I principali casi di violenza sulle donne
Le donne vittime di violenza in Italia e nel mondo
Secondo il Women, peace and security index 2019/20, il 2018 si è chiuso con dati preoccupanti: in tutto il mondo 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno subito violenza fisica o sessuale.
I numeri si alzano nei Paesi in guerra. L’Onu, infatti, ha stabilito che lo stupro è una vera e propria arma in caso di conflitto, oltre che una lesione dei diritti umani e della libertà sessuale di ogni vittima.
Restringendo lo sguardo all’Italia, secondo una ricerca condotta dall’Istat (dati 2014) il 31,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni è stata abusata a livello fisico o sessuale almeno una volta. In 43.467 si sono rivolte nel 2017 ai centri anti-violenza.
Nonostante il biennio 2018/19 abbia registrato un calo degli episodi di violenza sessuale sulle donne del 16,7%, va ricordato che ancora molte di loro non denunciano i propri aguzzini, i quali nella maggioranza dei casi (l’82% secondo i dati del rapporto “Questo non è amore” della Polizia di Stato) hanno le chiavi di casa delle vittime.
A tracciare una panoramica della violenza sessuale sulle donne è anche l’Eurostat, che ha diffuso i numeri europei e mondiali relativi al periodo fra il 2010 e il 2018: i tre Paesi con più casi sono Regno Unito, Svezia e Norvegia. La situazione peggiora in Cina, nei Paesi a maggioranza musulmana, in Africa e in America Latina, dove non esiste uno storico del reato.
I casi di violenza sulle donne
Secondo il già citato rapporto “Questo non è amore” redatto dalla Polizia di Stato nel 2019, almeno la metà della violenze denunciate in Italia è avvenuta in luoghi all’aperto come parcheggi, parchi o lungo una strada o in auto. Il 35% degli episodi, invece, in un luogo chiuso, che può essere sia l’ambiente lavorativo sia quello domestico.
Fra le diverse tipologie di violenza sessuale si distinguono:
- Stupro: consiste in un rapporto sessuale a cui la vittima non presta consenso e, per questo, viene forzata e obbligata. Si definisce stupro anche l’atto sessuale perpetrato su una donna incapace di intendere, non completamente cosciente, incosciente o addormentata. In nessun caso la vittima ha prestato un chiaro, effettivo e consapevole consenso al rapporto o può essere ritenuta responsabile di quanto subito.
- Abuso: l’abuso sessuale rappresenta ogni contatto sessuale che non avviene col consenso della vittima. Questa sfera di violenze comprende rapporti sessuali di ogni tipologia, palpeggiamenti, rifiuto nell’utilizzo di metodi contraccettivi, contagio deliberato di malattie infettive.
Ogniqualvolta una persona, di qualsiasi genere ed età, si sente minacciata nella sua libertà sessuale va tutelata e supportata legalmente e psicologicamente, per difenderla dal proprio aguzzino o per aiutarla a uscire dal trauma fisico e psicologico.
Le molestie sul lavoro
Nel 2018 l’Istat ha pubblicato una ricerca relativa alle molestie sul lavoro con dati rilevati fra il 2015 e il 2016: in base alle informazioni raccolte 1 milione e 173mila donne tra i 15 e i 35 anni sono state oggetto di ricatti sessuali per ottenere un posto di lavoro, per avanzare di carriera o per mantenere la propria posizione.
Non è solo la quantità dei ricatti e delle molestie a preoccupare, ma anche la frequenza: se si tiene conto del solo ricatto sessuale, nel 32,4% dei casi il fatto si ripete quotidianamente o più volte nell’arco della settimana. Le conseguenze sono chiare: molte donne sono licenziate o costrette a cambiare lavoro quando non accettano gli abusi di colleghi o superiori.
Le molestie per strada
Lo stupro o il tentativo di violenza sessuale può verificarsi anche fuori dal contesto lavorativo o dalle mura domestiche, interessando in particolare i parchi o le zone più isolate delle città, anche se non mancano casi in zone centrali sia in ore notturne sia diurne.
Le donne possono venire palpeggiate su un mezzo pubblico, seguite o molestate verbalmente con complimenti non richiesti, picchiate e abusate in un parcheggio o nella propria auto all’uscita di un locale o dopo una giornata di lavoro.
A compiere gli stupri per strada sono in genere sconosciuti, anche se non in via esclusiva. Secondo il rapporto Istat già citato il 13,1% delle donne vittime di violenza sessuale ha subito abusi per strada o in un vicolo, l’8,5% in automobile o in un parcheggio, l’1,5% al pub, in discoteca, al teatro o al cinema, lo 0,6% in un bosco o in un parco e il 4,4% su mezzi pubblici, a scuola o all’Università.
Se l’aggressione sessuale viene perpetrata con maggior frequenza in luoghi conosciuti dalla vittima, anche in base al legame fra violenza e aggressore, il tentativo di stupro è più frequente all’aperto, con il 76,7% di casi.
