciale è direttamente proporzionale al numero degli abitanti, tanto che le province di Bologna, Modena e Reggio-Emilia insieme detengono il 44,5% degli impianti sportivi regionali e il 52,1% degli spazi d’attività.
Il mondo dello sport, dunque, è riuscito a superare gli “anni bui” del Covid, ma la pandemia ha cambiato le abitudini sportive degli emiliano-romagnoli. Infatti, anche se il 62% dei coinvolti degli emiliano-romagnoli afferma che i suoi spazi di pratica sportiva non hanno subito variazione a causa della pandemia, il 38% dichiara che hanno subito modifiche. Se da un lato sono diminuite significativamente le percentuali di ragazzi che effettuano sport nelle palestre e negli impianti tradizionali, dall’altro, è aumentata significativamente la pratica destrutturata ed in particolare quella casalinga e, anche, seppure in maniera minore, quella nei parchi. La percentuale di chi fa sport in impianti sportivi è, infatti, scesa dal 75% al 55%, così come è calata notevolmente la pratica in centri fitness o piccole palestre (prima si attestava al 19% ora a quasi l’8%). Al contempo, sono leggermente aumentati i parchi (dall’11% a circa il 15%), ma la pratica casalinga raggiunge ora quasi il 22%. Alla diffusione del fare sport all’interno delle mura domestiche ha certamente contribuito la diffusione di supporti tecnologici quali applicazioni e/o device per l’allenamento, tant’è che quasi uno su due degli intervistati, nel periodo di lockdown, li ha utilizzati e circa il 18% continua ad avvalersene tutt’ora.
(Brigida Miranda e Luca Molinari)
Scuola giovani e cultura
11 Aprile 2024 LEGGI TUTTO