Molestie in famiglia
Il fatto che la violenza sessuale sulle donne sia più frequente in luoghi conosciuti dalla vittima è una conseguenza di una sconcertante realtà. Spesso l’aggressore è in molti casi una persona di cui la donna si fida, che è parte della sua sfera di conoscenze e può, addirittura, essere parte della sua famiglia.
Il 54,7% delle violenze sessuali viene perpetrato da un parente della vittima, che nella maggior parte dei casi è il marito o il fidanzato, statisticamente over 50. I casi di aggressori al di sotto dei 50 anni esistono, ma la loro frequenza, stando ai dati, è inferiore.
Abusi sessuali sulle donne: le leggi di tutela in Italia e all’estero
La legge italiana che disciplina il reato di violenza sessuale corrisponde all’articolo 609 bis del Codice Penale e recita: «Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da sei a dodici anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali: abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto; traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi». L’ultimo punto getta un’ombra sulla giurisprudenza italiana: non è infatti chiaro quali siano i casi di minore gravità.
La situazione si fa più complessa all’estero, in particolare nei territori africani, indiani, nell’America del Sud o nei Paesi a maggioranza musulmana. La cronaca conferma che negli anni la situazione delle donne in questi territori non è cambiata e le vittime continuano a vivere nel silenzio e nel terrore, considerate come dei veri e propri oggetti di piacere da parte di familiari, coniugi ed estranei, soprattutto se provenienti dalle classi sociali più povere.
In alcuni Paesi, come già ricordato, non esiste uno storico di questo reato, perciò è impossibile sia creare statistiche sia combattere la cultura dello stupro con l’educazione e la denuncia. Le vittime, che anche in Occidente trovano spesso un clima ostile nelle fasi che seguono la violenza, in questi Paesi non hanno possibilità di far ascoltare la loro voce.
Fra i fanalini di coda in tema di legislazione contro la violenza sessuale sulle donne c’è l’India, dove nel 2017 i casi di stupro denunciati erano stati 33.658, in media 92 al giorno. La piaga aumenta se si guarda alla condizione dei minori, che spesso vengono obbligati a prostituirsi o, abbandonati per strada, vengono picchiati e stuprati nel silenzio generale. A questo tema, si lega quello delle spose bambine: nel 2017 erano 240 milioni le donne obbligate al matrimonio prima dei 18 anni.
Anche la Cina non vanta una situazione positiva, in particolare sui mezzi pubblici: nel 2018 ben 118 uomini sono stati arrestati per aver molestato diverse donne nella metro della capitale Pechino. Oltre alla Cina, anche Hong Kong è stata al centro di controversie sul tema dopo che, durante gli scontri e le manifestazioni dell’agosto 2019, diverse donne hanno accusato di molestie sessuali i poliziotti.
Donne vittime di violenza: esempi di denunce
La violenza sessuale è un atto disumano che lede la libertà delle vittime senza differenze di età e condizione. Nonostante i passi avanti nel mondo della legalità e della parità nei diritti, la violenza sessuale è ancora oggetto di molti stereotipi, che tendono a dare parte della responsabilità alle vittime, alimentando talvolta la cultura dello stupro e rendendo difficile la denuncia.
Non mancano gli episodi di donne vittime di abusi che hanno, con coraggio, combattuto i loro stupratori: fra queste spicca Franca Rame, che subì una violenza di gruppo nel maggio del 1973. Il suo caso rimase impunito e dopo 25 anni dalla denuncia cadde in prescrizione. Tuttavia il suo monologo che racconta l’accaduto rappresenta un importante simbolo contro la lotta all’abuso sessuale e alla libertà di ogni donna.
Oltre a lei celebre è la storia di Franca Viola, che rifiutò di sposare il suo aguzzino nel 1966, anni in cui il cosiddetto matrimonio riparatore, che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso in cui lo stupratore di una minorenne desse in seguito il consenso a sposarla, salvando l’onore della famiglia della giovane. Le disposizioni sul diritto d’onore sono state abrogate solo nel 1981, mentre bisogna aspettare il 1994 affinché il reato di violenza sessuale venisse considerato legalmente un crimine contro la persona e non contro la moralità. La battaglia di Franca Viola e della sua famiglia restò nella storia dei movimenti per l’emancipazione femminile.
Ai casi singoli italiani si uniscono quelli di risonanza mondiale. Lo stupro è stato anche un’arma di guerra e come tale fu usato in Bosnia durante il conflitto degli anni Novanta: il coraggio delle bosniache ha portato nel 2019 all’approvazione di una legge storica, con cui le Nazioni Unite hanno stabilito un risarcimento per le vittime. Il piano nazionale per il risarcimento dei crimini di guerra dà al reato un’importanza istituzionale fino ad oggi sconosciuta, nonostante si stimi che le donne vittime di violenza sessuale fra il 1992 e il 1995 siano state oltre 20mila.
Recente è il caso del Cile, dove il flash mob El violador eres tu ha posto l’attenzione sull’intero sistema di giustizia, che difende e giustifica gli stupratori dando la colpa alle vittime per la violenza subita. La manifestazione e la canzone di denuncia sono stati ripresi dai movimenti di tutto il mondo, per puntare il dito insieme contro il sistema.
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